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L'AFFIDAMENTO (seconda parte)


di cagnettabianca
23.12.2020    |    8.067    |    1 9.9
"Emetto forti mugolii ma lui imperterrito continua cercando di allargarmi il più possibile..."
Il silenzio squarciato dal solo dondolio dell’asta del pendolo ipnotizza la mente. Il mio animo galoppa verso situazioni astratte. Scene si susseguono bizzarramente tra supposizione e immaginazione mentre il ritmo dell’orologio a muro scandisce il tempo, rivelandosi un ottimo compagno.
Impensierita e rapita dal rumore della sua oscillazione mi domando cosa avverrà in me in questa nuova esperienza. Il mio essere sarà ancora forgiato e la mia educazione perfezionata. Non posso e non voglio deludere la mia Padrona né questo Master che mi ha accolta nella sua casa.
Ho già voluto, con la mia “Signora”, la formazione che annulla dubbi e resistenze. Ho accettato il donarmi e il controllo totale, perché è così che deve essere fino in fondo e oltre. So perfettamente che la mia indole mi porta all’adorazione e al desiderio di servire sempre di più.
Assorta profondamente nel mondo dei pensieri non mi accorgo della sua presenza fino a quando percepisco il contatto di una mano decisa che spinge sul mio ventre. Eccolo…. è lui: il Padrone! Con la determinazione del suo gesto, fa gravare in me il peso del suo dominio. Immediatamente rientro nel mondo reale e in un istante i miei occhi sono già calamitati ai suoi. Uno sguardo azzurro e glaciale mi cattura mentre il mio cuore galoppa velocemente verso uno stato ansioso. Intimidita mi sento agitata, imbarazzata, confusa. Cerco di muovere il corpo nonostante i legacci di pelle mi bloccano polsi e caviglie. Lui si accorge della tensione e come per rassicurarmi muove sapientemente la sua mano insieme all’altra fino a crearmi, gradatamente, uno stato di abbandono. Movimenti sinuosi rilassano i miei muscoli e mi riscaldano la pelle. Sono coinvolta piacevolmente in questa pratica fino a quando un brivido improvviso si impossessa di tutta me stessa. Le sue mani ferme attanagliano decise le mie tette che nonostante il dolore attivano il circuito cerebrale del piacere. Intrigata capisco che le mie forze stanno cedendo lasciando spazio alle sue volontà mentre ormai consapevole mi consegno totalmente a lui.
Intanto che stringe e tira forte i capezzoli il dolore si diffonde e si propaga nel mio interno fino a farmi raggiungere, come una saetta, un forte scossone di goduria improvvisa che sprigiona e schizza i miei umori. Sono in estasi, non riesco a controllarmi e automaticamente la mia figa si inonda con la fuoriuscita della mia eccitazione. Il dolore provato si è automaticamente trasformato in una condizione di benessere, intrigo e godimento. Mi preoccupo però del mio stato sapendo che sottolinea vergognosamente il mio essere cagna. Il sesso mi piace, mi attrae e mi coinvolge maledettamente in tutte le sue forme.
Lui si accorge e con voce rigida mi comanda di autocontrollarmi. Devo azzerare l’ansia, annullare tutti i pensieri e la volontà. Mi ordina di affidarmi con fiducia alla sua persona e alle sue pratiche perché è sua intenzione portarmi senza tabù ai limiti estremi del mio ruolo e del suo piacere.
Queste parole giunte alle orecchie mi fanno sentire come una fronda squarciata improvvisamente dal fulmine. Veloce come un lampo vedo sferzare e cadere sui miei occhi una benda di seta rossa. La sua morbidezza e il suo calore mi negano la vista, ma mi aiutano a concentrarmi e ampliare le sensazioni.
