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Prime Esperienze

Manuel e la coppia trentina


di Membro VIP di Annunci69.it Coppia4050
16.07.2022    |    4.621    |    22 9.3
"Aveva sentito parlare di triangoli amorosi, libertinaggio e coppie che si scambiavano le mogli e i mariti ma, mai avrebbe pensato di conoscerne una, tanto..."
Manuel stava steso sulla spiaggia bianchissima, gustando il silenzio e la pace, godendo della bellezza del mare e del luogo. Sotto un piccolo ombrellone, al riparo dal sole, aveva sistemato tre grandi bottiglie di acqua ghiacciata, un libro, le cuffie, il bauletto della moto e un riproduttore di musica Mp3. In realtà non era esattamente solo, la spiaggia sulla quale si trovava sembrava in apparenza poco frequentata. Solo in apparenza, appunto, perché era enorme e quindi la densità rapportata all’ampiezza, avrebbe potuto far pensare a un luogo poco frequentato. In realtà, anche se distanti tra loro, c’erano parecchie persone a godersi quel pezzetto di paradiso in terra, raggiungibile dalla strada statale solo dopo aver percorso una dozzina di chilometri di terreno sterrato, che in moto, specie se enduro, ti facevi sempre volentieri ma, in auto, col sole e ad andatura non certo elevata, era faticosa e dovevi aver davvero un buon motivo per andarci. L’assenza di qualsiasi bar, chiosco o baracca, tagliava automaticamente fuori le famiglie e gli amanti delle comodità. Insomma tutto concorreva a farne il luogo ideale per praticare naturismo e nudismo.
L’ora ideale per raggiungere il posto era al mattino presto, quando il sole non batteva troppo forte e il mare era fermo, come pervaso da un’enorme distesa di olio, che sembrava galleggiare sulla superficie e per tutta l’estensione della piccola baia: il momento preferito dai naturisti, quelli che amano stare nudi a contatto della natura. I quali, prima ancora che il sole raggiungesse lo zenit, raccoglievano le poche cose e lasciavano la spiaggia. Oltre ai naturisti, c’erano poi i forzati dell’abbronzatura, che stavano in spiaggia almeno sino metà pomeriggio, quando iniziavano ad arrivare i nudisti, quelli che cercavano, oltre a quello che cercavano tutti gli altri, anche del sesso occasionale, meglio se in spiaggia. Manuel invece non cercava nulla, amava stare da solo quando poteva ed era rimasto legato al paese dove era nato e cresciuto: ci si rifugiava ogni volta gli era possibile.

Era ormai tardo pomeriggio, il sole si era un po’ abbassato e lui si era appena svegliato perché sentiva caldo: l’ombrellino non faceva più ombra alla sua testa! Si girò e si accorse che intorno a lui, dove prima c’era il deserto, si era accampata un bel po’ di gente, pur se a debita distanza. Aveva sete, ne approfittò per alzarsi, dare un’occhiata intorno a se e bere un sorso d’acqua dall’ultima bottiglia rimasta: il ghiaccio si era trasformato in acqua freschissima che lo risvegliò dal torpore. Vide, a destra a una cinquantina di metri, un gruppetto di tre uomini, un altro gruppo era a un centinaio di metri, alla sua sinistra un ragazzo e più in là, più in alto, vicino alla piccola duna, una coppia, con tanto di ombrellino giallo. Diede un altro sorso e si girò verso il mare, qualcuno nuotava e c’era un telo sulla battigia, una ventina di metri davanti a lui. In lontananza qualcun altro passeggiava, era l’ora che preferiva per nuotare: e si, una bella nuotata era proprio quello che ci voleva!

Nuotò per un quarto d'ora, divertendosi a farlo in quell'acqua davvero fresca. Quando uscì cercò di asciugare i capelli, bevve un altro po’ e si stese al sole, mentre le cuffiette gli rimandavano le parole di un brano che amava particolarmente. Il tizio davanti a lui aveva iniziato a toccarsi, quello alla sua sinistra invece ne aveva approfittato per avvicinarsi. Lievemente infastidito, inforcò gli occhiali da sole e si rimise ad ascoltare musica e a guardare il cielo. Stava quasi per riassopirsi quando qualcosa gli fece ombra, pensò a un gabbiano ma, l’ombra era fissa, come se qualcuno si fosse fermato vicinissimo in piedi alla sua destra. Pensò subito all’uomo che aveva iniziato a toccarsi, si tirò su e vide che erano due le persone che gli stavano facendo segno con le mani. Allora si tolse le cuffie e notò che si trattava di un uomo e una donna, si girò istintivamente sulla sua sinistra ma, la coppia che aveva visto prima era ancora lì: da dove sbucavano fuori quei due?
