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RACCONTO LIBERO - L'EX SUOCERO


di Syren
15.02.2022    |    17.510    |    78 9.8
"Il collo taurino sostiene un viso molto mascolino: il mento prominente costellato di peli bianchi e neri ispidi, labbra sottili che spuntano dai baffi folti..."
Tutti i miei “Racconti Liberi” partono da una base attinente alla mia realtà, ispirandosi ad esperienze vissute in prima persona, fantasticherie di me adulto o adolescente, personaggi e luoghi che conosco o hanno colpito la mia attenzione. I dettagli vengono poi romanzati e conditi un pizzico per renderli più accattivanti ai lettori…ma nessuno capirà mai qual è il reale e quale la fantasia. Forse.
Questo è il mio primo.

Eravamo stati fidanzati per 5 anni con Federico, di cui 3 di convivenza. Era stato un grande e folle amore, almeno per me…poi avevo scoperto che avevo collezionato più corna e bugie che affetto. La rivelazione era stata straziante ed ora era un perfetto sconosciuto che avrei evitato volentieri.
Esclusa la verità, avevamo condiviso tutto: gioie e dolori, viaggi e divano, amici e parenti. Dopo la rottura, per sopravvivere al dolore, avevo preferito tagliare i ponti con chiunque fosse troppo vicino a lui e avevo evitato i luoghi in cui ero stato in sua compagnia.
Fino a pochi giorni fa, quando, a distanza di 2 anni dalla fine della storia, ho ricevuto un messaggio da suo padre…il mio ex suocero sostanzialmente. Mi ha scritto che, rovistando nella vecchia camera di suo figlio, ha ritrovato delle mie cose (un paio di libri, qualche vestito e delle foto) e ci tiene a farmele riavere, senza impegno, scusandosi per l’eventuale disturbo.
Ero titubante: il passato era ormai alle spalle, il cuore infranto non doleva più e mi ero rifatto finalmente una vita…non era necessario rovistare fra i ricordi e riaccendere vecchie rabbie o, peggio, riaprire ferite ormai cicatrizzate. Ma la parte più nascosta di me desiderava in qualche modo mostrare a quel vecchio mondo, a cui ero appartenuto anni prima, chi ero diventato. Com’ero cresciuto e com’ero sereno, ora che mi ero lasciato tutto alle spalle. In oltre mi sarebbe piaciuto rientrare in possesso dei libri…

Così ho accettato l’invito di Dario di recarmi a casa sua e di sua moglie. Abitano fuori città, in piena campagna; a ridosso della pensione e senza più i figli a carico, coltivano un piccolo orto, proprietari di due cagnoni da guardia, qualche gallina e cespugli di peonie nel giardino. La classica coppia generica di provincia.
Tra gli impegni di ognuno, siamo riusciti solamente ad organizzare una mattina. La moglie non potrà essere presente perché starà lavorando in banca, ma meglio così: è una persona molto emotiva e avrei evitato volentieri ricordi rivangati e probabili pianti di commozione.
Con lui invece, più pratico ed “orso”, avrei avuto più speranze di sbrigare la faccenda in modo indolore.

Per l’occasione, con l’intento di mostrare il mio nuovo “me” felice e vincente, ho deciso di prepararmi al meglio: barba tagliata e regolata, giubbino di pelle nera con camicetta di seta color ocra un po’ scollata, jeans grigi aderenti e, ovviamente, unghie laccate di nero e orecchino pendente vistoso per scandalizzare un po’ questi “campagnoli”.
Ho il mio solito ciuffo di capelli brizzolati tagliati corti sui lati, nonostante abbia solo 32 anni, il pantalone slancia i miei 183cm di altezza, il giubbino mette in risalto le mie spalle (grazie 12 anni di nuoto!) e gli occhialetti tondi da sole alla John Lennon non nascondono del tutto i miei occhi castano-verdi.
Arrivo in auto in orario davanti al cancello della casa indipendente a due piani, con un po’ di batticuore e una forte emozione di riassaporare certi luoghi abbandonati da tempo.
Suono il campanaccio e, dopo qualche secondo di attesa, vedo Dario sbucare dal retro della casa e avvicinarsi con un gran sorriso. Non è cambiato molto: dovrebbe compiere 60 anni a breve, se ricordo bene, o averli superati da poco. Viso quadrato, una stempiatura evidente, ma con folti capelli grigi chiari subito dopo; barba di qualche giorno ed i soliti folti baffi brizzolati che ha sempre portato da quando lo conosco. Indossa dei pantaloni comodi, una camicia scura di flanella a quadri, da cui s’intravede una canotta bianca a coste. Probabilmente stava lavorando nell’orto a preparare il terreno per la semina primaverile.

