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Gay & Bisex

Quando notai la bellezza del corpo degli uomini (Parte 1)


di AriaNapoli
16.07.2021    |    7.155    |    16 8.5
"Parlo di fondo schiena e non di culo, perché quello che catturò la mia attenzione fu quella linea di demarcazione tra la schiena abbronzata ed il culo più..."
Molti non amano quelli come me,
ho poco più di 40 anni, sono bisex e mi piacciono i bei corpi, indipendentemente dal sesso e dall'identità, senza preconcetti, senza limitarmi ad un unico genere. Per questo non sono quasi mai "abbastanza". Non sono abbastanza gay, perché delle donne adoro tutto, i loro sorrisi, il collo, il seno, le cosce, il culo, la fica, il loro modo di camminare, il loro sguardo e, soprattutto, le invidio per le scarpe ed i loro vestiti.
Allo stesso tempo non sono abbastanza etero, perché mi piacciono i muscoli e la pancetta degli uomini, amo graffiare la schiena con i muscoli e giocare con bei cazzi duri e sentire gli addominali caldi che si scontrano con la mia fronte mentre stringo un bel paio di chiappe sode, o che si riposano sulla mia schiena dopo una cavalcata infuocata, ed amo strofinare il mio cazzo con quello di un altro uomo.
Detto tra noi, il corpo della donna è stupendo, ma quello dell'uomo ha un gran fascino, soprattutto se non è molto peloso ed è un minimo tonico.
Insomma non sono abbastanza maschio dominante per le donne forti e per le belle traveste, non sono abbastanza effemminato per gli etero-bicuriosi, e non sono abbastanza gay per i puristi, perché tutto sommato, lo ammetto con dispiacere, la penetrazione anale attiva mi stuzzica ma mi riesce male, sono un tipo ansioso e basta un pochino di resistenza per farmi desistere, con la paura di far male al partner.
Con la fica è diverso, sarà che sono più pratico, ma non sento questo carico di "responsabilità".
Da ragazzo mi piaceva guardare le ragazze che facevano danza o ginnastica, quelle della pallavolo e le nuotatrici erano le mie preferite, poi ho cominciato a guardare con eccitazione anche gli uomini, non i ragazzini come me, ma gli uomini, quelli con un po' di pancetta ma spalle forti.
Mi capitò per caso, avevo 14 anni, eravamo negli anno 90, giocavo a basket e trascorrevo le giornate leggendo, ascoltando musica rock, giocando con gli amici in sala giochi e masturbandomi quotidianamente su Postal Market, sui manga censurati di Sniff, sulle VHS duplicate di vecchi film porno che si scambiavano con gli amici al pari delle figurine.
I giornaletti porno erano più rari, quelli che riuscivamo a recuperare dagli amici più grandi erano molto "usati" e spesso le pagine più interessanti erano "incollate" tra loro, come a sigillare gelosamente le ultime immagini di un orgasmo acerbo, destinate a restare avidamente impresse solo nella retina di quell'invidiato ragazzo, che forse aveva la fortuna di conoscere un maggiorenne disposto a comprarglielo.
Ricordo perfettamente quel pomeriggio, lo ricordo con eccitazione e nostalgia, un bel ricordo davvero.
Finito l'allenamento ero sempre l'ultimo a fare la doccia, mi vergognavo a farla con gli altri. Certo a volte capitava, ma preferivo farla da solo in tranquillità e prendendomi tutto il tempo, senza fretta. Anche quella volta mi godevo l'acqua calda, nello spogliatoio era piombato il silenzio, il vociare e le risate degli amici si erano smorzati già da un bel po' e tutto era tranquillo, il vapore si addensava intorno a me come nuvole in montagna ed il getto caldo mi massaggiava la faccia e le spalle. Mi giro per sciacquarmi bene e vedo nella doccia di fronte un uomo sulla trentina, di schiena, che si insaponava i capelli.
Il mio sguardo si fermò sul suo fondo schiena senza malizia, senza quasi accorgermene, così, in maniera naturale.
Ricordo di essermi sorpreso di quanto fosse bello quel fondo schiena. Parlo di fondo schiena e non di culo, perché quello che catturò la mia attenzione fu quella linea di demarcazione tra la schiena abbronzata ed il culo più bianco, quell'area dove i muscoli sono sempre ben sviluppati grazie al loro incessante lavoro di torsione del tronco. Quella zona che mette in mostra quelle due meravigliose fossette, che, oggi, non smetterei mai di guardare e toccare e baciare.
Dalle due fossette ipnotiche passai in rassegna tutta la schiena, disegnai mentalmente i contorni dei suoi muscoli del torso, poi, con un po' di imbarazzo, mi decisi ad abbassare lo sguardo più in basso.
Aveva un culo bellissimo, molto bianco rispetto alla schiena abbronzata, ma era scolpito nel marmo e non era peloso. Non aveva niente di meno rispetto al culo delle ragazze, quei culi bellissimi che mi affascinavano da sempre, che guardavo a distanza con timore reverenziale, che avrei voluto stringere tra le mani, quei glutei che puntavo con tanta eccitazione e desiderio in ogni momento della giornata ed in ogni luogo, quelli che mi facevano amare l'ora di educazione fisica e che la notte mi facevano pregare affinché l'indomani avessimo giocato a pallavolo con squadre miste.
Una devozione mistica la mia per i culi delle donne, una religione silenziosa e profonda.
