Prime Esperienze

Lui Demone


di Mattepare
25.07.2018    |    6.205    |    3 8.2
"Spense l’auto ed abbassò i finestrini, il fragore delle cicale invase l’abitacolo e l’aria umida appesantì il suo morale..."
Una serata lenta, calda, umida in città. Solita serata con gli amici, al solito posto. Lui non poteva sapere che piega avrebbe preso.
Una faccia nuova tra le solite conoscenze, Adam un ex compagno di università di non ricordo chi. Tipo simpatico alla mano ed esperto di birra, ne provano svariate, di tutti i gusti e gradazioni e come spesso accade si finisce a parlare di donne. Chi racconta di quella volta che ha conosciuto una in discoteca e “poi glie l’ha buttaaato” (con gestualità esplicita), chi della vacanza in Croazia, chi di quella storia assurda dei killer emiliani. Adam si diverte come tutti ma non racconta nulla, allora Lui lo incalzò con fare goliardico per coinvolgerlo ma al suo posto rispose l’amico che lo aveva portato: “Adam fa il maniaco nei parcheggi HAHA”.
Tutti risero, Adam più degli altri.
Una sigaretta fuori, era solo, defilato dalla luce dell’entrata. Uscì anche Adam che non si rese conto della presenza solo quando dall’ombra fece capolino il rosso del tabacco in combustione.
“lo faccio davvero lo sai?” Disse Adam con tono serio.
“Il guardone intendo, non mi giudicare se non l’hai mai fatto” poi rise, Lui con una pacca sulla spalla lo appoggiò ed Adam concluse “prova al parcheggio del parco”. Le risate scemarono lentamente e la conversazione voltò pagina ma Lui non aveva chiaro se fosse solo una battuta oppure no.
Orario di chiusura infrasettimanale, tutti a casa ma Lui non voleva tornare, non tanto a casa quanto al quotidiano, alle scadenze, alla noia. Entrato in macchina vide Adam salutarlo con dei colpi di abbaglianti urlando “così si fa!”.
Lui non capì, magari era solo uno strascico di entusiasmo ma vedendolo gli tornò in mente il parcheggio del parco e quasi senza rendersene conto guidò fino a lì.
Il posto era deserto, un po’ sporco e discretamente illuminato. Spense l’auto ed abbassò i finestrini, il fragore delle cicale invase l’abitacolo e l’aria umida appesantì il suo morale. Si chiese cosa stesse facendo, perché non poteva tornare semplicemente a casa come tutti e quanto era stato stupido a prendere sul serio quelle battute. Non lo sapeva, qualcosa alberga dentro di lui nel profondo, un demone rosso sotto la sabbia, tenuto a bada dalla routune, dalla cultura sociale e dalle incombenze.
I suoi pensieri vennero disturbati da una flebile luce bianca in lontananza, sul limite lontano del parcheggio, nell’ombra di un lampione rotto. Un’auto, grigia peraltro, come aveva fatto a non vederla?
La luce era nell’abitacolo, si spense subito dopo, forse un cellulare, c’era qualcuno quindi.
Ci mise poco a realizzare che l’unica opzione plausibile era che all’interno ci fosse una coppia appartata e lui stava lì, magari stava disturbando e basta, magari il cellulare era servito a chiamare la polizia. Sentì il suo demone rosso svegliarsi e bussare, poi realizzò che nessuno stava facendo nulla di male e smise.
Non riusciva ad andarsene però, non sentiva nulla ma era inchiodato dal dubbio, dal rischio e dall’intrigo, poteva esserci chiunque nell’auto. Combatté con se stesso per dieci minuti buoni quando prese coraggio e scese dall’auto, il piano era semplice, attraversare il parcheggio accendendosi una sigaretta e sedersi sulla staccionata a 7 o 8 metri dall’auto grigia. Nella peggiore delle ipotesi sarebbe stato cacciato malamente, ma il demone rosso lo convinse che era un rischio accettabile e prese il sopravvento.
Il piano fu un disastro, chiuse la macchina alle sue spalle con conseguente lampeggiare di frecce, si distrasse e non accese la sigaretta, procedette lentissimo, sentiva bruciare la pancia e pulsare qualcosa all’altezza dello stomaco. Finalmente arrivò alla staccionata, aveva l’impressione di aver scalato una montagna e sì sentì stupido, in fondo stava facendo molto meno di coloro i quali abitualmente si dedicano al Voyeurismo, eppure non riusciva a calmarsi.
Seduto, fissando l’ombra attorno l’auto grigia, non riusciva a capire cosa il demone rosso gli stesse dicendo di fare. Scorse movimento nell’auto, anche un braccio fuori dal finestrino, voci sottili, leggere, non potevano non averlo visto, era in piena luce, forse parlavano di lui, di cosa fare del maniaco di turno, sicuro.
Non succedeva nulla e Lui aspettava e si calmava cercando di rimettersi in condizioni sufficientemente razionali da tornarsene a casa, non sarebbe andato oltre.
Fu allora che sentì un suono, come di sonaglio e guardò nuovamente l’auto grigia. Qualche colpo di abbaglianti e il braccio fuori dal finestrino si muoveva, il bracciale alla sua estremità produceva il suono e sembrava invitarlo ad avvicinarsi.

