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Prime Esperienze

Le avventure europee di Rubie - parte 1


di pato3
15.05.2020    |    6.213    |    4 7.5
"L'happy hour andò avanti a lungo..."
Rubie era una bellissima vergine indiana, un sogno esotico ed erotico. Da tempo preparava il viaggio nella lontana, mitica Europa. Ormai era pronta. L'Europa la immaginava diversa, dove le donne erano libere. Libere anche di giocare con tutti quei ragazzi, così sexy per lei, che aveva un debole particolare per gli italiani.

Rubie era pronta, ma anche le sue amiche. Lei, Rhea e Mansi avevano 24 anni e tra loro, solo Rhea aveva fatto sesso. Rubie e Mansi erano ancora vergini. Avevano voglia di divertirsi ed esplorare. Rubie però voleva qualcosa in più. Forse non avrebbe realizzato le sue fantasie più segrete, ma voleva realizzarne almeno una.

Arrivarono in Europa, a Parigi, il 12 luglio, un venerdì torrido anche per l'Europa del nord. Era mattina presto e così Rubie e le sue compagne ebbero tutto il tempo di raggiungere il loro appartamento a Montmatre, in un piccolo vicolo in salita a due passi dalla leggendaria Place du Tertre, la piazza degli artisti. Posarono le valigie e si prepararono per affrontare di petto la Tour Eiffel e il Louvre. Indossò un paio di jeans a vita alta e un top nero un po' scollato, ma non troppo.

Fuori dal Louvre, davanti ad un chioschetto dei panini, Rubie sentì parlare una lingua che poteva essere l'italiano. Eccitata da Parigi e dagli europei, con una scusa sciocca, si avvicinò al gruppo e chiese se qualcuno potesse fare loro una foto.

Il ragazzo che fece la foto sembrava interessato. E carino. Era atletico e aveva la pelle chiara. Il contrasto con i capelli neri e gli occhi scuri faceva sembrare la sua pelle più chiara. Adorava il suo volto e le sue espressioni. Aveva labbra carnose e rosse, e sembrava anche dotato di un bel sedere muscoloso. Lei avrebbe voluto baciarlo e stringerlo tra le mani quel culo.

Gli amici del ragazzo volevano andare via, mentre lui cercava di restare. Rubie però non capiva a quale delle tre potesse essere interessato. Stava già immaginando chissà quale romantica prospettiva, con loro due in cima alla Tour Eiffel a guardare tutta la città e a baciarsi. Prima di andare via il ragazzo, lasciò il suo instagram a Rubie, magari per bere qualcosa in un bar, tutti insieme. La vergine Rubie aveva vinto. Era evidente: era lei il sogno di quel ragazzo italiano. O almeno, sperava fosse così.

Alle 18 si incontrarono in un bar nel quartiere Pigalle. Antonio era venuto da solo. L'happy hour andò avanti a lungo. Lui bevve molto più di loro. Ma sembrava reggere perfettamente. Quando le amiche di Rubie decisero di tornare a casa, lei le implorò perché restassero ancora un po'.

Alla fine, le ragazze la convinsero a tornare a casa. Antonio le seguì fuori. Salutò Rubie mentre le amiche si incamminavano e le promise di scriverle l'indomani. Rubie sorrise imbarazzata. Antonio capì di aver fatto centro. Quando la vide andare via però, capì che non era il caso di tornare a casa con le palle piene.

La seguì. Era ancora sola e le amiche erano lontane. La raggiunse e l'abbracciò. Le forzò un bacio e lei ricambiò quasi subito. Lui iniziò a toccarla, mentre lei cercava di impedirglielo. Le prese il culo tra le mani e le disse: "Succhiami il cazzo". Così, brutale. Lei provò a balbettare qualcosa ma senza volere in alcun modo dirgli di no. Forse era l'alcool. Forse il brivido dell'avventura. Forse non c’era alcun forse: era solo quello che voleva fare.

Entrarono in un vicolo chiuso. Lui si appoggiò al muro. Lei aprì i jeans e lo vide così grosso. Lo prese in bocca e iniziò a succhiarlo, era estremamente incerta ma l'alcool le dava una certa fiducia. Lo stava grattando un po’ coi denti, ma a lui non dava troppo fastidio. "Apri di più". E lei provò ad aprire di più la bocca. "Guardami". Lei provò a guardarlo ma non resse lo sguardo e guardò accanto a lui, notò il segnale della via. Stava succhiando il primo cazzo in un vicoletto caratteristico di Montmartre. Lo ricorda ancora: "Cité de la Mairie".

Lui finì in bocca. Lei ingoiò tutto e sorrise confusa. Lui si stiracchiò e guardando in alto emise quasi un ululato liberatorio. "Brava ragazza", le disse accarezzandole il viso. "Ti scrivo domani", le disse. Ed andò via. Così. Lei era ancora in ginocchio e lui si allontanò barcollando.

