Lui & Lei

Nina


di Nina82
07.03.2024    |    4.671    |    13 9.4
"A volte fatico a respirare, quasi mi mancasse l'aria..."
La giornata era calda.
Il sole ancora alto.
Poche nuvole bianche giocavano a rincorrersi tra loro.

Inforcai la bici e uscii. Senza una meta.
La mia musica, unica sola compagna.

Il fiume mi seguiva nel suo incessante scorrere, alla mia destra, mentre il filare di pioppi si stagliava verso la linea dell'orizzonte.
Procedevo lentamente, guardando il paesaggio senza vederlo, proprio come i ciechi di Saramago.
La strada alternava zone assolate ad altre ombreggiate, donandomi attimi di sollievo dall' arsura di quel pomeriggio.


Un vento leggero mi accarezzava il viso, dietro i miei occhiali scuri.
Vagavo come uno spirito errante, incurante del mondo che mi girava intorno.

Giorni, giorni e ancora giorni di riflessioni.


Avevo volato sedici volte.
Preso treni.
Finto di partire per rimanere, invece, a pochi kilometri da casa.
Inventato cene e serate di lavoro.
Ero stata capace di ingannare, deludere, tradire.
Avevo camminato come un equilibrista sul filo della mia vita.
Ma, più di ogni altra cosa, avevo lasciato Nina in un angolo.
I suoi sogni, i suoi progetti, le sue passioni.
L'archetipo che aveva sempre orientato il mio incessante cambiamento, la voglia di scoprire, di entrare nelle persone e nelle cose, l'avevo messo da parte.
Ero stata infedele a me stessa.
Ed ora dovevo farne i conti.

Chiusa nel mio universo, era arrivato il momento di guardare in faccia ciò che mi stava consumando, alla ricerca di quell'io che avevo abbandonato, frammento dopo frammento,alla deriva.
Ero stata troppo intenta a tenere insieme i pezzi di un puzzle che non combaciavano più.
E per quanti sforzi facessi, non capivo se fossero gli eventi a determinare le mie azioni o se fossi ancora io il soggetto agente della mia realtà.

Mi abbandonai alle lacrime, mentre i pedali giravano per inerzia.
Un pianto silenzioso, muto.
Dagli auricolari, i violini di "Experience" aumentavano di intensità, graffiando la mia anima, persa, da qualche parte.

Continuai a pedalare per due ore.
Poi, dopo aver esaurito forze e lacrime, trovai una panchina, isolata, sullo sfondo di un parco giochi deserto, quasi a proiettare, fuori da me, la solitudine che mi pervadeva.
Presi il telefono.
C'erano dei messaggi e due telefonate.
Spensi la musica e cercai il suo numero in rubrica.

"Ehi!"
"Dov'eri? Ti ho chiamata!".
"In giro, mi sono appena fermata".

Rimasi in silenzio.

"Nina cosa c'è? Hai una voce strana...".

" Devo dirti delle cose...".

"Lo immaginavo. Sono giorni che sei evasiva, tagli corto, ti sento distante".

"Avevo bisogno di pensare".

"Ti ascolto, anche se credo di sapere già..."


"Vedi.. da quel pomeriggio di fine estate a casa tua, quel bacio che ci siamo scambiati sul divano, incoscienti e giovani, mi hai cambiato la vita. Sei entrato come un uragano nel mio cuore, nella mia testa, nelle mie ossa.
I tre puntini sospensivi che hanno stravolto la mia esistenza.
Credo di averti amato da quel giorno.
Con tutta me stessa.