- Eccolo! Ciao Tommaso…che piacere rivederti! – esulta mentre mi apre il cancello e mi invita ad entrare.
- Ciao Dario! È bello essere qui . –

Mi stritola la mano e mi dà una forte pacca sulle spalle con i suoi modi rudi da uomo etero, forse per un celato bisogno di mostrare la proprio mascolinità, che mi fanno sempre sorridere.
Mi invita ad entrare in casa e mi offre subito un caffè, che prepara senza nemmeno lavarsi le mani…ma ci ero già abituato, non faccio lo schizzinoso.
Anche la casa non è per nulla cambiata e mi si ripresenta com’era rimasta nei miei ricordi: piena di stanze, le scale con la passatoia che portano al piano di sopra, ogni angolo occupato da piante o mobili antichi intagliati in legno, a loro volta ricolmi di oggetti di varie dimensioni e vecchie fotografie incorniciate. Vengo colpito da quella sensazione di piacevole malinconia che si prova quando si rivede un luogo dal grande valore affettivo che non fa più parte della quotidianità. E sono felice di costatare che i miei pensieri sono esclusivamente legati al luogo, ai suoi proprietari e non al mio ex fidanzato.

- E allora…cosa mi racconti? Come va la tua vita in città?- mi chiede Dario dalla cucina riportandomi al presente.
- Benone…continuo a collaborare come arredatore con vari studi e ho ripreso a lavorare come ballerino nei locali. – gli rispondo avvicinandomi.
- È vero…ricordo, quando ci siamo conosciuti, che bazzicavi le discoteche…-

Come avevo sperato, non fa alcun accenno diretto a suo figlio e continua con i convenevoli dettati dalla situazione. Mi racconta che è stanco del suo lavoro alla ferramenta, ma ringrazia di aver un piccolo terreno di cui occuparsi per potersi svagare.
Ora che lui e la moglie sono rimasti soli nella grande casa, si annoiano un po’, però gli amici di paese sono ancora “tutti interi” e può chiacchierare con loro al bar.
Proseguiamo ad aggiornarci sulle nostre rispettive vite dopo i due anni di distacco, mi mostra il giardino con i nuovi alberi da frutta, io lo rassicuro sulla salute dei miei genitori che vivono in Sardegna. E, dopo un paio d’ore di chiacchiere, mi consegna, sistemati alla buona in una cassetta di legno, i miei oggetti che aveva ritrovato.

- Mi pareva giusto che riavessi le tue cose…dopo tutto quel casino, ho pensato fosse il minimo…- mi borbotta un po’ impacciato.
- Grazie mille, sei stato gentile ad avermi avvisato. Ora però dovrei rincasare. Dopo ho un impegno e devo farmi un’ora di macchina, sperando di non trovare traffico… - dico io per smorzare l’imbarazzo. Mi alzo e indosso nuovamente il giubbino, ribadendo la mia volontà di andarmene.

Si avvicina a me per i saluti. Io sono una persona molto fisica, ma non so mai come comportarmi con gli uomini etero, maturi soprattutto e che, come in questo caso, in passato sono stati una sorta di figura formale per me.
Faccio per stringergli la mano, lui la strizza nuovamente nella sua più grande e mi sorprende con un forte abbraccio.
È sempre stato un uomo stoico e poco propenso al contatto fisico, ma già in passato ero riuscito ad infrangere questo muro di freddezza imposta e a ricevere questi rari gesti affettuosi che non elargiva nemmeno ai suoi figli. Evidentemente i miei modi passionali, tipici delle mie origini meridionali, avevano fatto breccia nella sua scorza di uomo campagnolo del Nord.
L’abbraccio è più lungo di quello che ci si aspetterebbe in un’occasione simile, carico di sottointesi…forse di ringraziamenti…forse ero sempre stato come un figlio per lui…forse voleva cogliere l’occasione per dimostrarmi tutto il suo affetto un’ultima volta…
Sentendomi più libero dopo questa sua apertura nei miei confronti, mi azzardo a dargli i miei soliti due baci di rito per accomiatarmi definitivamente, ma nell’impeto, sbaglio la mira e lo bacio molto vicino alla bocca.
Per un mezzo secondo i nostri sguardi s’incrociano, i suoi occhi sono spalancati e indecifrabili. Si soffermano un momento su di me e poi mi appioppa un forte bacio a stampo tenendomi dietro la nuca.
Rimango intirizzito: i suoi baffoni mi sfregano le labbra ed il suo grosso naso preme contro il mio viso. L’odore del suo alito con ancora un vago ricordo del caffè di prima colpisce le mie narici e sento forte la presa della sua mano.
Dopo quella che mi è sembrata un’eternità, rinsavisco e lo scosto improvvisamente da me spingendo le mani sul suo petto. Entrambi respiriamo forte, lo guardo con sgomento e pieno di interrogativi. Lui mi risponde con occhi colmi di terrore, forse conscio del suo gesto impulsivo.

