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Morivo per i suoi PIEDI (prima parte)


di vodait
08.04.2013    |    33.438    |    2 9.1
"30 ed eravamo tutti stanchi perché eravamo stati in giro tutto il giorno, così abbiamo deciso di andare a mangiare dopo esserci fatti una doccia; dopo aver..."
Luca ed io siamo coetanei e ci conosciamo da tanto tempo, entrambi 24enni con capelli castani; lui è alto 1,86 metri mentre io misuro 1,80 metri. Io sono abbastanza magro e non particolarmente atletico, lui invece ha un fisico tonico e scolpito.
Sebbene io sia sempre stato etero, ho sempre avuto un segretissimo feticismo per i piedi dei maschi, di cui non ho mai fatto parola con nessuno e non l'ho mai dato a vedere; studiando entrambi all'università e facendo i pendolari ogni mattina ho modo di vedere molti ragazzi in stazione con le loro scarpe da ginnastica, ma sono tutti di corsa e nessuno presta attenzione. Il viaggio in treno è normalmente tranquillo e il più delle volte si dorme, ma non posso fare a meno di osservare le scarpe di Luca e pensare ai suoi piedi.
Sì, perché d'estate lui è abituato a portare le infradito, mentre d'inverno gira tutto il giorno per casa con le sue Nike Blazer verdi con logo blu e i calzini in spugna della Puma; in entrambi i casi io mi sento in paradiso.
Questa primavera abbiamo deciso di passare insieme ad altri amici qualche giorno a Jesolo, non per andare al mare, chiaramente, ma per divertirci; avevamo prenotato due stanze da tre e io avrei dovuto dormire con Luca e Silvio. Silvio all'ultimo ha dato buca per dei problemi che gli erano sopraggiunti al lavoro, così in camera ci siamo ritrovati in due! Erano le 19.30 ed eravamo tutti stanchi perché eravamo stati in giro tutto il giorno, così abbiamo deciso di andare a mangiare dopo esserci fatti una doccia; dopo aver compilato i moduli alla recpion siamo saliti nelle nostre camere.
Luca butta il borsone sul letto, si siede e inizia a slacciarsi con cura prima la scarpa destra poi la sinistra; dopo di che ponendo la mano sul tallone ne sfila una, mettendo in mostra un calzettone nero con l'impronta di sudore. Ho avuto tempo di ammirare questo spettacolo solo un attimo, poiché subito dopo ha rimosso anche il calzetto e lo ha infilato dentro la scarpa. Accorgendosi di non aver nulla su cui poter poggiare i piedi mi guarda e mi dice: -Valerio, passami le infradito che sono nel mio borsone-.
Io mi allungo verso la sacca, e prendo dalla tasca laterale le sue infradito, misura 43 e gliele passo senza scompormi, lui le pone davanti a se e infila il piede destro, dopo di che rimuove anche la scarpa sinistra e come per l'altra inserisce il calzino dentro, le raggruppa e mi dice:-Vale, io vado in bagno a farmi la doccia, non ci metto molto-.
Ed io:- ok, intanto mi tiro fuori la roba per cambiarmi e sistemo la mia valigia-, in effetti questa era la mia intenzione, ma quelle scarpe e quei calzettoni di spugna erano troppo a portata di mano per poter resistere. Preso dall'euforia mi sono silenziosamente avvicinato alle Nike e, una volta inginocchiato, ho estratto dalla scarpa sinistra il suo calzetto e dopo aver annusato a pieni polmoni l'odore che quella scarpa emanava, ho passato la pianta del calzino prima sul mio naso per poter annusare ancor di più quell'odore e poi sul viso. Il sudore che si era accumulato in quella calda giornata era tanto e mi ha lasciato piacevolmente rinfrescato il volto; prima di riporre il calzetto nella scarpa lo annusai ancora tre volte in modo sempre più profondo.
Ero felicissimo, ma ho dovuto velocemente ricompormi perché l'acqua della doccia era stata chiusa, Luca sarebbe uscito a breve per vestirsi. Dopo essersi vestito Luca mi guarda e mi dice:-Vuoi che ti aspetti o pensi di stare sotto la doccia una giornata come sempre?- Io lo guardo con la faccia di chi vuole dire la conosci già la risposta così aggiunge:-Che faccio, mi metto le scarpe per andare a mangiare?... Va in figa! Non c'è nessuno giù scendo con le infradito. Valerio, ricordati di prendere le chiavi quando scendi!- esce e chiude la porta.
Non potevo crederci, ero solo con le sue scarpe lì tutte per me e sapevo che nel borsone aveva anche un paio di Nike Shox ancora più vissute, avrei voluto tirarle fuori, ma temevo che si sarebbe accorto della manomissione della borsa. Mi sono così limitato a godermi le Blazer e i suoi calzini zuppi di sudore, che le altre persone avrebbero definito puzzolenti o fetidi, ma per me era il miglior profumo, si sentiva che sapevano di maschio, un maschio che definirei dominante; probabilmente li aveva indossati anche il giorno prima. Non credo che avessero tre giorni perché Luca è sempre stato una persona piuttosto pulita, ma dopo un'intera stagione, le Blazer sono sempre odorose.
