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Quell'estate in Grecia (9) - Serata in terrazza - P.2


di Membro VIP di Annunci69.it PaoloSC
09.05.2023    |    2.959    |    1 9.6
"“La volta che abbiamo fatto sesso nel modo più strano è stata lo scorso anno” iniziò Federica..."
Serata in terrazza – Parte 2

Mentre le ragazze erano in cucina a rigovernare, noi maschietti ci mettemmo seduti in terrazzo. Aprimmo la bottiglia di whiskey irlandese che Sean e John ci avevano mandato assieme al pesce.
Nel pomeriggio ero andato a cercare una bottiglia di limoncello ed una di amaro in giro per il paese, ma avevo trovato solo un amaro Jaeger Meister ed una bottiglia di Johnny Walker Black Label.
Le ragazze si sarebbero dovute accontentare di quelle o dell’immancabile, ennesima bottiglia di ouzo, a detta del negoziante che me lo aveva venduto un po’ più dolce degli altri e un po’ più simile alla sambuca.
Esse poi arrivarono e si misero accanto a ciascuno di noi. Francesca si mise sul lettino accanto a me e altrettanto fece Dede con Adriano sul lettino di fronte a noi. Poi tutti gli altri si misero in circolo con le sdraio e le sedie. Portammo fuori anche un materassino gonfiabile che avevamo comprato la mattina per andare in una spiaggia scogliosa e sassosa appena fuori dell’abitato, verso il tempio di Apollo.
Feci girare una confezione di toscanelli, Adriano ed Andrea ne presero uno mentre Filippo tirò fuori la sua pipa che non gli avevo ancora mai visto fumare. Le ragazze fumavano invece sigarette.
“Facciamo un gioco” propose Dede.
“Siii! Dai!!” si unirono battendo le mani Patrizia e Federica. Francesca non si mosse, ma mi borbottò all’orecchio qualcosa del tipo “Si, basta che ci muoviamo perché ho sonno”.
“Qualcuno vuole il caffè?” mi alzai e chiesi. Volevo che Francesca fosse bella sveglia.
“Io! Io! Io!” e così tutti.
Andai in cucina a mettere sul fuoco la macchinetta grande e quella media. Volevo che tutti fossero belli svegli.
Tornai in balcone per partecipare alla votazione sul gioco.
“Io propongo un poker strip a coppie” disse Patrizia.
“Ma siamo quasi nudi tutti, che vuoi che ci togliamo?” disse Dede. In effetti, c’era ben poco da scoprirsi.
“Facciamo qualcosa di diverso. Vi ricordate il Decamerone? Ebbene, ogni coppia a turno ci racconta la volta che l’hanno fatto più strano in assoluto, e gli altri danno il voto” proposi.
“La coppia che perde è costretta a rifare la scena davanti a tutti noi. Ci state?”
Non so perchè mi venne in mente quell’idea bislacca, ma era l’unica maniera che mi sembrava accettabile per costringere Filippo e Federica a fare sesso. Man mano che la esponevo, mi rendevo conto che sarebbe stata rifiutata, ma ormai avevo fatto la proposta e dovevo tenere la parte.
Devo dire che rimasi sorpreso quanto ottenni l’approvazione di tutti.
“Per dare un po' di pepe al gioco, propongo di spogliarci tutti nudi. E, prima che facciate obiezioni stupide, ricordatevi che sono quattro giorni che giriamo nudi in spiaggia e per casa, che facciamo sesso con i nostri rispettivi partner quasi pubblicamente e che siamo praticamente perennemente ubriachi. Piuttosto, dov’è il whisky di Sean?” dissi.
Fu il plenum di consensi. Tutti annuirono mentre parlavo, segno che anche loro avevano notato la cosa. Francesca si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio “Sei un mago. Abbiamo trovato il modo di incastrare Filippo. Però lo sai che mi piacerebbe perdere e fare l’amore con te davanti a tutti?” al che sentii una fitta al basso ventre ed ebbi una improvvisa erezione, per fortuna coperta dal caftano.
Dede andò in cucina a prendere il caffè e lo versò nelle tazzine. Poi si tolse il suo abito rimanendo nuda ed andò prima togliere la maglietta e poi a slacciare i pantaloni ad Adriano che le disse: “Amore ti amo, ma sono capace di fare da solo!”
“Non credo” e si chinò ad abbassargli in un sol colpo pantaloncini e mutande inginocchiandosi mentre lo faceva. Poi, rialzandosi, passò la mano sul pisello di Adriano che si era già drizzato, si chino con la testa sulla sua cappella e gliela baciò.
“Speriamo di vincere noi, cioè, di perdere noi! Così gli facciamo vedere come si fa sesso tra veri amanti, eh amore?” e gli diede un’altra ciucciata.
Dede sapeva impersonare il ruolo della zoccola come poche. O forse era veramente una zoccola inside?
Patrizia si gettò su Andrea e gli strappò letteralmente i pantaloni ma, a differenza di Adriano, egli non portava mutande. Anche lei si dedicò un momento al membro del suo fidanzato, giusto per far vedere che non era seconda a nessuna.
Io da par mio mi ero già tolto il caftano e stavo aiutando Francesca a togliere il suo. Anche lei volle omaggiarmi di una rapida toccata che però si interruppe quasi istantaneamente per poi trassformarsi in una accurata ispezione. “Ma ti sei rasato? Non hai più peli qui” e nel contempo fece scivolare la mano su tutta la zona. Risalì, seguendo la zona liscia, fino al buco del culo. “Ma sei depilato pure qui? Sei liscissimo… che bello! Ti prego, andiamo di là, fammi vedere bene!” mi disse.
“Dai, dopo. Ora stai buona. Pure tu sei bella liscia, qui!” e le passai la mano sulla sua figa. “Dai, ci guardano!” e mi tolse la mano. Stavo per sbottare in una risata quando fui interrotto da Federica che, nuda, cercava di spogliare Filippo.
“Paolo, diglielo tu!” supplicò.