Quest’uomo è il padre del mio odiato ex-fidanzato, era stato mio suocero, era sempre stato una figura di contorno negli anni precedenti, da rispettare, da tenere cortesemente distanziato. La mia mente non lo aveva mai registrato come un’ipotetica fantasia. Anzi, lui e la sfera emotiva erano due mondi nettamente separati.
Improvvisamente la sua sessualità mi è palese. La sua presenza è fisica e palpabile. Lui è una creatura di sesso maschile, un uomo, ed io, in quanto gay, ne potrei essere attratto.
I miei occhi scorrono sul suo corpo: le maniche arrotolate della camicia rivelano degli avambracci pelosi, una pelle inscurita dal sole e dai segni della muscolatura forte e dalle vene gonfie, tipiche di chi lavora la terra. Le mani sono ampie, le dita tozze e spesse. Il petto largo ricoperto di pelame bianco e scuro fa capolino dalla canotta candida. La pancia gonfia, che racconta lunghe bevute di birra al bar, rimane comunque equilibrata al resto del corpo massiccio e dalle spalle prominenti. I pantaloni larghi della tuta non riescono a nascondere un pacco generoso, abbondante e ricolmo di carne.
Il collo taurino sostiene un viso molto mascolino: il mento prominente costellato di peli bianchi e neri ispidi, labbra sottili che spuntano dai baffi folti tipici dell’estetica degli anni ’70. Le scure sopracciglia spesse e le rughe ai lati degli occhi neri, incorniciano uno sguardo profondo e penetrante, nonostante ora sia pieno di paura o supplica.

Come se qualcuno mi avesse spinto da dietro, mi fiondo verso di lui e con le braccia al collo lo bacio. Inizialmente sorprese, le sua labbra poi si dischiudono e accolgono la mia lingua che tocca la sua e sente per la prima volta il suo sapore amaro.
Qualcosa si sblocca anche in lui e mi scaraventa contro il muro più vicino. Mi sta schiacciando, ma mi attizza ancora di più.
I suoi baci sono impetuosi, famelici, come se mangiassero per la prima volta un piatto ardentemente desiderato. Le mie braccia avvolgono il suo collo e le mie dita colorate dallo smalto affondano nella sua capigliatura grigia. Le sue mani callose scavano fra le pieghe dei miei vestiti alla ricerca di un lembo di pelle nuda da sfiorare.
Le nostre voci si fanno affannate e sospirate, desiderose di urlare questa lussuria improvvisa, ma timorose di concretizzarla a parole.
Inizia a divorarmi il collo con baci vigorosi, leccate avide e morsi leggeri. Una mano mi solleva la coscia e la stringe a sé facendomi sussultare, mentre l’altra s’infila sotto la mia camicetta e scorre sulla mia bassa schiena indagando sul profilo dei miei glutei. Sento una forte erezione premere contro il mio basso ventre.

- D-Dario… - sussurro in un rantolo eccitato.
- Sei buono…ti ho sempre voluto, cazzo! – grugnisce contro la mia pelle.

