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Lui & Lei

I segreti della casa senza specchi - cap I


di sexwillerxxx
04.09.2018    |    2.582    |    0 8.3
"Disse con tono gentile e viso radioso “ va bene, ti accontento, abbracciami”..."
All’imbrunire d’un giorno d’autunno ero intento a riporre con cura maniacale la spesa fatta per la mia Signora.
Minuziosamente allineavo le vivande come lei desiderava, tipologia, deperibilità e scala di colore, dal più chiaro al più scuro, al pari di una persona affetta da manie impulsive compulsive…ma questi erano ordini ed io non potevo obbiettare ai voleri dalla Signora.
“La Padrona”, era così che noi servitori a volte la chiamavamo per via del suo ruolo in quella dimora e per la classe ed il suo portamento nobile ed autoritario.
Ella era consapevole del suo fascino e del timore che a tutti incuteva, e anche se ella non dava mai alcuna confidenza a nessuno sembrava che già sapesse tutto di ognuno di noi e che non le si potessero nascondere nemmeno i pensieri. Una donna senza dubbio particolare, bella senza un età conosciuta e bionda da perder la testa. Altezzosa, schiva, gentile e autoritaria allo stesso tempo. Ella era invidiata da tutte le altre donne del paese per via della sua personalità singolare ed attrattiva e per la predisposizione dei rispettivi mariti ad essere in qualche modo ossequiosi nei suoi riguardi. Non si faceva amare ma non la si poteva odiare.

La Padrona mi adottò molti anni or sono da un orfanotrofio della città e mi accolse in quella casa lussuosa che ancora ero un bambino, un bambino senza passato, e mi allevò disciplinato ed ubbidiente, non come un figlio bensì come un servo. Non ero il solo ad esser stato adottato da lei ed allevato dai suoi servitori più anziani secondo le sue regole, a dire il vero eravamo in cinque, ovvero due maschi e tre femmine, ma forse ero l'unico tra tutti i suoi servitori di cui si fidava veramente.
In tutti quegli anni passati al suo cospetto avevo visto molte donne passare per quella casa, da mogli di nobili signori ad attrici di teatro famose fino a domestiche stagionali, ma mai nessuna di loro riuscì a catturare la mia attenzione e tanto meno a far crescere in me desideri sessuali come solo la Padrona di casa faceva, ma ovviamente lei ne era all'oscuro..o almeno così pensavo io.
Per via delle regole impartitemi io non avevo giorni liberi e tanto meno potevo avere una vita sociale o amici al di fuori della dimora. La voglia di avere rapporti col gentil sesso, ma in primo luogo di averne con lei, era sempre tanta e cresceva in me sempre più, peccato che potevo solamente fantasticare, d'altronde ero un servitore e non so nemmeno se ricordasse il nome che mi diede quando mi prese in casa sua.

Quel giorno avevo quasi finito i miei compiti quando lei si presentò a giudicare il mio lavoro certosino.
Senza mai scomporsi controllò da lontano e approvò socchiudendo gli occhi e chinando la testa lentamente. “Bravo, ben fatto!” ella esclamò con un tono strano che sembrava più una critica che un complimento “ti avrei punito se non fossi stato attento.” .
La guardai passarmi davanti e, senza fare smorfia alcuna, mi inebriai del profumo di femmina che si era lasciata dietro. Una vampata di calore pervase il mio petto. Un impulso sessuale fortissimo cresceva dentro me quando la voce della Signora suonò nella mia mente e mi fece distrarre. ” Seguimi in salotto” disse lei ed io la seguii. Si accomodò sul divano e mi chiese di toglierle le scarpe e di pulirle prima di riporle nella scarpiera.