“Dai Filippo. Te lo abbiamo visto tutti, non hai nulla da nascondere. Anche se è solo come quello di un bambino, sii uomo e tiralo fuori!” arringarono Andrea ed Adriano ridacchiando.
“Daje, Filì. Nun fa’ er pupo” gli dissi un po’ seccamente.
Non so se fui io o la pressione congiunta di tutti, ma alla fine si convinse e si spogliò anche lui, coprendosi però con le mani.
“Allora, chi inizia?” dissi.
“Dai Paolo, iniziate tu e Francesca” suggerì Patrizia.
“Beh, non è che abbiamo molte esperienze, perché poi Francesca ed io stiamo insieme solo da un paio d’anni” spiegai.
“Però qualche cosa l’abbiamo fatto anche noi” aggiunsi.
“Ti ricordi Fra, quella volta a Punta Ala?” dissi rivolgendomi alla mia fidanzata.
“Ah, dici quella volta che mio padre per poco non ci beccava?” rispose Francesca.
“Si, esatto, quella!” ribadii.
“Era estate, forse luglio o agosto. Io ero in ferie per una decina di giorni e non avevamo pianificato nulla. Francesca era in vacanza con i suoi a Punta Ala, io invece stavo con i miei a Port’Ercole” iniziai a raccontare.
“Eravamo andati a ballare in una discoteca a forma di piramide, come si chiamava?” chiesi a Francesca.
“Black Sun” rispose.
“Esatto. Mi ricordo che tu indossavi una minigonna bianca ed un top bianco all’americana, vero?”
“Si amore, esatto!” confermò.
“Avevamo bevuto tutti e due, erano le due di notte e decidemmo di tornare a casa. Io dormivo da lei” spiegai agli altri.
“Francesca abitava in un residence che si chiamava Lo Scoglietto, al primo piano. C’era un lungo vialetto che costeggiava gli appartamenti del piano terra e che aveva una sorta di muretto lungo tutto il percorso.”
“Visto che io dormivo in stanza con quel rompicazzo del fratello, decidemmo di rimanere un po’ da soli giù. Erano quasi le due e mezza, ormai la maggior parte delle gente era a dormire. Iniziammo perciò a baciarci ed a paccare. Poi, la situazione si scaldò e Francesca passò all’attacco” dissi.
“Ma che dici? Ma non è vero! Non dire cazzate! Sei stato tu che mi sei zompato addosso!” ribattè Francesca che aveva imboccato alla mia provocazione.
“Ma dobbiamo raccontare anche i particolari?” chiesi all’uditorio.
“SIIII!”
“Ovvio!”
Francesca si mise la mano davanti al viso quasi vergognandosi. Gesto ridicolo, in quel contesto, visto che era nuda come tutti.
“Insomma, iniziammo a giocare tra di noi. Prima mi chinai e le tolsi le mutande - che lasciai in bella vista sul prato accanto al muretto – poi iniziai a leccarla. Inutile dire che le piaceva da morire. Ti ricordi, Fra?”
“Beh, si, vagamente” minimizzò.
“Poi dopo un po’ le chiesi di ricambiare. Mi aprii i pantaloncini e calai le mutande e lei me lo tirò fuori e me lo succhiò. Non è che fosse molto brava, ai tempi!” dissi. Al che, Francesca si girò e mi mollò un pugno sulla spalla.
“Non è vero, bugiardo!” mi accusò di mentire.
“Vabbè, casomai dopo darai la prova che sei diventata brava!” dissi, e beccai uno schiaffetto in testa.
“Comunque, mi misi a sedere sul muretto e tirai su i pantaloncini perché l’erba ed il muretto erano bagnati di rugiada. Poi presi Francesca da dietro, le infilai il cazzo nella sua figa e la iniziai a scopare da dietro, ma non a pecorina, così” e presi Francesca, la portai davanti a me, infilai il mio pisello che nel frattempo si era rizzato in mezzo alle sue gambe ed iniziai a fare su e giù. Sorpresa, non fece nulla per qualche secondo, poi si scosse e si sfilò.
“Penso che agli altri interessi poco questo dettaglio!” disse sempre con tono vergognoso.
“No, anzi, tutt’altro. Com’era esattamente che gliel’hai messo dentro?” chiese Adriano facendomi l’occhiolino.
“Così” ed infilai al volo Francesca che era già parecchio bagnata. Le detti due o tre colpi prima di sfilarmi e di essere preso a schiaffoni dalla mia dolce compagna. Risata generale.
“Comunque, sta di fatto che stavamo scopando, ma non si vedeva nulla, lei era ferma ed io mi muovevo poco perché avevo paura che scappasse fuori. Però la titillavo qui” e le toccai il clitoride ottenendo un ulteriore schiaffo sulla mano e provocando altra risata generale “ed in poco tempo la feci venire” continuai a raccontare.
“Ora dovete sapere che Francesca ha talvolta l’orgasmo facile, viene in pochissimo tempo bagnandosi da morire che sembra che se la faccia sotto” dissi. Ed anche questa volta provocai un gesto di stizza nei miei confronti.
“Amore, ma è una cosa bellissima la tua, sai?” le dissi.
“Franci, ma allora tu squirti?” le disse Dede.
“Squirti? Che vuol dire?” disse Francesca.
“Quando vieni, hai notato se è un liquido trasparente tipo pipì? Che ti esce a getto e non riesci a frenare?” chiese Dede.
“Beh, sì, ho sempre pensato che fosse pipì, ma non è pipì. Ne sono certa!” disse.
“Infatti, non lo è” affermò Dede.
“Comunque, voglio finire di raccontare la storia. Insomma, venne bagnando tutto per terra, le gambe e i sandali. Io però non ero venuto e continuavo a scoparla con lei che si agitava e godeva.”
“Il fatto è che ci siamo accorti che erano arrivati i suoi genitori solo quando erano a pochi metri da noi. «Ragazzi, ma state ancora qui? Perché non andate a letto?»