“Scusaci sei del posto per caso?” chiesero a Manuel. “Si anche se non vivo più qui, da cosa lo avete capito?” Gli spiegarono che nel pomeriggio, scendendo in spiaggia, avevano notato nella radura una moto e visto che il modello non era recentissimo, avevano pensato potesse appartenere ad uno del luogo. “E il bauletto che hai te è proprio per il tipo di aggancio che c’è nella piastra dietro la sella”.
Si chiamava Stefano, possedeva una concessionaria di moto giapponesi a Trento e con Claudia, sua moglie, erano venuti sin laggiù perché il loro unico figlio aveva sposato una ragazza di un paesino della zona e loro volevano conoscere meglio la regione, per tale motivo erano in camper e, ogni giorno, avevano una meta diversa. Claudia parlava poco ma, osservava la gestualità di Manuel, ascoltava le sue parole e la sua voce, a un tratto gli fece: “Scusa Manuel se ti pongo una domanda che potrebbe apparire indiscreta, ma, devo saperlo, sei omosessuale?” Manuel non riuscì a trattenersi dal ridere “No, perché?” Rispose. Sentendosi immediatamente un idiota. Invece, in quel preciso istante gli si aprì un mondo. Lui però in quel momento non poteva saperlo.
Claudia era una donna che dimostrava molti meno anni di quelli che sosteneva l’anagrafe, qualunque data vi fosse stata registrata: bionda con occhi azzurrissimi e un’abbronzatura non eccessiva, pelle luminosa, seno perfetto e belle gambe, un sorriso smagliante e alquanto malizioso, una splendida donna. Stefano non era un uomo alto, non era neanche magro, non era un capellone e, difatti portava un cappellino da baseball. Aveva però, insieme a una simpatia innata, spigliatezza e intraprendenza da vero fuoriclasse. “Siamo contenti tu preferisca le donne, noi siamo libertini e scambisti, ci piace condividere la compagnia dei ragazzi belli, ne cercavamo uno che volesse condividere una sera con noi.”.
Manuel, alle parole di Stefano, rimase imbambolato per una buona decina di secondi prima di emettere un suono indefinito e assumere un’espressione da ebete. Claudia lo salvò: “Abbiamo fatto un giro della baia, andata e ritorno, siamo a circa un chilometro da qui, più a nord, ti avevamo notato passando, ripassando ci abbiamo provato perché mi piaci, sei bello”. Manuel si sentiva il più fico del mondo. Aveva sentito parlare di triangoli amorosi, libertinaggio e coppie che si scambiavano le mogli e i mariti ma, mai avrebbe pensato di conoscerne una, tanto meno di essere coinvolto in una situazione che lo avrebbe visto protagonista. Stava sognando, non poteva essere vero. Stefano lo riportò sulla Terra: “Allora noi viviamo a venti chilometri da qui, a casa di nostro figlio il quale però verrà qui tra qualche settimana, per arrivare al paese ci sono due strade”. Diede uno sguardo al sole, che ancora picchiava nonostante l’ora, e riprese da dove aveva lasciato: “La prima è quella che prendi dalla statale e poi sali, l’altra invece passa per l’entroterra”. Stava iniziando a sudare copiosamente, guardò Claudia che gli fece un cenno affermativo e disse rivolgendosi a Manuel: “Noi ci vediamo alle 22:00 al civico trentatré di via Cavour, se vieni in moto puoi parcheggiare davanti al garage, il camper lo lasciamo fuori dal paese perché non ci passa nelle stradine.”
Una volta a casa fece una doccia. Sarebbe andato in moto passando dall’entroterra: più lunga ma molto più divertente e poco trafficata, ci avrebbe impiegato anche meno tempo e quindi iniziò a pensare a come vestirsi. L’entroterra significava viaggiare intorno ai 600 metri di altitudine e a metà giugno era freschino la sera, il giacchetto leggero e forse anche la sciarpa di lino, sicuramente i jeans e la camicia blu: era deciso! Aveva una fame da lupi ma, riuscì a mangiare giusto una cotoletta tiepida, lui che di solito ne mangiava almeno tre visto che erano il suo cibo preferito. Cazzo aveva dimenticato di comprare una bottiglia! Guardò nella dispensa dei suoi, trovò due bottiglie di champagne che lui stesso aveva comprato per Natale, gliene lasciò una, tanto se non l’avevano bevuto sino allora… L’altra la mise nel congelatore che tenevano in cantina. Erano le 20:30, non voleva arrivare troppo presto ma friggeva. Decise che sarebbe partito prima, avrebbe corso meno e si sarebbe goduto la vista del golfo dall’alto. Per tutti i venti minuti del viaggio era stato sereno, all’ingresso del paese iniziò a sentire il cuore pulsargli nelle orecchie: “Che cosa dico?” “Che cosa faccio?” “Aspetto che prendano loro l’iniziativa?” “E se non mi viene duro?”