Sono passati anni e quello spazio tra noi, anziché allontanarmi, ha finito per diventare colla.
Ha sedimentato dentro di me un amore incompiuto che non aveva avuto il tempo di bruciare e di trasformarsi in cenere.
Il pensiero di te mi ha sempre accompagnato e tu questo lo sai.
Quando ci siamo ritrovati, è stato un tuffo al cuore.
Sei andato a riprendere nell'abisso della mia anima, quel pezzo che ti apparteneva e che avevo sapientemente nascosto.
E ci siamo amati.
Cazzo quanto ci siamo amati!
Di un amore doloroso che non ha mai visto la luce del sole.
Che si è sempre camuffato tra la gente.
Che si è insidiato nelle falle della nostra vita.
Che ci ha travolto e risucchiati.
Un amore che mi ha portato in alto per poi lasciarmi cadere tante, troppe volte.
Tutti quegli abbracci sofferti, fuori le porte scorrevoli dell'ingresso di un aeroporto, contando i minuti che avevamo a disposizione.
Quegli occhi lucidi, prima di lasciarci la mano, dietro gli occhiali da sole anche quando pioveva.
Quei baci lanciati dal finestrino di un treno, con un pensiero ai momenti che avevamo appena vissuto e lo sguardo al tempo che sarebbe trascorso prima di rivederci.
Le ore passate al cellulare.
A raccontarci.
A cercare di prenderci quella quotidianità di cui non abbiamo mai potuto godere.
Le videochiamate prima che andassi a lavoro.
Le buonanotte in perizoma che ti inviavo prima di dormire.
Il nostro sesso. Così immorale. Così coinvolgente. Cosi fottutamente romantico.
Quella passione che ha sempre caratterizzato il nostro rapporto.
Le nostre liti furiose. Quando ci siamo urlati contro, ci siamo detestati, maledetti, ignorati.
Ma puntualmente siamo tornati.
Come non ci fosse stata altra scelta. Come se stare insieme, anche in questo modo così doloroso, fosse preferibile ad una vita senza noi".

Mi interruppe:
"Dimmi la verità Nina, quello che mi stai dicendo ha a che fare con la nostra iscrizione ad Annunci?"

Sospirai. Sapevo che non potevo più scappare.
E mi liberai di tutti i tormenti che fino a quel momento non ero riuscita ad esternargli.

"Sì, è così.
Sai bene che la mia mente è peccaminosa, è sottilmente perversa, licenziosa, impudica.
Ma per me ha tutto un senso perché dietro quel sesso ci siamo io e te.
E allora qualsiasi cosa facciamo, assume un valore, un donarsi totalmente, senza alcun limite.
Ma nel nostro incessante divenire ora non ci incontriamo più.
Tu desideri un sesso che non mi appartiene.
Sei tu Annunci, non io.
E so che non ti fermerai.
So che tu spingerai.
So che vorrai da me sempre qualcosa in più.
Ed io non voglio e non posso dartelo.
Ma credo sia giusto tu lo viva.
Devi scoprirti, devi essere libero di sperimentare. Capire fin dove voglia arrivare.
E se ti dico questo, è per l'infinito bene che provo per te.
Però in quel profilo io non mi ci ritrovo.
E non voglio compromessi.
Non voglio qualcuno che orienti i miei desideri.
Non voglio né lacci né padroni.
Io desidero vivere di emozioni profonde.
Voglio che sia l'amore a dirigere il mio modo di fare sesso e non viceversa".

Mi interruppe.
"Per quanto mi riguarda, possiamo cancellare tutto in questo istante.
È te che desidero".

"Per finire come tutte quelle coppie infelici dove lui o lei iniziano una vita parallela perché inappagati e insoddisfatti?!
Sono una donna troppo intelligente per non sapere cosa accadrebbe.
Io non posso essere un limite.
Non voglio che ti accontenti.
Io anelo essere il principio e la fine.
E se così non è, allora sarò niente.

Ma ti mentirei se ti dicessi che sia solo questo il motivo".

Feci una pausa.
Inspirai profondamente e tirai fuori i miei pensieri:


"Sono troppe le notti in cui io piango.
Sono troppe quelle in cui non mi dò pace.
Quelle in cui mi sento sola pur stando insieme.
Ho stretto la nostra storia cosi tanto che ora le mani mi fanno male.
A volte fatico a respirare, quasi mi mancasse l'aria.
La nostra relazione mi sta svuotando.
Quella Nina che tu hai ritrovato, quasi due anni fa, non c'è più.
Ed io non mi riconosco.
È come se, per alimentare il nostro rapporto, per farlo ardere, avessi perso di vista i miei bisogni.

È come se, tutto quello che fino a qualche mese fa mi faceva sentire viva, ora mi imprigionasse.
Sto perdendo lucidità.
E vedo la vita che mi passa accanto da dietro i vetri opachi in un giorno di pioggia".

"Ma Nina, io e te siamo inscindibili.
E, per quanti tentativi noi facciamo, siamo due affinità elettive.
Ci cercheremo sempre ".