Lei era un po' delusa per non aver provato il cazzo nella sua figa. Per come si era messa, pensava potesse essere la serata giusta. Invece lui si era svuotato e senza tanti complimenti se n’era andato. Però, aver visto un cazzo dal vivo per la prima volta e averlo pure succhiato era abbastanza per eccitarla ancora di più. Sperava che Antonio l'avrebbe chiamata davvero e, questa volta, per scoparla!

Rubie tornò a casa, aveva proprio bisogno di lavarsi e masturbarsi. Le sue amiche notarono che era strana. Non poteva mentire: "Gli ho fatto un pompino", disse tutta eccitata. Loro gridarono "Oh mio dio" e cose del genere. Erano molto eccitate per lei. Alla fine, Rubie andò a godersi la vasca dove concesse un po' di attenzioni alla sua figa bagnata, pelosa e vergine. Non era sicura che lui l'avrebbe scopata. E se l'avesse vista così pelosa, chissà. Non era per niente convinta. Però ci sperava tanto.

La mattina seguente lui le scrisse. Voleva incontrarla davanti al Museo d'Orsay. Rubie era davvero eccitata. Come l'avrebbe guardata? Come una puttana? Come una fidanzatina? L'idea di essere solo una troia, uno strumento sessuale l'intrigava. Mise una gonna e andò a raggiungerlo.

La visita fu più eccitante del previsto. Si fermarono a lungo, forse troppo davanti all'Origine del Mondo di Courbet. Una bella figa pelosa in primo piano. La somiglianza le provocò un certo imbarazzo. E a lui? Piaceva? Forse sì dato che iniziò a toccarle il sedere. E poi entrò sotto la gonna. Rubie arrossì. Non disse nulla. Lui toccò, esplorò, girò col dito attorno al buco del culo.

Rubie implorò di non entrare, non lì. Lui allora le propose i bagni. Ma lei, sobria e decisa a non perdere la verginità in un luogo squallido, confessò di essere vergine. Antonio cercò di non sembrare troppo colpito, anche se in realtà lo era. Decisero di andare nell'appartamento di Antonio. Di corsa.

L’appartamento era grande e non c’erano i suoi amici. Rubie fu sollevata. La stanza, che odorava fortemente di maschio, era condivisa. Quel profumo la eccitava più di quanto già non fosse. Continuarono a baciarsi mentre Antonio sollevava la sua maglietta. Lui guardò il suo reggiseno rosa, quasi con fastidio. Odiava i reggiseni. Lo tolse rapidamente e finalmente ebbe le sue tette color caramello libere.

Si distese e si fece cavalcare dall'indiana. Voleva le sue tette spalmate sulla sua faccia. Iniziò a succhiarle. Lei era così eccitata da non riuscire a controllare i suoi movimenti frenetici, né a pensare ad altro se non ha al cazzo di lui. Lo sentiva duro e sotto la gonna, nonostante le mutande, stava già dando piacere alla figa. Si stava bagnando tremendamente.

"Ti piacciono", chiese lei.
"Le amo", rispose lui.

E le strinse più forte. Smise di succhiarle e le guardò, soppesandole come fossero due meloncini. Ne schiaffeggiò delicatamente una e disse: "Togliti la gonna" e aggiunse "baby", che in inglese suonava così bene. Lei si chiedeva se fosse così che si sentiva una squillo. Ad ogni modo, obbedì.

Rimase in mutande. "Spero di piacerti", disse arrossendo, come se sotto nascondesse chissà quale organo sconosciuto. Gli occhi diventarono lucidi dall'emozione. Sembrava stesse per piangere. A lui in realtà non interessava molto, ma se proprio avesse dovuto piangere, sarebbe stato meglio dopo il sesso. Così, per toglierla dall'imbarazzo andò a prenderla tra le braccia e la baciò. La riportò a letto e le sfilò le mutande con la bocca. L'odore della figa era decisamente forte. Le mutande erano bagnate e lui decise di leccarle. Adorava quel sapore.

Iniziò a leccarle la figa e lei si mise a miagolare. Il suo piacere era così alto che in maniera quasi incontrollabile cercava di fermarlo e gli metteva le mani sulla testa nel tentativo di rallentare la sua lingua. Lei era timida e non voleva gridare, ma lui, sadico, cercava di distruggere i suoi limiti e di farla gridare.

E proprio mentre lei stava per... qualcuno gridò qualcosa. Ed era dentro casa. Lui andò nell’altra stanza. Parlavano in italiano. Erano calmi, quindi lei capì che si trattava degli amici di lui. Probabilmente lui disse loro che c’era una ragazza in camera. E loro cominciarono a emettere versi bestiali “ohhhhh, uhhhhh”.