«Beh, si, adesso andiamo, stavamo un attimo qui a chiacchierare, sa, in discoteca c’è troppo rumore…» risposi con una faccia da culo mentre avevo ancora il pisello appizzato dentro!” raccontai.
“Io sono quasi svenuta! E mi domando come abbiano fatto a non accorgersi che c’erano le mie mutande sul pratino accanto a noi? E che ero fradicia. E che avevo una tetta di fuori!” aggiunse Francesca.
“«Beh, non fate tardi, venite su, dai!”» ci disse la madre cercando di capire cosa c’era che non quadrava” dissi.
“Comunque, tornammo su dopo qualche minuto, il tempo di venire anch’io. E si, perché mentre Francesca diceva «Mamma, vai!!! Vengo! Veniamo!”» io ricominciai a muovermi piano, poi come la madre si girò, detti le ultime pompate violente facendo inclinare Francesca in avanti e venimmo tutti e due. E la madre si girò subito dopo!!!” conclusi.
Francesca scosse la testa con la mano davanti al viso. “Se non mi ha preso un colpo quella sera, non mi prende più” disse.
Chi più chi meno apprezzarono tutti la storia.
“Chi si fa sotto?” chiesi.
Patrizia e Andrea alzarono la mano.
“A noi è capitato di essere beccati sul fatto” iniziò a raccontare Andrea. “Era un sabato mattina ed avevo preso con mio zio che aveva avuto dei problemi tecnici ed aveva perso tutta la prima nota l’impegno di caricargli un migliaio di movimenti e di stampare il tabulato ufficiale bollato da consegnare al Fisco. Però avevamo bisogno di un certo tipo di computer per far girare il programma e di una stampante uguale a quella che aveva in Sardegna”.
“Mio padre aveva un carissimo amico che aveva lo stesso sistema, un PDP11/23, ed una stampante a margherita, in un ufficio che faceva la produzione di manualistica per un’azienda elettronica. Il sabato non lavoravano e quindi mi dette le chiavi. Conoscevo bene quel computer perché avevo sviluppato un sacco di software e ne avevo installato e configurato un paio almeno. In più, conoscevo bene quell’ufficio perché uno dei miei programmi era installato proprio lì, in quell’azienda.”
“Sta di fatto che Patrizia ed io dovevamo andare al mare, quel giorno, ma poi abbiamo avuto quell’imprevisto. Ricordi?” chiese a Patrizia, la quale assentì.
“E quindi venne con me a farmi compagnia e a dettarmi i numeri.”
“In quell’ufficio faceva molto, molto caldo perché l’aria condizionata era spenta, e ad un certo punto Patrizia si tolse i pantaloni e rimase in costume. Chissà perché, ma le sue gambe nude, il posto inusuale, sta di fatto che ci spostammo nell’ufficio del capo dove c’era un bel divano di pelle nera, quattro posti senza braccioli. Ci mettemmo lì e facemmo del bel sesso, sai, quello che ti dà soddisfazione. Mi ricordo che fu molto, molto eccitante, ricordi Patti? Eri anche tu bagnata come non mai. Per fortuna non ci spogliammo del tutto perché dopo qualche minuto sentimmo il rumore del portoncino di ingresso che si apriva. L’ufficio non era grande, ci sbrigammo a rivestirci di corsa ma era evidente che eravamo stati beccati sul fatto.”
“Si, anche perché io avevo lasciato i miei pantaloni nella stanza accanto dove stavamo lavorando!” disse Patrizia.
“Insomma, una figura di merda colossale” concluse Andrea.
“Il proprietario entrò nella sua stanza, chiuse la porta e mi chiamò all’interfono”
“«Andrea, vieni qui immediatamente!» mi disse”.
“Iniziai a sudare freddo, l’avevo combinata grossa. Era vero che avevo del credito nei suoi confronti, in fin dei conti gli avevo sviluppato un programma che non mi aveva ancora pagato e che comunque valeva un sacco di soldi, però lui mi aveva beccato col culo di fuori, a tutti gli effetti” continuò.
“Mi chiese «Andrea, cosa stavate facendo qui nel mio ufficio?»”
“Io risposi «Ma niente, Patrizia si era sentita male e l’ho fatta distendere qui sul divano»”.
“Lui mi ribatté che mi aveva visto con i pantaloni e le mutande calate, e che a casa sua quello si chiamava scopare. E non ammetteva che qualcuno facesse quelle cose a casa sua, visto che quella era casa sua a tutti gli effetti. E mi cacciò in malo modo dall’ufficio dicendomi «Prendi le tue cose, la tua squinzia ed esci da qui immediatamente, e non farti vedere mai più!»”
Se non fosse stato che avevo preso quell’impegno con mio zio, non me ne sarebbe fregato molto, ma mi seccava non riuscire a portare a termine il compito che mi ero preso e lo pregai di soprassedere, visto il problema enorme che avrei provocato. Mi scusai, ero veramente pentito, e gli dissi che avrei fatto di tutto per farmi perdonare” continuò.
“Lui allora mi disse gelidamente «Potevi pensarci prima!» e girò i tacchi per rientrare nella sua stanza. Lo fermai, lui si girò e gli dissi a brutto muso: «Ok, Patrizia ed io abbiamo sbagliato. Ma la colpa è solo mia. Ora, che io paghi è giusto. Patrizia era con me e la sua punizione è quella di sentirsi di merda come me per aver fatto una figuraccia epocale. Però mio zio, che lei conosce bene, ci andrebbe di mezzo e lei sa tutto quello che abbiamo fatto per aiutarlo. E lei ha promesso di aiutarlo, davanti a me e a mio padre, ricorda?» gli dissi sfoderando una faccia da culo che non immaginavo di avere. Forse lo punsi sul vivo, forse fu convinto della mia bontà e debolezza, sta di fatto che accettò che finissimo di caricare i dati. Al termine, andai in stanza sua, lo ringraziai, mi scusai ancora e lo salutai. Lui rispose molto freddamente.”
“Ecco, credo che quella sia stata l’esperienza di sesso più stramba, e forse più brutta, che ho mai avuto” concluse.
