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La mia prima coppia Dom


di stefywc
04.11.2019    |    7.376    |    15 7.2
"Per fortuna però sono stata appagata in un altro modo, infatti durante tutta la serata, mi ero accorta che a volte si assentavano, si allontanavano e io..."
Erano già diversi mesi che ero succube di un nuovo Padrone, particolarità di questo rapporto era il fatto, che Lui mi teneva sempre costantemente bendata, tant'è che a tutt'oggi, nonostante numerose sessioni, posso affermare di non averlo mai visto in volto, né tanto meno il suo corpo, ed aggiungo anche, che le pochissime volte che ho avrei avuto modo di sbirciare, ho voluto rispettare il Suo volere e quindi tenendo lo sguardo basso, oppure gli occhi chiusi, ho resistito alla tentazione di guardarlo; a tal proposito devo anche aggiungere, che tale costrizione è stata scrupolosamente osservata, fin dalla prima sessione, quando eseguendo gli ordini ricevuti in chat, io mi sono fatta trovare nel bagno della camera del motel, dove ero entrata prima che Lui arrivasse, già bendata, con calze autoreggenti e reggicalze, a quattro zampe e dando le spalle alla porta, restando così immobile in attesa del Suo arrivo; dopo circa un quarto d'ora, l'ho sentito entrare, il cuore mi batteva a mille non sapendo a cosa andavo incontro, Lui si è avvicinato, mi ha sussurrato "brava schiava", si è assicurato che fossi ben bendata, mi ha ammanettato mani e piedi, poi mi ha letteralmente trascinata in camera, dove è avvenuta la nostra prima sessione.
Da quel momento iniziò questo mio nuovo rapporto di sottomissione, per diverse sessioni Lui continuò a dominarmi sempre in quel motel, finché un giorno a fine seduta, mi informò che la prossima volta sarei dovuta andare a casa Sua, dove mi attendeva anche una bella sorpresa; io eccitata da questa novità, pur non sapendo a cosa andavo incontro, non esitai ad accettare l'invito, che d'altronde era anche un ordine.

