Racconti Erotici > Gay & Bisex > Dopo la discoteca - 1
Gay & Bisex

Dopo la discoteca - 1


di honeybear
28.07.2014    |    16.766    |    6 9.5
"” "Mi dispiace – lo interruppi deciso - ma io non sono gay, e mai lo sarò! (mi sembrò di accentuare il tono di quest’ulitma affermazione) E nemmeno tu..."
Tutto ebbe inizio in discoteca. Avevo 17 anni e avevo appena litigato con la mia ragazza, Angela. Il drink che le stavo servendo mi scivolò accidentalmente, sporcando i miei vestiti e i suoi: per punizione decise di non parlarmi per il resto della serata. Era l’ennesimo sciocco episodio che suonava come un pericoloso segnale d’allarme che mi ostinavo a sottovalutare: qualcosa tra noi si stava guastando…
Senza dare troppo peso all’accaduto, andai in bagno a darmi una ripulita. C'era qualcun altro; un mio coetaneo di nome Daniele. Lo conoscevo di vista perché Angela e Cate(rina), la sua ragazza, sono amiche. Io e lui avevamo scambiato quattro chiacchiere, incrociandoci a qualche festa o nei locali ma niente di più.
Era quello che si poteva tranquillamente definire un bel ragazzo: carnagione chiara (quasi diafana), capelli neri e piuttosto corti, occhi chiari (che naturalmente facevano strage di cuori nell’universo femminile), mascella dura e squadrata, sorriso dolce, fisico tonico e massiccio (se non ricordo male faceva parte di una squadra di rugby o qualcosa del genere), efficiente, simpatico e cordiale nella sua risolutezza. Era intento a pisciare e credo non si avvide del mio arrivo se non quando alzò la testa e fissò lo specchio:
"Ciao Richy" mi disse allegro.
Risposi al saluto.
"Cazzo, che macchia enorme! Ma dovrei avere qualcosa che ti può essere d’aiuto! – e si mise a rovistare nello zaino - Oh eccolo!” ed, efficiente come da copione, estrasse uno smacchiatore.
Ne spruzzò un po’ sulla mia maglietta. Osservai per un istante l’alone bianco che si formava, spostando poi fulmineamente lo sguardo in direzione della sua patta: intravidi la sagoma del suo cazzo attraverso i jeans. Lo fissai per qualche secondo inebetito.
"Tutto a posto?" domandò preoccupato.
Al suono delle sue parole, rinvenni: "Oh, sì… Sì! Non è niente" mi schermii.
“Ok” e avvicinò le mani al lavandino per lavarsele. Inavvertitamente feci la stessa cosa. Le mani si sfiorarono; poi, con un gesto repentino, afferrò la mia, senza guardarmi. Io non mi ritrasssi. Fu allora che ci guardammo l'un l'altro. Con occhi diversi dalle altre decine di volte che lo facemmo. Stavamo pensando la stessa cosa. Ci sporgemmo in avanti per avvicinare le nostre labbra. Si toccarono delicatamente. Respirammo ognuno il respiro dell’altro. I nostri occhi s’incrociarono; ci fissammo intensamente. Infine lasciammo che le nostre bocche dicessero ciò che dovevano e ci baciammo. Un bacio a stampo…
Ci ritraemmo immediatamente, osservando i reciproci sguardi di sorpresa ed incredulità: io non sapevo spiegarmi il motivo di quel gesto repentino e nemmeno lui.
Probabilmente entrambi provavamo un’istintiva attrazione reciproca. Con più coraggio ci baciammo di nuovo. Questa volta abbracciandoci e lasciando che le nostre lingue si riunissero per avvolgersi reciprocamente e coccolarsi. Chiusi gli occhi per assaporare quelle strane sensazioni che pure mi parevano più familiari di quelle provate con Angela.
Andammo avanti così per diversi minuti mentre anche le nostre zone basse iniziavano a dare segnali inequivocabili di risveglio. Sentivo il suo pene irrigidirsi sopra il mio nonostante le dura stoffa dei jeans li separasse…
"Richy ..." sussurrò Daniele prima di annegare nell’ultimo bacio. Si girò appoggiandosi al lavandino. Fui costretto ad aprire gli occhi. Vidi il mio volto riflesso nello specchio. Mi divincolai rapidamente:
"Che cazzo stiamo facendo!?!? Stiamo uscendo di testa, cazzo! Angela… E Cate…" gridai.
"Hai ragione… Mi dispiace Questo non doveva succedere!"
"Va tutto bene, non preoccuparti" lo rincuorai senza riuscire a staccare lo sguardo da quei suoi occhi nocciola. Rimanemmo a fissarci senza sapere bene cosa dire. Fu lui a rompere il silenzio:
“Richy ... Credo di provare qualcosa per te" vedevo l’imbarazzo imporporare le sue guance.
"Non puoi… Non… Non possiamo – trovai la forza di replicare – Entrambi abbiamo una ragazza cui vogliamo bene! E’ stato solo un momento di follia. Di pura follia! Siamo andati fuori di testa. Qualche bicchiere di troppo… Tutto qui!” E gli sorrisi timidamente.
In realtà avevo una tale confusione in testa! Non sapevo cosa fare. In primo luogo, una volta uscito dalla discoteca, ma soprattutto qui: mi sentivo già additato come frocio e deriso dal resto del mondo... Mi girava la testa: avevo appena baciato un altro ragazzo! E la cosa strana, ribadisco, era che mi faceva stare bene: meglio di baciare Angela.
‘Forse sono gay...’ il pensiero mi balenò nella mente come un lampo nella notte.
Poi la porta (già socchusa) si aprì... Comparve Antonio (Tony), il mio migliore amico. Ero in totale imbarazzo visto che mi trovavo in piedi a circa un centimetro di distanza da Daniele.
"Perché diavolo sei così vicino a Daniele? Sembra che te lo voglia scopare" Tony non brillava per tatto e raffinatezza!
"Beh... Mi stava aiutando con lo smacchiatore. Guarda qui!" gli mostrai l’alone bianco sulla t-shirt.
"Non raccontarmi balle! Ho sentito la vostra conversazione fuori dalla porta… " bastarono quelle poche parole a raggelarmi. Non occorreva aggiungere altro.
"Se provi a dirlo a qualcuno, cazzo, ti giuro che sei morto!” ringhiò Daniele avvampando.
Sollevò minaccioso la mano chiusa a pugno in direzione del mio amico. Tony temeva Daniele, così come parecchia altra gente. Il suo braccio muscoloso rimase sospeso a mezz’aria in un gesto imperioso che atterrì lo amico:
"Ora esci. Sparisci!" Tony lentamente uscì lanciandoci uno sguardo a metà tra il disgustato e il malizioso...
“Daniele non avresti dovuto farlo. Ora probabilmente mi odia ..."
"Non ti preoccupare. A lui penserò io se dovesse commettere qualche sciocchezza… Del resto non ci ha visti. E noi stavamo solo parlando di quel che successo e di ciò che proviamo reciprocamente. Ammetto che possa essere strano, ma...”
"Mi dispiace – lo interruppi deciso - ma io non sono gay, e mai lo sarò! (mi sembrò di accentuare il tono di quest’ulitma affermazione) E nemmeno tu lo sei. Abbiamo semplicemente fatto una cazzata che non si ripeterà!"

