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Padrona e schiavo a lume di candela


di Mistressedoggy
19.04.2020    |    4.745    |    5 9.6
"Lui si morse un labbro, sorridente, attendendo di scoprire cosa..."
Stavamo guardando la Tv, non ricordo bene cosa. Lei si fece più prossima a me, sul divano, leccando il mio collo. 'Fai come che io non ci sia' mi disse all'orecchio, approfittando per succhiarne il lobo. Prese le estremità del maglione, per togliermelo assieme alla maglietta. Esaminò accuratamente il mio petto con le sue mani e poi con le sue labbra. Accarezzò il ventre, percorrendo con le sue dita le linee degli addominali. Poi lenta, scivolò qualche centimetro sotto la vita dei pantaloni. Notò che la guardavo con uno sguardo sofferente di desiderio, disse allora 'continua a guardare la Tv' e così feci, ormai senza più sapere cosa stavo vedendo. Lei continuò, liberando il bottone e calando la zip, accarezzando gli slip, da cui sbucava la punta del mio pene. Rovistò tra quella piccola siepe di peli, che sovrasta il mio pube depilato, non badando all'erezione che dava forma alle mutande, come se volesse contare ogni pelo presente.
Scese dal divano, mettendosi in ginocchio, per tirare via i miei pantaloni e gettarli in un angolo. I suoi baci percorsero le mie cosce, mentre le mani risalirono dall'addome al petto. Poggiò infine le labbra sulla parte rigonfia degli slip e si fermò, 'non c'è gusto, se me lo fai trovare già così'. Io abbozzai un 'non è colpa mia...' colpevole. 'Rilassati' disse coprendo la parte tesa con il peso del palmo della sua mano e alternando le sue carezze, su e giù. 'E' difficile' risposi sospirando. 'Cerca di distrarti', tolse la mano e se la portò al petto, per far uscire, dalla scollatura della sua maglietta, un seno e poi si mise seduta sopra di me. Io aprì istintivamente la mia bocca, poggiando la lingua al labbro inferiore, ma lei tenne il suo seno distante, accarezzandolo davanti ai miei occhi. 'Se te lo faccio succhiare, non ti rilassi' disse, spingendo il suo pube sadicamente contro il mio. 'Non credo di riuscire nemmeno così' risposi disperato.
'Allora dobbiamo aspettare. Forse so come fare per farti riprendere' mi disse, risucchiando avida la mia lingua dentro la sua bocca.

Mi alzai dal divano, sistemandomi il vestito, e, ammirando il suo corpo, gli dissi 'aspetta qui e fallo tornare piccolo'. Andai in camera e scelsi alcuni giochini che pensavo sarebbero serviti, per poi passare in cucina e prendere altre due o tre cose utili per ciò che avevo in mente. Rientrai in sala, ordinandogli di non girarsi e non guardare verso di me.
