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Prime Esperienze

Palestra o spiaggia (nudista)?


di twinkpassiv
17.02.2021    |    13.351    |    11 9.6
"Mi montò per un'ora intera in altre mille posizioni..."
"Salve, desidera?"
"Buongiorno, vorrei qualche informazione sui vostri abbonamenti".

È incominciato tutto così, con una semplice iscrizione in palestra. In realtà non ne avevo bisogno, ero magrolino, forse anche troppo, ma agli uomini piacevo così e a me bastava quello. Però avevo bisogno di un po' di sfogo. Qualcosa che mi facesse distrarre dal brutto periodo che stavo attraversando. E tutti mi consigliarono non una palestra qualsiasi. Ma quella palestra. Quella vicino al mare, difronte il benzinaio, con un enorme insegna raffigurante un uomo molto sexy e muscoloso.
Ogni volta che la vedevo mi chiedevo: "voglio diventare così?". Certo che no. Volevo solo una valvola di sfogo, solo quello, solo ed esclusivamente quell... Ok, mi avete scoperto!
In realtà conoscevo già quella palestra. Non l'ho mai frequentata ma conoscevo l'istruttore. Uno di quei maschi che sa di maschio anche solo guardandolo, uno che ti scopa anche solo con lo sguardo, magari inavvertitamente, ma lo fa! Tute sempre attillate, pacco in vista, sempre sudaticcio. Praticamente il mio sogno erotico.
Come lo conoscevo? Beh, la particolarità di quella palestra è che tutto quello che succede dentro è visibile da fuori attraverso una grande vetrata. Ogni volta che andavo a fare una passeggiata sul mare, oppure passavo dalla spiaggia nudista poco distante dalla città (ma questa è un'altra storia). Facevo sempre sosta dal benzinaio. Mio zio. Sì, in realtà mi fermavo al bar lì vicino, e osservavo il mio Grande Fratello. Sedia, tavolino, caffè macchiato, l'odore del mare e della salsedine e uno spettacolo unico davanti a me. Uomini che correvano sul tapis roulant, anche se il mio occhio cadeva casualmente sui loro pantaloni. I loro pacchi dondolavano ad ogni passo, come a voler misurare lo scorrere del tempo a mo' di pendolo. Era un'unità di misura molto più interessante dei secondi, minuti e ore. Dopo un centinaio di oscillazioni di pacchi che trasudavano virilità anche a 10 metri di distanza, finalmente decisi: "Sì, sarà quella la mia valvola di sfogo, è il posto perfetto".

Qualche giorno dopo ero già un iscritto. Era il mio primo giorno, e durante il tragitto casa-palestra i pensieri iniziavano a tormentarmi. Avevo paura di essere scoperto con le mani nel sacco, o meglio, con gli occhi sul pacco! Che figura. Ero alle mie prime esperienze e fingere non era il mio forte. Non potevo mica fingere di non essere innamorato del corpo maschile! No, non potevo farlo. Quindi sì, c'era un'altissima probabilità che sarei stato scoperto. L'unica cosa che mi rincuorava è che avrei conosciuto finalmente l'istruttore.
Prima di entrare diedi un ultimo sguardo alla vetrata e ai suoi tesori. Questa volta c'erano maschi e anche ragazze che facevano esercizi fisici. Mi sentivo come una donna nell'euforia dei saldi davanti alla vetrina di un negozio di abbigliamento. Sì, decisamente il posto migliore per sfogarmi.