Passò una settimana dal ‘fattaccio’. Non riuscivo a dimenticarmi di quel bacio in bagno: continuavo a rimuginarci. Rivedevo continuamente le vivide immagini del bagno della discoteca: le labbra, i corpi che si sfioravano… Il mio cazzo che s’induriva così come il suo…
‘Sono davvero gay?’ continuavo a chiedermi. Il pensiero mi tormentava. Non ne avevo fatto menzione ad Angela; del resto la nostra crisi, iniziata in maniera così banale, continuava, e ormai non parlavamo molto tra noi. Anzi, sembrava quasi che evitassimo accuratamente i momenti per stare soli, preferendo uscire con la nostra compagnia cosicché ognuno potesse isolarsi insieme ai propri amici.
Anche Tony se ne stava buono e non tornammo mai sull’argomento, pur non mancando le occasioni. Del resto passò parecchio tempo prima che rividi Daniele. Fu un altro giorno memorabile. Subito dopo pranzo mi vide passeggiare con Angela. Sapevo che quest’ultima aveva parlato con Cate:
"Indovina un po '!!” esordì. E prima che potesse aggiungere qualcosa, la prevenni aggredendola:
"Perché vuoi umiliarmi così? Perché vuoi che tutti ridano di me? Solo perché ti ho rovesciato accidentalmente un cazzo di cocktail rovinando il tuo vestitino strafigo? – avrei voluto mangiarmi la lingua, ma ormai le parole mi erano uscite di bocca – Ma forse tu… Tu volevi dirmi qualcos’altro…"
Realizzai infatti troppo tardi: una lacrima stava solcando il viso di Angela. Nel frattempo si era radunata una folla intorno a noi, tra cui appunto Daniele e Cate.
"Stavo… Stavo solo per dirti che mi dispiace..." ora piangeva sul serio - e che dovremmo stare un po’ da soli per parlare. Di noi. Di quel che ci sta succedendo. Che TI STA succedendo… Ma ora è tardi! – Cate l’abbracciava, cercando di calmarla – È finita! Non ti voglio più vedere, capisci?! Mai più…" tremava sconvolta. Cate la stringeva forte mentre si allontanavano. Anche la folla che si era radunata in breve tempo scomparve. Rimasi solo. Solo in mezzo al nulla… Sentii lo sguardo di Daniele addosso. Forse l’unico che non mi rimproverava per la mia stupidità. O, al contrario, quello più severo. Già perché avevo appena realizzato quanto fossi stato coglione.
Rientrando a casa la sera, non cenai. Mi fiondai sul letto a pensare, cercando di smaltire tutta la rabbia che mi ribolliva dentro.