La razionalità esplose in mille pezzi ed il demone rosso stava pasteggiando con i brandelli rimasti, decise di avvicinarsi, lentamente. Si accorse di avere la sua solita espressione torva di quando è concentrato e pensieroso, si sforzò di contrarre le guance in un lieve sorriso, procedendo a lenti passi verso l’auto grigia.
Un ragazzo ed una ragazza all’interno, era lei che lo invitava. Erano giovani, belli, non sapeva dire quanto in realtà ma lei gli piaceva, un filtro rosso gli copriva le percezioni ed il demone muoveva i suoi fili. Riuscì solo a chiedere se andavano lì spesso, se ne pentì nel momento in cui iniziò la frase.
Lei non rispondeva e lo guardava in viso e mentre lo faceva gli toccò il fianco con la mano, si focalizzò sui bracciali rumorosi e rimase immobile mentre lei scorreva sulla coscia e poi sul cavallo dei pantaloni. Fu lì che si rese conto di avere un’erezione poderosa, se ne sorprese e vergognò ma ebbe la forza di non indietreggiare, immobile come una statua.
“Mark e Lisa” disse lei, pensò fossero nomi inventati, d’altronde perché no. Lui non rispose ma la cosa non sembrava turbare la coppia, anzi lei sorrideva e strofinava lentamente le dita sulla sua erezione anche se intrappolata da calzoni ed intimo. Lei aprì leggermente la bocca in una smorfia di piacere e si rese conto che Mark la stava accarezzando sotto il vestitino.
Ci stava dentro fino al collo ormai, neanche fosse stata intatta la sua razionalità lo avrebbe fatto andare via ed allora il demone rosso capì di avere in mano la situazione, restituì a Lui la padronanza del corpo e della sua mente, gli concesse di rilassare i muscoli della schiena e delle spalle e di ritrovare posto nel mondo reale.
Lei iniziò a tirare giù la zip, fino a lasciare che solo il bottone tenesse su i pantaloni. Lui allargò leggermente le gambe per non farli scendere troppo, si avvicinò ed appoggiò i palmi delle mani al bordo superiore dello sportello. Riusciva a vedere la mano di Mark che si era fatta largo tra le gambe di Lisa, aperte, nude e culminanti in un bel paio di tacchi neri. Lo sguardo di Lisa era tutto per le forme nascoste dal boxer attillato di Lui, il bottone aveva smesso di soffrire ed i pantaloni lo coprivano solo dalle cosce in giù. Lisa fece qualcosa con le gambe, cambiò posizione, si inginocchiò sul sedile e si sporse in fuori, afferrò con i denti l’erezione di Lui ed iniziò a trascinarlo a se. Lui sentiva il calore della sua bocca, i denti che lo attanagliavano senza dolore ed assecondò il movimento, trovandosi con il bacino attaccato allo sportello, sul fianco lo specchietto lo sfiorava e poteva vedere cosa succedeva nell’abitacolo solo attraverso il vetro del parabrezza.

