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Lui & Lei

Tuffo nel passato


di Luca_TheDr
03.12.2022    |    1.842    |    0 9.2
"Io le strappai di dosso il reggiseno e iniziai a strizzarle le tette e a morderle i capezzoli..."
Quando vidi il numero comparso sullo schermo del telefono che squillava, mi venne un tuffo al cuore.
Non credevo che lo avrei mai rivisto.
Misi in ‘mute’ la call alla quale stavo partecipando, respirai, e risposi.
“Sandra?”
“Ciao, Luca, vedo che hai ancora il mio numero”
“E tu il mio, a quanto sembra. A cosa devo questa chiamata?”
“Immagino che la mia telefonata giunga inattesa…”
“Certamente si”
“…quest anno festeggio un compleanno importante”
Ci pensai un istante. “Si. Un compleanno ‘tondo’”
“Già. Tondo e pesante. Non ho più scuse e devo considerarmi nell’età di mezzo.
Ho quindi deciso di festeggiarlo con tutte le persone che, per un verso o per l’altro, sono state importanti per la mia vita. E tu, anche se soprattutto in senso negativo, importante lo sei stato”
“…”
“Vorrei sapere se ti farebbe piacere partecipare alla mia festa, il 20 di novembre. Inviterò colleghi di Hal e altri che hanno fatto parte della mia vita successiva”
Sentì la mia voce rispondere. “Verrò volentieri. Fammi solo sapere dove e come”
“Bene. Questa è fatta. Ti manderò un messaggio nei prossimi giorni, con i dettagli”
“D’accordo. Ci vediamo. Buona giornata, Sandra”
“Ciao, Luca”
Chiusi la telefonata e rimasi un istante pensieroso. Sandra era stata una collega in Hal, prima di lasciare l’azienda per diventare insegnante di Yoga. Anche io, dopo breve, avevo cambiato azienda. Avevamo avuto una lunga relazione, finita 10 anni prima nel modo peggiore, tra lacrime, ricatti, violenza psicologica. La ricordavo ancora adesso con dolore.
Dopo non ci eravamo più sentiti. Fino ad oggi.
Mi chiedevo perché avessi accettato quell’invito che poteva nascondere grossi rischi, ma rimandai le riflessioni a più tardi, riattivai la call e ripresi a lavorare per lasciare alla testa tempo di raffreddarsi.
La sera, alla fine della giornata lavorativa, ripensai a quanto era successo. Mi sentivo dibattuto tra due sentimenti: mi disprezzavo per essere stato debole a rispondere alla chiamata, e doppiamente debole ad accettare questo assurdo invito.
D’altro canto ero curioso di rivederla e di capire perché mi avesse invitato, e cosa l’avesse spinta a richiamarmi.

Quella notte dormì male. Nei giorni successivi continuai a tenere sotto controllo il telefono, fino a che arrivò il fatidico messaggio: “Ciao Luca. La festa si terrà al ristorante “i Cacciatori” a Borgo Sant’Andrea. Sarà un aperitivo rinforzato che avrà inizio alle 19”
Mi feci violenza per non rispondere subito. Attesi mezz’ora e poi risposi: “Grazie, Sandra. Ci sarò”.
Le giornate fino al 20 trascorsero lente come una barca sul mare in bonaccia, fino a quando arrivò il momento atteso e temuto.
Tornai prima dal lavoro per farmi una doccia, la barba, mi cambiai, presi una buona bottiglia di Champagne dalla mia cantina e decisi di aggiungere un mazzo di fiori che andai a prendere da “la Saretta”: il migliore fiorista della zona. Poi mi misi in macchina per raggiungere il ristorante, lontano 1 ora di strada da dove abitavo adesso.
Il ristorante era in un paese fuori Milano. Arrivai che era già buio e notai l’ampio parcheggio dove già sostavano molte macchine. Pensai che, per fortuna, ci dovevano essere tante persone e quindi il rischio di scene spiacevoli, o comunque di imbarazzo, era limitato.
La struttura era meglio di quanto mi sarei immaginato, vista la zona periferica, con un ampia finestra illuminata che dava sul parcheggio, dalla quale si vedevano diverse persone muoversi all’interno.
Erano circa le 19.30 quando parcheggiai, presi i fiori e la bottiglia, chiusi la macchina e mi recai all’ingresso, senza lasciarmi il tempo di riflettere o cambiare idea.
Aperta la porta fui travolto dal rumore di una festa: chiacchiericcio, risate, rumore di stoviglie, una musica jazz di sottofondo che mi sembrò di riconoscere.
Individuai subito Sandra al centro di un gruppo di persone, bella e elegante come me la ricordavo. Gli anni sembravano essere passati su di lei ad una velocità più lenta rispetto a quanto accaduto a me. Sandra era sempre stata piccolina, ma con un corpo da pin up, fianchi tondi, ventre piatto e un seno meraviglioso per il quale, allora, perdevo la testa.
L’abito nero fasciante che portava ora, valorizzava un corpo ancora in grado di fare girare la testa.
Mi avvicinai e mi presentai davanti a lei.
“Ciao Sandra. Auguri. Ti ho portato un mazzo di fiori e una buona bottiglia di vino. Allora ricordo che un buon bicchiere ti piaceva, spero che sia così ancora oggi”
“Non ero sicura che saresti venuto” mi disse guardandomi negli occhi.
Ci scambiammo un bacio sulle guance e mi ringraziò per i regali.