Il giorno concordato, come da ordini ricevuti, salii su da Lui in ascensore, dove mi feci trovare girata di spalle, Lui entrò, mi bendò per bene come al solito e mi condusse nel Suo appartamento; lì gli consegnai le cose che mi aveva ordinato di portargli: una grossa ciotola per cani, delle mollette, del sale grosso e un grossissimo cetriolo, il più grande che riuscivo a trovare; mi fece spogliare, sotto ero già pronta con calze e reggicalze; come Suo solito, mi legò strettissimo il cazzino e le palline con una fascetta da elettricista, che come da consuetudine, poi avrei dovuto tagliare e togliere con molta fatica e dolore, una volta arrivata a casa mia.
Mi ammanettò e legò come un salame, sbarra ai piedi per farmi stare a gambe aperte, attaccata credo a un gancio, immobilizzata e senza difese.
Poi mi disse "ti ricordi schiava, che ti avevo promesso una sorpresa? Eccola!", fu a quel punto che sentii una voce femminile, l'eccitazione e l'adrenalina salì alle stelle, Lei subito mi disse: "Io sono la tua Signora, non azzardarti mai a chiamarmi Padrona, ogni volta che lo farai, ti punirò" e così fece, infatti a me spesso capitava di sbagliarmi a chiamarla, ed ogni volta venivo punita severamente con schiaffi, calci, percosse di vario genere, con fruste e/o bacchette; poi proseguì deridendomi per le ridicole dimensioni del mio cazzino, disse che era veramente insignificante e inutile, poi si avvicinò, mi annusò e mi disse che avevo la solita puzza da schiava, si strusciò su di me, mi fece sentire le Sue tette, aveva una pelle liscia e morbidissima, che mi mandavano in estasi; poi mi derise e rimproverò perché le mie calze autoreggenti si erano un po' arrotolate ed inoltre mi disse anche che non andava bene lo smalto rosso che mi ero messa alle unghie, la prossima volta avrei dovuto usare uno smalto marrone color merda, più adatto a me.
A quel punto cominciarono le torture e le umiliazioni; il Padrone mi strizzo subito in modo molto energico i capezzoli, io mi contorcevo dal dolore, Lui Le disse che quello era il mio punto debole, fu così che Loro decisero di applicarmi due dolorosissime pinzette, che mi fecero impazzire dal dolore, soprattutto quando me le tolsero a fine sessione; mi fecero mangiare e ingoiare cose che io non potevo vedere, tra le altre anche un grosso polipo e per quanto riuscì a capire, anche una strana specie di disgustosi biscotti, penso fosse cibo per cani; durante tutta la sessione, inoltre la mia bocca veniva usata come posacenere, erano entrambi fumatori, quindi di cenere quella sera ne dovetti ingoiare parecchia, a un certo punto mi gettarono dentro anche due mozziconi accesi, mi bruciai la lingua per spegnerli e poi siccome avevo difficoltà ad ingoiarli, Loro furono molto gentili ad offrirmi un po' d'acqua, così potei portare a termine l'ordine ricevuto.
Comunque l'uso delle sigarette non si limitò a questo, infatti me ne spensero anche un paio sul culo; a un certo punto mi fecero sdraiare sul pavimento a pancia in su, Lui si sedette sulla mia faccia in modo che io non potessi urlare, Lei invece si mise sulle mie gambe, ero completamente immobilizzata e spaventata per quello che non sapevo mi avrebbero fatto; cominciarono a gettarmi cera bollente su tutto il corpo, in particolare sulle tettine e sulle parti intime, io mi contorcevo dal dolore, ma il meglio doveva ancora arrivare: si accesero due sigarette e cominciarono a procurarmi piccole bruciature sul petto, poi scesero fino allo scroto, ed infine, tenendomi stretto il cazzino, mi spensero le due sigarette contemporaneamente sul glande scoperto; il dolore lancinante che provai fu così forte, che seppur immobilizzata, riuscii a contorcermi e dimenarmi, arrivando pure a sbattere ripetutamente la testa sul pavimento, Lui mi redarguì intimandomi di non farlo mai più, perché avrei potuto disturbare chi abitava al piano di sotto.
Le torture proseguirono: fui messa in ginocchio sul sale grosso, picchiata con schiaffi, pugni, calci, bacchettate, frustate di vario tipo su tutto il corpo, in particolare sul culo, ma anche sui genitali; poi venni sodomizzata col grosso cetriolo che io stessa gli avevo procurato, finito di incularmi, mi costrinsero poi anche a mangiarmelo.
A Lui ebbi l'onore di farlo godere con un pompino, naturalmente con l'ingoio, Lei invece mi permise solo di leccarLe piedi e scarpe, Le dovetti pulire per bene anche la suola, poi mi disse: "ti piacerebbe che ti sputassi in bocca, vero schiava?", risposi: "certo Signora, ne sarei felicissima", ma Lei ribatté: "non sei degna di ricevere i miei sputi" e mi lasciò a bocca asciutta; a tal proposito devo confessare, che nelle tre ore di torture e umiliazioni a cui fui sottoposta quella sera, il Suo rifiuto di usare la mia bocca come sputacchiera, fu l'umiliazione più grossa che dovetti subire, più difficile da sopportare di ogni altra tortura e/o sopruso subiti in quella sessione.
Per fortuna però sono stata appagata in un altro modo, infatti durante tutta la serata, mi ero accorta che a volte si assentavano, si allontanavano e io sentivo un rumore come se stessero riempiendo un recipiente, poi finalmente capii cos'era, a un certo punto mi dissero che avevano un bel regalo per me, mi portarono la grossa ciotola che avevano riempito di piscio, a giudicare dalla quantità, presumo fosse di entrambi; naturalmente mi ordinarono di bermela tutta, cosa che feci con molto piacere.
Dopo tre ore di angherie subite, arrivò il gran finale: mi dissero che avevano intenzione di usare su di me un tipo di frusta, mi dissero il nome ma non me lo ricordo, e che secondo Loro era la più efficace in commercio, la più dolorosa e massacrante, costruita per punire in modo terribile gli schiavi più indisciplinati; io ero terrorizzata, ma mi feci forza, presi un bel respiro e gli dissi che ero pronta; mi fecero stendere a terra pancia in su, Lei mi teneva le gambe alzate e Lui cominciò a frustarmi sulle natiche e sulle cosce, ad ogni colpo il dolore era lancinante, quasi insopportabile, tanto che nonostante Lei cercasse di tenermi ferma, io inevitabilmente riuscivo a dimenarmi, poi però mi ricomponevo subito e mi preparavo a ricevere il colpo seguente; la cosa andò avanti per circa 10 minuti, non saprei dire quanti colpi dovetti subire, ma furono davvero tanti, io comunque resistetti e non gli implorai mai di smettere, furono Loro a decidere quando terminare il supplizio, infatti alla fine della fustigazione io ero devastata e loro si complimentarono, mi dissero che ero stata una brava schiava, ed io ne fui davvero orgogliosa.
Al termine mi invitarono a ricompormi, rivestirmi e ad andarmene, mentre mi preparavo devo confessare, che nonostante mi fosse stato tassativamente vietato, la curiosità tipica di ogni femmina, ebbe il sopravvento e riuscii a dare una brevissima sbirciata alla Signora, Lei era seduta sul divano e teneva il viso girato dall'altra parte, quindi non la vidi in faccia, ma potei comunque ammirare e constatare che era una gran bella donna, magra, ben fatta e con dei lunghissimi capelli neri; io a distanza di anni, ne sono ancora innamorata e la adoro, sarò la Sua schiava devota per l'eternità!
Me ne andai via dolorante e claudicante, ma comunque sulle mie gambe; una volta a casa mi guardai allo specchio e lo spettacolo che vidi fu agghiacciante ma allo stesso tempo anche fantastico; ero stata massacrata, il mio misero corpo di schiava, era piena di grossi lividi, escoriazioni, pesti e bruciature; non finirò mai di ringraziare quella fantastica coppia, che mi aveva dominata e conciata in quel modo, donandomi una serata indimenticabile, la più bella della mia misera vita!

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