“Però poi, dopo un paio di settimane, a lavoro concluso, mi fece pervenire un assegno con quanto mi doveva ed un libro per Patrizia – ti ricordi, Patti? – «100 modi per dirgli di no». Ci siamo fatti una risata, vero amore?” aggiunse a chiosa.
Come uditorio non fummo molto soddisfatti.
Quel che riuscimmo a dire fu “Che figura di merda!”.
“Fosse capitato a me, mi sarei nascosta sotto terra” disse Dede.
“In effetti, una situazione di merda” rimarcò Patrizia. “E poi, non sono nemmeno venuta!” disse ridendo. In effetti, ridemmo tutti di quella battuta.
“Oh, ora tocca a Federica e Filippo” disse Francesca.
Federica: “Dai, inizia tu.”
“No, inizia tu, racconta tu. Lo sai che quando parlo faccio casino” disse Filippo.
“La volta che abbiamo fatto sesso nel modo più strano è stata lo scorso anno” iniziò Federica.
“Filippo ed io c’eravamo messi insieme, boh, non saprei ancora dire se stavamo insieme o meno, sapete quando c’è quella situazione per cui se stai insieme ti batte il cuore, se state lontani soffrite, avete voglia di fare sesso ma avete paura di fare il primo passo? Ecco, questa era la nostra situazione.”
“Io lavoravo in un’azienda IRI a quei tempi, vabbè, ci lavoro ancora ma ora si chiama in un altro modo” disse impelagandosi nei suoi ragionamenti.
“Filippo era stato inviato dalla sua azienda a fare un certo lavoro di analisi per un programma ed io dovevo assisterlo e spiegargli un po’ come funzionava la procedura che doveva essere automatizzata” si riprese con sicurezza, parlando evidentemente di cose che ben conosceva.
“Un giorno mi chiama il mio capo che mi chiede se posso andare da lui subito. Io ero un po’ preoccupata e quando entro nella sua stanza c’era Filippo, immaginatelo in giacca e cravatta, si alza in piedi e mi stringe la mano «Molto piacere sono Filippo, il suo capo mi ha detto che lei è la numero uno nel suo campo, spero che avrà la pazienza di sopportare e perdonare le mie pignolerie e le mie incomprensioni»”
“Cioè, capite, mi ha dato del lei! Mi ha detto che ero vecchia!” quasi urlò.
In effetti, avevo da poco scoperto che Federica era di ben tre anni più grande di Filippo.
“Era bello da morire (e dicendo ciò gli si strinse al braccio), con i capelli così curati, il vestito taglio inglese, le Church, la stilo Montblanc con cui prendeva gli appunti.”
“Ed io quel giorno ero pure vestita malissimo! Mi ricordo perfettamente che avevo un maglioncino di cachemire grigio a V portato a pelle, un paio di jeans e le Clark grigie! Mi sarei voluta sotterrare!”
“Mi credete che sono andata dal capo, mi sono messa a protestare che lui avrebbe dovuto avvisarmi il giorno prima e che comunque quel giorno me ne sarei andata via prima perché avevo da fare delle commissioni urgenti?”
“Ecco, il mio capo mi ha guardato con gli occhi sgranati come per dire «ma che le ha preso a questa pazza?». Sono andata di là nella mia stanza, ho preso le mie cose e ho detto a Filippo: «Mi scusi dottore, ma devo scappare. Spero ci vedremo domattina verso le dieci, non prima, mi raccomando!» gli dissi porgendogli la mano, girai i tacchi e me ne andai. Poverino, l’ho lasciato di merda!” disse guardando il suo fidanzato
“In effetti” continuò Filippo “mi hai lasciato come un coglione. Non sapevo cosa fosse successo, credevo ti fossi incazzata per qualche motivo interno tant’è che chiamai il mio capo per chiedergli cosa dovevo fare e come mi sarei dovuto comportare. Poi andai dal tuo capo a dirgli che se aveva qualche documento da farmi leggere sarei rimasto, altrimenti sarei andato via anche io”.
“Per fortuna che tu avevi un’ottima reputazione in ufficio, perché altrimenti t’avrebbero licenziata sui due piedi!” disse Filippo rivolto a Federica.
“Il mio capo mi adorava, anzi, mi adora ancora, anche se sa che stiamo insieme!” replicò Federica.
“Comunque, la prima cosa che ho fatto appena uscita dall’ufficio è stato andare dal parrucchiere.”
“Entrai nel parrucchiere solito come una furia, quasi urlando tant’è che Claudia, la ragazza, si spaventò e fece cadere un bicchiere che aveva in mano!”.
“Spiegai loro cosa era successo, ero eccitata come una matta, gesticolavo, saltavo in piedi, poi mi sedevo, veramente una pazza. Mi fecero sedere e mi iniziarono subito. «Voglio che domani sia la più fica di tutto l’ufficio!» dissi. «Mi dovete fare il miracolo! Oggi è venuto un ragazzo bellissimo, con degli occhi meravigliosi, un bel fisico, sai, non quelli palestrati, alto ma non troppo muscoloso, capelli ordinati, mascella dura, mani curate, senza un filo di pancia, un bel culo, aveva delle scarpe inglesi bellissime lucide come specchi, un vestito di sartoria inglese, sai, quelli che hanno la giacca con la doppia tasca, credo sia anche ben messo lì sotto, peserà settantacinque chili e sarà alto almeno uno e ottanta! ED È SINGLE!!!»”
“E la parrucchiera mi rispose «Scusa Fede, ma da quanto lo conosci? Da un mese?»”.
“«Ma no, da un’ora circa! Ed è BELLISSIMO!»”
“«Ohi, gli hai fatto la radiografia! E come fai a sapere che è single, scusa?» mi disse Claudia «semplice, ho visto che mi ha guardato prima le tette e poi il culo. Se fosse stato fidanzato non lo avrebbe fatto!»”
Ci fu una risata generale, al che chiesi a Filippo “Ma è tutto vero? Cioè, le misure le vediamo, sul bello non mi pronuncio. Ma eri davvero single? Davvero le hai guardato tette e culo e ti sei fatto beccare?”