Quelle parole mi fanno ulteriormente accendere, con una spinta riesco a togliermelo di dosso e metterlo al muro. Lo bacio con trasporto ricambiato, stringendogli il viso con le mani e assaporando i suoi gusti: l’amaro in bocca ed il leggermente salato sulla pelle del collo. Il suo odore personale sale riscaldato dal petto, misto ad un vago odore di terriccio e fieno.
Sempre più curioso, esploro le sue parti basse e gli stringo il pacco. La mia mano si avvinghia ad un pene completamente eretto che, nonostante la stoffa, promette consistenza e larghezza. Lui mugola di piacere finalmente ad alta voce. Lo prendo come un permesso e m’inginocchio.
Gli calo i pantaloni della tuta fino a mezza coscia rivelando degli slip un po’ lisi che a stento contengono l’erezione e due testicoli grandi e gonfi, del pelo scuro esce a ciuffetti.
Davanti a tutta quell’abbondanza affondo il muso e sniffo con enfasi il suo odore: è virilità allo stato puro, profuma di cose segrete tenute rinchiuse, sudore asciugato da poco, calore umano trattenuto dal tessuto…
I suoi mugolii non permettono più di trattenermi e con un gesto veloce libero la sua mascolinità: il cazzo svetta verso l’alto, non è molto lungo ma, come immaginavo, estremamente carnoso e spesso. Pesanti testicoli tirano la pelle verso il basso e vene gonfie si allungano verso una larga cappella che fa capolino dal prepuzio.

Io ho una vera e propria fissa per le palle degli uomini e le sue sono un invito a nozze. Le mie labbra carnose indagano subito sfiorandole leggermente e con la lingua stuzzico la zona per testare la sua sensibilità. I gemiti m’inducono a continuare ed il suo odore importante mi avvolge sempre più.
Lecco i coglioni caldi, li ciuccio e tento di prenderli in bocca a turno. Sento i suoi peli sulla lingua e sulle palpebre chiuse. Le mie mani gli stringono le cosce dure e le sue mi afferrano improvvisamente la testa.
Mi libero dal giubbotto e rimango con la camicetta sempre più scollata, lo osservo dal basso e lui mi ricambia con occhi languidi ed imploranti.
Con la lingua inizio a risalire l’asta e aprendo la bocca accolgo la cappella dentro di me. Il sapore di cazzo stimola le mie papille gustative e mugugno di piacere. Lui impreca in risposta.
Inizio a ciucciarlo come una caramella salata, le labbra premono contro il prepuzio per liberare la cappella e con la lingua stimolo il frenulo. Andando a tentoni, cerco di capire se preferisce un approccio più delicato o più intenso…qualcosa mi suggerisce che la sua lussuria è infuocata, inizio così un pompino famelico.
Mi concentro sulla punta facendo rotare la lingua internamente ed usando le labbra come stimolazione circolare andando su e giù, per poi affondarmi improvvisamente tutto il cazzo in bocca. Alterno queste due tecniche per un po’.

- Cristo…sei bravissimo Tommy! – impreca lui con voce roca.

Sentirlo che pronuncia quel diminutivo familiare mi provoca una scarica di eccitazione inturgidendomi il pene nei pantaloni. Inizio a segare il suo con una mano mentre continuo a ciucciarlo.
Le sue mani mi accarezzano con vigore la testa e le sue dita s’insinuano fra le ciocche premendo i polpastrelli contro il cuoio capelluto. Mi azzardo a scostare il volto per leccarlo a bocca aperta e poterlo studiare dal basso mentre gli dono piacere.
Il suo sguardo è duro e arrapato, il suo respiro si fa più pesante e a tratti reclina la testa all’indietro in rantoli goduriosi.
La mia salivazione è in piena attività, mi riempie la bocca e rende il pompino rumorosamente volgare. Sento le prime gocce di pre-sperma che mi punzecchiano salate la lingua.
Ho sempre amato succhiare bei cazzi abbondanti e la carnosità del suo mi procura un grande piacere che mi fa gemere a labbra serrate.
Il ritmo si è fatto ormai troppo intenso perché riesca ad alzare ancora gli occhi, ma sento i suoi grugniti aumentare. Il suo godimento si fa più presente e sento una spinta pelvica verso di me come ad incitarmi ad ingoiare ancora di più il suo membro. Sento i coglioni sfiorarmi il mento e i peli pubici il naso, l’asta tutta infilata mi gratta la gola, ma con tutto quel liquido in circolo, non mi crea fastidi.
Non controllo più io l’azione, improvvisamente le sue mani si serrano in una morsa ferma sulla mia testa impedendomi qualsiasi movimento. Dario ruggisce un’imprecazione, sussulta in avanti ed una violenta scarica di sperma caldo invade la mia bocca. Il forte sapore salato e l’odore pungente mi fanno gemere come un assetato, grato di aver finalmente ricevuto il liquido tanto agognato.
Il suo corpo è scosso da brividi, urla come se stesse sfogando una rabbia troppo a lungo trattenuta e li accompagna ancora a spruzzi sulla mia lingua. Ingoio docilmente tutto ciò che mi offre.
Lui si abbandona contro il muro sospirando sonoramente ed io non riesco a trattenermi dal ripulire ogni goccia sfuggita alla mia gola, leccando il glande umido dei suoi umori e della mia saliva. Glielo restituisco come l’ho trovato e finalmente mi scosto da quell’abbondanza mascolina.