“Vieni. Ti presento Pietro, il mio compagno”
Onestamente non avevo nessun interesse ad incontrarlo visto che mi avrebbe costretto a mentire sulle mie frequentazioni con Sandra, ma feci buon viso a cattivo gioco.
“Pietro. Ti presento Luca, un vecchio collega di Hal. Forse ti avevo parlato di lui”
A Sandra piaceva giocare come il gatto con il topo.
“Può darsi, ma sinceramente non mi ricordo. Comunque ciao, Luca. Benvenuto”
“Grazie Pietro”
La stretta di mano che ci scambiammo fu decisa ed energica e mi fece pensare ad una persona altrettanto decisa.
“Dovresti riconoscere diversi invitati”, disse Sandra accompagnandomi attraverso il locale, “C’è anche il tuo amico”.
“Cinghialone?”, risposi. Così io e Sandra scherzavamo su di lui al tempo della nostra relazione, tempo in cui lui le faceva una corte serrata.
Sandra scoppiò finalmente in una risata non di circostanza “Esatto! Non immaginavo che ti ricordassi ancora”.
“Ho una memoria lunga” dissi ridendo anche io.
Poi mi presentò alcune delle persone del suo mondo attuale, tra maestri di Yoga e amici, tra cui Petra. Rimasi ipnotizzato a guardarla. Aveva una cascata di capelli ricci castano chiaro, degli occhi tra l’azzurro e il verde, una bocca perfettamente disegnata e ancora meglio truccata, aperta in una risata per una qualche battuta che doveva essere stata fatta nel gruppo.
Portava un maglioncino chiaro attillato a collo alto che fasciava un corpo bellissimo. Sotto, dei fuseaux in tinta e delle scarpe col tacco. Doveva avere non più di quaranta anni, una ragazza in quella comitiva.
Quando si girò per stringermi la mano, guardandomi fisso negli occhi, sentì le guance scaldarsi.
Poi Sandra tornò dagli altri ospiti, e io prosegui il giro incontrando tanti ex colleghi di Hal, la maggior parte dei quali non vedevo da quando avevo lasciato l’azienda, quasi 15 anni prima.
Fu bello incontrarsi di nuovo, e si finì a ridere di aneddoti legati al nostro passato comune, tra bicchieri di vino e racconti di vita.
La serata stava scorrendo via molto meglio di quanto mi fossi immaginato. Sandra passava tra i gruppi come una perfetta padrona di casa, dedicando a ciascuno uno spazio, un sorriso e qualche parola.
Ovviamente i gruppetti di invitati risultavano divisi per origine: quelli di Hal, e quelli del mondo dello Yoga, ma io continuavo a cercare con gli occhi Petra. Ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano, mi sorrideva in modo malizioso, o così mi sembrava.
Un poco per volta i gruppi iniziarono a mischiarsi. Presi due bicchieri e mi avvicinai a Petra.
“Una bella festa, vero? Posso offrirti un bicchiere di spumante?”
“Grazie, Luca. Tu sei “quel” Luca, vero?”
“Se capisco cosa vuoi dire, direi di si”
“Io e Sandra siamo molto amiche, intime direi, e mi ha raccontato di te. Anche alcuni particolari interessanti” disse ridendo.
“Spero che i particolari non fossero troppo specifici perché non vorrei fare brutte figure” risposi io, dandole il bicchiere di vino e restituendo il sorriso.
Petra rise di gusto alla mia battuta.
“Sei con qualcuno? Vorrei evitare di venire sollevato per il bavero”
Lei rise ancora.
“No. Tranquillo, tengo separata la mia vita famigliare da quella professionale”
“Anche tu insegnante di Yoga?” chiesi
“Si, anche se non brava come Sandra”
Le chiacchiere e i bicchieri si susseguirono durante la serata. Ciascuno di noi girava tra i diversi gruppi di amici ma poi capitava fatalmente che io e Petra ci incrociassimo, come mosche attratte dalla stessa luce.
Ogni tanto Sandra appariva.
“Ti ricordavo più stronzo”
“Spero che non sia una delusione. Io invece ti ricordavo bellissima, e vedo che lo sei rimasta”
“Non fare il galante e non essere caustico. Mi fa piacere rivederti. Ho saputo che il tuo matrimonio è naufragato”
“Le buone notizie viaggiano veloci”
“Non posso negare di avere riso, all’inizio, ma comunque non c’era niente da ridere. Mi spiace per te”
“Grazie. Ormai è passato. Come prosegue la tua vita?”
“Bene. Lo Yoga continua a darmi soddisfazioni, e la vita famigliare prosegue”
“Sono felice per te”
Le feste non hanno mai un orario di fine ma muoiono di consunzione.
Ad un certo punto gli invitati iniziarono ad andarsene alla spicciolata, con le ultime risate e le promesse di rivedersi presto, a cui nessuno veramente crede.
Ancora una volta mi ritrovai vicino a Petra: “Sei in macchina o posso darti un passaggio?”
“Grazie. Sono venuta con una collega, ma accetto volentieri. La avviso”
E così ci trovammo fianco a fianco nel parcheggio, al buio.
La tensione tra noi era palpabile.
“Mi fa piacere che tu abbia accettato”
“Anche a me che tu me lo abbia proposto”
“Vuoi che ti accompagni subito o…”
“O…?”
“E’ ancora presto. Abbiamo tanto tempo”
“Perché perdere un’occasione così?”