E a quel punto vide un ragazzo entrare nella stanza, mentre disperatamente provava a nascondere le sue nudità. Stava per morire di imbarazzo. Per fortuna Antonio lo prese e lo ricacciò fuori.

Lui guardò la ragazza e le chiese: "Cosa fai baby?"
"Sto... io...", lei non sapeva cosa dire. Voleva essere scopata, ma forse doveva dimostrare di essere sconvolta per quello che era appena successo. Però non lo era. Era solo eccitata.
"Tranquilla, gli ho detto di non entrare... Possiamo riprendere dove avevamo lasciato", e si inginocchiò per rimettersi a leccare. E si mise anche a sditalinare per allargare il buco vergine.

"Scopami", disse lei.
"Aspetta, devo allargare ancora un po'. Facciamo una 69 intanto".

Si sdraiarono e lei si mise sopra. Faccia a faccia col suo cazzo, lei sorrise. Era davvero contenta di avere quel cazzo e poté liberare il sorriso perché tanto lui non poteva vederla. Mentre leccava la figa, mise il naso tra le chiappe. Amava il culo e amava quel culo. Decise di assaggiarlo. Era soddisfatto, era ora di scoparla.

Senza dire nulla, limitandosi a darle due schiaffetti sul culo, come fosse una bestia da spronare a cambiare passo. Così lei capì di dover alzare il culo dalla sua faccia.

"Sdraiati". Ed obbedì.
"Apri le gambe". Ed obbedì.
"Relax". Voleva obbedire, ma non sapeva come.

Lui era eccitante, forse un po' ruvido. Si mise il preservativo. Si mise sopra. Ormai era troppo tardi per tornare indietro. Lei non poteva vedere nient'altro che il collo di lui ed il soffitto. Il cazzo era sulle sue labbra. Tra le labbra. Sentì una forte pressione. Ma lui attendeva. Perché non entrava? Iniziò a baciarle il collo. Era molto dolce. Lei amava sentire la sua bocca sul collo. Iniziò a spingere davvero, ma non ancora per entrare. Gli occhi di lei si bagnarono, come la sua figa. Lui spine di più. E ancora di più. La sua figa era pronta, lui spinse, e lei non fu più vergine.

Lui la scopava in profondità e lentamente. La guardò negli occhi dolcemente, scopandola piano, guadagnando la sua completa fiducia. Antonio era delicato e gentile. Prima era stato così duro e rude, e adesso, dentro di lei.

Lei gli sorrise. Rubie non era più timida. Era totalmente a suo agio a farsi scopare ed amare in quel modo. Occhi negli occhi, la loro complicità raggiunse l'apice. Poi, all'improvviso, dopo averle sorriso anche lui, cominciò a scoparla a ritmo infernale. A tradimento. Il sorriso di lei tramutò. La bocca era aperta, stupita, quasi senza fiato. Sembrava fare fatica a respirare, tanto fu presa in controtempo. Non riusciva nemmeno a controllare la voce e cominciò a gridare a ogni colpo affondato dentro di lei.

Sicuramente non si aspettava di ritrovarsi le sue mani attorno al collo. Il sesso dolce e delicato era diventato violento e feroce. Lei era in parte spaventata. Ma anche molto eccitata. Ma se lui avesse perso il controllo? Se fosse arrivato a soffocarla? Era la sua prima volta, non si aspettava di certo potesse essere così. E lui era una bestia, quasi fuori controllo. Così le sembrava. Non sapeva che lui, in realtà, aveva perfettamente il controllo.

"My pussy!", gridò lei. Lui non rispose, cominciò a scoparla più forte che poté.
"My pussy…", mormorò rassegnata al piacere.

Lui si fermò e tirò fuori il suo cazzo grosso. Lei provava dolore e soddisfazione: era arrivata. Ma lui no.

"Girati", disse lui.
"Aspetta, cosa vuoi fare?", chiese lei.
"Non abbiamo ancora finito, baby"
"Non nel culo per favore"
"Non ti preoccupare, ti piace a pecora?", sapeva quanto stupida fosse la domanda.
"Io... non lo so"
"Girati"

Obbedì, completamente conquistata. Non sapeva nemmeno come dovesse mettersi. Aveva il culo rivolto in basso. Chinata come se dovesse pregare il corano. Invece di tenere il culo bello in alto con la schiena inarcata verso il basso, per offrirgli i suoi buchi e farsi scopare per bene. Lui le mise le mani sul culo, per fare presa. E poi le sbattè dentro il cazzo.

"Ahhhhh". E dall'altra stanza, i ragazzi risposero: "Ahhhhh" e poi "Ohhhhh", ed ancora "Ihhhhh".