Mi rialzo sconquassato dall’impeto lussurioso, la camicetta mezza aperta e fuori dai pantaloni, i capelli spettinati ed un rivolo lucido sotto il labbro e lo guardo.
Ha il viso rosso e il respiro lungo, anche lui mi sta osservando e pare stia decidendo come ribattere a quell’improvviso silenzio. Entrambi sappiamo inconsciamente che le prime parole pronunciate scolpiranno su pietra il fatto e non si potrà più negarlo.
Un sorriso mi si abbozza sulle labbra e nello stesso momento scoppiamo a ridere. Una risata di pancia, calda, rasserenante. L’imbarazzo è scampato.

- Chi lo avrebbe mai detto anni fa che anche tu potessi apprezzare certe attività… - lo punzecchio io provocatorio.
- Io l’ho sempre saputo, sai? – ribatte ironico – Ho sempre avuto certe…certi desideri…verso i ragazzi. In passato ho ceduto, anche da sposato…poi Federico si è dichiarato…ho creduto fosse la mia eredità che lui avrebbe dovuto affrontare al posto mio e ho taciuto.
Poi ho conosciuto te: bellissimo, libero e…sensuale. – Mi riversa tutto questo senza prendere fiato, come fosse in attesa da sette anni di trovare finalmente il coraggio per raccontarlo ed io non lo interrompo.
- Mi eccitavi, ti volevo…ma non potevo averti. Ti spiavo mentre facevi la doccia o quando ti cambiavi. Fantasticavo su di te. I gemiti che hai fatto prima…li avevo già sentiti. Qualche volta, quando non vivevate ancora assieme, vi ho sentito, attraverso i muri…ed una volta vi ho visto. Eri nudo, sotto di lui, ti stava scopando…come ti muovevi…facevi quei versi…così eccitanti. Mi sono masturbato…me ne vergogno tantissimo…ed oggi…quando ti ho visto, non ho saputo trattenermi. Scusami…

Davanti alla dichiarazione più sincera che abbia mai ricevuto, non so come ribattere. L’uomo più improbabile del mondo ha appena confessato il suo desiderio per me. Quest’uomo, maturo, virile, traboccante di testosterone…che ha appena riversato nella mia bocca…ed ora mi guarda con occhi colmi di colpa, ha appena confessato che sono sempre stato il suo sogno erotico proibito.
E, nonostante mi sia sempre vantato di essere molto sensibile e poter notare tutte le sfumature dell’animo umano, non mi sono mai accorto di nulla. Neppure di lui.
L’erezione nei miei pantaloni non accenna a sparire e, d’istinto, inizio a spogliarmi.
Apro definitivamente la camicetta, un bottone alla volta. Lui apre la bocca sorpreso, ma non dice nulla e continua a guardarmi.
Mi sbottono i jeans, li apro rivelando il gonfiore. Tolgo le scarpe e mi abbasso lentamente anche lo slip bianco. Tolgo tutto…rimango nudo. Tutto rimane sospeso.

Dario si lancia per la seconda volta su di me. I baci sono sempre voraci, ma come se avessero una goccia di commozione grata ed io lo stringo a me.
Le sue mani dure mi strizzano qualsiasi frammento di carne: avvolgono il collo, stringono le spalle, mi segnano la schiena, lungo i fianchi e poi dietro fino al posteriore. Mi divarica i glutei e le dita ruvide sfregano le pareti esterne dell’ano facendomi gemere come un verginello alle prime armi. E non lo sono minimamente.
Con il mento ispido affondato nel mio collo, mi bacia sotto l’orecchio, me lo lecca avido e ringhia il suo desiderio. I brividi mi corrono lungo la spina dorsale, la pelle d’oca mi fa rizzare i peli sulle braccia e con voce velata gli sussurro all’orecchio:

- Ora puoi avermi…sono qui.

