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Lui & Lei

Dalle otto alle otto per ventiquattr'ore - Capitolo 12 - dalle 19 alle 20


di Parrino
11.11.2022    |    1.117    |    1 9.2
"Sentire gli odori e i sapori che ho tra le cosce»..."
Ti sporgi per darmi un casto bacio su una guancia e, mentre sono ancora interdetto e confuso dalle tue parole, aggiungi: «resta a portata d'orecchio».
Senza opporre obiezioni, faccio come mi hai detto. Seguo l'intero perimetro della piazza fino a ritrovarmi a pochi metri dalla posizione precedente, sebbene dalla prospettiva opposta.
Il biondino non ha perso tempo e ti ha già raggiunta. Voltato verso di te, mi dà le spalle. Tu, invece, mi lanci un'occhiata fugace mentre mi scorgi passare e nascondermi appena dietro l'angolo. Non posso vedervi, se non sporgendomi e rivelando la mia presenza, ma riesco a percepire abbastanza distintamente il vostro dialogo, nonostante il chiacchiericcio indistinto dei passanti e il rumore incessante del traffico.
«Sei uno che non fa troppi giri di parole», affermi con aria di sufficienza.
«Be', tu sei sola, io anche. Perché dovremmo perdere tempo».
«Magari perché non ero da sola quando mi hai messo gli occhi addosso. La butto lì, eh».
«Non mi è sembrato importante».
«Ah, no?».
«Per niente. Guardando te, e guardando lui... siete su due pianeti diversi, è evidente».
«Mentre io e te saremmo degni di abitare lo stesso pianeta, suppongo». Il tuo tono lascia presagire una certa irritazione. Allungo il collo per osservarti di sfuggita, e anche la posa, mani sui fianchi, non sembra troppo rassicurante. Tuttavia, il tuo interlocutore pare non cogliere quei segnali di manifesta ostilità. Conoscendoti, sorrido immaginando il seguito.
«Certo. Sono più bello di lui, più curato di lui e, da come si veste o cammina, più elegante di lui».
«Caspita, ti piaci proprio tanto. Dovresti farti clonare e scoparti da solo, sai? Che poi sarebbe anche l'unico modo che avresti per infilare il tuo stuzzicadenti da qualche parte. Se aspetti che qualcuna la dia a uno patetico come te... campa cavallo».
Ti si avvicina, dandoti un buffetto su una guancia come fossi una ragazzina ingenua. Non muovi un muscolo, limitandoti a fulminarlo con lo sguardo. «Se non fossi insoddisfatta, non andresti in giro vestita così. Lasciati andare e non te ne pentirai».
«Non ci sono più le mezze stagioni», dici annoiata.
«Che c'entra?».
«Ah, non era una gara di frasi fatte? Scusa, ho frainteso. Vabbè, tanto mi avresti stracciata, sei troppo bravo».
Non posso vedere la sua espressione, ma le sue parole lasciano intendere una voglia pressoché nulla di demordere. «Dico sul serio. Si vede che sei una passionale».
«Oh, si, altroché se lo sono...», replichi mutando improvvisamente e radicalmente il tuo tono.
«Una che vuole attirare l'attenzione per manifestare la sua voglia», incalza lui, soddisfatto dall'aver trovato terreno fertile con un approccio così diretto.
«In effetti, non hai idea di quanta ne abbia», confermi.
Nonostante mi sia ritirato da pochi istanti, a quelle parole mi sporgo nuovamente per osservarti. I tuoi occhi sono fissi nei suoi, e le tue labbra piegate in un sorriso enigmatico e quasi impercettibile. Un brivido mi percorre la schiena. Per la prima volta, non capisco dove tu voglia andare a parare.
«Se mi dessi un'opportunità, saprei come placarla», continua il damerino.
«Si?».
«Certo, ti farei eccitare e godere come non ti è mai capitato nella vita».
La voglia di uscire allo scoperto e spaccargli la faccia inizia ad essere forte, ma mi trattengo aspettando le tue prossime mosse. Hai accennato alla fiducia prima e, considerate le circostanze, decido di accordartela, nonostante avverta una forte morsa allo stomaco.
«Eccitata lo sono da stamattina... non ci sarebbe da lavorarci poi molto».
«E te ne vai in giro così? Tutta bagnata e vogliosa?».
«Bagnata... allagata sarebbe il termine più corretto».
«Dovremmo proprio andare da qualche parte a verificarlo», propone.
Inizio ad averne abbastanza, e a sentirmi assalito da rabbia crescente nei confronti di entrambi. Eppure, fatico a credere che un approccio così banale possa davvero aver fatto colpo su qualcuna cerebrale come te. Le risposte che non riesco a trovare, però, si manifestano solo pochi istanti più tardi, quando inizio a subdorare le tue intenzioni.
«Come vorresti verificarlo, assaggiandomi?».
«Perché no, sarebbe un buon inizio», dice avvicinandosi a te fino ad arrestarsi a un passo.
«E' vero. Dovresti proprio bermi... sentire gli odori e i sapori che ho tra le cosce».
«Lo sapevo che eri una gran troia - ti apostrofa - mi piacerebbe da morire».
«Anche a me - dici voluttuosa - l'idea di spalmarti su quel faccino insignificante la sborra con la quale il mio uomo mi ha riempita poco fa, mi darebbe proprio una gran bella soddisfazione».
Non replica per alcuni secondi, e mi spiace solo perdermi la sua espressione una volta realizzato il senso di quelle parole.
Sei ancora tu, poco dopo, a continuare a parlare. «Ok, basta così. Puoi venire fuori, questo idiota mi ha stufata, andiamo».
Senza proferire verbo, gli passo accanto e lascio che tu ti stringa a me. Uno sguardo veloce al ragazzo impietrito di fronte a noi prima di riprendere a camminare e, nel mentre, le tue ultime parole rivolte a lui: "oh, tanto per essere chiari. Sono una grandissima troia, su questo hai ragione. Ma sono la sua troia, soltanto sua".
«Che hai?», mi dici qualche minuto più tardi.
«E' che... per un attimo ho creduto...».
«Ah, bene. Perché volevo proprio ci cascassi», dici ridendo.
«E per quale cazzo di motivo? Mi hai fatto prendere un colpo, stronza!».
Fai spallucce prima di rispondere. «Volevo farti arrabbiare. Mi piace quando sei geloso. Potrai sempre punirmi più tardi a casa...», concludi strizzando l'occhio.
Ti attiro a me, mordendoti il labbro inferiore fino a strapparti un gemito di dolore prima di incollarmi alla tua bocca per lasciarti senza fiato, stritolarti la lingua e dissetarmi con la tua saliva.
Continuiamo a camminare attraverso strade, vetrine, tavolini all'aperto, nonché uomini, ragazzi e persino donne che non disdegnano di bearsi della vista del tuo corpo appena celato.
«Tanto per essere chiari...», dici d'improvviso.
«Cosa?».
«Non sei stato il primo né l'unico. Ma sarai l'ultimo. Sono qui solo per te, ricordalo sempre».
Incapace di replicare e col respiro mozzato, ti stringo ancora più forte senza smettere di passeggiare.
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