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Gay & Bisex

La mia prima volta, parte 2


di LesterBurnham
11.03.2024    |    3.966    |    14 9.8
"Io, chino, da sotto vedevo colare un filo vischioso dal mio uccello semiduro, e più indietro le sue grosse palle pelose che ondeggiavano avanti e indietro..."
(segue)
Attraversammo quindi la sala, io camminando un po’ curvo per cercare di mascherare l’erezione, e lo seguii mentre si dirigeva verso le toilette.
Nelle quali, oltre all’odore tipico, c’erano degli uomini: alcuni che fumavano, un paio che chiacchieravano tra loro.
Il mio accompagnatore fece un cenno a un tizio alto coi baffoni spioventi appoggiato al muro che fumava, mi diede una pacca sul sedere e uscì.
Il tizio gettò la sigaretta, venne verso di me e senza tanti complimenti mi spinse in uno dei cessi, chiudendo la porta alle sue spalle. Mi girò faccia al muro, al quale mi appoggiai con le mani, mi fece salire sulla turca, poi mi calò pantaloncini e mutande. Mentre sentivo che trafficava alle mie spalle, guardai in terra e vidi alcuni preservativi usati. Mi venne il pensiero che avrei perso la verginità in uno squallido cesso puzzolente, ma la riflessione fu interrotta da lui che, sempre alle mie spalle, mi fece chinare più in basso, quasi a 90, poi sentii che sputava, e la sua mano bagnata che passava nel solco delle mie chiappe.
Mi infilò l’altra mano sotto la maglietta, prima sulla schiena poi sul davanti fino a pizzicarmi dolorosamente un capezzolo, nel mentre mi sembrò di sentire che se lo stesse menando, probabilmente per farselo venire duro, poi dopo un momento disse “Ora ti rompo il culo”.
Sentii che mi allargava le chiappe, poi qualcosa di duro e grosso e invadente che puntava contro il mio ano. Sentii la cappella che entrava di colpo, e un dolore indicibile mi fece inarcare. Lui stette fermo un momento, poi anche se il dolore era ancora vivo, a più riprese spinse fino in fondo senza lasciarmi il tempo di rifiatare.
Quando mi ebbe impalato a dovere, mi prese per il capelli e rivoltandomi la testa indietro e di lato mi baciò a fondo con la lingua. Io sentii il gusto di sigaretta, ma lui dovette sentire altro perché disse “Brutto pompinaro, adesso ti do io il resto”, e afferratomi per i fianchi cominciò a sbattermi sul serio nello sfintere ormai aperto.
Io, chino, da sotto vedevo colare un filo vischioso dal mio uccello semiduro, e più indietro le sue grosse palle pelose che ondeggiavano avanti e indietro.
Il dolore ora si era frammisto a un intenso piacere a tutto il basso ventre, che mi faceva apprezzare la devastazione che il porco stava operando al mio buco del culo.
“Dai puttanella, muovi il culo, dai che ti piace… prendilo tutto, il mio cazzo” mi disse all’orecchio, mordendomelo.
A un certo punto mi prese l’uccello in mano e cominciò a menarmelo mentre continuava con gli affondi: non ebbe da aspettare molto perché dopo poco un’ondata mi travolse e schizzai lunghi fiotti di sborra che colpirono il muro davanti a me. Lui accelerò il ritmo finché, impalandomi fino in fondo, godette nel mio culo.
Tornai a casa alquanto fiaccato e faticai a stare seduto sulla sedia, mio sorella mi chiese cos’avessi e avrei voluto risponderle che cominciavo a capire cosa provassero le donne quando uscivano con gli uomini...
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