Poggiai tutto dietro il divano e, per prima cosa, lo bendai. 'Questo invece è per ricordarti che devi essere obbediente' gli dissi, allacciando il collare al suo collo. Mi sporsi per vedere se l'eccitazione fosse passata: la sua punta non si sporgeva più fuori dalle mutande, ma il suo cazzo non era tornato del tutto allo stadio larvale. 'Ho preso un po' di cose per distrarti'. Lui si morse un labbro, sorridente, attendendo di scoprire cosa. 'Una mi è arrivata qualche giorno fa e stavo aspettando il momento giusto per provarla. Però prima devi stenderti bene sul divano e rilassarti'. Avvicinai due sedie, una a un capo del divano e la seconda all'altro, alla prima legai le sue mani con delle manette e anche il guinzaglio, così che fosse teso, attaccato al suo collare, mentre alla seconda i piedi con delle cavigliere. Lui mansueto si lasciò fare tutto. Scartai da un pacchetto una candela rossa, lunga una ventina di centimetri, l'accesi osservando la fiamma farsi viva. 'Respira e stai tranquillo' dissi, con una mano sul suo petto, mettendo orizzontale la candela, a una trentina di centimetri dal suo capezzolo destro. La cera si accumulò, sinché una goccia non si staccò, per cadere a fianco al cerchio marrone che incoronava il suo bottoncino. Istintivamente lui tirò gambe e braccia insieme, cercando di rannicchiarsi, ma le sedie contrastarono il suo movimento. Portai le labbra sulla goccia, ormai dura, attaccata alla sua pelle. 'Fermo, fai il bravo. Adesso l'altro', inclinai la candela e, più velocemente di prima, la fiamma fece stilare due gocce fuse sul monticello sinistro. Lui di nuovo si contrasse, ma con meno stupore, pur accelerando il suo respiro. 'E' troppo caldo?' gli chiesi. 'Non lo so' mi rispose smarrito. 'E' fatta apposta per essere calda, ma non troppo. Riproviamo...', abbassai la candela, così che la cera arrivasse al primo capezzolo più calda, per non lasciarlo abituare troppo alle sensazioni. Riuscì a far colare più gocce, su quella piccola collina scura, che ne venne ricoperta completamente. Come alla prima goccia, le sedie furono scosse dal suo tentare di ritrarsi e perse il fiato per un attimo. Spensi la candela. 'Povero doggy' lo consolai io, con un cubetto di ghiaccio, col quale tamponai le zone sensibilizzate dal calore, con il suo esatto inverso. 'Va meglio così? Guarda come sono diventati duri i tuoi capezzoli!' stuzzicandoli col pollice e l'indice. Guardai più giù, 'e sono anche riuscita a farti dimenticare il resto' dissi soddisfatta. Tirai giù le sue mutande, tanto da portarle alle ginocchia. 'Mi piace quando è piccolino. Da più soddisfazione farlo crescere. Sono io che decido quando deve stare duro', presi nella mano i suoi testicoli per fargli capire cosa intendevo e portai le mie labbra su quel piccolo serpentello che era rimasto, per ospitarlo tra il palato e la mia lingua. Lui si sciolse, come cera al fuoco, nella mia bocca. Continuai a massaggiare le sue palle, sentendolo salire verso la gola, via via che riprendeva vigore. Quando fu abbastanza rigido, allineai la bocca al collo e spinsi sino a sentirlo, per un attimo, nel fondo delle mie fauci. Dai suoi gemiti trovavo conferma di quanto apprezzasse sentire le mie labbra andare da un'estremità all'altra del suo sesso. 'Sei bravissima, nessuna mi ha mai fatto dei pompini così, sembra di stare dentro la tua figa' indeciso nel dirmelo, temendo che non fosse un complimento apprezzabile. Continuai, sino a portarlo al limite della sua resistenza. 'Non voglio che vieni' dissi, lasciandolo, per sciogliergli gli arti e il guinzaglio.
Lo presi per la sua coda anteriore e lo guidai, sino ad averlo a quattro zampe, col culo rivolto fuori dal divano. Lasciai la presa, per poter spremere un tubetto di lubrificante tra i suoi glutei sodi. 'Che velocità preferisci?' chiesi, spalmando il gel sul buchino con la punta del vibratore, premendo il pulsante per fargli provare tutte le possibilità di ritmo e tipo di vibrazione. Scelse quella a impulsi regolari, come suo solito. E con quella, roteandolo per aprirlo sempre più, gli spinsi dentro il vibro, mentre lentamente con la mano sinistra maneggiavo la sua erezione, facendo attenzione perché consapevole che gli era difficile trattenersi con una doppia stimolazione. 'Dovrei far partecipare Carla ai nostri giochi, si lamenta sempre che il marito non la fa eccitare a dovere. Le ho consigliato di prendere un cucciolo, come ho fatto io, ma dovrei mostrarle anche come educarlo. Potresti leccarle il culo, che dici? Le dico sempre quanto lo fai bene e penso si sia incuriosita'. 'Lo sai che decidi tu, puoi far partecipare chi vuoi, nella maniera che preferisci'.