“Vuoi che andiamo a bere qualcosa’”
“Ho bevuto abbastanza.”
“Allora andiamo”
Conoscevo quel Motel. Era stato il primo posto dove ero andato con Sandra.
“Mi puoi dare un documento?”
“Eccolo”
Petra Cossali, 43 anni - splendidamente portati -, Marzano. Memorizzai queste informazioni mentre passavo i documenti al concierge.
Stanza 23, piano terra. Abbiamo parcheggiato di fronte alla camera. Una volta chiusa la porta dietro di noi, la tensione erotica che si era accumulata in quella serata ha finalmente avuto sfogo. Le mani rivelavano l’urgenza. I baci si susseguivano rapidi, feroci. Il suo seno sotto le mie mani. La spinsi verso il letto e le sfilai il maglione con foga. Un meraviglioso reggiseno di pizzo grigio perla ornava un seno di dimensione media, ben disegnato, e sodo. E caldo.
Lei mi strappò la camicia con foga e prese a baciarmi il petto, poi si fece scivolare sulle ginocchia, mi aprì i pantaloni e tirò fuori il mio sesso già turgido, che sparì nella sua bocca.
Mi sembrava un sogno. Quelle labbra meravigliose percorrevano il mio sesso, le mie mani erano sui suoi capelli a sottolineare, senza forzare, il movimento.
Dopo un tempo che mi è sembrato infinto, l’ho sollevata e buttata sul letto, liberandola anche dei pantaloni e delle mutandine in pizzo, abbinate al reggiseno.
La mia bocca vorace si è impadronita del suo sesso completamente depilato, la mia lingua si è insinuata all’interno suscitandole un gemito.
Le sue mani spingevano la mia testa contro il suo sesso, le mie strizzavano il seno, le natiche.
“Prendimi! Fallo ora!”
Mi alzai, mi liberai dei vestiti rimasti, e mi tuffai su di lei.
Il mio sesso trovò da solo la strada dentro di lei.
Finalmente stavamo scopando. La sollevai senza uscire da lei sdraiandola sul tavolo di vetro, dopo avere buttato per terra con un gesto tutto quanto c’era sopra.
La schiena si inarcò al contatto con il vetro freddo. Le sue gambe mi stringevano i fianchi. Ansimavamo, le nostre bocche si avvicinavano e allontanavano, i nostri respiri si fondevano.
“Fammi andare sopra. Voglio godere di te”
Uscì da lei e mi stesi sul letto. Lei mi salì sopra, si rimise dentro il mio sesso e iniziò a scoparmi. Era bagnata e scivolosissima.
Io le strappai di dosso il reggiseno e iniziai a strizzarle le tette e a morderle i capezzoli.
Senza più ritegno, ansimavamo, ci mordavamo, ci toccavamo. Lei mi spinse con la schiena sul materasso per continuare a prendersi piacere da me, toccandosi intanto con le sue mani. Ero sempre più eccitato e sapevo che non potevo durare molto.
“Girati” le dissi “ti voglio guardare da dietro”.
“Allora guarda”
Lei si sfilò, mi fece girare verso lo specchio sulla parete, poi si girò a sua volta dandomi la schiena, infilò nuovamente il mio sesso nel suo e riprese a montarmi.
Io avevo davanti quel culo meraviglioso e la sua schiena dritta, e nello specchio di fronte potevo guardare il suo seno e la sua mano che accarezzava il clitoride.
La mia mano si infilò fra i nostri due corpi, e un dito scivolò nel suo culo, mentre un altro accompagnava il mio cazzo dentro di lei.
Lei gemeva, io non volevo finisse mai.
“Vengo, Petra” le dissi in un gemito
“Dai! Riempimi!” mi rispose
E dopo un altro paio di colpi le riversai dentro tutto il mio seme. Insieme abbiamo emesso un suono animalesco, e poi lei si è accasciata su di me, la sua schiena sul mio petto.
Il respiro proseguiva affannoso e il petto saliva e scendeva convulsamente.
Dopo qualche minuto, iniziammo a riprenderci, lei si girò e si stese di fianco a me, con la testa sulla mia spalla, mentre io le accarezzavo i capelli.
In silenzio ci coprimmo con un lenzuolo. Non c’era niente da dire, solo due corpi che si scindevano dopo essere stati parte di un intero.
Siamo rimasti stesi per una mezz’ora, accarezzandoci e attendendo che il respiro e i battiti tornassero normali. Ricordo che sentivo il suo cuore battere sul mio petto.
Poi Petra disse: “devo andare a sciacquarmi prima di tornare a casa, e si diresse verso il bagno. Sentì l’acqua iniziare a scorrere e poi la sua voce: “mi aiuti a insaponarmi la schiena?”.
“Certo”
La raggiunsi nella doccia, le versai del doccia schiuma sulla schiena e iniziai a insaponarla, dal collo, alle spalle, le braccia, la schiena, poi le natiche, le cosce, i polpacci, e poi risalì lentamente. Il contatto con il suo corpo caldo aveva svegliato il mio sesso che si ergeva appoggiato al suo splendido culo.
Non resistetti, la catturai tra le mie mani, l’appoggiai alla parete della doccia e la infilai il mio sesso nella sua figa bagnata. La presi per i fianchi e iniziai a scoparla con forza, quasi con violenza, mentre lei mi incitava “Dai! Ancora! Scopami!”
