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Prime Esperienze

06) Cecilia la mia prima fidanzatina (parte 2)


di SomeoneElse
19.08.2022    |    9.989    |    1 9.4
"Appoggió una mano sulla bozza dei miei pantaloni e passammo all’esercizio successivo..."
Con Cecilia le cose andavano a gonfie vele, ci vedevamo quasi tutti i pomeriggi dopo scuola con la scusa di fare i compiti ma alla fine studiavamo solo i nostri corpi, ma non in maniera approfondita come con Marisa.
Avrei voluto proporle qualche gioco più intimo che avevo già provato con mia cugina ma poi pensavo a quanto fossi già fortunato a 14 anni ad aver avuto già esperienze che i miei compagni di classe potevano solo immaginare durante le loro seghe, e quindi desistevo.
Anche perché nel nostro nido d’amore, la cabina scivolo al parco, era rischioso potersi spingere un po’ oltre.
Immaginavo spesso, anche nei miei momenti solitari come sarebbe stato fare l’amore, ma sopratutto fare l’amore con Cecilia, se tutti quei preliminari con lei erano così favolosi chissà come sarebbe stato sprofondare nella sua carne. Inizii a capire Francesco il suo ex fidanzato e le pressioni che le faceva.
Cecilia era un diavolo con la faccia d’angelo che realizzava ogni tuo desiderio lasciando sempre in sospeso quello più grande.
A scuola il mio rendimento peggioró, ma i miei genitori se ne accorsero tardi per via del lavoro e di mio fratello piccolo che aveva bisogno di costanti attenzioni.
I colloqui andarono male e i miei genitori mi misero in punizione. Niente più uscite pomeridiane. Stavo vivendo un dramma.
Come avrei fatto senza poter vedere Cecilia. Addio giochi perversi.
Al contrario mio, i voti di Cecilia migliorarono notevolmente, così lei trovo la soluzione di farmi andare a casa sua per recuperare. La matrigna di Cecilia convinse mia madre e lei mi diede il permesso, ma addio scuola calcio, oratorio e divertimenti vari finché non fossi migliorato.
Ma del resto non importava nulla, volevo solo Cecilia e il suo peccato.
Io e la mia famiglia originaria del sud, eravamo una famiglia modesta, ma molto unita, abitavamo in un condominio in una zona un po’ periferica e per questo quando arrivai a casa di Cecilia mi sentii un po’ a disagio.
Lei abitava in un palazzo ottocentesco nel centro di Milano e proveniva da una famiglia ricchissima, il padre, molto assente, era dirigente di una grossa multinazionale, aveva divorziato dalla moglie per fidanzarsi con una cubana 20 anni più giovane di lui da cui aveva avuto anche una bambina, lei viveva con loro.
La madre invece si risposó con un avvocato di Genova e si trasferì lì con la sorella due anni più piccola.
I suoi genitori si odiavano e per questo intuii che i suoi comportamenti ribelli forse erano legati nel profondo alla sua famiglia instabile.
Quando arrivai mi accolse la colf, prese il giubbotto e la torta che mia madre aveva preparato per merenda e mi accompagnò nell’enorme salotto che era grande più o meno quanto casa mia.
Mi venne incontro una Dea di colore, sui 25, dal seno gigante e il culo grosso e tondo; in braccio aveva una bimba mulatta di circa sei, sette mesi.
“Tu devi essere il ragazzo di cui Cecilia parla sempre, piacere Xiomara e lei é Maria Conception riferendosi alla bambina.
Io rimasi imbambolato finché non arrivò Cecilia a portarmi con la forza in camera sua. Mentre mi trascinava continuavo a guardare quella venere nera, Xiomara capii e rise di gusto guardando quella scena.
“Su dai di volevi scopartela vero!!?? Lo sapevo voi uomini siete tutti uguali siete tutti maiali, con la tua ragazza presente pure, sei senza ritegno” io dissi no, ma in realtà le sarei saltato addosso, quella donna aveva una chimica e un profumo di femminilità che usciva da tutti i pori.
Ritornai sul pianeta terra e realizzai che per la prima volta da quando ci frequentavamo lei si era dichiarata come la mia ragazza. Fui felice.
Iniziammo a studiare veramente, io avevo un compito di algebra il giorno dopo, lei mi spiegava in modo affabile ma io non capivo, non perché fossi stupido anche perché fino a qualche settimana prima ero il primo della classe ma perché il mio cervello era distratto da Cecilia e dal suo corpo. Erano passate ormai due settimane abbondanti da quando ero in punizione e che non ci trastullavano nella casa scivolo del peccato.
“Ho capito” disse.
Sembró che mi stesse leggendoveramente nella mente, si alzò si diresse alla porta la chiuse a chiave si riavvicinó e mi bisbiglìó nell’orecchio: “ogni volta che farai un esercizio giusto ti premierò, se sbagli ti punirò”.
Mi appoggió una mano sulla coscia vicino all’inguine e la mia erezione non tardó ad arrivare.
Completai il primo esercizio correttamente, così lei come da promesso mi premió e si tolse la felpa , sotto aveva una canotta in cotone dove si riuscivano ad intravedere i capezzoli turgidi in trasparenza.
Appoggió una mano sulla bozza dei miei pantaloni e passammo all’esercizio successivo.