Obbedii e tornai da lei che era tranquillamente seduta, con le gambe ritratte sulla seduta del divano, a guardare la finestra che aveva alle spalle. Si girò verso di me e disse –“Non hai dimenticato nulla?”-, ed io “No Signora, ho fatto ciò che ha chiesto”, “ secondo te andrò a piedi scalzi?” disse lei e ed io subito risposi “mi scusi Signora, le porto subito le sue pantofole”. Corsi a prenderle e tornai nella stanza con le sue pantofole e la vidi da lontano in quella posizione rilassata ma composta, sembrava la statua della Dea Libitinia, sensuale, fredda ed assorta nei suoi pensieri.
– “ Portamele camminando a quattro zampe e tienile in bocca come se fossi un cane. Questa è la punizione per non esserti preso cura di me come avresti dovuto” ella lo ordinò con tono perentorio. Non mi sentii di obbiettare ma mi irrigidii all'istante, per me era troppo, nessuno mi aveva mai trattato così e la voglia di reagire a questa assurda richiesta fu subito quietata dalla sua espressione quasi incredula nel vedermi esitare. Rassegnato gattonai ai suoi piedi e lei con arroganza disse “Si sono raffreddati, vorrei me li scaldassi”. Li scaldai con le mani come potevo e con impegno per qualche istante poi ella posò suo tallone sul mio petto ed esclamò - “Non basta Ora leccali fino a che non saranno ben caldi!”. Leccai suoi piedi nella maniera ordinatami e riscaldai nella mia bocca ogni dito poi le misi le pantofole.
Dentro di me si facevano strada sentimenti contrastanti, la vergogna di essermi umiliato leccando i piedi come fossi un segugio e, cosa strana, il piacere di averlo fatto alla Padrona, ad una donna per la quale le mie fantasie sessuali si ammonticchiavano quotidianamente. Anche se succube e schiavizzato da lei, il fatto di aver potuto in qualche modo avere un contatto ed aver assaporato una minima parte della donna che desideravo, odiavo e stimavo molto allo stesso tempo, mi aveva eccitato non poco. Alzatomi in piedi la Signora guardò i miei pantaloni e chiaramente si accorse del mio stato. Con un movimento lento e senza mai esitare si alzò anch’essa, tenendo incollato il suo sguardo severo al mio si mise d’innanzi a me e con una mano prese in mano i miei testicoli con dolcezza, senza farmi mai male, si avvicinò al mio orecchio e disse “ragazzo, sono la tua padrona, non la tua amante. Cosa ti eri messo in testa?” e mi sputò in faccia. Mi sentivo smarrito e non sapendo che dire le feci un inchino le chiesi perdono.
La padrona non era una persona cattiva e capì che non avevo brutte intenzioni, almeno dal mio punto di vista non lo erano, e mi perdonò.
La giornata al suo servizio passò in fretta e tra un dovere e l’altro si era fatto tardi.
La padrona era di nuovo sul divano che leggeva un libro ed io, passando talvolta per il suo salotto, buttavo un occhio alla sua figura per poter imprimere la sua immagine nella mia mente e contemplare quella bellezza e renderla in un secondo momento protagonista delle mie fantasie sessuali solitarie.
Di rado i nostri sguardi si incrociavano e chiaramente quando accadeva il suo era indifferente. In uno di questi frangenti però la Padrona, chiudendo il libro, mi ordinò di fermarmi e di sedermi accanto a lei. Ero impacciato, io seduto sul divano della Padrona e con lei a pochi centimetri da me?
–“Tranquillo, volevo solo un po’ di compagnia e parlare con qualcuno” disse la Signora accarezzandosi la coscia come per togliersi la polvere di dosso. Lei era sempre sensuale e composta in ogni frangente, impeccabile nel muoversi e nel parlare. Sapevo che lei non stava facendo nulla per sedurmi ma il suo fascino era esuberante ed ipnotico comunque. Io a dire il vero non ero tranquillo, non mi sentivo a mio agio, questa situazione confidenziale era nuova e non capivo e non sapevo che dire o fare per non rovinare quel momento magico. Con un sorriso strano lei esclamo: “Voglio che ora mi dici che pensi di me, sii sincero. Dimmi anche le
impressioni su ciò che è successo prima”- . La sua domanda non lasciava scampo ed io ero combattuto se dir qualcosa che avesse potuto farle piacere o dire il vero…ma il suo sguardo non lasciava scampo e la Padrona non era di certo stupida perciò, raccolto il coraggio, risposi – “Signora, lei è una donna misteriosa e schiva. Severa e autoritaria ma di una bellezza crudele e allo stesso tempo carezzevole. Lei è ha classe e fascino da vendere. Lei è…” e vista la mia esitazione, per incoraggiarmi la padrona impercettibilmente sorrise e disse:-“ Io sono..?” ed io abbassando gli occhi continuai “semplicemente fantastica...ed io la sogno di continuo”.