“Mi credete?” rispose Filippo “È una strega. Sono stato attentissimo a non guardare mai sotto il viso e quando è uscita ho solo girato un istante uno lo sguardo per guardarle il culo, anche perché stavo con il suo capo e non era carino! Il brutto è che era tutto vero!”.
Federica gli dette un pugno sul fianco “Non è vero che sono una strega, è che voi maschi siete così prevedibili!”
“Vabbè Fede, dacci un taglio, continua o la racconto io!” disse Filippo.
“Ok, sono andata dal parrucchiere, dall’estetista e poi sono andata anche alla Rinascente a comprare un completino intimo e un vestitino nuovo per l’indomani!”
“Completino intimo? E che ci dovevi fare, scusa?” chiese Dede.
“E che ne sai? Metti che il giorno dopo mi chiedeva di andare a cena fuori e poi a casa sua?” disse Federica.
“E tu ci saresti andata?” le chiese Dede.
“L’ha fatto!” intervenì Filippo.
“Ma allora è stato un colpo di fulmine!” dissero in coro Francesca e Patrizia.
“Si, direi di sì” confermò Filippo mentre abbracciava Federica.
“Ma allora, questa esperienza strana? Non è certo che lo avete fatto al primo incontro: a me è successo spesso, vero amo?” disse Dede rivolgendosi ad Adriano.
“No, no. Dopo che siamo stati assieme a casa sua, però dovrei raccontarvi un po’ di cose perché se non si capisce la situazione.”
“Allora, noi siamo stati assieme a pranzo e lui ha voluto portarmi fuori in un ristorante dove vanno solo i capi, di solito” raccontò Federica. “Prima, mi aveva portato dei cioccolatini, un sacchettino di gianduiotti Caffarel che mi piacevano da morire”.
“Scusa Filippo, ma come facevi a saperlo? I gianduiotti sono un po’ speciali, i Caffarel poi!” chiese Adriano.
“Semplice: quando entrai nella sua stanza, il giorno prima, aveva un portacenere pieno di cartine di gianduiotti. Ho pensato che le piacessero, e quanto ai Caffarel, qui attorno avevano solo quelli o i Perugina, e non c’è confronto!” rispose.
“Vabbè, comunque, andammo a pranzo e ci raccontammo un po’. Devo dire che è stato un vero signore, quando mi sono alzata per andare al bagno si è alzato e mi ha dato la mano, poi quando sono tornata si è alzato di nuovo e mi ha fatto accomodare avvicinando la sedia mentre mi sedevo, mi ha fatto passare prima entrando ed uscendo, mi ha aperto la porta, insomma, tutti quei gesti da gentleman di altri tempi. Poi la sera siamo riusciti per andare a cena, stessa cosa. Non ha mai parlato di se e mi ha trattata come se fossi l’unica donna sulla terra!” raccontò Federica.
“Beh, e che c’è da lamentarsi?” disse Patrizia.
“Nulla. L’uomo perfetto. Tant’è che la sera dopo cena lo invitai a salire a casa mia e … vabbè, fu molto delicato ed attento, fin troppo” rispose.
“Come fin troppo?” chiesero assieme Dede e Francesca.
“Si, non dico smancerie, ma che cavolo, c’hai quel bel pisellone? Usalo, datti da fare, fammi urlare! E invece no, bacetto, leccatina, «Godi? Ti piace? Preferisci qui o li? Faccio piano? Posso entrare? Permesso?»” disse Federica rifacendo il verso a Filippo il quale però non era molto contento.
“Si, però quando sono andato giù, eri tu a dire «Basta, basta, sono venuta!» e volevi che smettessi, e poi , quando ho ricominciato, non ti bastava mai!” rispose un po’ seccato.
“Comunque, quello che successe fu un’altra cosa.” Continuò Federica.
“No, ora racconto io” si intromise Filippo.
“Decidemmo di andare al mare. A quei tempi mi piaceva girare per le spiagge laziali che non conoscevo e decisi di andare alla spiaggia delle Sabbie Nere, vicino Santa Severa. C’era da fare un bel pezzetto a piedi per raggiungere questa spiaggia praticamente isolata passando accanto all’aeroporto militare di Furbara da una parte e vicino alla stazione radio della Marina. C’era da percorrere circa un kilometro lungo una interpoderale dopo aver parcheggiato la macchina lungo l’Aurelia e scavalcato una rete e poi fare altri due-trecento metri lungo la spiaggia.”
“Il posto era particolare perché c’era una sabbia nera finissima, sofficissima, che ti faceva abbronzare in una maniera pazzesca però diventava bollente e dovevi alzarti ed entrare in acqua a bagnarti spesso.”
“Avvisai Federica che proprio perché c’erano così poche persone, era possibile imbattersi in naturisti che prendevano il sole nudi e camminavano senza costume lungo la spiaggia. I locali li chiamavano i passeggiatori perché facevano su e giù alla ricerca di qualcuno da vedere.”
“Si, tant’è che gli chiesi che aveva intenzione di fare, che io il costume non me lo sarei tolto!” disse Federica.
“Si, ma non ti ci portai per quello. Mi avevi detto che volevi andare a farti un po’ di lampade perché avevi il matrimonio della tua amica e volevi andarci bella abbronzata, e io ti dissi che era meglio abbronzarsi con il sole che con le lampade, e tu mi rispondesti che al mare vengono i segni del costume e con le lampade no perché prendi il sole nuda! … E daje, no!” disse Filippo ribattendo punto per punto e tacitando la propria ragazza.
“Comunque, arrivammo a questa spiaggia, stendemmo i teli a terra abbastanza vicino al mare e iniziammo a prendere il sole. Non c’era anima viva se non un ombrellone che sarà stato lontano cinquecento metri almeno al punto di non riuscire a capire se c’era qualcuno o no. E Federica si tolse il reggiseno rimanendo in topless.”