"Ci ho pensato, sai?
Non ci sarà nessuno che prenderá mai il tuo posto.
Sei stato la mia follia.
Il mio amore dicotomico.
Eros e thanatos insieme.
E mi domanderò sempre cosa sarebbe stato di noi se avessimo potuto viverci come una coppia normale.
Questo fottutissimo amore avrebbe superato lo scorrere del tempo, oppure saremmo finiti come tutte quelle coppie che non si abbracciano neppure più?

E mi mancherai sempre un po'.
Nelle piccole cose.
In quelle inezie che erano il nostro mondo.
Per tutte le volte che lasciavi la porta aperta del bagno mentre facevi la doccia perché "tanto lo so che mi devi guardare" e io, puntualmente, ti raggiungevo e rimanevo con te, a parlare.
Per tutte le notti che mi prendevi le gambe e le intrecciavi alle tue, fino a incastrarmi senza via di fuga.
Per quell'anello che non riuscirò piu a indossare.
Per tutte le volte che volevi ricette per la cena e poi ti mancava anche il sale.
Per le volte che mi dicevi "sei unica e irripetibile".
Per il ristorante sul mare che amavo tanto. E per quando mi hai lasciato vibrare l' ovetto mentre il cameriere prendeva l'ordinazione.
Per quella volta che mi hai portato in spiaggia, di notte, perché volevi scopare sotto la luna piena.
Per il ti amo che non ci siamo mai detti.
Per tutte le volte che ti fermavi a guardarmi.
Per i "mi manchi" e i "non vedo l'ora".
Per le nostre chiacchierate sulla politica.
Per gli spaghetti alle vongole che mi preparavi.
Per le promesse dei posti che avremmo visto insieme e del viaggio in moto che avremmo fatto.
Per i tuoi occhi.
Per le tue mani quando le sentivo su di me.
Per la canzone che mi cantavi e che suona ancora nella mia testa..." Nina Ninè e si ammore nunn'è, dimmelo tu che rè...".


Di una cosa sono certa: quello che siamo, quello che rappresentiamo l'uno per l'altro, resterà eternamente immutabile nelle nostre vite.
Tu apparterrai a me, come io apparterrò a te.
Sarò sempre il riflesso di quello che mi hai insegnato.
Tu mi hai cambiata.
Nonostante gli errori, nonostante la rabbia, nonostante non non si possa più continuare".

Rimanemmo in silenzio.
A lungo.
Poi ritrovai le parole.

"E un giorno vorrò scrivere di noi.
Noi che in realtà non esistiamo.
Siamo il desiderio nascosto che alberga nell'animo umano.
In un futuro remoto, Nina e G, potranno finalmente vivere nelle pagine di un racconto.
Narrerò di quanto siano "crocifissi al loro odio e amore" e abiteranno il sogno di chi li immaginerà".

"Me lo farai leggere?"

"Non lo so. Ci dovrò pensare.
Sarà qualcosa che apparterrà solo a me, anche se parlerà di noi".

Poi, prima che le lacrime strozzassero la mia voce:

"Ora sono stanca.
Stanca di vivere legata ad un telefono. Stanca di non sentirmi più abbastanza per te.
Stanca di mettere le tue ragioni prima delle mie.
Un foglio stropicciato, per quanti sforzi noi facciamo, non potrà mai tornare quello che era.
Adesso qualcosa dal profondo della mia anima, lentamente, poco alla volta, mi sta dicendo di guardare Altrove.
Voglio due occhi nuovi che mi facciano riscoprire quanta bellezza mi stia perdendo.
E qualcuno che mi ami, nonostante me.

Ma, per farlo, devo lasciarti andare.
Devo vivere un tempo che sia solo mio.
Devo essere libera.
Da te. Da noi".


Conclusi la telefonata.
Aprii la mia playlist.
Scorsi tutti i titoli, fino a trovare quel brano.
"Je veux".

Ricominciai a pedalare finché il buio non mi avvolse.
*
*
*

Una volta qualcuno mi ha detto:
"Nina, potenzialmente potresti provare qualunque cosa ma non potresti fare qualsiasi cosa".
Non avevo ben chiaro cosa volesse dirmi. Oggi lo so.
*
*
*

1 gennaio 2024

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Iscrizione effettuata.


SONO NINA.
Sono solo io.

E SONO QUI PER SCRIVERE.
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