Lei mi guardò in silenzio per capire se la prendevo in giro o ero stato sincero e dopo poco, senza mai cambiare tono della voce e con gli occhi che parvero lucidi, riprese : “ …e sul fatto di prima che cosa pensi?”. Mi vergognavo a dirle la verità ma non potevo mentirle. Le dissi tutto ciò che mi era passato per la mente, anche i miei desideri sessuali a lei rivolti, e lei stranamente sorrise e si adagiò sulla spalliera del divano. Non sapevo se era felice di quel che aveva sentito o la divertiva soltanto oppure se si era già accorta da tempo di tutto e aspettava soltanto di sentirselo dire, ma ero felice di vederla sorridere perchè era un evento eccezionale. Continuammo a parlare per ore e lei mi fece molte domande e alcune confidenze personali…io pendevo dalle sue labbra, in quel momento mi sentivo quasi un amico più che un servitore ma ogni tanto rammentavo che certe confidenze verso di lei io non me le potevo permettere. La Signora sembrava riuscisse a guardare nella mia anima e senza che io proferissi parola ella rispose ad una domanda, una domanda che io avevo solo pensato e che non avrei mai avuto il coraggio di farle… ed io rimasi attonito.
Disse con tono gentile e viso radioso “ va bene, ti accontento, abbracciami”. Non pensai a nulla più e la strinsi in un abbraccio affettuoso, consolatorio e quasi pudico. Tremavo per l’emozione e lei cinse le sue braccia dietro la mia schiena. Sentii la sua guancia sul fianco della mia ed il suo mento posarsi sulla mia spalla, ero eccitatissimo. Lei voltò il suo viso verso il mio e potei sentire il suo respiro discontinuo e caldo che iniziava penetrarmi l’orecchio. Ad un tratto sentii un dolore lancinante sull collo e sulla schiena. I suoi denti erano conficcati nei miei muscoli e le sue unghie nelle mie carni. Non potevo muovere nulla se non gli occhi e guardando in basso e vidi qualche zampillo ed un rigagnolo di sangue scendere sul mio petto e tingere i vestiti di entrambi di rosso. Pochi secondi e persi i sensi.

Riaprii gli occhi senza sapere cosa mi fosse successo durante la mia incoscienza ed ero nel bagno della sua camera da letto, più precisamente nell'antica vasca di bronzo, immerso in acqua calda e con le mani legate in pari. La vasca aveva mille candele attorno e la loro luce fioca mi stordiva. Pian piano guardai oltre di esse ed in un angolo scorsi la Padrona, nuda, con gli occhi di un gatto ed i denti di un vampiro. Non capivo se stavo sognando o se fosse tutto vero…ma lei era lì e la sua visione mi spaventava ed eccitava allo stesso tempo. La sua figura imponente e sensuale suscitava paura ed attrazione. Venne verso di me ed il mio cuore batteva forte. Non sapevo che intenzione avessero quei canini che nel buio scintillavano come coltelli e che pian piano si facevano più grandi. La padrona arrivo al bordo della vasca e con la sua solita grazia vi entrò. Con la pianta del piede spinse la mia testa contro il muro…era chiaro, lei dominava ed era padrona del mio destino e quel gesto ne era la conferma.