“Poi mi chiese se mi andava di metterle la crema sulle spalle, e allora io mi misi inginocchiato dietro di lei e le spalmai la crema sulle spalle e sulla schiena. Poi le dissi di alzarsi che gliela avrei messa anche sulle cosce, sulle gambe e sulle chiappe.”
”Mi ricordo che portavi un costume nero a tanga molto piccolo, molto sgambato e con i laccetti, tipo quello che avevi ieri, ma più piccolo e molto, molto sottile”
“Si, è vero. E tu avevi quel ridicolo Portcros che portate tu e Paolo – scusa Francesca, Paolo ci sta bene perché lo riempie …di tutto però è troppo osè – e ad un certo punto hai slacciato la chiusura metallica dicendo che ti stava scottando”
“È vero!” interruppi io “quella chiusura al sole si infuoca. Guarda qui!” e mostrai una cicatrice a forma di tondo un po’ più chiara del resto della pelle. “Questa mi è venuta proprio lo scorso anno in una situazione analoga, stavamo alla spiaggia della Feniglia”.
“Vabbè, insomma, le passo la crema e lei si mette a pancia in giù. Allora le chiedo se vuole che le metta la crema tra le cosce e se vuole scostare un po’ il costume ma lei mi dice di no. Io mi metto a mia volta a pancia in giù ma decido di togliermi il costume e di stare a prendere il sole nudo. Le chiedo allora di mettermi lei la crema sulla schiena, sul sedere e sulle cosce. Federica si alza e mi passa per bene la crema sulle spalle e sulla schiena, poi salta le chiappe e si dedica alle gambe e alle cosce. Poi decide di salire e mettermela sui glutei e per farlo mi accarezza anche in mezzo alle gambe” raccontò Filippo.
“Era quello che volevi, no? E poi ti eri messo il pisello in mezzo alle gambe ed io volevo capire come avresti fatto se ti si fosse rizzato!” interruppe Federica.
Se non fossero stati appiccicati uno all’altro, sarebbe stata una bella partita di ping-pong.
Filippo: “Vabbè. Poi dopo un po’ ti sei tolta anche tu il pezzo di sotto”
Federica: “Ti credo, faceva un caldo da morire e mi si stava cuocendo il sedere e la patata.”
Filippo: “Si, e poi siamo andati a fare il bagno e ci siamo baciati e toccati, ricordi?”
Federica: “Si, e tu volevi entrarmi dentro già in acqua e mi hai infilato due dita dentro”
“Ma non eri delusa della sua troppa delicatezza?” le fece notare Francesca
Federica: “Ma questo era all’inizio! Poi è diventato molto intraprendente, almeno fino ad un po’ di tempo fa!”
Filippo si storse un po’ all’affermazione, si allontanò da Federica dicendo “Ho sete!” e si alzò entrando in cucina.
“Filippo, dai, torna, devi finire il racconto!” gli dicemmo.
C’era qualcosa che non andava, altrimenti non si sarebbe comportato così.
Dede si alzò e lo andò a prendere con la scusa di andare a prendere qualcosa da bere per tutti.
Alla fine, Filippo riuscì e si rimise a sedere accanto a Federica.
“Dai, continua! non ci lasciare senza il finale!” disse Francesca.
“Vabbè. Tornammo a riva e ci mettemmo a prendere il sole a pancia in su, tanto non c’era nessuno” riprese il suo racconto.
“Comunque eri sempre eccitato, avevi il pisello bello dritto, e non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso” interloquì Federica.
“Amore, mica sono di legno! Se ti vedo nuda, a cosce aperte, per forza che mi si rizza!” ribattè Filippo.
“Come ora?” disse Federica aprendo le cosce e mostrando la sua fighetta tutta liscia senza nemmeno un pelo né sul pube né in mezzo alle gambe. La provocazione di Federica ebbe successo, perché anche Filippo mostrò un certo turgore dalle sue parti basse. Dico “anche Filippo” perché la fichetta di Federica era comunque uno spettacolo da ammirare e, sinceramente, osservarla così da vicino mi aveva eccitato e con me, anche gli altri maschietti.
“Si, come ora!” rispose imbarazzato Filippo. “Ti ricordì, mi sono alzato e sono venuto in mezzo alle tue gambe e ti ho leccato ed accarezzato fino a che non sei venuta. Poi mi ha fatto mettere in ginocchio, tu a pancia in sotto me lo ha succhiato e segato poi, quando stavo quasi per venire, hai voluto che entrassi dentro di te. Mi hai buttato a terra e sei salita su di me, ed hai fatto tutto da sola. Ricordi?”
Federica: “Come posso dimenticare? Mi avevi fatto venire due volte in un quarto d’ora, avevo le gambe che tremavano e la fica bollente, ma ti volevo ancora. Però poi mi hai messo a pecora e sei entrato da dietro”.
Filippo: “E nessuno di noi si è accorto, visto che stavamo di spalle, che c’erano gli spettatori. Quando siamo venuti assieme, ricordi, ci hanno battuto le mani due, un signore di 60/70 anni e sua moglie, anche loro nudi”.
Federica: “Ed io ho urlato e sono scappata in acqua, mentre tu cercavi qualcosa per coprirti”
Filippo: “E quei signori si misero seduti e attesero che ci calmassimo. Poi ci chiesero scusa se ci avevano spaventato, e ci dissero che eravamo una coppia molto carina e che IO ero molto dolce a preoccuparmi così della mia partner e che TU avresti dovuto pensare un po’ più a me.”
“E comunque dissero che secondo loro ci saremmo sposati presto” aggiunse con un tono malinconico Federica.
Ora capivo il motivo della discussione: Federica voleva sposarsi, Filippo nicchiava ed avevano discusso.
Ma non era quello il momento di affrontare quel problema. Avrei incontrato Filippo da solo più tardi e gli avrei parlato.
“Ora tocca a Dede e Adriano!” disse Francesca.