Dopo qualche colpo la girai, la feci inginocchiare con forza e glielo misi in bocca.
Lei iniziò a succhiarlo con avidità, leccando tutta l’asta per poi prenderlo fino in gola, io non ragionavo più “Succhialo! Fammi venire!”
Fino a che le esplosi in bocca e lei proseguì, fino a suggere l’ultima goccia del mio seme, che sparì nella sua bocca.
Si alzò lentamente percorrendo con la lingua la mia pancia, il petto, fino al collo, e poi mi disse in un orecchio.
“Sei un porco”
E mi mordicchiò il lobo
“E tu una troia. La mia troia”
Ci baciammo appassionatamente e poi lei si sciacquò nuovamente, si mise un asciugamano addosso e tornò in camera, tenendomi per mano.
Recuperammo i vestiti che erano sparsi in tutta la camera, ci vestimmo, si passò un leggero trucco “sarebbe difficile spiegare perché sono completamente struccata” e uscimmo da quello che per qualche ora era stato il nostro nido. Ormai era passata l’una, uscimmo dal Motel, mi disse l’indirizzo e l’accompagnai a casa.
Arrivati, la guardai, lei si mise un dito sulle labbra lo passò sulle mie, e scese.
La seguì con gli occhi fino a che non sparì nel portone, e poi ripartì verso casa, contento e distrutto insieme.

Dopo qualche giorno, mentre ero al lavoro, suonò il telefono. Sandra. Mi spostai in un luogo appartato e risposi.
“Pronto”
“Allora è un vizio! Non sai stare vicino ad una donna senza scoparla.
Petra mi ha raccontato come è proseguita per voi la festa del mio compleanno.
Sembra che abbiate avuto un regalo migliore dei miei.” disse ridendo di gusto
Sorrisi. “E’ una donna bellissima“
“Vero? Conoscendoti avrei giurato che avresti cercato di sedurre me”
“Lo avresti voluto? Con il tuo compagno vicino? Me lo hai presentato apposta per mettermi in imbarazzo.”
Lei rise. “Non ho detto che lo avrei voluto, ho detto che avrei creduto che ci avresti provato”
“So che può sembrarti strano, ma anche io sono evoluto, col tempo”
Lei rise di nuovo.
“Certo. Volevo ringraziarti ancora per i magnifici fiori e per la buonissima bottiglia. Vuoi che ti racconti in che occasione l’ho bevuta?” E rise ancora.
“No, grazie. Ho una mia autostima, che cerco di difendere”
“Conti di rivedere Petra?” mi chiese con un tono diventato improvvisamente serio.
“Credo di no. Saresti stupita di sapere che non ci siamo neanche scambiati i numeri di telefono. Credo che per entrambi sia stato un regalo che ci siamo fatti, senza altre aspettative”
“Lei ha il tuo numero”
Quelle parole risvegliarono il mio sesso sopito dentro i pantaloni.
“Inshalla, Sandra”
“Vedremo. Mi ha fatto piacere rivederti. Buona giornata”
“Anche a me. Buona giornata a te”

Passò una settimana. Un giorno al lavoro, prima di ora di pranzo, squillò il telefono. Un numero sconosciuto.
“Arceri”, risposi
“Luca Arceri…”
La sua voce mi avvolse, suadente.
“Petra…”
“Ti disturbo?”
“Dammi un attimo”
Chiusi la porta, mi sedetti alla scrivania e misi gli auricolari.
“Ci sono. Tu e la tua amica siete imprevedibili”
Lei sorrise
“Scusa se ti telefono in orario lavorativo. Ho avuto il tuo numero da Sandra”
“Me lo ha detto”
Mi sembrava di sentire il suo profumo e di vedere le fossette che si creavano nelle guance quando sorrideva.
“Ma tu non hai chiesto il mio.”
“No. In effetti.”
“Posso chiederti il perché?”
“Perché l’altra sera ci siamo fatti un bellissimo regalo, ma questo non mi autorizzava ad invadere la tua vita, o a dare tutto per scontato”
“Ma questo avrebbe potuto valere anche per me, no?”
“Certo. Avrebbe potuto. Ma siamo qua al telefono”
Lei fece un risolino.
“Effettivamente. L’altra sera ci siamo detti pochissimo. Ti andrebbe di vederci per una colazione? Giusto per scambiare due chiacchiere senza stare al telefono?”
“Molto volentieri. Cosa ne pensi di domani?”
“Perché no? Domattina ho corso di Yoga dalle 9. Potremmo vederci alle 8 a un bar in zona palestra a San Fruttuoso.”
“Per me può andare benissimo”
“Solo che…”
“Cosa?”
“Non aspettarti di vedermi elegante come alla festa, starò andando in palestra”. La sentì sorridere mentre lo diceva.
“Non credo sarà un problema”
“Allora, va bene. Ti mando un messaggio con l’indirizzo del bar. A domani”
“A domani. Petra?”
“Dimmi Luca”
“Grazie per avermi chiamato. Buona giornata”.
La sentì sorridere di nuovo mentre chiudeva il telefono.

Il giorno dopo arrivai al bar con 10 minuti di anticipo, mi sedetti e iniziai a sfogliare il giornale. Dopo qualche istante ebbi la sensazione di sentire il suo profumo, alzai gli occhi e la vidi entrare dalla porta.
Portava i pantaloni di una tuta azzurra attillata, e sopra una felpa chiara.
I suoi cappelli erano raccolti in una coda.