Mentre immaginava le peggiori disgrazie, vide Stefano che lo aspettava alla base di una scala. “Sapevo saresti arrivato prima, anche noi la nostra prima volta eravamo tesissimi, rilassati e prendila come una serata tra amici, nessuno avrà obblighi, beviamo qualcosa, facciamo quattro chiacchiere” lo tranquillizzò. Manuel parcheggiò, prese la bottiglia dal bauletto e ci ripose il casco, Stefano gli fece strada, la casa era su più piani, cucina al pianterreno, salone al primo piano e camera da letto al secondo, tipica della zona. “Non abbiamo vicini, tornano tutti in agosto i proprietari, la prima casa abitata è laggiù” disse Stefano indicando la fine della strada, prima di aprire la porta e farlo entrare. Ad accoglierlo c’era Claudia con un sorriso raggiante: “Sono contenta tu sia qui” disse, stampandogli un bacio sulla guancia. Manuel rimase estasiato, era proprio bella con quel gonnellino, una camicia di lino scollata e un sandaletto con cinturino, i capelli raccolti all’insù per lasciare scoperto il collo sottile e con ciocche ricciole che scendevano qua e là, la pelle luminosa e i capezzoli che spingevano irti contro il lino; sentì che gli stava venendo duro.
Lei colse, gli fece un sorrisetto da monella e lo invitò a salire di sopra con Stefano, lei avrebbe aperto la bottiglia e li avrebbe raggiunti con i bicchieri e del ghiaccio. Stefano ne approfittò per istruire Manuel: “Sappi che a lei piaci, e anche a me, perciò rilassati, goditi il momento e lasciati trasportare dagli eventi.” Claudia arrivò con un contenitore di plastica con del ghiaccio e contenente la bottiglia, Manuel corse giù a prendere i bicchieri che Lei aveva lasciato sul tavolo, anticipandola, quando tornò su, trovò lei seduta sulla poltrona, esattamente di fronte al divano dov’erano seduti lui e Stefano. Versò da bere per Lei, poi per Stefano infine per se, ripose la bottiglia nel contenitore col ghiaccio e fece un brindisi alla loro amicizia e bevve generosamente: aveva bisogno di sciogliersi.
Iniziarono a chiacchierare, prima del mare e della natura semi-incontaminata, poi delle persone e della mancanza di lavoro, di politica, mafia e mentalità retrograda. A quel punto fu facile parlare dell’ipocrisia per poi passare a libertinaggio e scambio di coppia. E si finì col parlare di Claudia, alla quale piaceva il cazzo e non faceva nulla per nasconderlo, tanto che aveva iniziato a titillarsi, infilando due dita tra le mutandine trasparenti, non senza prima essersi premunita, appoggiando una gamba sul bracciolo della poltrona, affinché la platea, in particolare Manuel, avesse la visione più ampia possibile. “Guardala come le piace fantasticare, è tutta bagnata, vero che sei vogliosa amore?” disse Stefano. “ Manuel mi ha proprio fatto venire voglia di divertirmi con due cazzi, del resto tu lo sai benissimo, porco, poiché mi hai visto mentre mi masturbavo nel camper!” E nel dire questo il viso di Claudia cambiò subendo una trasformazione, passando da un’espressione da monella a una da vamp. Si alzò e si sedette a cavallo di Manuel, iniziò a baciarlo, prima con dolcezza, via via sempre con più passione sino a infilargli la lingua in gola, lui ricambiò voluttuosamente.
Si erano accesi così, di colpo e ora non riuscivano a fermarsi. Si volevano e si desideravano, Lei era avvinghiata a lui, Stefano le baciava le spalle, la nuca, s’insinuava con la testa fra i glutei. Claudia era una furia, Manuel soffriva da quanto era duro, lei si appollaiò sulla cappella e gli fece sentire i suoi umori che colavano: ”Scopami” quasi lo implorava. Lo voleva dentro adesso subito, senza protezioni. Stefano per fortuna li fermò, Manuel prese un profilattico e cercò di infilarlo prima possibile, così facendo s’innervosì e il primo profilattico fu scartato. Col secondo non ci furono problemi. Entrò facilmente tanto era bagnata. Lei lo accolse con un gemito di piacere e di meraviglia, non era superdotato se si pensa a misure equine come metro di paragone ma, aveva un cazzo sopra la media sia in lunghezza sia in larghezza e durezza, e la Signora ne rimase sorpresa. Solo in principio però, perché poi ne fu entusiasta ed estasiata: “Scopami porco, così porco, prendimi” lo incitava, mentre Stefano si dava da fare col secondo canale, prima con la lingua poi con le dita e il lubrificante. Piano piano lei si rilassò e si preparò a ricevere dentro anche il marito: partì una doppia leggendaria, lenta all’inizio ma in costante crescita, continuando sino a divenire sfrenata.