Dede: “Racconto io. Adriano ed io stiamo insieme da cinque anni, lo sapete, e all’inizio era un rapporto molto complesso e controverso, ma una cosa era perfetta: il sesso. Adriano ed io abbiamo un’intesa sessuale perfetta. Lui sa esattamente cosa voglio e quando lo voglio, ed io altrettanto. Oramai ci leggiamo a vicenda, nel senso che nel momento dell’intimità non dobbiamo chiedere, dobbiamo solo essere attenti all’altro.”
“Ciò non significa che non ci piaccia variare: Adriano sa che una delle mie idee è di fare sesso con due uomini insieme, e anche con un’altra donna assieme a lui. Sa che mi piacerebbe andare in un privè assieme a lui, ma son tutte cose che ci riserviamo per quando saremo più grandi e maturi. Per adesso, ci limitiamo a giocare tra noi o, come è successo qui, con voi, ma senza forzature e sempre con il massimo rispetto reciproco.”
“Uno dei nostri giochi più belli, che ha portato alla botta di sesso più strana di tutte, è stato quando Adriano mi ha regalato un dildo nero, da vero mandingo. È una bestia di 25 centimetri, di almeno 7 centimetri di diametro. Lui me lo ha regalato per scherzo, pensando che non lo avrei mai usato. Avete presente 25 cm per sette di diametro?” disse rivolta a noi.
Francesca stava misurandosi a spanne il suo braccio e cercava di capire il diametro del suo polso.
“Ecco Franci, sì. Prendi il tuo avanbraccio dal polso in su, e quelli sono circa 25 cm per 7 di diametro. E’ come se uno ti infilasse il tuo braccio, o il mio, dentro.”
Vidi le ragazze basite. Anche Patrizia, alla quale avevo involontariamente scoperto la scatola del suo vibratore, era rimasta sorpresa.
“Scusa Adriano, ma dove lo hai trovato?” gli chiesi.
“Comprato per corrispondenza. C’era una pubblicità su una rivista porno, mi pare fosse Le Ore, e l’ho comprato. Pagamento contrassegno, inviato in una confezione discreta ed anonima” recitò l’annuncio a memoria!
“Vabbè, e che c’avete fatto? Non mi dirai che hai fatto finta che fosse l’altro?” chiesi con tono incredulo.
“Ma no, io non ho fatto nulla! Ha fatto tutto lei da sola!”
“Shh, zitti. Fatemi continuare a raccontare” riprese Dede.
“Allora, la sera che portò l’oggettino a casa avevo appena comprato per me al sexy shop vicino un vibratore con la forma di cazzo, ben fatto. Volevo provarlo assieme a lui, volevo che lui lo infilasse e mi torturasse fino a farmi venire. Mi ero preparata tutta carina, tolti i peli, profumata, lavata, niente intimo, solo una vestaglia nera trasparente.”
“Gli apro la porta di casa e lui ha come un colpo. Non si aspettava che lo accogliessi così vestita.”
“Beh, no! A momenti mi veniva un colpo!” disse Adriano.
Dede: “Beh, il colpo comunque te l’ho dato dopo. Quando ho tirato fuori il mio giocattolo nuovo”
Adriano: “Eh già! Sei andata in camera e sei ritornata in soggiorno con la vestaglietta aperta, camminando a cosce larghe con quel coso mezzo infilato, e ti sei buttata sul divano e mi hai detto: «Aiutami!»”.
Dede: “E tu mi hai aiutato col cazzo. Si, col tuo cazzo. Ti sei spogliato al volo, hai tolto il vibratore e hai infilato il tuo pisello dentro di me”
Adriano: “Dì che non ti è piaciuto!”
Dede: “Che c’entra, mi è piaciuto tanto, solo che volevo fare in un altro modo!”
Adriano: “Però il Negroni lo hai preso e lo hai provato!”
“Il Negroni???” disse Patrizia seguita da Federica e da Francesca che, incredule, non avevano capito che lo aveva provato.
“Intendi dire che ti ha violentato con il magadildo?” chiese Francesca
“Ma quale violenza! Dopo che avevamo fatto la prima, mi ha mostrato il suo “pensierino” ed io, che avevo ancora voglia, ho provato a usarlo. Anzi, abbiamo scommesso che se fossi riuscita a mettermelo dentro, averi infilato il mio vibratore dentro il suo culo, altrimenti, gli averi dato il mio culo, finalmente!” rispose Dede.
“E come è andata a finire?” chiese Francesca.
“LASCIAMO PERDERE!” rispose Adriano toccandosi il culo. “Ancora mi fa male!”
“Hai voluto scommettere? Hai perso? Hai pagato!”
“Ma non ti ha fatto male?” chiese Federica.
“All’inizio è stata dura, sentivo i muscoli che mi tiravano da morire. Poi però, grazie ad Adriano, sono riuscita a sbloccarmi ed a farlo entrare” rispose Dede.
“E come hai fatto?” chiesi con molta curiosità frammista ad ammirazione.
“Semplice, l’ho stimolata con la lingua mentre provava ad infilarlo. Ad un certo punto è venuta ed è entrato!” spiegò Adriano.
“E?” continuai. C’era un seguito di certo.
“E niente, è entrato praticamente quasi tutto. Tutto no, però una gran parte. E lei è venuta un’altra volta.”
“E?”
“E… dopo che è venuta non riusciva più a tirarlo fuori!”
“OH!!!!”
“MADDAI!!!”
“E come avete fatto?” chiese Francesca, quasi atterrita.
“Lui mi ha rilassato, mi ha accarezzato, mi ha leccato, mi ha quasi fatto venire e sono riuscita a toglierlo” rispose Dede
“Ma ti ha fatto male?”
“Dolore? No. Una grande senzazione di pienezza, però” asserì.
Ridemmo tutti alla sua risposta. Era quasi comica.
“E poi, visto che si siamo, abbiamo scopato ancora. Così, visto che ci stavamo…” aggiunse.
“Ma lo avete più usato?” chiese Patrizia.
“No comment!” rispose Adriano. Ovviamente, significava si, lo avevano usato ed in contesti ancora più trasgressivi.

“Beh, abbiamo ascoltato le quattro storie di sesso quasi incredibili, ora decidiamo chi paga pegno. Ognuno di noi da il proprio parere.”