Dopo l’episodio incontrai Daniele al centro commerciale, un pomeriggio in cui decisi di rompere il salvadanaio per fare acquisti approfittando dei saldi. Parlammo del più e del meno davanti ad una birra, per giungere finalmente ad affrontare l’argomento che ci stava tanto a cuore:
“Richy, so che stai passando un periodaccio. Ti sono successe un po’ di cose, non esattamente piacevoli. Non vorrei peccare di presunzione, ma ritengo di essere un pochino parte in causa in ciò che ti è accaduto. Che ti sta accadendo…”
Nom mi sentivo né di negare e nemmeno d’incoraggiarlo. Lo lasciai semplicemente proseguire:
“Questo non mi sembra il posto più adatto per continuare la conversazione. Se ti va, possiamo farlo a casa mia…”
Lo seguii: i suoi genitori erano al lavoro fino a sera, così nessuno ci avrebbe disturbati.
A casa sua riprendemmo a chiacchierare in camera sua: lui sul letto ed io sulla sedia della scrivania. Mi ribadì che i suoi sentimenti nei miei confronti non erano mutati. Io restai ad ascoltarlo opponendo timidamente le mie ragioni alle sue che, in quel momento mi parevano inconfutabili.
"Richy, Angela ti odia adesso, ma io ho intenzione di rimanere al tuo fianco!”
"Ma Daniele, questo non può accadere ..."
"Certo che può accadere! Basta volerlo… E so che lo vuoi, altrimenti non saprei come spiegarmi diversamente il fatto che ogni mattina mi aspetti prima di entrare a scuola! O che prendiamo lo stesso autobus per tornare a casa quando tu esci un’ora prima! O che ci sosteniamo a vicenda quando qualcosa va storto; che quando siamo insieme siamo felicissimi… Devo continuare?”
“Ma non possiamo... Te l’ho detto: non può accadere!" gli risposi senza guardarlo negli occhi. In realtà tutto quello che era uscito da quelle labbra era la verità. E mi ostinavo a negarla!
"Richy, sdraiati sul letto accanto a me per favore".
Sollevai lo sguardo. Quegli occhi nocciola mi ipnotizzarono.
Non ebbi altra scelta che ubbidire…

- Continua? -
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.5
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Dopo la discoteca - 1:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni