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La casa delle meraviglie


di giococontutti
25.08.2021    |    22.659    |    9 9.6
"Immediatamente divenne ad uso quasi esclusivo di mia madre, sempre molto attiva nell'intrattenersi privatamente con uomini generosi di ogni età ma anche con..."
Mio padre non me lo ricordo, scappò via quando ero piccolo e quella fu la mia fortuna, perché di conseguenza alla sua fuga mamma fu costretta a tornare ad abitare da nonna ... nella casa delle meraviglie!
Il detto che "solo la madre è certa" mi calza a pennello, nel guardare qualche foto vecchia pare evidente quale fosse uno dei motivi per il quale mia madre è rimasta presto senza marito, sostenere una donna tanto esuberante, estroversa, generosa nei modi e nelle forme, potrebbe anche essere divertente ed eccitante, ma crescere un figlio che non ti somiglia affatto e far finta che sia il tuo è comprensibilmente un fardello troppo pesante. Tuttavia non fu una grave perdita, combinava solo casini.
Il giorno del trasloco credo di essere stato il bambino più felice della terra, la casa isolata tra campagna e periferia era fatiscente e sgarrupata, in un degrado assoluto, ma a me è sempre sembrata una regia.
Mia nonna una donna unica nel suo genere, eccezionale per come l'ho sempre vista io, undici figli e almeno altre due gravidanze non andate a buon fine, quindi un mare tra parenti diretti, affini e parenti di secondo grado, tutti sempre accettati con affetto e accolti con un sorriso, ognuno con le proprie caratteristiche anche se spesso strambe o particolari, non giudicava nessuno ma li aveva divisi sommariamente in tre categorie consapevole del carattere di ognuno..
Alcuni erano sempre stati poco raccomandabili e non fecero una bella fine, altri al contrario dediti al lavoro in modo quasi maniacale e poi quelli con la passione costante e sfrenata per il sesso, tanto da viverlo in ogni sua sfaccettatura, anche molto trasgressiva, in modo assolutamente naturale.
Ognuno di loro aveva un po' di lei, ma soprattutto in questo contesto, sarà divertente raccontare solo di quelli porcarecci come la nonna e come me.
Rimasta presto vedova si era rimboccata subito le maniche, quell'edificio rurale a due piani di cui uno parzialmente seminterrato era stato diviso in 4 appartamenti di diverse metrature, tutti con entrata indipendente, tre venivano affittati a quelle splendide signore che lavorando in Viale di Tor di Quinto già popolavano i miei sogni, nel più grande abitava lei.
Dopo il nostro arrivo fece subito delle modifiche e con un bel portone interno creò l'opportunità di poter isolare una camera con bagno in fondo dell'appartamento, appendice nella quale poter accedere sia dall'interno che più discretamente da un passaggio coperto all'esterno, scaletta e portone indipendente assolutamente riservati.
Aveva colto al volo l'occasione per garantire alle donne di famiglia ed alle numerose amiche sempre presenti un angolo di privacy ... "a quelle ie pizzica come a me" ... con orgoglio ed occhio luminoso amava accumunare tutte le signore effervescenti che frequentavano casa e che quindi ne avrebbero usufruito con gioia ed entusiasmo.
Immediatamente divenne ad uso quasi esclusivo di mia madre, sempre molto attiva nell'intrattenersi privatamente con uomini generosi di ogni età ma anche con ragazzotti di buona famiglia o spiantati giovani canaglie.
Anche una delle mie zie era sempre particolarmente pronta per approfittarne.
Via via sfruttarono l'intimità di quella camera in tanti, nacquero anche discussioni per gestire in modo equo giorni e orari, amiche e parenti da sempre complici e solidali tra loro si ritrovarono a bisticciare come cagnette davanti ad un osso, discutevano non solo dei maschi più ambiti ma anche per poter usufruire al meglio di quella opportunità creata a mestiere da nonna per scopare comodamente, belle pulite e nascoste.
Il terreno di pertinenza della casa scendeva verso il fosso passando tra orto, pollaio, zone alberate, pergolati e piccoli annessi in muratura, il pezzo forte era il cortile davanti all'entrata dell'appartamento principale, quello di nonna, ritrovo giornaliero, soprattutto nella bella stagione, per tutte quelle donne che per passione e/o per lavoro rendevano felici gli uomini e amavano radunarsi per spettegolare tra uno smalto alle unghie, una tinta, una messa in piega oppure una ceretta, sorseggiando caffè sempre pronto a pippiare dall'immancabile moca perennemente carica in cucina.
Il gruppo delle amiche unite dalla stessa indole da ferormone scalpitante era composto da circa venti donne, mia nonna che a quel tempo avrà avuto 55 anni era l'unica grandicella e quindi la "matriarca", le altre quasi tutte più o meno giovani, mia madre nel periodo del trasloco aveva 25 anni scarsi ed io quindi solo 7.
Feci presto amicizia con altri 3 ragazzini vivaci, alcune volte se ne aggiungeva un quarto, eravamo un massimo di 5 discoli da strada uniti come fratelli, io il più piccolo ma il più importante, solo grazie a me potevano rimanere in quel cortile a sbavare, ascoltare e sbirciare tra gonnelle e vestiti succinti di tutte quelle DONNE FANTASTICHE!
Ogni giorno provavamo a fare la Top Ten tra le nostre preferite ma offuscati dall'eccitazione usciva sempre una lista di almeno 14 nomi e l'angoscia di aver fatto un torto a quelle escluse.
Mia madre fissa tra il terzo ed il quarto posto anche se per me è sempre stata la numero uno.
Carichi di eccitazione scappavamo giù al fosso per abbondonarci al nostro delirio e mentre parlavamo di loro sfogavamo con mirabolanti seghe collettive.
Divenni immediatamente un pipparolo di fama mondiale, campione assoluto come guardone, sempre pronto a godere di ogni lembo di pelle scoperto e di qualsiasi inciucio o accoppiamento in corso. Esperto internazionale nell'inventare soluzioni sempre nuove per mostrarmi nudo o per strusciarmi arrapato.
L'ossessione più forte e mai sopita è sempre stata verso mia madre, le sue forme abbondanti e le sue vestagliette sempre di una taglia più piccola incapaci di contenere tette e culo, andavo al manicomio. Ogni volta che i suoi gesti distratti e scomposti quanto naturali e ricorrenti mostravano senza pudore ogni parte del suo corpo io svenivo.
Partivo dai piedi e quando arrivavo ai polpacci stavo già con il cervello in delirio ed il cazzo dritto, tonici, muscolosi, grossi ma definiti, impossibile non sognare mirabolanti smorzacandela.
Le cosce ben tornite a sostenere quel culo tondo e pieno che perdevo la ragione ogni volta che la vedevo piegata.
Le tette enormi e gonfie con quei capezzoloni infiniti che avrei succhiato latte anche a 20 anni.
Un mare di capelli neri ed una faccia dai lineamenti forti e talmente volgare che sembrava facesse pompini anche quando leggeva la lista della spesa.
Il pezzo forte era la figa, non sembrava nemmeno la sua, pelo fitto, spesso e nero sempre curato, labbra e labbrette ben delineate, sembravano disegnate a matita, truccate, scure rispetto allo sfondo rosa intenso.
Le mutandine non le portava quasi mai e non smetteva un attimo di essere irrequieta e maldestra nei movimenti anche da seduta, ogni volta che spostava le gambe un tuffo al cuore.
Nelle rare occasioni che indossava l'intimo finiva regolarmente per sfilare le mutande arrotolandole all'elastico per poi abbandonarle ovunque, belle piene delle sue strisciate grasse e collose. Forse quelle erano le seghe migliori, con le sue mutandine leccate, sniffate, e sfregate intorno al cazzo. Spesso me le portavo sul cuscino per dormirci insieme, oppure le infilavo nel pigiama a tenere compagnia all'uccello innamorato.
Crescendo persi il controllo delle mie reazioni, sopraffatto da troppi stimoli iniziai ad essere troppo fastidioso e insistente nel mostrarmi senza freni nel mio ingestibile delirio da arrapato cronico.
Fingevo periodicamente di avere i testicoli gonfi solo per poterli mostrare a chiunque di loro fosse interessata o divertita, un infezione cutanea mi regalò più volte l'occasione di far esaminare la pelle screpolata alla base dell'uccello, delle palline di grasso sottocutaneo completarono l'opera ... ogni scusa era quella giusta per calarmi le mutande.
Gratificavo con le mie morbose attenzioni ogni donna di passaggio in quella casa ma poi scivolavo sempre a tampinare mia madre come un cane da tartufi.
Lei viveva le sue molteplici passioni ed io impazzivo ogni volta che usciva dalla camera "dell'amore" con l'alito aromatizzato allo sperma!
Non chiudevo mai la fatiscente porta del bagno proprio per farmi sorprendere nelle mie compulsive masturbazioni.
Ogni volta che andava a riposare ero pronto a sdraiarmi vicino a lei per abbracciarla stretta e toccarle il seno mentre come un cagnetto eccitato provavo in ogni modo a farle sentire la mia erezione.
Divenni presto insopportabile per una giovanissima madre confusa e impegnata in troppe tormentate storie d'amore e di sesso, nel tentativo di scacciarmi iniziò a chiedere aiuto a mia nonna, strillava "portatelo via" ... "faje na camomilla" ... e nonna tranquilla e serena prese in mano la situazione, imperturbabile e naturale come sempre.
Mi disse di seguirla nella sua camera e calmarmi, per nulla turbata parlava con il solito timbro di voce, parole semplici e nessuna particolare espressione del viso, toni fermi ma rassicuranti, ripeteva che era tutto assolutamente normale e fisiologico e che dovevo solo trattenermi verso mia madre che in quel periodo non era serena.
Non solo non dava peso all'accaduto ma sembrava anche confortata e felice dal poter constatare che stavo crescendo bene e che tutto funzionava come nelle migliori aspettative, intanto eravamo pronti per la notte e semplicemente spostando le coperte mi invitò a dormire nel suo letto.
Luce spenta e ancora parole rassicuranti per ribadire e completare i discorsi precedenti, poi allungò la mano ed esclamò ... "stai ancora così?" ... "bello de nonna" ... accese la luce per vedere meglio quello che aveva nella mano ... "beata gioventù!" ... "adesso nonna te fa na bella camomilla almeno dormimo tutti più sereni" ... "forse tu madre non intendeva sto tipo de camomilla ma me sa che questa te calma de più" ... "te piace la camomilla de nonna tua?" ... morbida, esperta e delicata mi stava facendo una indimenticabile sega, io non parlavo ma d'istinto gli afferrai un seno, quando divenne veloce e più decisa nella presa rischiai di svenire e con gli occhi strabuzzati all'indietro divenni rigido e mi lasciai andare al godimento.
Non feci in tempo nemmeno ad essere imbarazzato, esageratamente soddisfatta e rapida nel gestire la situazione era come al solito padrona assoluta di ogni evento, in un attimo la vidi piegarsi, pulire e dare il bacio della buona notte sull'uccello, dopo essersi congratulata con moderata allegria rimettere tutto a posto come se non fosse successo niente ... "adesso cercamo de dormì" ... spense la luce e si girò dall'altra parte.
La mattina seguente aggiunse un modo carino per darmi la consueta sveglia, allungò la mano ed esclamò con divertimento indugiando nella palpata ... "l'erezione mattutina non tradisce mai" ... rideva ... divenne diversamente scherzosa, i baci del buon giorno si moltiplicarono, alcuni in fronte ed i restanti sul pene svettante, come a volersi congratulare per l'esuberanza giovanile ... "me sa che ce vole n'antra camomilla" ... e riprese a segarmi il cazzo con affetto crescente.
La "camomilla" divenne la nostra parola in codice insieme al bacio del buon giorno o quello altrettanto immancabile della buona notte, mi piazzai in pianta stabile a dormire nel lettone di nonna che divenne presto ossessiva e splendidamente morbosa.
Non facevo in tempo a desiderare "una camomilla" che avevo già la mia erezione prigioniera delle sue sapienti mani. Il mio cazzetto in crescita e sempre duro risolveva ogni problema sempre allo stesso modo e finalmente non dovevo fare tutto quel lavoro da solo.
Diceva scherzando che se avessi continuato a farmi tutte quelle seghe sarei diventato cieco ma che in quel modo sarebbe tornata la vista anche a lei ... ma occorreva insistere ... e insistere ... e insistere ...
Forse continua...
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