L'uomo si girò proprio mentre prendevo nota mentalmente di questi dettagli e mi ritrovai davanti improvvisamente un meraviglioso cazzo sormontato da un muro di addominali sparsi qua e là, con un bellissimo paio di testicoli appesi, molto più grandi dei miei.
Si accorse che lo osservavo, si girò infastidito, finì di sciacquarsi e si coprì con un telo. Rimasi sotto l'acqua corrente per tutto il tempo che impiegò a rivestirsi, finché non sentii che la porta dello spogliatoio si chiudeva. Mi vergognavo terribilmente e la mia faccia era così rossa che avrei fatto fatica a stare in quella stanza con lui.
Da quel giorno cominciai a guardare con interesse anche gli attori porno che scopavano quelle bellissime attrici e, di nascosto, anche i culi dei miei compagni, che, tuttavia, non mi attraevano come quelli degli uomini più grandi.
Fantasticavo di fare l'amore con una compagna di scuola che mi piaceva un sacco, ma visto che le ragazze non mi guardavano nemmeno da lontano per sbaglio, scambiandomi per qualcun altro, cominciai a fantasticare anche su quell'uomo dello spogliatoio, su quella schiena scolpita, su quei glutei da prendere a morsi ed anche su quel cazzo così diverso dal mio, scappellato e con un bel ciuffo di peli arruffati.
Perciò cominciai a godere masturbandomi infilando nel culo quello che trovavo, prima le dita, poi banane, cetrioli, bombolette spray e quant'altro, schiaffeggiandomi le chiappe e immaginando di essere sorpreso da quello sconosciuto e da lui violentato. Immaginavo di ingoiare il suo cazzo e di bere il suo sperma e nel frattempo bevevo il mio. Mi piaceva.
La prima volta che feci l'amore fu con una ragazza e lo ricordo con angoscia e vergogna. Infatti fu molto imbarazzante: ci baciavamo, ci toccavamo e quando provai a penetrarla venni dopo pochi secondi, colto da un orgasmo più mentale che fisico.
Al contrario ricordo con grande piacere la prima volta che sentii un cazzo entrare dentro di me: all'inizio bruciava, ma il dolore lasciò presto il passo ad un senso di pienezza, al senso di unione e di meraviglia. Mi mandò fuori di testa, venni senza toccarmi e ingoiai finalmente il più bel cazzo della mia vita, con tutto il suo sperma. Credo di non averne più assaggiati così belli e pieni come quello che mi sverginò.
L'occasione capitò improvvisamente, senza che l'avessi cercata, come se stesse aspettando proprio me da sempre, o forse da mai, come se quel preciso momento fosse uscito da un letargo lungo più del tempo del mondo, come se due mondi diversi, in viaggio ciascuno intorno al proprio sole, in quell'attimo infinitamente lungo si erano trovati abbastanza vicini da baciarsi silenziosamente e di nascosto da tutti, scambiandosi sotto le stelle, al posto della saliva, un pezzo di destino e di tempo masticato, creando un salto nella trama della materia dove io mi trovavo.
Generando, insomma, un caso così meravigliosamente caotico e allo stesso tempo organizzato, che vien da chiedersi se questi due mondi, in realtà, non stiano facendo l'amore da sempre e da oltre, generando continuamente così tanti piccoli traumi al fluire normale del tempo e dello spazio, che noi non riusciamo a distinguere cosa appartiene a questo o a quell'altro universo.
La sera autunnale si affrettava a scendere rapida, silenziosa ed indisturbata, cogliendomi di sorpresa. Avevo studiato tutto il pomeriggio a casa di un amico di università, quando forti tuoni ci fecero rendere conto che il tempo era volato, si era fatto tardi e minacciava pioggia.
Saluto frettolosamente e scappo verso la stazione di Napoli, per cercare di non perdere il mio treno.
Sono in ritardo e decido di cercare una scorciatoia tagliando per le viuzze di un quartiere che conoscevo poco.
Gocce sempre più pesanti cominciano a scendere rapidamente e, com'era prevedibile, in men che non si dica si scatena un vero diluvio. L'acqua sembrava venire da ogni direzione, trascinata da quell'orgasmo cosmico in mezzo al quale mi trovavo inconsapevolmente.
Senza ombrello guadagno un riparo di fortuna sotto lo stipite della porta di un magazzino sormontato da un provvidenziale cornicione sporgente.
Mi schiaccio contro la saracinesca arrugginita come fosse il più comodo dei materassi. Ho freddo, non c'è un'anima, è tutto buio e non so nemmeno dove mi trovo, non mi resta che aspettare che la pioggia rallenti, ma ormai il mio treno è partito e dovrò aspettare un'ora per il prossimo.
Il tempo scorre lento, i miei pensieri si accalcano gli uni sugli altri creando nella mia testa una sorta di vuoto. Cerco di calmarmi e di non drammatizzare, ma ho paura di perdere anche l'ultimo treno, penso a quanto sono stupido e, mentre mi maledico per non aver accettato la proposta di restare a dormire dal mio amico, una lucina si accende dall'altro lato della strada. È la luce interna di una vecchia auto parcheggiata. Vedo una figura lì dentro, si accendono i fari ma il motore è spento, sento aprire e poi chiudersi la portiera con un rumore sordo.
La pioggia non dà tregua, sferza la strada con raffiche di vento trasversale, i tuoni nascondono il rumore dei passi sull'asfalto bagnato. La figura affronta la pioggia sotto un grande ombrello e si avvicina a me.
(FINE PRIMA PARTE)
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