Con uno strattone mi lancia contro le scale, istintivamente metto le braccia avanti e mi inginocchio su un gradino ricoperto dal tappeto. Lui si toglie la camicia violentemente, rimanendo in canotta, con i pantaloni ancora calati e si butta su di me.
Mi bacia il collo da dietro, mordendomi la nuca, leccandomi le orecchie, grugnendo come un cinghiale infoiato. Rabbrividisco e gemo in modo incontenibile.
Una mano mi stringe un fianco e l’altra s’insinua vorace tra le mie cosce fino al mio sedere. Me lo palpa, me lo strizza in modo osceno facendomi inarcare la schiena ed il collo.
La sua lingua inizia a viaggiare lungo la mia schiena, mordicchiando le parti di carne più sostanziose sui fianchi. Arrivato ai glutei, mi divarica con forza le gambe e affonda il viso in mezzo.
Un fremito mi elettrizza tutto il corpo quando sento la sua lingua calda nel buco: mi sta mangiando letteralmente il culo. Come un predatore che divora la carcassa dopo una patita fame. I peli folti dei baffi e quelli ispidi del mento mi pungono la carne tenera, provocandomi quel sensualissimo misto di piacere e fastidio. A bocca aperta mi ciuccia l’ano, a lingua rilassata lecca lungo tutta la fessura ed inizia a premerla contro per poterla infilare all’interno. Lo sento digrignare per poterla allungare il più possibile.
Di base, io provo molto piacere analmente e quel trattamento è il massimo per me, non riesco a contenermi:

- Dario! Leccami così…ti prego! Continua… –
- Sei stupendo, porco cazzo! Hai un buchetto buonissimo! Minchia, te lo mangio! –

In passato avevo trovato la sua volgarità inappropriata in alcune situazioni, ora, invece, mi sta eccitando in modo morboso. Voglio che si sfoghi, che sia volgare, che lasci libera la bestia dentro di lui. Mi giro verso di lui e con una mano gli premo la faccia contro il mio culo, vedergli il viso parzialmente coperto dai miei chiapponi lisci con i baffoni che spuntano mi carica e lo incito ulteriormente. Sento i rumori di risucchio e la lingua che scava nella mia intimità in modo animalesco.
Si erge di nuovo e si avvicina a me per baciarmi in modo appassionato mentre il suo cazzo duro preme contro i miei glutei.
Inarco la schiena sostenendo me ed il suo peso con un braccio, mentre con l’altro lo avvinghio da dietro al suo collo. Limoniamo in modo plateale, sbuffando e sospirando.
M’inserisce due ditona in bocca, assaporo gusti sconosciuti, gliele ciuccio mugugnando mentre mi pizzica la lingua e scava, stimolando le mie papille salivari. Le sfila fradice e le mette a cucchiaio davanti alla sua bocca, dove ci sputa sopra in modo rumoroso, poi spariscono alla vista.
Un attimo dopo le sento infilzarmi con prepotenza il buco posteriore fino alla base delle falangi. Emetto un gridolino e lui grugnisce soddisfatto a sentire il mio interno più intimo e nascosto, umido e caldo. Come prima, ora mi sta scavando un altro orifizio, infila le due dita fino in fondo e poi le sfila senza mai togliere le punte.
Sento un leggero bruciore, data l’impetuosità, ma stringo i denti e lo lascio continuare, non voglio frenare il suo ardore. Continua a starmi incollato al viso, alternando baci con la lingua e morsi, continua a digrignarmi volgarità all’orecchio che mi fanno fremere.
La prostata è stata risvegliata, lentamente sento il buchetto dilatarsi e la frizione farsi più scorrevole. Lui incrementa lo sgrillettamento, inarcando le dita ad uncino e stimolandomi le pareti anali, poi esclama:

- Ma sei bagnato, cazzo! Mi stai infradiciando le dita…hai il culo che sembra una figa, porca puttana!
- È s-sempre stato così… - miagolo io – Se mi stimolano il b-buco…mi si bagna. Non compro lubrificante da anni… -
- Ecco perché mio figlio ti fotteva e tu gemevi così…sei fatto per essere scopato, cazzo! – esclama lui volgarmente mentre intensifica il lavoretto di dita.

Ormai sono un gemito continuo, ancheggio assecondando i suoi movimenti di polso, la testa inizia a girare e sento il suo calore sulla mia schiena nuda.
Di colpo sfila le dita e si alza in piedi, voltandomi lo vedo sfilarsi i pantaloni e l’intimo e poi la canottiera. Il suo corpo si presenta in tutta la sua interezza: segnato normalmente dall’età, ma con ancora un vigore prepotentemente mascolino. Il petto massiccio è interamente sommerso di pelame brizzolato, scende su tutto il ventre gonfio, ma duro, fino ad arrivare al pube, scuro e folto che incorona il suo magnifico cazzo. Pieno, sull’attenti come il più giovane degli stalloni, che punta verso di me.

Mi solleva di peso verso di lui, mi avvinghia i fianchi e mi bacia. Con spinte pelviche mi dirige verso il salotto e arrivati in prossimità del divano mi spinge violentemente su di esso.
Fortunatamente è morbido e abbonda di cuscini, mi accascio e divarico le gambe, inarcando il culo, sapendo già cosa mi aspetta.

- Guarda come ti metti…ti muovi da troietta esperta. Minchia, ti voglio! – sogghigna lui diabolico.
- Prendimi…- riesco a miagolare debolmente io.

Si sputa sulle dita e me le sfrega volgarmente sul buchetto, sporgendo il mento all’infuori con i denti inferiori che sporgono dal labbro. Io mi mordicchio l’indice piegato sorridendo di sghembo. Siamo due animali in pieno accoppiamento.
Si china e mi sputa un’ultima volta sul buco già umido, poi si erge e con una mano mi preme contro il cazzo turgido e la cappella pulsante, mentre con l’altra mi divarica una chiappa. Si sbilancia con tutto il suo peso verso di me e, in un millesimo di secondo, tutta la sua asta dura come il marmo s’infila nelle mie morbide viscere fino alla base.
Il colpo mi mozza il fiato in gola e strizzo gli occhi per il corpo estraneo improvviso, sibilando. Posso infradiciarmi il buchetto fino a colare a volte, ma un pezzo di carne del genere fa sempre il suo effetto quando s’introduce con forza.
Si accascia completamente sopra di me, schiacciandomi, ed avvinghia il mio corpo con le sue braccione pelose. Inizia a darmi colpi lenti, ma profondi. Mugugno leggermente dolorante e lui mi zittisce rassicurandomi.
Ricordo in automatico la regola base per essere un passivo esperto e faccio un profondo respiro, dilatando così i miei polmoni e gli stessi muscoli anali. Accolgo ulteriormente il suo membro facendolo gemere per quel benvenuto inaspettato.
M’infila la lingua in bocca e mi bacia, aumentando il ritmo della penetrazione.
Gemo compiaciuto e lui si permette di affondare più forte. Si sfila un po’ e poi riaffonda di colpo. Dentro e fuori, colpi decisi e costanti. Il cazzo scorre ormai libero dentro di me, senza nessun ostacolo o frizione, lubrificato dai miei umori e dai suoi.
Non sentendo più l’ombra di alcun dolore, spingo il culo verso di lui, facendolo affondare fino alle palle.

Questo per lui è un “via libera”, cambia posizione e si solleva da me per mettersi in ginocchio sul divano, ma così facendo, si sfila completamente da me.
Il vuoto improvviso mi crea un fastidio capriccioso, come se fossi un bambino a cui viene sottratto di colpo il giocattolo. Inarco così il culo e mi piego a 90 gradi.
Le sue mani afferrano bruscamente i miei fianchi, mi porta a sè e con un colpo secco mi infilza per la seconda volta con la sua verga. Urliamo di piacere all’unisono, io acuto e lui pare un ruggito orsino.
Con una potenza sessuale che non mi sarei aspettato scioccamente da un 60enne come lui, inizia a colpirmi senza tregua dilatandomi le pareti anali con la sua abbondanza di carne fallica. Dovevo immaginarmelo…per un maschio del genere, abituato a sollevare pesi, picconare il terreno con la vanga e forzare i bulloni più testardi, il gesto del fottere viene naturale e facile.
I suoi coglioni pelosi dondolano in accordo ai suoi movimenti, il mio orecchino pendente balla senza controllo.
Mi abbandono alla sua furia e mi lascio montare.

Incuranti di qualsiasi cosa attorno a noi, ci abbandoniamo allo sfogo più completo urlando ed imprecando. Lui si sta liberando di tutte quelle repressioni accumulate negli anni, finalmente possessore del suo sogno proibito, senza alcun freno inibitore o relazioni familiari che gli impediscono di avermi. Non deve più nascondersi dietro una porta, limitandosi a masturbarsi compulsivamente ed immaginando come sia il mio corpo al tatto: ora mi sta afferrando con le sue mani, mi sta colpendo con il suo cazzo, mi sta aprendo il culo.
Io invece mi godo appieno questa sorpresa totalmente inaspettata. Ho sempre gioito segretamente per le attenzioni di uomini maturi; in passato e, soprattutto di recente in questi ultimi anni di rinascita, ho ceduto alle loro lusinghe a volte. Mai avrei creduto, nemmeno alla lontana, che sarei potuto essere tanto desiderato da un uomo come lui. Così virile, con una mascolinità così prorompente, quasi tossica. Provo un piacere perverso a ricordare la differenza di età che ci separa e quale rapporto ci legava una volta. Mi facevo scopare dal figlio, ora mi sto facendo chiavare dal padre. Ed è anche più bravo.