“Come singoli o come coppia?” chiese Federica.
“Come coppia” rispose Dede. “Siamo d’accordo?”
“SI”
“Allora, Francesca e Paolo, qual è la storia peggiore per cui la coppia paga pegno?”
Francesca ed io facemmo finta di consultarci, era già tutto chiaro.
“Dico io, amore?” chiesi alla mia fidanzata.
“Si amore”
“Allora, secondo noi sono due le storie peggiori, quella di Patrizia e Andrea e … quella di Filippo e Federica. Ma tra i due, scegliamo di punire Filippo e Federica” dissi.
“Bene!” rispose Dede, guardando Filippo.
“Secondo voi, Fede e Filippo?” chiese.
“Secondo noi, quella di Dede” rispose Filippo.
“No, anche quella di Patrizia non mi è piaciuta” disse Federica.
“Solo una scelta” disse Dede.
“Quella tua e di Adriano” confermò Filippo.
“OK. Siamo uno pari. Ora tocca a Patrizia e Andrea”
“Noi diciamo quella di Filippo e Federica” rispose la coppia.
“Va bene. Ora tocca a noi. Adri, chi votiamo?” chiese.
“Filippo e Federica” rispose senza alcun dubbio.
“SIII!!! DAIE!!!” disse Patrizia.
“Bene, secondo l’accordo, dovrete pagare il pegno davanti a noi” disse Dede.
Si alzò in piedi, prese un bastoncino e lo puntò verso di loro dicendo: “E ora, congiungetevi carnalmentte davanti a noi!” in una maniera tale che provocò l’ilarità di tutti.
“Ma posso stimolarlo?” chiese Federica.
“Potete fare quel che volete. E’ il vostro momento!” rispose Dede.
Federica si gettò su Filippo e lo sdraiò sul lettino, poi lo baciò mentre con la mano gli accarezzava il pisello che era lì, moscio e senza alcuna apparente reazione.
Provò con le mani, poi con la bocca, poi ancora con le mani e con il seno ma Filippo era lì, sembrava una statua di ghiaccio, freddo e lontano.
“Ma dai, collabora!” gli disse Federica.
Noi intanto avevamo iniziato ad accarezzare i nostri partner. Da parte mia, stavo giocando con i capezzoli di Francesca che erano molto recettivi, mentre lei approfittò per sentire con mano la situazione del mio pube depilato.
Dede si strusciava con il seno sulle spalle di Adriano il quale stava reagendo da par suo.
Andrea era più avanti di tutti e stava leccando Patrizia tenendole le gambe sollevate e divaricate.
“Amiche, sorelle, diamo una mano alla sorella Federica” recitò Dede impersonando la capo baccante.
“In che senso?” chiese Francesca.
“Seguitemi ed imitatemi” e si gettò a capofitto ad accarezzare ed a massaggiare Filippo sul pube e sulla pancia mentre Federica lo baciava e lo masturbava.
Francesca aiutò Federica; le prese la sua mano e la guidò sul cazzo di Filippo. Poi, prese la testa di Federica e gliela spostò sulla cappella spingedola a prendergli in bocca il pisello. Dede si spostò a massaggiargli le palle e l’ano, e Patrizia si concentrò a massaggiargli la testa.
Dopo qualche secondo l’azione combinata ebbe successo e Federica riuscì ad impalarsi sul suo cazzo preferito.
Credevo che le ragazze si sarebbero sganciate ed invece rimasero lì, una ad accarezzare le gambe, l’altra la testa e Francesca ad accarezzare il culo di Federica fecendo finta di guidarle il bacino.
Filippo era bello teso e tosto ed il suo rispettabilissimo membro scompariva dentro Federica la quale, persa ogni ritrosia e vergogna, iniziò visibilmente a godere e di conseguenza ad aumentare il ritmo.
Io mi avvicinai a mia volta a Francesca che mi mostrava le terga e ne approfittai. Entrai dentro di lei ed iniziai a scoparla. Lei, invece di protestare, iniziò a baciare e leccare la schiena di Federica. La cosa mi eccitò ancora di più ed aumentai il ritmo. Preso dalla fregola, feci uscire inavvertitamente il cazzo dalla sua fica già grondante per riposizionarlo qualche centimetro più su, sempre inavvertitamente. Mi ritrovai a trapanarle il culo per la seconda volta su quel terrazzo, questa volta di fronte a tutti.
Non che gli altri fossero da meno.
Dede cavalcava Adriano dandogli la schiena, Patrizia era impegnata in una missionaria dove Andrea aveva ingranato la quinta e stava andando a tutta manetta.
In men che non si dica il nostro terrazzo divenne un lupanare nel quale tutti si davano da fare.
Poi, Francesca si staccò da Federica e da me e andò da Dede. Le diede un bacio e le accarezzò la fica. Poi si girò, si mise in ginocchio e mi spompinò finò a farmi venire.
“Oh, ora si che il pompino è piacevole! Da oggi, se vuoi che te lo succhi, ti dovrai depilare.”
“Si, ma lo fai anche tu, eh?” risposi.
“Si amore. Farò come vuoi tu”.
Dopo qualche minuto, le altre coppie terminarono una dopo l’altra. Per ultimi finirono Federica e Filippo, con Federica che si chinò a raccogliere con la bocca le ultime goccie di sperma del suo fidanzato.
“Oh, era ora!” e le ragazze esplosero in un applauso a Federica.
“Filippo, ce l’hai fatta! Un altro po’, e ti toccava essere stuprato dalle altre!” gli dicemmo ridendo.
“Hey people! Paolo, Francesca, Dede, Adriano! Are you still awake?” la voce di John.
“Hey, can we join your party? We are hungry and thirsty!” si unì Rebecca.
“Come on mate! Open this fucking door!”: era Sean.

Sarebbe stata una notte molto, molto lunga.
E l’indomani, sarebbe stato l’ultimo giorno di vacanza.

[Paolo Sforza Cesarani, 2022/23]
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