Aveva un leggero trucco, probabilmente adeguato ad una giornata in palestra.
Era bellissima.
Mi alzai e l’attesi al tavolo. Ci scambiammo un bacio di circostanza come vecchi amici e ci accomodammo.
“Cosa desideri?”
“Una spremuta di arancia e un caffè”
Chiamai il cameriere. “Per favore: un cappuccino, una spremuta di arancia, un caffè e un cornetto alla marmellata, grazie”
La guardai negli occhi. “Sei bella in un modo imbarazzante”
Lei sorrise e nelle guance si formarono le due fossette che mi ricordavo bene.
“Grazie. Ma io sono in tuta e tu in vestito e camicia”
“Abito da lavoro entrambi, no?”
E facemmo una risata insieme che spezzò la tensione che si percepiva tra noi.
“Ho raccontato a Sandra di quanto è successo la sera del suo compleanno”
“Me lo ha detto”
“Ti disturba?”
“No. Direi di no. Quando mi ha chiamato mi ha preso in giro e mi ha detto che, conoscendomi, si aspettava che ci provassi con lei”
Petra fece un risolino.
“Sandra è un’amica molto intima. E sa giocare con il suo fascino”
“E le piace giocare come il gatto con il topo”, chiosai.
“Esatto. La conosci”
“Una volta la conoscevo.”
“Anche lei una volta ti conosceva meglio, forse, e quindi si aspettava da te un comportamento diverso”
“Già. Direi che ti abbia grandemente sottovalutato…”
Lei rise
“Quindi non le hai fatto la corte solo perché c’ero io?”
“Cerchi di tirarmi in un tranello?” Risi e lei rise con me.
“Sandra rimane una donna bellissima. Sembra che gli anni siano passati su di lei senza lasciare segni. L’ho trovata anche, come dire, addolcita. Meno dura. Ma forse era solo l’occasione particolare e la presenza del suo compagno”
“Il suo fascino continua a colpirti anche dopo 10 anni, vedo”
“Si, certo. Ti disturba? Ma sei tu che hai catturato i miei occhi, ed è con te che sono andato via quella sera, non con lei. E tu non sei stata un ripiego”
“…”
“Da allora mi capita di sentire il tuo profumo, come se ti avessi ancora addosso”
Chinò la testa da un lato sorridendo, con un movimento dolcissimo. Se non fossimo stati in pubblico, e vicino alla sua palestra, non avrei resistito a baciarla. Il mio sesso si era eretto e avrei voluto portarla fuori da lì subito.
“L’altra sera è stato molto bello. Di una passione quasi animale. Ci siamo detti pochissimo ma i nostri corpi, le nostre bocche, si sono dissetati nell’altro”
“Bellissimo. Forte, deciso…”
“Mi piacerebbe che potesse riaccadere”
Sentì un tuffo nello stomaco e un’erezione ancora più forte.
“Se non fossimo dove siamo, ti porterei con me adesso”
“Martedì la palestra è chiusa per manutenzione, e potrei essere libera dalle 8 e mezza alle 15”
Feci mente locale velocemente e le dissi: “Ci sarò. Possiamo incontrarci al parcheggio di fronte ed andare dove siamo andati la volta scorsa”
“Per me va benissimo”
Ci alzammo, pagai la consumazione e ci dirigemmo alla porta. Lei si avvicinò alla sua macchina e, prima di entrare, si girò, piantò un’altra volta i suoi occhi nei miei facendomi vacillare, e disse “grazie per esserti trattenuto, oggi.”
“Non è stato facile”
Lei sorrise. Come allora, si passò un dito di traverso sulle labbra, come per un bacio, e poi lo appoggiò sulle mie labbra.
Entrò in macchina, l’accese, calò il finestrino e mi guardò “ti sorprenderò”. Poi partì e si allontanò. Io la seguì con lo sguardo fino a che sparì dietro alla curva.
Confuso ed eccitato, tornai alla mia macchina per dirigermi in ufficio.

Nei giorni successivi ebbi modo di ripensare all’incontro e al perché avesse aggiunto quelle ultime parole. Per sorprendermi non aveva bisogno di altro che il suo corpo, e lo sapeva bene.
Finalmente arrivò martedì. Arrivai 5 minuti prima dell’orario concordato al parcheggio dove avremmo dovuto incontrarci. La vidi arrivare su una piccola macchina rossa, si avvicinò e mi disse “parcheggia. Andiamo con la mia macchina”
Pensai che non volesse lasciarla in vista, parcheggiai, scesi e salì dal lato passeggero.
Il suo profumo mi inebriò subito.
Era vestita con un corto vestito in lanina nero attillato, dal quale uscivano le sue gambe coperte da calze di nylon scure e scarpe nere col tacco.
Il vestito sottolineava il suo seno meraviglioso.
“Non credo di potere attendere” le dissi baciandola.
Lei prese la mia mano sinistra e se la portò tra le cosce.
“Così hai qualcosa da fare”
Le calze terminavano sotto il bordo del vestito, oltre, la carne era scoperta.
La mia mano, salendo, arrivò a toccare le mutandine sulle quali le mie dita riconobberò dei decori.
Il calore del suo sesso era evidente.
Lei rise, mi tolse la mano e partì verso l’entrata del Motel.
“Un documento, dottor Arceri”
Glielo porsi, lei avvicinò la macchina alla reception, consegnò i documenti e prese la chiave.