Sul corpo sento il susseguirsi di veloci e freddi dentini pungenti che scorrono sulla pelle disegnando dolci linee attorno ai capezzoli per poi scendere lentamente verso l’inguine e entrare dentro le già spalancate grandi labbra in cerca del clitoride. Capisco che sta manovrando una girandola d’acciaio con la ruota di metallo acuminato. Le puntine mi danno l’idea di tanti stuzzicadenti che usati in sequenza penetrano, stuzzicano e stimolano ardentemente. I movimenti ora leggeri e poi più pesanti mi procurano una sorta di tensione che mi portano fuori di testa. Questo giocattolo sta funzionando egregiamente e ammalia la mia indole coinvolgendo ardentemente la libido. La pressione di questo aggeggio procura in me un coinvolgente intrigo, mi sento trasportare proprio a metà tra piacere e dolore. Non riesco a autocontrollarmi e ancora un fiotto di umore schizza improvviso fuori dalla mia figa. Un brusco schiaffo sul pube che coinvolge anche il clitoride mi smorza il piacere e chiama al controllo del mio essere mentre lui, ora con la sua rotella, si dedica alla pianta dei miei piedi. Soffro il solletico. Non riesco a ridere. Emetto forti mugolii in quanto ho la bocca tappata dalla pallina di gomma, che mi spinge e blocca anche la lingua. Con il suo attrezzo risale ancora verso i miei fianchi e termina il suo percorso intorno ai capezzoli. Non nascondo che dentro di me la tensione è altissima e sento come un formicolio che si concentra al clitoride facendolo pulsare. Ho gli occhi ancora bendati quando percepisco le sue mani maneggiare con insistenza i miei capezzoli. Li preme, li torce, li stimola, li pizzica fino a quando decide di incapsularli dentro delle potenti ventose. Capisco che sta usando dei succhia capezzoli quando sento una presa ottimale che me li tira dentro. Me li rinchiude entrambi senza problemi posizionando la loro larga ventosa e li aspira internamente con forte determinazione. Sento dolore ma lo stesso, dopo qualche minuto, mi produce uno stimolo intenso di piacere. Le sue mani scorrono lungo il mio corpo fino a bloccare l’attenzione tra le mie cosce. Ho da sempre gambe interessanti: toniche e proporzionate. Hanno curve nei punti giusti e mettono in risalto l’interno coscia sodo e super tonico. Meritano attenzione e attirano gli sguardi. Le tasta, le stringe, le batte, le massaggia. Le mie gambe sono bene divaricate e esibiscono senza pudore la mia parte intima che si presenta ai suoi occhi viscida, vogliosa e calda. Totalmente depilata proprio per essere sempre bene esposta e pronta a mostrare ogni sua fattezza. Dentro di me percepisco una fregna tesa come una corda di violino. Il clitoride è sicuramente gonfio, turgido e voglioso di cure. Le ventose che sono state applicate ai capezzoli mi provocano uno stato di eccitazione che per riflesso confluisce alla passera lo stimolo provocandone la fuoruscita degli umori in modo spontaneo e incontrollabile. Le sue dita esplorano, giocano, carezzano le grandi e piccole labbra. Le aprono, le chiudono, le penetrano, le tirano. Titillano il clitoride, lo stimolano creando cerchi intorno a esso. Sento la figa surriscaldarsi. Ho forte desiderio sessuale di raggiungere l’orgasmo. Sono immersa in dolce torpore di benessere fino a quando le sue mani aprono senza pietà la mia vagina. Un sussulto è in me. Il dolore mi riporta all’autocontrollo. So perfettamente che il mio corpo è usato per il suo appagamento e senza il suo consenso mi è vietato godere. Capisco che vuole vedere quanto si dilata il buco della mia sorca. Sento la sua mano spingere, vuole entrare. Ha deciso di ispezionarmi. Ci prova anche con la mano a pugno chiuso. Esplora quella parte del mio essere che mi tiene sempre umida e in fibrillazione confermandomi da sempre “cagna in calore”. Ormai tutte le sue dita sono dentro la mia gnocca. Mi toccano e mi stimolano. Si muovono decise e sapienti fino al mio sfinimento. Sussulto e squirto con un forte getto di piacere che sicuramente somiglia allo zampillo di una fontana. Non riesco a controllarmi e travolta dalla libidine spruzzo ancora fiotti potenti sottolineando così l’intensità del mio piacere. Confesso che inizialmente sento dolore quando ruota e apre la mano dentro di me, simulandola a un enorme cazzo che prorompente vuole giungere a sfondare l’utero. Emetto forti mugolii ma lui imperterrito continua cercando di allargarmi il più possibile. Mi umilia dimostrando che non so contenermi e raggiungo in breve tempo il piacere di una troia. Anche il buco del mio culo non passa inosservato. Sento stimolarlo e stantuffarlo con le dita che presto però lasciano posto all’introduzione di un grosso plug anale che dovrà farmi da tappo fino a sera.