Si poggiò sui gomiti, soffiando fuori il respiro per calmarsi. 'Soffri?' gli chiesi eccitata, 'oh si...' rispose lui in un soffio.
'So come farti calmare, fermo così. Stai fermo o mi tocca rilegarti'. Riaccesi la candela e, con maggior decisione, la inclinai quasi a capovolgerla. Scese un linea di cera che percorse la sua schiena, dalle scapole sino al termine della colonna vertebrale. S'inarcò verso il basso teso. Baciai le zone arrossate e coperte dalla cera. 'Abbassati' spinsi con la mano, sul suo culo, verso il basso. Tolsi il vibro, che ancora gli pulsava dentro, e constatai che il buchino fosse schiuso. 'Adesso mettiamo questa', approfittando del fatto che la candela aveva una superficie regolare e una buona consistenza, decisi che ci sarebbe stata bene dentro, ma prima la mossi velocemente per spegnerla. 'Stai fermo e basso, se no ti bruci il buchino o ti cade qualche goccia di cera sulle palle' gli dissi, pur avendo estinto la fiamma. E la infilai, il tanto da farla stare fissa dentro. A volte basta evocare certe sensazioni, per farle provare al sottomesso, per questo una benda aiuta in tali giochi. 'Vedi, sono riuscita a distrarti di nuovo' infatti avevo di nuovo fatto calare il suo turgore. Lo curai, con quel che rimaneva del ghiaccio, passandoglielo sulla schiena. Poi diedi un paio di pacche generose sul suo culetto, colorandolo di rosso, e lui rimase immobile, temendo ciò che gli avevo prospettato se si fosse mosso.
'Vieni doggy' dissi tirando il guinzaglio e lui dovette scendere dal divano, ancora a 4 zampe, e nel muoversi la candela si sfilò, cadendo in terra. 'Non preoccuparti...' lo rassicurai.
Tra gli oggetti reputati utili, c'erano anche due asciugamani da mare, che sistemai uno sopra l'altro, senza troppa cura. 'Sdraiati. Pancia su. Stasera mi toccherà attaccare la lavatrice e lavare il pavimento' gli dissi ridendo. Mi sfilai il vestito e le mutandine, che gli buttai sul viso, e mi sistemai in ginocchio sopra il suo pube. Presi con la mano il suo pene ristretto e me lo passai tra le grandi labbra e sul clitoride, usando la sua cappella come un dildo. 'Sei bagnata...' sospirò, succhiando i miei slip. 'Oh si, ora tocca a me godere un poco'. Il dildo di carne cresceva tra le mie mani, mi allontanai così che solo il suo glande potesse varcare la mia soglia. 'Che vorresti fare?' gli chiesi innocente. 'Voglio la tua figa e venirci dentro' disse, alzando il culo, per cercare di raggiungere la sua meta. Ma io mi alzai più su, continuando a usare il suo glande per lenire la mia voglia. 'Facciamo un gioco, devi indovinare il titolo di un quadro. Si tratta di un mito, ripreso da Klimt, dove succede questo...'. E con un poco di sforzo, per vincere l'inibizione dettata dal luogo, cominciai a far piovere oro liquido sul suo ventre, come Zeus fece con la vergine Danae. 'Allora, il titolo?. 'Non lo so...', la sua voce era rotta dall'eccitazione. Continuai a far scorrere quella cascata dorata tra le sue gambe, prendendolo dentro di me, ma tenendolo in parte fuori con la mano. 'Meriteresti una punizione, ma ancora di più io merito un premio'. Misi in bocca le dita della mano, con la quale lo avevo stretto, bagnata come ciò che teneva, per sentire il mio sapore e, dopo avergli tolto le mie mutandine dalle labbra, lo baciai.
Il seguito non ve lo racconto, chiudete gli occhi e immaginatelo da voi...
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