La macchina entrò piano e si fermò di fronte alla stanza 17.
Numero curioso, pensai.
Parcheggiò, io scesi e feci scendere la serranda del parcheggio che avrebbe nascosto la macchina.
“Ora tocca a me toccarti” disse con un sorriso pieno di eccitazione.
Mi baciò sulle labbra e infilò le mani nelle tasche dei pantaloni accarezzando il mio sesso turgido.
“Bene. Vedo che siamo pronti” disse sorridendo.
Mi prese la mano, andò verso la porta, la aprì e entrò per prima. Io la seguì e chiusi la porta.
Nella penombra della camera sentì una voce che conoscevo molto bene: “Ciao, Luca…”
Sandra.
Stava in piedi al centro della stanza coperta solo da un accappatoio chiuso in vita.
Petra rise. “Ti avevo detto che ti avrei sorpreso, e che Sandra è un’amica molto intima”
Mentre io cercavo di realizzare cosa stesse accadendo, Petra si avvicinò a Sandra senza lasciare la mia mano, la bacio sulla bocca con un bacio pieno di passione, poi guidò la mia mano sotto l’accappatoio, su quel seno che le mie dita conoscevano così bene. I capezzoli erano turgidi e le nostre mani unite li sfiorarono.
Petra lasciò la mia mano, si inginocchio davanti a Sandra aprendo la cintura dell’ accappatoio, il suo corpo era nudo, rividi quel pelo leggero all’inguine che avevo tante volte baciato, ma questa volta era la bocca di Petra.
Sandra gemette, alzò la coscia e la mise sulla spalla dell’amica la cui lingua ebbe accesso completo al suo sesso.
Io ero sconvolto da quello che stavo vedendo e da cosa stava accadendo.
“Aiutami” disse Sandra.
Mi tirò dietro di lei in modo da appoggiarsi al mio petto, una mano scese a prendermi il sesso da sopra i pantaloni mentre l’altra tirò dolcemente il mio viso verso la sua bocca, e mi baciò di un bacio profondo. Le nostre lingue si rincontrarono, le mie mani erano sul suo seno e sulla testa di Petra, che continuava a baciarle il sesso e si stava ora aiutando anche con le dita, che entravano e uscivano dal corpo di Sandra.
Pazzesco!
Ma dovevo vedere quel corpo.
Spinsi Sandra sul letto, le diedi la schiena, sollevai Petra e le sfilai il vestitino.
Aveva le calze auto reggenti che avevo realizzato, e un intimo nero di pizzo decorato.
Da dietro Sandra mi aveva aperto i pantaloni e liberato il mio sesso. Le mani delle due amiche si incrociavano e stringevano sul mio sesso mentre io succhiavo la lingua di Petra e le mie mani accarezzavano il suo seno.
“Vieni, Luca” era Sandra.
Mi spogliarono e mi fecero sdraiare sul letto. Sandra mi salì sopra e si infilò il mio sesso dentro al suo già aperto.
Petra si mise sulla mia faccia offrendomi la sua figa depilata, e iniziò a baciare la sua amica. Le loro mani accarezzavano i loro corpi e il mio. Sentì una mano di Sandra avvicinarsi alla mia bocca, che ancora stava leccando il sesso di Petra, e due sue dita toccare la mia lingua e infilarsi nella figa bagnata. Le stava facendo un ditalino mentre io la leccavo!
Petra gemette forte “Dai…”
Io misi una mano dietro a lei, infilandole un dito nel culo. Potei sentire le dita di Sandra muoversi. Petra emise un grido soffocato. Sandra si era sfilata dal mio sesso e, tenendo sempre le dita dentro la sua amica, mi stava facendo uno di quei pompini di cui era maestra. L’altra mano mi accarezzava i testicoli e si spinse fino a toccarmi con le dita il buco dietro. Allora non lo aveva mai fatto.
Iniziò a stuzzicarmi il culo, e poi un dito entrò mentre proseguiva il pompino. Sentì il suo naso appoggiarsi ai peli del mio pube mentre tutto il mio sesso era dentro la sua bocca. In questi anni era molto migliorata. Chissà chi era stato il suo maestro.
“Così mi fai venire subito…” dissi.
Risero entrambe, si sfilarono e Sandra andò alla sua borsa e tirò fuori una pastiglia viola. “Sorpresa! Ci piace il tuo cazzo e oggi lo vogliamo duro a lungo”
Mi diede la pastiglia insieme ad un goccio d’acqua.
Intanto Petra si mise sul letto con la schiena contro la testiera e le gambe aperte.
Come fosse un richiamo, Sandra si inginocchiò, le mise la testa tra le gambe e iniziò a leccarla. Sentì una vibrazione e vidi che Sandra aveva in mano un piccolo vibratore che aveva infilato nel sesso di Petra ad accompagnare la sua lingua.
Io mi spostai dietro e vidi nuovamente il culo di Sandra. Era leggermente abbondante come lo ricordavo, e spaventosamente eccitante.
Infilai il cazzo fino in fondo nella figa, e inizia a prenderla a pecorina. “Scopami” gemette. Con le mani le accarezzavo i fianchi e la schiena, e poi feci una cosa che allora non avrei mai fatto, mi inumidì un dito e glielo misi nel culo. “Porco! Siii…”
Ricordo che allora mi disse che non lo aveva mai fatto dietro.