Soddisfatto della sua esplorazione si riconcentra alle mie tette. Ormai sono assuefatte dal forte tiraggio delle ventose e i capezzoli al loro interno sono raddoppiati. Tira via i succhiotti e li stringe forte come per massaggiarli. Ho dolore ma percepisco la sua soddisfazione. Esclama che sono favolosi e che promettono grandi cose. Sbotta con enfasi che sono proprio come quelli di una vacca da latte: grandi, gonfi e sensibili. Il calore della sua lingua e il mordicchiare dei suoi denti in cima a essi mi provocano un brivido e un sussulto fisico. Li preme con le labbra e li succhia ardentemente come se gli offrissero da bere. Le sue mani adesso stringono la base delle tette che anche se un po' indolenzite si offrono sode e fiere al padrone per essere munte. Sono prosperose e nelle sue mani diventano come due grosse palle pronte a scoppiare. Durante questa sessione confesso che non sono riuscita a controllare i miei istinti animali e so di meritare la conseguente e giusta punizione che non tarda a essere eseguita.
Slegata, ma ancora bendata e con la pallina in bocca mi fa scendere dal lettino. Mi accompagna per qualche passo e poi e mi fa piegare a novanta gradi con le gambe bene divaricate. Stendo le braccia e appoggio le mani alla sbarra che trovo davanti. La testa è in linea con il corpo. Eseguo l’ordine e la sua volontà. Sento che controlla la mia postura, la mia schiena, le mie natiche e il plug conficcato nel buco del culo. Sistema meglio quest’ultimo spingendolo ancora più in profondità mentre dalle grandi labbra percepisco ancora il colare dei miei liquidi libidinosi. Ha mani calde, determinate, esperte. Sa cosa vuole e sa cosa fare.
Passa qualche minuto in questa mia posizione quando un colpo di canna sottile irrompe il silenzio che aleggia nella camera. Il frustino sferza impietoso sulla mia carne. E’ la punizione che ho meritato. Con la mente conto il susseguirsi di 15 colpi che si depositano decise sulle mie chiappe. Ho dolore, bruciano, mi segnano. Le lacrime sgorgano dai miei occhi e bagnano la benda che ancora mi vieta la vista. Non riesco a rimanere completamente muta ed emetto forti mugolii a ogni colpo ricevuto. Lui continua imperterrito perché sa dalla sua esperienza che è indispensabile per me. Il dolore fa male, ma mi fa stare bene, mi piace e quasi non sento il bisogno di smettere. Non nego che soffro ma provo delle reazioni contrastanti: sudo, tremo, mi abbandono totalmente alle emozioni. A volte la perdita dei sensi che provo è tale da non essere paragonabile a nessun’altra esperienza sessuale. E’ pur vero, comunque, che devo essere predisposta per far diventare il trattamento davvero eccitante. Anche i segni che rimangono fanno male, ma nello stesso tempo contribuiscono anche a farmi stare bene. Mi sorprendo quando accarezzo le ferite e ricordo le sensazioni vissute quando le frustate mi vengono inflitte.
Conclusa la punizione sento la sua mano accarezzare la mia testa. Le sue dita si attorcigliano tra i miei capelli e tirandoli mi mette in posizione eretta. Tengo gli occhi bassi quando mi toglie la benda e mi libera la bocca dalla pallina. Adesso che ho la bocca libera lo ringrazio mentre mi porge con le mani il frustino facendomelo baciare. Bacio anche le sue mani in segno di sottomissione e ringraziamento.
Vengo affidata alla donna di colore che avevo già intravisto, al mio arrivo, nell’anticamera della casa. Ordina di accompagnarmi in camera, occuparsi dei miei segni e rendermi pronta al prossimo suo incontro.

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