Dopo aver cenato, siamo usciti e siamo andati a bere in un locale che era già aperto, e lì siamo rimasti fino a mezzanotte, io guidavo e quindi non ho potuto bere quella sera, mentre gli altri sono tornati tutti belli ubriachi, io mi sono trascinato Luca in camera e dopo esserci spogliati, siamo andati a dormire, avevamo deciso di usare il letto matrimoniale perché era più largo. Quella notte non riuscivo a chiudere occhio, sapevo di avere un'opportunità rara per poter toccare i suoi piedi. Ho finto di svegliarmi di colpo a causa di un incubo così da poter spostare le coperte e vedere se stava realmente dormendo. Non un sussurro, nulla. Dormiva profondamente. Lentamente, molto lentamente iniziai ad allungare la mano destra verso il suo piede che aveva gettato nel sonno verso la mia parte di letto. Con l'orecchio controllavo ogni suo respiro e il cuore intanto aumentava i battiti, ero agitato ed eccitato, ma avevo paura che potesse svegliarsi. Alla fine sono arrivato a toccare il dorso, mi sono voltato per controllare ed era tutto ok; allora ho continuato ad allungare la mano fino a poter massaggiare delicatamente la pianta che era meravigliosamente morbida. Non ero ancora contento, sebbene in estasi, così ho deciso di stringere un po' la mano per poter sentire tutto il piede come se lo stessi tenendo in mano, poi con la punta delle dita mi sono spostato verso il tallone per sentire quanto dura fosse la pelle. Anche il tallone era perfetto, si sentiva una pelle inspessita, ma per nulla rovinata o secca, a quel punto avevo un'erezione così dura che mi faceva persino male la cappella. Ho ritirato la mano e l'ho annusata, un lieve odore del suo piede si era trasmesso su questa. Ho deciso così di andare in cerca del suo alluce e ho infilato un dito tra questo e il secondo dito del piede, mentre con la mano sinistra ho velocemente toccato la caviglia per sentire la peluria che la ricopriva. Finito di passare il dito vicino all'alluce ho portato la mano al naso e subito un odore più forte mi ha colpito le narici. Temendo di svegliare Luca e al contempo di venire, mi sono disteso nuovamente a letto con il cuore ormai fuori controllo e la salivazione azzerata.
La mattina siamo scesi a fare colazione, ho chiesto a Luca:-Dormito bene?- e lui:-Sfido, con tutto quello che abbiamo bevuto ieri sera; credo di non essermi neanche mosso-. Per il resto della vacanza non ho più fatto nulla di azzardato, ma ormai avevo una voglia pazzesca di poter godere a pieno di quei piedi incantati.
Sono passati mesi da quella nottata durante i quali abbiamo continuato a comportarci come sempre, poi un mercoledì di settembre sono andato a casa sua, come sempre non c'era nessuno e siamo scesi in taverna per farci una partita a COD. Dopo qualche partita ho preso coraggio e gli ho detto:-Luca, devo chiederti un piacere immenso, però devi promettermi di non dire nulla a nessuno-.
-Vale, mi preoccupi un po', ma va bene, te lo prometto... dai cazzo adesso dimmi!-
-Luca, ci conosciamo da tantissimo tempo, ma non ho mai avuto il coraggio di dirti che ho un debole per i piedi maschili...-
Non ho fatto a tempo a finire la frase che lui mi disse:-Non capisco... cosa sei, gay?-
-Luca, come cazzo ti viene in mente una cosa del genere, lo sai che amo Francesca... quel-
-Vale, che sta cazzo vuoi chiedermi allora?-
-Luca... senti... io... vorrei chiederti se...-
-Vale, chiedi e poi ti dico, sbrigati cazzo!-
-Insomma, posso leccarti i piedi una volta?-
-Vale, va farteo metare (vaffanculo), tu e i tuoi scherzi di merda, ahahah; se non volevi perdere la prossima partita bastava dirlo, adiamo di sopra a bere qualcosa-
Io non ho aggiunto nulla, non immaginavo una reazione come quella e non me la sentivo di spiegargli che parlavo seriamente né di raccontargli cosa era successo al mare in primavera. Arrivati in cucina, lui tira fuori i bicchieri, -Luca, vado in bagno un secondo-
-Va bene, vuoi birra?-
-Sì ottimo- gli rispondo mentre sto andando via.
Affianco al bagno c'è la scarpiera, quel giorno l'anta era aperta e dentro c'erano le Shox, proprio quelle che non avevo avuto il coraggio di cercare nella borsa al mare. Mi guardo in giro e decido che un'annusata rapida ci sarebbe stata bene, così velocemente la afferro e la annuso due volte; poi la metto giù.