Lei venne una prima volta, iniziando a gemere e a tremare, Stefano la segui a ruota, Manuel non era vicino e continuò a scoparla appiccicato a lei e aiutandosi con movimenti regolari e decisi, mai violenti o rudi, la fece godere altre due volte prima di venire anche lui, innaffiandola abbondantemente sul ventre e i seni, come lei aveva espressamente richiesto. Si lasciarono andare stremati ma entusiasti. Manuel pensava di vivere in un sogno, che non poteva essere successo davvero, che il sesso a tre era incredibile e che la vita era sorprendente. Non poteva ancora immaginare quanto.
Si videro altre volte sino a che restarono in quella zona. E ogni volta, dopo aver fatto del sesso sempre più bello di quello precedente, perché anche intimità e sintonia erano aumentate, si fermavano un po’ di tempo in più a chiacchierare, con Manuel sempre a chiedere del mondo libertino e di quello scambista, di come muoversi, e con Stefano e Claudia a dispensare consigli secondo quella che era la loro esperienza in quell’ambiente, aiutandosi anche con degli aneddoti. Manuel rimase affascinato, voleva sapere, conoscere, sarebbe voluto entrare in un mondo che sapeva, gli sarebbe piaciuto molto. Alla fine divennero amici, si scambiarono i numeri e si sentivano con regolarità. Si vedevano due o tre giorni l’anno sempre in giugno, sempre al solito posto, la storia andò avanti per un paio degli anni successivi. Esattamente sino a che Manuel, non incontrò la donna della sua vita. Glielo comunicò entusiasta, loro ne furono felici ma, anche un po’ dispiaciuti: sapevano che non lo avrebbero più rivisto e, forse nemmeno più sentito. E infatti così fu per i successivi dieci anni.

Manuel aveva conosciuto Anna a un colloquio di lavoro. Quel pomeriggio avrebbe dovuto sentire tre ragazze per un posto da impiegata in una delle aziende delle quali era consulente. La prima aveva bella presenza e poco più: non conosceva l’inglese e non era brava con Excel; la seconda era madrelingua inglese, aveva molta padronanza con Excel ma, era antipatica; la terza aveva un viso dolce, gli occhi sinceri, due gambe lunghe e un sorriso solare, non gliene fregò nulla di sapere se conoscesse l’inglese o sapesse lavorare con i fogli Excel, aveva già deciso di raccomandare l’assunzione di quella antipatica. No, lui voleva un appuntamento. Ed era la prima volta che gli succedeva di voler un appuntamento da una donna conosciuta mentre lavorava. Pignolo e severo com’era, con se stesso in primis, la cosa lo spiazzò: cosa gli passava per la testa? Che cosa aveva visto in quella ragazza? Quando fu il momento, il giorno dopo, volle chiamarla lui per comunicarle che non sarebbe stata scelta. Lei ci rimase un po’ male ma, gli disse che era contenta l’avesse chiamata lui e non il proprietario dell’azienda. Manuel, felice per averci visto giusto, prese la palla al balzo e le disse se poteva invitarla a cena. Lei accettò. Si misero insieme quella sera stessa, anche se non scambiarono neanche un bacio. Si frequentarono come due teenagers per due settimane, baci sempre più spinti, un po’ di petting, sino a che non si desiderarono davvero. Quando si presero, scoprì che era vergine: per Anna sarebbe stata la prima volta. Fecero l’amore tutta la notte, appena svegli ripresero. Diciotto anni dopo quella prima volta, innamorati più di quando s’incontrarono Anna e Manuel stavano per concedersi una nuova prima volta.

Otto anni prima aveva mandato un messaggio a Stefano e Claudia riallacciando i rapporti. Raccontò loro come si erano conosciuti, quando decisero di sposarsi, quando arrivarono i figli, quanto fosse stata dura fare a meno del sesso per dei periodi e come tutto fosse cambiato. Disse loro anche come aveva tentato di parlare ad Anna del sesso libertino e di come fosse stato respinto con perdite. Claudia prese il telefono “Ascoltami Manuel, da donna e da madre ti dico che lei ora se potesse, non farebbe nemmeno sesso con te: ha i cuccioli.” Poi aggiunse “Ora vede solo i suoi figli, aspetta che crescano un po’, stalle vicino e falle sentire il tuo amore e il tuo sostegno, vedrai che potrebbe essere meglio disposta con loro grandicelli”. Dieci anni dopo avevano già avuto qualche esperienza di scambio soft e stavano per mettere piede per la prima volta in un club privè. Ancora una volta Claudia aveva capito tutto con largo anticipo.
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