Petra, nell’oblio dell’orgasmo, mi guardava. Io mi sfilai da Sandra e dissi “tocca a te” mi misi in piedi sul letto e le infilai il cazzo in bocca. La pastiglia blu iniziava a fare effetto, e il cazzo era diventato ancora più rigido.
Petra iniziò a farmi un pompino pazzesco mentre la sua amica continuava a lavorarla con la lingua e con il vibratore. Sentì una lingua stimolarmi le palle. Sandra aveva lasciato la sua amica, si era stesa su di lei e la accompagnava nel pompino. Un dito entrò nel mio culo, ma non avrei saputo dire di chi fosse.
“Vengo!” Inondai la bocca di Petra di seme con un ruggito. Sandra si era spostata di fianco e contendeva il seme e l’uccello alla bocca di Petra.
Mi pulirono con la lingua, io mi spostai e loro continuarono a baciarsi con la lingua. In quale bocca fosse finito il mio seme, non lo avrei mai saputo.

Finimmo tutti e 3 stesi sul letto.
“Ricordatevi che sono un signore di mezza età… Mi farete morire”
Sandra e Petra si misero a ridere.
Poi Petra disse “Sandra mi aveva raccontato dei particolari di te, e io gliene ho raccontati altri, dopo il nostro incontro. Abbiamo avuto la curiosità di mettere alla prova i nostri reciproci racconti” ed entrambe risero.
Sandra aggiunse “Io ti avevo chiesto se tu avessi voluto sapere in che occasione avessi degustato il tuo Champagne, ma tu hai rifiutato, e ti sei perso un racconto… interessante”
“Diciamo che avevo frainteso e che mai mi sarei aspettato quello che è appena successo”
Entrambe risero.
Sandra prosegui “Il racconto della vostra doccia è stato molto stimolante, onestamente. Ci abbiamo giocato e ricamato molto. Non mi ricordavo che fosse successo ai nostri tempi. Mentre quello del tavolo sembra un tuo marchio di fabbrica”.
“Non lo definirei così. Nessuna delle due volte era ‘programmato’, è venuto così nell’eccitazione del momento”
“Vedo” prosegui Sandra “che il nostro regalo è stato utile” e mi prese in mano il sesso che rimaneva eretto.
“Vediamo come facciamo a fare piegare la testa a questo signore arrogante” e lo prese in bocca.
Petra le disse: “ti sei divertita, ora tocca a me”. Le sollevò la testa con dolcezza e le diede un bacio profondo, poi si mise sopra di me dandomi la schiena e si infilò sul mio sesso. “Mi hai detto che ti piace guardarmi così, no?”
“Hai un culo meraviglioso. Non finirei mai di guardarlo e di toccarlo”
Mentre lei prendeva piacere da me, Sandra si mise davanti a lei e iniziò a baciarle il seno e a toccarla. Sentivo le mani di Sandra toccare il mio sesso mentre entrava e usciva dal corpo di Petra. Lei gemeva ed era sempre più eccitata.
Sandra prese in mano il mio sesso e iniziò a guidare il movimento dentro Petra.
Ancora una volta stava giocando con me. E con lei.
Poi mi sollevai, stesi Petra di fianco e io e Sandra iniziammo a baciarle il seno e il corpo. E a baciarci fra di noi. La cosa era estremamente eccitante e Petra iniziò a masturbarsi.
Le bocche mia e di Sandra continuavano a dividersi il corpo di Petra. Che gemeva e sorrideva, felice di quelle doppie attenzioni. Io mi sollevai e infilai il mio sesso tra gli abbondanti seni di Sandra, che intanto mi leccava il glande.
Petra riprese il vibratore e inizio a masturbare Sandra, che perse il controllo: “Porco. Riempimi le tette. Dammi tutto il tuo latte!”
Continuammo a giocare così e poi le due donne si staccarono e si misero fianco a fianco sul letto a pecorina. “Vediamo cosa farà adesso e a chi darà la sua preferenza” disse Sandra sorridendo sorniona.
Io mi misi dietro di loro e guardai questo spettacolo incredibile. Il culo di Petra era più piccolo e sodo, quello di Sandra più ampio e accogliente. Infilai il cazzo dentro al sesso di Petra, fino in fondo, poi lo tirai fuori e lo infilai in quello di Sandra, e poi lo rifeci più volte.
Entrambe gemevano.
“In questa posizione rischiate…”
“E chi ti dice che non ne siamo coscienti?” Rispose Sandra
Iniziai a sbattere forte Petra, mentre la mia mano si occupava del sesso di Sandra. L’invito era troppo forte e misi un dito in ciascuno dei due culi.
Quando l’eccitazione raggiunse il massimo, tolsi il cazzo dal sesso di Petra e lo appoggiai al suo culo “Dai!” mi incitò lei.
E io la presi dietro, lentamente lo infilai fino in fondo, e poi iniziai ad andare avanti e indietro, alternando la mia penetrazione tra i due buchi.
Sandra, intanto, si era spostata di fronte alla sua amica e si faceva leccare la figa.
“Voglio anche il tuo culo” dissi
“Vienitelo a prendere” rispose
Uscì da Petra, stesi Sandra sui letto e iniziai a scoparla con le gambe sulle mie spalle.
Poi usci da lei e, nella stessa posizione, glielo infilai nel culo.
“Argh…” gemette, e poi mi disse “porco bastardo”. Io, senza ascoltarla, continuai a scoparle il culo. Poi sentì una vibrazione sulle natiche e Petra mi infilò nel culo il piccolo vibratore.