Tornato in cucina bevo la birra e poi torniamo giù per farci altre due partite, giusto per passare quel pomeriggio piuttosto afoso. Quando scendiamo Luca si siede sul divano e mi guarda:-Valerio, ora ti credo, ti ho visto prima quando sei andato in bagno; ora ascoltami però! Io accetto, ma che non ti venga in mente poi di chiedermi altre cazzate. Non so cosa ti passi per la testa e non voglio neanche saperlo. Come cazzo è che devo mettermi?-
Io lo guardo sconvolto e probabilmente sono sbiancato, ma al contempo ero felice, un po' esitando gli rispondo:- tu mettiti comodo sul divano, sdraiati se vuoi, oppure resta seduto; se ti senti a disagio... non guardare o dimmi che mi fermo-.
-Taci Valerio! Non farmici pensare, ok-.
Lui resta seduto e distende le gambe sul divano, io mi avvicino, mi inginocchio per essere quasi con il viso all'altezza delle Blazer, io inizio a slacciarne una e lui si copre gli occhi con la mano destra. Sto per sfilarla quando:-Vale, aspetta! Non vuoi fare un altro giorno, ho gli stessi calzettoni da 3 giorni-. -Non preoccuparti Luca, va benissimo, anzi, meglio-. La sfilo e subito un forte e pungente odore di piedi maschili mi arriva alle narici; prima annuso per bene la Blazer bella calda, poi senza pensarci affondo il naso e la faccia su tutta la pianta della calza che era sudatissima. Quella puzza mi eccita e non capisco più nulla, inspiro 5 volte in modo sempre più profondo, poi in un crescendo di battiti del cuore e di adrenalina gli rimuovo il calzino. Lo uso a mo' di filtro ancora poi lo getto di lato sul divano e inizio a dedicarmi a quel piede fantastico, meglio di quelli delle statue greche. Inizio annusando il tallone, risalgo tutto l'arco e mi concentro negli interstizi tra le dita, è ancora bagnato e quell'alluce chiede di essere trattato come si deve. Gli sfilo anche l'altra scarpa e immergo la faccia tra i due piedi, uno aveva ancora il calzino nero.
A questo punto sento in lui un irrigidimento delle gambe per un secondo, poi torna a rilassarsi a quel punto io apro la bocca e mi infilo l'alluce dentro come se fosse un lecca-lecca; lo succhio tutto, bacio quel dito incantevole, poi infilo la lingua nell'interstizio e lo ripulisco tutto, quel sapore di salato e di piede mi confonde completamente. Non vedo più ciò che sta succedendo intorno a me, né cosa stia facendo Luca. Tiro fuori la lingua e inizio a leccare tutta la pianta con lunghe passate dall'alto al basso e viceversa, mi sposto verso il tallone e cerco di avvolgerlo con le labbra mentre la lingua lo ripulisce, la sensazione della pelle sulle labbra è indescrivibile. Torno alle dita e cerco questa volta di infilarle tutte e 5 in bocca e mentre mi sposto con la bocca mi sfugge un -fantastici- poi riprendo a leccare. Bacio il dorso del piede e lo lecco un po' poi mi sposto sul piede sinistro. Il calzino adesso ha un altro odore, ancora più forte, io annuso ancora poi inizio a leccarlo, cerco di succhiare il sudore che c'è mentre mi passo l'altro piede sulla faccia, sento che sto quasi per venire, così contraggo i muscoli delle gambe per resistere e sfilo anche quel calzino. A quel punto mi tuffo sul piede con una foga mai raggiunta prima e passo tutto con la lingua senza un ordine preciso, ad un tratto:- Vale, basta così!-. Io mi fermo ansimo e vedo Luca che è un po' bianco.
-Tutto bene?-
-Non so se queste siano le parole giuste, ma credo che possa bastare-.
-Scusami, hai ragione- gli allungo una mano, per aiutarlo a tirarsi su, lui accetta l'aiuto e si risolleva. Mentre lui si rinfila calzetti e scarpe, io mi ricompongo e apro una birra che avevamo portato giù dopo la pausa.
Cerco un contatto visivo, lui è già tornato in sé, mi guarda e mi dice:-Non parleremo mai più di questa storia e mai una parola con qualcuno-. -Mi sembra la cosa migliore da fare, forse non avrei mai dovuto chiedertelo-, -Non una parola, amici come prima-. Ci stringiamo la mano e ci molliamo un pugno reciprocamente sulla spalla come abbiamo sempre fatto.
Da quel giorno di settembre sono passati molti mesi e la nostra amicizia non si è mai incrinata, abbiamo continuato come sempre senza più dire nulla, poi un giorno di febbraio mentre sono a casa di Luca per preparare insieme un esame succede qualcosa di strano... (continua).
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