Vedeva solo alcune parti della coppia da quella posizione, il fianco di Lisa ed i movimenti di Mark che aveva ancora addosso i pantaloni ma armeggiava indistintamente con lei ed altri elementi dell’auto. Sentì l’umido della bocca di Lisa permeare il tessuto dei boxer e bagnarlo leggermente, lei mordeva il tiro e ci passava la lingua, portandosi verso l’estremità che una volta raggiunta pulsò d’emozione.
Il respiro di Lisa si fece più intenso quando si staccò e con le mani calò i boxer, lasciando finalmente libero quello che Lui ormai aveva individuato non più come parte del suo corpo ma come l’estensione materiale del demone rosso. Lisa non ebbe esitazioni nell’iniziare a leccare il demone, sulla pancia prima e sul torace poi, sino alla testa in un unico lungo gesto, allora Lui si compiacque, nonostante la peluria era evidentemente ancora fresco e gradevole dalla doccia fatta prima di uscire. Bramava le labbra di Lisa, il suo caldo abbraccio e l’umida ospitalità della sua bocca, venne accontentato e voleva a tutti i costi vedere quello spettacolo. Si ritrasse un po’ indietro, lentamente e Lisa lo seguì sino ad avere la testa completamente fuori dal finestrino, le braccia protese in avanti, una afferrava il fianco di lui e l’altra ne accarezzava il ventre. Poteva vedere anche il seno dal vestito sbottonato, non molto grande ma ben fatto ed invitante, si sentì goloso.
Lui notò che sì lei lo stava succhiando con lento ardore ma sembrava come se altri movimenti aritmici le fossero indotti da dietro. Affacciatosi verso l’interno vide che lui la stava penetrando con un vibratore e rise, forse di superbia, di soddisfazione o forse avrebbe dovuto chiedere al demone rosso.
“Mark non mi scopa” disse Lisa staccandosi da Lui e riportando su di se l’attenzione ritraendosi nuovamente nell’abitacolo senza mollare la presa.
Fu uno strano attimo quello seguente, non sentì più la bocca di Lisa per qualche istante ma poi percepì nuovamente quel calore ma era diverso, distaccato e gommoso?
Si ritrovò con il preservativo perfettamente calzato, indietreggiò stupito e Lisa aprì lo sportello. Non poteva più vedere il suo viso, lei era di spalle, piegata in avanti, le ginocchia sul sedile, il vestito era ridotto ad una cinta attorno al suo ventre. La poca luce gli permetteva di vedere un culetto delizioso, cornice di una bella pesca lucida e fresca ma quello che lo sconvolse fu la coda, sembrava una coda di volpe ed era alzata, spostata di lato, un plug decisamente originale pensò lui e realizzò anche che era un bell’espediente di Lisa per non correre rischi indesiderati. Cercando di scandagliare l’ombra nell’abitacolo capì che Lisa stava dedicando le sue labbra a Mark ora e nuovamente quella mano e quel braccialetto lo invitavano a partecipare. Non passò mezzo secondo, l’esitazione non faceva più parte di lui.
La prima penetrazione fu lenta, lunga, se la stava godendo tutta, era come infilare un dito nella marmellata, Mark l’aveva lavorata bene, concluse la corsa fino in fondo. La conseguenza fu un lungo gemito proveniente dall’abitacolo, prontamente soffocato poi da Mark. Iniziò a penetrarla ripetutamente Lui, le mani sui fianchi di lei, la tirava a sé per poi spingerla via con un colpo di bacino, le piaceva, i gemiti soffocati erano molto espliciti, sentiva il demone toccare il fondo. Aumentò ritmo e veemenza, producendo schiocchi ritmici derivanti dalle vibrazioni delle carni che impattavano, mise una mano sul tetto dell’auto e con l’altra non resistette ad una sonora sculacciata. Avevano preso un ritmo incalzante ed irresistibile, interrotto solo dagli acuti di lei quando riusciva a liberare la bocca. Volume e tono incrementavano di pari passo con la forza delle percussioni di Lui sino a culminare in quella che pensò essere l’ottava più alta che avesse mai udito di persona e sentì gli umori di Lisa schioccare tra le loro pelli in un bagno di gioia e godimento.
Mark rise di gusto, la sua Lisa se l’era proprio goduta e lui ne era lieto, scese dall’auto ridendo e ricomponendosi, fece il giro andando verso di loro.
Lui si fermò ed estrasse l’arma del delitto dalla sua vittima, un po’ allarmato seguì Mark con lo sguardo sino a vederlo fermarsi appoggiato al cofano. Con un gesto esplicito Mark alzò le mani e Lui si tranquillizzò, era decisamente etero e non avrebbe apprezzato un intervento diretto, evidentemente voleva godersi lo spettacolo, in effetti si massaggiava l’attrezzatura.
Anche Lisa aveva ripreso il controllo e si era ricomposta, seduta sul sedile con le gambe fuori dalla portiera sfoggiava un rossore percepibile anche nella penombra che li circondava e le sue belle tette umide di sudore risaltavano dal vestito aperto. Le gambe accavallate e le braccia protese verso Lui lo invitavano mentre Mark assisteva sornione. Sfilato il preservativo Lisa coccolava il demone di Lui con le mani, come un massaggio, fino a baciarlo in fronte. Lui sentiva il respiro di lei sul demone umido, stava ancora riprendendo fiato quando le labbra di lisa avvolsero la testa del demone e la lingua lo tormentava, umida e morbida, sembrava volerne memorizzare la forma senza guardarlo.
Si sentiva molto più umido di prima, invischiato in un turbine di piacere liscio e sempre più profondo, non la forzava affatto, era lei che si spingeva sempre più in profondità completamente concentrata su di lui, superando ogni volta i suoi limiti. Sentì quasi mancare la coscienza Lui quando si rese conto che le era penetrato sino in fondo alla gola mentre lei giocava con i suoi frutti e si spingeva in brevi guizzi di lingua.