Resistetti ancora pochi colpi e poi venni nel culo di Sandra, mentre il mio era soggiogato dai giochi di Petra.
“Vengo!” Dissi con un urlo strozzato.
Quando il seme finì di uscire, il mio cazzo rimase duro nel culo di Sandra, che intanto aveva due dita nella figa.
“Porco. Mi hai riempito il culo” gemette

Rotolai di lato sudato. Petra mi si sdraio di fianco mettendo la su testa sul mio petto.
Sandra andò in bagno. Ci coprimmo con un lenzuolo e io accarezzai lentamente quel corpo stupendo. Anche questa volta non c’era tanto da dire.
Sandra tornò e prese il comando, come sempre, facendo apparire da una borsa delle fragole e una bottiglia di spumante.
Nudi, senza più vergogna, ci concedemmo quell’aperitivo per riprenderci e riposarci.
“Da quanto vi conoscete?” chiesi
Sandra rispose “Petra era una delle mie alunne più dotata nei primi tempi del mio insegnamento. E ha seguito il mio suggerimento di proseguire e diventare anche lei una insegnante. L’ho seguita in questo percorso e siamo diventate amiche e, nel tempo, … amiche intime. Prima di lei non lo avrei mai pensato”
“Neanche io” aggiunse Petra “è stata un’evoluzione naturale di una amicizia sempre più profonda”
“Siete meravigliose” aggiunsi “si vede la vostra intimità mentale prima che fisica”
Entrambe sorrisero.
“Ma io che c’entro?”
Sandra risposte. “Nulla. E’ stato un caso. Sei stata una persona vicina in un tratto importante delle mia vita. Per questo ho scelto di passare oltre la nostra storia ed invitarti alla mia festa. Nulla era stato pensato”
“Neanche per me.“ aggiunse Petra “alla festa mi sei piaciuto e sei stato intraprendente. Io ho solo dovuto accettare”
“Questo mi tranquillizza” dissi ridendo e loro si aggiunsero alla risata.
“Mi piace pensare a questo come un momento magico e un regalo che ci concediamo… Se sopravvivo…”
E di nuovo ridemmo insieme.
Guardai l’ora e ormai era passata ora di pranzo.
“Direi che sia ora di prepararsi”
Petra disse “devo andare in bagno” e se ne andò. Dopo qualche minuto sentimmo l’acqua della doccia e anche Sandra andò verso il bagno, mentre io rimanevo nel letto.
Passato qualche altro momento, sentì dei rumori provenire dal bagno e mi avvicinai, e lo spettacolo che mi si presentò davanti mi stupì una volta in più in quella giornata incredibile. Petra era appoggiata al muro e dava le terga a Sandra, che la possedeva da dietro con il vibratore.
Petra aveva gli occhi chiusi e stava chiaramente godendo.
Sandra la incalzava “Godi? Ti piace il suo cazzo, vero? Sei una troia!”
Petra gemeva sotto questo trattamento.
Vedendo la scena, il mio sesso tornò duro come il marmo. Entrai nella doccia anche io e spinsi Sandra sulle ginocchia, mettendole il cazzo davanti alla bocca. Lei non si fece ripetere l’invito e iniziò un pompino meraviglioso, facendo nuovamente sparire il mio sesso nella sua bocca fino ad appoggiare il naso sui miei peli pubici. Petra si mise dall’altra parte in modo da potermi baciare con tutta la lingua.
Io sentivo il mio sesso entrare e uscire dalla bocca di Sandra, e intanto potevo godere delle tette e della lingua di Petra. Poi Petra si è inginocchiata a sua volta vicino a Sandra e si è unita al pompino. Le loro bocche si dividevano il mio sesso e intanto si univano in dei baci profondi. Sfruttando la posizione, le loro mani si davano vicendevolmente piacere, e ho avuto l’impressione che le dita si infilassero in entrambi i loro buchi. Ho retto poco questa scena incredibile e son venuto di nuovo copiosamente, riempendo di seme i loro visi.
Nessuna delle due si è tirata indietro ed entrambe hanno sorriso quando gli schizzi sono arrivati, e poi mi hanno pulito il sesso con le due lingue. Non ci potevo credere. Poi si sono sollevate e hanno iniziato ad insaponarmi con un sapone oleoso, dalle spalle, le braccia, la schiena, la pancia, fino a che Petra ha iniziato a insaponarmi il sesso, facendomelo tornare duro tra le sue mani, mentre Sandra è scesa tra le natiche e mi ha infilato prima una e poi due dita dentro. Era un poco come se mi stessero violentando. In quel momento pensavano a loro e io ero solo un oggetto con cui giocare.
Questo pensiero mi inquietava e mi eccitava allo stesso tempo.
“Mettiti giù” disse Sandra.
Mi fece mettere sulle ginocchia e poi inizio a scoparmi il culo con le dita e con il vibratore.
Vendetta o completamento dell’intimità tra noi tre?
Dopo qualche istante tutto finì. Finimmo di lavarci, le signore si asciugarono i capelli e si truccarono leggermente, recuperammo i vestiti, li indossammo e a quel punto eravamo pronti.
Ci guardammo negli occhi, ci baciammo e scoppiammo in una risata liberatrice.
Era stato un gioco. Bellissimo, coinvolgente, a tratti estremo, ma sempre un gioco.
Uscendo, chiudemmo la porta dietro a noi.
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