Cercavo di mantenere la concentrazione il più a lungo possibile, lei al termine del secondo esercizio inizió a muovere la mano sul mio pacco massaggiandolo con il palmo senza un senso direzionale.
Passammo al quarto fu una tortura lei mi sbottonó i jeans e inizió a fare lo stesso movimento di prima però da sopra i boxer.
Alla quinta equazione lei mi liberó finalmente il cazzo che scattó come una molla dalle mutande. Inizió a massaggiarmi, non era una vera propria sega, era più una carezza mi toccava con due, tre dita , ogni tanto con il dorso della mano, giocava con il prepuzio scoprendo il glande e poi rivestendolo ma sempre con Tocco lento e delicatissimo.
Era il sesto esercizio ed eravamo a metà dei compiti, Lei scese tra le mie gambe e mi bació prima il cazzo , poi lo tenne in bocca senza fare nessun tipo di movimento , io provai a scoparle la bocca muovendo il bacino ma lei mi tiró una schiaffo sulla coscia per farmi smettere.
Non so come ma completai l’esercizio.
Il settimo problema matematico fu difficile e come premio mi prese la mia mano e se la infiló nella canotta, inizia a palparla a mano aperta e poi passai ad infastidire i suoi capezzoli, preso dagli ormoni e dal momento mi buttai sopra di lei, lei mi spinse via arrabbiata e mi disse di continuare a studiare.
Per l’ottavo e il nono quesito mi punii e non ebbi nessun premio, al decimo poi, riprese a premiarmi e la sua mano finalmente tornó a molestare il mio cazzo.
Lo strinse forte e con presa sicura inizió un energico sali e scendi fino a che non completai il penultimo esercizio allora poi lei si sbottonó i pantaloni prese la mia mano e la infiló nelle sue mutande.
Era bagnatissima e caldissima iniziai a sfregare forte con due dita dal clitoride ad allargare verso il basso sulle grandi labbra e risalire.
“Mi sei mancato in queste settimane, mi sono toccata tutte le sere pensando a te”mi eccitai ancora di più. Ci alzammo e la adagiai sul letto le sfilai pantaloni e mutandine e lei lanció la canotta per terra.
Si mise a pancia in su ed io sul lato appoggiato su un gomito la masturbavo e la baciavo in bocca mentre lei con una mano cercava il mio cazzo con l’altra, invece, si toccava un seno.
Scesi più giù con la mia bocca mi dedicai al seno, lo prendevo in bocca con avidità poi mi spostai a leccare solo il capezzolo scesi piano piano baciando la pancia e finalmente mi dedicai alla sua vagina.
La sua peluria fradicia ormai non mi dava più fastidio come alll’inizio e leccavo abilmente prima esternamente clitoride e grandi labbra poi mi dedicavo alle piccole labbra leggermente sporgenti.
Non passo molto che mi strinse i capelli serró le gambe intorno al mio volto poi improvvisamente mi scalció via e si voltò di scatto, a pancia in giù per soffocare un urlo nel cuscino, mentre finiva di toccarsi con il dito medio da sola.
Rimase impietrita per qualche minuto, io ero ancora duro e mi stavo toccando selvaggiamente guardano il suo culo nudo finché non si rialzò. Involontariamente si mi mise a pecora ed io non ci pensai due volte a prenderla per i fianchi e appoggiare la mia cappella all’ingresso della vagina ed iniziai a strusciarlo sull’entrata esattamente come facevo con mia cugina Marisa. Lei ebbe un sussulto iniziale ma poi mi lascio fare finché non provai a penetrarla esercitando più forza.
“No no no” urló con forza con il pericolo di farci sentire “ti prego no non oggi non qui” e inizió a piangere.
Mi sentii uno scemo, mi stesi accanto a lei e l’abbracciai forte. La baciai ripetutamente e lei si tranquillizzó. Rimanemmo abbracciati per pó ed io con il dito disegnavo percorsi immaginari sul suo corpo, sui seni, sulla pancia, sulle cosce, giocavo con i suoi peli pubici ma non mi avvicinano all’entrata della sua vagina. Pensai di aver esagerato e non volevo forzare la situazione. Lei si alzò e mi disse “dai abbiamo un ultimo esercizio da fare”. Rimase nuda accanto a me mentre risolvevo quell’equazione che non mi sembro più tanto difficile. Non ci contavo più ma lei come premio finale si chinó prese di nuovo il mio cazzo che ormai aveva perso vigore e lo infiló in bocca con infinita dolcezza. Inizio lentamente senza l’uso delle mani poi lo scappelló e si dedicò a succhiare baciare e leccare la cappella , poi scese a leccare l’asta fino ai testicoli poi risali e inizió a pompare con fare deciso e con l’aiuto della mano.
Il cambio marcia fu fatale, pochi minuti e riversai tutto il mio piacere nella sua bocca. Lei deglutì e come al solito una volta ammosciato mi diede un bacio sul cazzo.
Si era fatto tardi dovevo tornare a casa, lei si rivesti e mi accompagnò alla porta.
“Buona fortuna per domani” disse lei “ormai sono un genio della matematica grazie a te” risposi.
Ci baciammo
“Ti amo verrà il nostro tempo” aggiunse.
“Ti amo anch’io, saprò aspettare”fu la mia risposta.

Il giorno dopo il mio compito andò una bomba e in qualche tempo rialzai la mia media scolastica.



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