Sembrerà strano, ma sentire la sua pelle contro la mia mi eccitava ed il suo odore di femmina selvaggia mi inebriava. Mi prese la testa tra le mani, allargò una gamba e poggiò un piede sul bordo della vasca poi, guardandomi con quegli occhi incantatori, con gentilezza coercitiva spinse la mia testa tra le sue gambe e mi ordinò di leccarla. Non sapevo se mi avrebbe ucciso da lì a poco, come una mantide religiosa che una volta fecondata uccide il suo maschio, ma ero in estasi mentre baciavo e leccavo il suo sesso che da sempre desideravo. Ebro del suo sapore continuavo ad eseguire il suo ordine e la sentivo contorcersi. A volte si ricomponeva e diceva che non mi stavo impegnando abbastanza, sapevo che mentiva per non darmi alcuna soddisfazione, ma percepivo che le piaceva tanto. I suoi muscoli si contraevano e rilasciavano e le sue mani che prima mi obbligavano con forza erano ora appoggiate al muro. Il suo bacino iniziava ad avere piccoli movimenti convulsi, iniziò ad ansimare, la mia lingua all’interno di lei degustava il suo sapore di femmina. Il suo bacino compiva movimenti sempre più ampi e aritmici per poi fermarsi e cominciare a vibrare come una corda di violino.
La padrona alzò la testa e ansimò dolcemente per via dell’incalzare della mia lingua diventata avida delle sue vergogne, fino ad urlare al mondo il suo piacere. Nel mentre ella godeva io sentii nella bocca il sapore intenso e appagante dei suoi umori che accesero in me un incontrollabile voglia di penetrare le sue carni.
Alla Signora tremarono le gambe e per qualche secondo mi sembrò assente ma poi, con uno scatto sovrannaturale mi riprese per la testa e scivolò sul mio petto fino ad essere a cavalcioni su di me.
Ero dentro di lei con tutta l'eccitazione che da sempre per lei serbavo. Mi baciò, prese le mie mani ancora legate e me le portò dietro la nuca e guardandomi fisso negli occhi iniziò a muovere il bacino lentamente.
Avevo il suo seno innanzi a me che sobbalzava davanti la mia faccia ed lo baciai e succhiai più che potevo come un animale affamato. La Signora era eccitata e iniziò a muoversi sempre più velocemente ricadendo con forza su di me ogni volta. Ansimava, e prendeva ogni centimetro di me senza curarsi se mi faceva male o se ne avevo piacere, ma di piacere io ne avevo in abbondanza e, poco prima che potessi esploderlo dentro di lei, mi gustai di nuovo quell'appagante urlo di piacere e sentii il suo petto compresso sulla mia faccia mentre mi abbracciava con forza. Rimase così qualche istante poi sorrise con dolcezza, mi leccò il collo e vi conficcò i suoi canini ancora e svenni nuovamente.
Ancora una volta non mi è dato sapere ciò che la Signora aveva fatto di me durante la mia momentanea assenza. Iniziai rinvenire pian piano e riaprendo gli occhi riconobbi la sua figura ancora una volta in piedi sopra di me che con aria compiaciuta mi stava orinando addosso. Una volta finito, con aria rilassata esclamo “ caro, sappi che ora sei roba mia!”. Vidi il
suo piede emergere dall’acqua e posarsi sulla mia faccia per spingerla ora sott’acqua. La mancanza d’aria mi fece sobbalzare e spalancare gli occhi…ero nella mia stanza, a casa della Signorae udii il suo campanello suonare dalla stanza accanto. Mi vestii e lavai di fretta e corsi da lei, la guardai e lei mi osservava con gli occhi semi socchiusi. Non capivo se si stesse interrogando o voleva solo farmi capire che lei sapeva cose che sarebbero dovuto rimanere tra noi…ma non disse mai nulla ed io non osavo chiederle nulla e rimasi col dubbio se fosse stato tutto un sogno o lei fosse davvero una vampira. L’unica cosa certa è che da quel giorno mi sentii davvero suo…
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