Un suo cambio di posizione mi desta dal mio divagare. Forse affaticato dagli affondi continui, mi gira sul fianco, mi solleva una gamba e si avvinghia con forza ad una coscia.
Ora ha molto più appiglio e riesce ad incrementare il suo fottermi.
I rumori umidi di risucchio che vengono dal basso sono oscenamente eccitanti. Ormai il mio buco è un lago di umori, tra quelli che produco io e quelli che escono da lui. I nostri sudori ormai si uniscono scivolando sui nostri corpi accaldati.
Guardandomi dall’alto, con voce affannata si rivolge a me:

- Sei fradicio, cazzo! Sta colando tutta la schiuma…godi proprio come una femmina!-
- E allora trattami da femmina ! – lo provoco volgarmente io – fammi vedere quanto sei maschio, cazzo! –

Un lampo di raptus sessuale gli avvampa gli occhi, con una mano si aggancia ancora di più alla mia coscia e con l’altra mi afferra il mento ficcandomi le dita in bocca, quasi come aggrapparsi. Inizia a chiavarmi come un ossesso, urlando come una bestia irosa, colpendo il mio bacino e spruzzandomi gocce di sudore addosso.
Io stesso mi aggrappo alle mie gambe per incassare meglio i suoi colpi, urlo di puro piacere anale e lo incito senza nemmeno capire il senso delle mie parole.
Un vortice senza ordine di rumori, odori e sapori.
Il suo grugnire si fa più intenso, le sue dita mi strizzano paralizzandosi e con un urlo dirompente scarica tutta la sua sborra dentro il mio culo ormai dilatato.
Io mi strizzo le palle con una mano ed eiaculo potentemente sul mio corpo sudato, raggiungendo perfino il petto peloso.
Stremato si accascia su di me, ma reggendosi sugli avambracci per non schiacciarmi completamente. Mi respira affannosamente sul viso, io sul suo. Ci guardiamo abbozzando un sorriso stanco e poi mi appoggia la fronte sudata nell’incavo della spalla.

Rimaniamo in quella posizione per un tempo indefinito, ognuno con i suoi pensieri silenziosi, assaporando il momento, realizzando il peso e la leggerezza di ciò che abbiamo appena condiviso.
Il suo odore acre di sudore maschile e sperma mi riempie i sensi e mi chiedo scioccamente se quando lavora in estate nell’orto, possa profumare allo stesso modo.
Lentamente si alza, si siede sul divano e poi mi sorride complice chiedendomi se voglio darmi una sciacquata. Rispondo di sì e mi reco nel bagno vicino, conoscendo a memoria il percorso.
Dopo essermi rinfrescato, inizio a ripescare i miei vestiti sparsi all’ingresso e torno da lui, trovandolo con indosso solo i pantaloni. Ha il viso stanco ma soddisfatto.

- Non voglio essere scortese, ma forse è meglio salutarci…a breve tornerà mia moglie e preferirei darmi una sistemata. – mi consiglia gentilmente lui.
- Tranquillo, tanto devo andare anch’io…ed è meglio non beccare l’ex- suocera…- lo punzecchio ironicamente.
- Grazie…davvero. –
- Grazie a te…- e lo bacio delicatamente sulle labbra baffute.

Esco dalla casa che una volta frequentavo assiduamente e poi dal cancello fino alla mia auto.
Nel viaggio di ritorno verso la città ripercorro freneticamente con la mente quello che ho appena vissuto. E, con ancora lo sperma del mio ex-suocero in corpo, non posso trattenermi dal pensare che in qualche modo un cerchio si sia appena chiuso. Sicuramente non nel modo in cui mi aspettavo, ma è successo.
Poi guardo il sedile vuoto accanto a me e realizzo di non aver mai recuperato la cassetta con i miei oggetti che Dario aveva preparato per me.
Sorrido.
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