Si prendevano gioco di lei. Poteva sentirsi più umiliata? E andò anche peggio, Antonio si era messo a ridere. Cominciò a pensare che non fosse il caso di permettergli di degradarla così. Ma, come se lui leggesse nel suo pensiero, iniziò a martellare nuovamente e con vigore. Lei smise di pensare, tanto da non rendersi nemmeno conto di quanto stesse accadendo attorno a lei. La porta era dietro di loro, così, probabilmente, nemmeno Antonio se ne accorse. Ma sicuramente non poté non vedere il suo amico, che dopo un po' si mise accanto a lui per vedere da vicino il culo dell'indiana e il cazzo dell'amico che entrava e usciva dalla sua figa non più vergine.

Rubie era così assorta che se ne accorse soltanto quando il ragazzo non riuscì più a trattenere le risate. Girò la testa e lo vide lì, segarsi, col cazzo duro.

"O mio dio! Cosa?". Antonio la fermò, mettendole una mano sulla bocca e continuando a scoparla più forte di prima.

Il cuore di lei cominciò a battere all'impazzata. Gli occhi erano fuori dalle orbite. Si sentiva mancare. Antonio se ne accorse e provò a calmarla: "Baby, baby, non ti preoccupare. Non c'è niente di male. Divertiti. Non ti preoccupare. Ok? Sei con me?". Non riusciva nemmeno a rispondere, stava solo cercando di non svenire. Antonio era ancora dentro di lei ma smise di martellare. "Sei con me, baby?", ripeté. L'altro ragazzo, vedendolo realmente scioccata, smise di segarsi, ma rimase col cazzo di fuori. "Non ti preoccupare. Non succede nulla. Stavo solo guardando", disse.

Dal momento che la ragazza sembrava bloccata. I due ragazzi si guardarono in faccia, preoccupati. "Che facciamo con questa?", chiese, in italiano, Antonio. "Si sente male?", chiese l'altro. Antonio provò a farla ridere e le diete due piccoli colpetti di cazzo (era ancora dentro, e di certo non si smosciava per così poco).

"Il mio cuore", disse.
"Cosa?", chiesero entrambi ancora preoccupati.
"Il mio cuore sta battendo così forte!"
"Fammi controllare", disse Antonio. Le toccò la tetta, e sentì il cuore di lei esplodere. "Sì, ma non è nulla di grave", disse. "Senti", disse rivolgendosi al suo amico. "Studia medicina, baby. Non serve essere timida", le disse.

L'amico si avvicinò. Si sedette sul letto e le accarezzò il viso.

"Stai bene?", chiese il futuro dottore.
Lei totalmente confusa rispose: "Immagino di sì".
"Fammi sentire il polso", disse. E lei gli diede la mano.
Intanto Antonio riprese a scoparla lentamente.
"Luca", rispose il ragazzo. "Il polso è ok, ma mi piacerebbe sentire il cuore", e indicò il seno.

Lei non rispose, ma sembrava essere più tranquilla, così Luca toccò la sua tetta sinistra. Indugiò. Sentì il cuore. Sentì la carne.

"Hai proprio un bel cuore", disse scherzando.
"Le piace farsele toccare", disse Antonio in italiano.
"Cos'hai detto?", chiese lei in inglese.
"Ho detto che ti piace farti toccare le tette, non è così?"
"Beh... sì".

Luca prese entrambe le tette tra le mani. Il cazzo era duro e lei volle toccarlo. Chiese permesso. Provò a segarlo ma a quel punto ormai era stremata. Un'infinità di emozioni l'avevano travolta. Lo segò per poco poi crollò sul cuscino, emettendo rantoli animaleschi, sotto gli ultimi colpi di Antonio. Luca finì da solo e le sborrò sulla guancia. Antonio si tolse il preservativo, sborrando sul culo.

"Hai bisogno di fare una doccia?"
"No, mi serve solo un po' di riposo"
"Ah, capisco", rispose Antonio. La voleva fuori di casa subito.
"Penso che dovrei tornare all'hotel", disse lei, sperando di essere invitata a restare.
"Sì, ti chiamo un uber?"
"Ah, sì, grazie", era un po' delusa. Si sistemò rapidamente. Si pulì la faccia coperta di sborra.

Andò a casa ed era sicura che lui non le avrebbe mai più scritto, soprattutto dopo aver giocato con Luca.

Ma due giorni dopo, lui le scrisse. Però lei non era più a Parigi.

QUESTO RACCONTO È STATO SCRITTO INSIEME ALLA DIRETTA INTERESSATA, UNA MIA AMICA INDIANA. SE VI SEMBRA UN PO' TROPPO OLTRE, SI TRATTA DI FANTASIE DELLA RAGAZZA
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