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Vulvodinia e vaginismo: quando sesso fa rima con dolore


salute 07.09.2022 12   |   Canali: vulvodinia dolori salute vaginismo

Vulvodinia e vaginismo: quando sesso fa rima con dolore

Negli ultimi tempi, grazie anche all'esposizione in prima persona sui social di Giorgia Soleri, modella e influencer nota anche per la sua relazione con il frontman dei Måneskin Damiano David, si sente parlare sempre più spesso di vulvodinia e altre patologie sessuali finora poco conosciute ai più, problemi che riguardano l'apparato genitale femminile e che possono rendere il rapporto sessuale molto doloroso con inevitabili conseguenze anche dal punto di vista psicologico. Ma di cosa si tratta più nello specifico?

Vaginismo e vulvodinia: due patologie spesso confuse

Una delle principali difficoltà riscontrate dalle donne affette da patologie come vaginismo e vulvodinia è molto spesso l'ignoranza intorno al tema, addirittura da parte degli stessi ginecologi, che come testimoniato da molte pazienti in alcuni casi sottovalutano i sintomi esposti finendo per considerarli come un problema legato a stati d'ansia più che fisico.

In realtà, se il fastidio da vaginismo può avere una natura fobica da approfondire, la vulvodinia provoca un vero e proprio dolore a livello vulvare (si parla di dispareunia femminile) che ha origine da un'infiammazione dei nervi dell'area genitale esterna femminile e pelvica. Conoscere questa prima differenza è fondamentale in fase di valutazione del problema, in quanto il trattamento delle due patologie è completamente differente.

Che cos'è il vaginismo?

Il vaginismo si può definire come uno spasmo involontario del terzo esterno della vagina e dei muscoli perianali, una contrazione involontaria che rende difficile, se non impossibile, la penetrazione. Le cause del vaginismo possono essere diverse, ma in genere il problema si associa a una paura nei confronti della penetrazione, che sia tramite pene, dita, toys o altri oggetti, per questo motivo il primo approccio è quello di natura psicoterapica volto a rimuovere la fobia, al quale possono accompagnarsi esercizi di stretching, automassaggi e trattamenti fisioterapici finalizzati a rilassare la muscolatura ed evitare lo spasmo.

Al vaginismo non si accompagna necessariamente un calo del desiderio, anzi la donna può avere una vita sessuale molto attiva ma limitata a stimolazioni non penetrative (quindi manuali, orali e/o anali) e non è raro che si arrivi alla terapia per avvicinarsi a una gravidanza.

Che cos'è la vulvodinia

La vulvodinia è una vera e propria sindrome neuropatica, in cui i nervi dell'area genitale esterna femminile e pelvica si infiammano. La causa è da ricercare in una ipersensibilità delle terminazioni nervose presenti a livello della vulva e dell'ingresso vaginale, dunque com'è facile intuire il problema è soprattutto di natura fisica. Ne soffre almeno il 15% della popolazione femminile e sembra esserci una predisposizione genetica.

Come nel vaginismo, vi è una difficoltà a essere penetrate ma le motivazioni sono completamente differenti ed è proprio su questo aspetto che bisogna concentrare l'attenzione. Il bruciore tipico della vulvodinia può essere diffuso o localizzato, provocato o spontaneo, e in base al livello di gravità può comportare anche una paura del dolore (non della penetrazione in sé) che finisce per alimentare un circolo vizioso di rigetto dell'attività sessuale.

Le cause della vulvodinia possono essere diverse e avere origine sia in alcune infezioni batteriche o micotiche che in condizioni di basso tenore ormonale, per esempio dovute all'uso di contraccettivi a basso dosaggio. Anche l'allattamento e la menopausa possono portare a situazioni di questo genere, così come traumi e lesioni dovuti a rapporti sessuali, parto e interventi chirurgici e altre patologie come l'endometriosi: insomma, un quadro complesso che richiede una valutazione estremamente accurata da parte del medico specialista.

Vulvodinia: come riconoscerla e curarla

Se si sospetta di essere affette da vulvodinia, il primo passaggio è ovviamente la visita ginecologica, nella quale lo specialista effettua lo swab test, ossia un esame eseguito toccando con un cotton fioc la zona vulvare e, in particolare, il vestibolo, dal quale si può valutare l'ipersensibilità delle fibre nervose.

Una volta conclamato il disturbo, occorrerà definire la terapia che avrà lo scopo di riacquisire il controllo della muscolatura ipercontratta. Il trattamento viene eseguito con il supporto di un'ostetrica o di un fisioterapista che, attraverso specifici esercizi, possono aiutare la paziente a recuperare una condizione di normalità in cui il controllo della muscolatura ritorni volontario. Nel caso in cui il problema abbia effetti negativi anche di natura psicologica, per esempio con calo del desiderio e paura dei rapporti intimi, la terapia fisica può accompagnarsi a una terapia sessuologica.

La vulvodinia come malattia invalidante

Accendere i riflettori sul tema della vulvodinia ha significato non soltanto attirare l'attenzione dei ginecologi, chiamati ad approfondire e a non sottovalutare il tema, ma anche della politica. Lo scorso 3 maggio, infatti, ha fatto notizia la presenza proprio di Giorgia Soleri e del compagno Damiano David a una conferenza stampa tenuta presso la Camera dei Deputati in occasione della proposta di legge per il riconoscimento della vulvodinia come malattia invalidante da parte del Sistema Sanitario Nazionale.

Al momento, non essendovi un riconoscimento di legge, visite e cure sono infatti completamente a carico delle pazienti che dunque, oltre al dolore e a tutte le conseguenze fisiche e psicologiche, sono tenute ad accollarsi l'intera spesa per cercare di risolvere il problema. Ben più diffusa di quanto si pensi, se diagnosticata tardivamente la patologia può compromettere la qualità della vita sessuale e non solo delle donne di ogni età, inoltre considerando i costi non bassi delle visite specialistiche e delle valutazioni multi-disciplinari (un iter per il quale si stimano circa 4,8 anni) e delle successive terapie, si può ben immaginare quanto questo disturbo possa rappresentare un ostacolo non di poco conto.

Continuare a parlarne può favorire l'attenzione da parte delle istituzioni: bene dunque tenere alta la guardia e non nascondere più un argomento fino a poco tempo fa visto come un tabù in un Paese in cui l'educazione sessuale è per molti qualcosa da evitare!


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