Non lo credeva possibile ma Lui si sentì ingrossarsi ancora di più, era al limite e lei se ne era accorta. Lo ingoiò fino in fondo un altro paio di volte e prese poi un ritmo più incalzante. Lui amava che Lisa riuscisse a non usare affatto le mani in quel frangente e si sentiva abbandonato alle fluttuazioni dei rami degli alberi nel vento, alla goccia di sudore che gli scorreva sulla tempia, a tutti quei sensi che poteva apprezzare appieno, in pace eppure gonfio di emozione e clamore.
Esplose in fine in un’ondata poderosa ma che non colse Lisa impreparata, sapeva il fatto suo lei ed alla prima contrazione liberò il demone dal suo abbraccio e lasciò che piangesse ogni lacrima sul suo viso, sul suo seno, sulle sue cosce.

Rimase in un limbo d’estasi un tempo che poteva essere infinito in quell’istante, si riprese godendo della vista di Lisa ansimante e un po’ impacciata dal colare del suo pianto. In un barlume di lucidità Lui si scusò con Mark, temeva di avergli sporcato l’auto ma di tutta risposta lui si era portato al suo fianco nel mentre ed amando sé stesso cosparse anche lui Lisa del suo egoismo.

Fazzoletti e brezza estiva stemperarono l’ambiente torrido, Lui si ricomponeva e non aveva parole ma anche le avesse avute era ancora dubbioso sulla realtà di quanto avvenuto, magari era solo svenuto dopo tutte quelle birre. Il suono dell’accensione del motore diesel lo riportò alla realtà, Lisa e Mark erano in macchina pronti ad andare, Mark fece manovra e puntò il muso in direzione dell’uscita.
Nessuno parlò, solo grandi sorrisi dalla bella coppia. Lui seguì l’auto con lo sguardo mentre iniziava ad allontanarsi quando ecco spuntare dal finestrino quel braccio con i braccialetti che lo salutavano accompagnati da quel suono che non avrebbe mai più dimenticato.
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