Entrai. Sembrava di essere in un mondo parallelo. Gente frenetica che faceva ogni tipo di esercizio, con ogni tipo di strumenti, in ogni tipo di posizione. Ma la prima cosa che vidi era la sua schiena enorme. Luigi, il mio istruttore, era di spalle a me, gridava contro altri allievi che probabilmente stavano sbagliando i suoi esercizi. La sua voce rimbombava su tutto l'edificio. Mani sui fianchi, capelli neri e ricciolini, glutei a mela che sembravano di marmo, proprio come i suoi polpacci. Tuta attillatissima e scarpe da ginnastica. Sì, era davvero un sogno vivente. Mi avvicinai e le sue urla aumentavano e mi incutevano sempre più timore. E la cosa mi eccitava da pazzi.
"Ciao, sei tu Luigi?"
Si girò, un viso maschile come piaceva a me. Nonostante non avesse la barba, riusciva comunque ad essere un uomo virile e il suo sguardo era indescrivibile. Bisogna davvero provarlo. Con quegli occhi mi squadrò dalla testa ai piedi, mi spogliò con lo sguardo e io mi sentivo nudo davanti a lui, pronto a concedermi al suo volere. La sua voce mi svegliò:
"Sì, con chi ho il piacere di parlare?"
"Alex, mi sono iscritto oggi, è il mio primo giorno".
"Oh bene bene, vai nello spogliatoio e preparati"
"Va bene, grazie"
Avevo quasi capito "spogliati e preparati". Quell'uomo mi dava alla testa.

Lo spogliatoio era un inferno e un paradiso allo stesso tempo. Uomini nudi ovunque, piselli ovunque, muscoli ovunque. Io non sapevo fingere disinteresse e già al primo pisello libero diventai rosso peperone. Non riuscivo a spogliarmi, ero in imbarazzo totale. Tutti iniziavano a guardarmi. Ero l'unico ragazzo vestito e magrolino in mezzo ad una mandria di tori muscolosi con piselli e palle al vento. Erano tutti mosci ma nella mia mente erano tutti in tiro, tutti mi guardavano eccitati. Sì era la mia immaginazione, mi piaceva e allo stesso tempo non la sopportavo, volevo scappare. No, volevo rimanere, gustarmi la vista di ogni maschio, di ogni muscolo, di ogni pelo, di ogni pisello. No, no, mi avrebbero scoperto, dovevo fare qualcosa. Dovevo spogliarmi e non dare all'occhio. Dovevo scoprire il mio culetto pulsante. Stavo per farlo quando scoprii che avevo il buchetto bagnato e, di conseguenza, le mie mutandine erano tutte pregne di liquido di piacere. Era troppo. Decisi di rivestirmi e scappare, scappare dallo spogliatoio e dalla palestra.
Se volevo passare inosservato non ci riuscii. Tutti notarono questo ragazzino appena 18enne che entra nello spogliatoio, si toglie solo la maglietta e poi scappa via. Sotto lo sguardo di tutti.
Sulla strada guardai un'ultima volta la vetrata e notai Luigi. Mi stava guardando, il suo sguardo mi geló il sangue. Sembrava volesse rimproverarmi. Aveva tutte le ragioni, ma per me era troppo. Questa volta non lasciai che il suo sguardo violasse il mio corpo. E scappai verso il mare. Non il mare comune, quello dei mortali, quello della società composta e ordinata. No. Andai deciso verso un posto in cui davvero potevo sfogarmi, potevo essere me stesso senza dover pensare a quelli che erano i giudizi della società dei bagnanti comuni.
Andai verso la spiaggia nudista.

Dopo un bel bagno liberatorio, presi dal borsone della palestra un grande asciugamano, lo distesi sul bagnasciuga e mi sdraiai, prono. La spiaggia era deserta, non un'anima viva. Pensavo a tutti quei maschi che mi guardavano nello spogliatoio. Pensavo a tutti quei piselli e a quelle palle piene di sperma. Che essere meraviglioso che è il maschio. E ad un certo punto mi addormentai. Per poco perché ad un certo punto sentii un peso enorme addosso a me, sulla mia schiena.
Il mio primo pensiero era quello di scappare. Ancora? No, qui non c'era nulla da temere. Lasciai che la rigidità andasse via e mi sciolsi. Sì, il mio culetto aveva fatto da esca ad un bel maschio che, in quel momento, era su di me. Adoravo essere la preda dei maschi, adoravo essere l'oggetto del desiderio dei maschi, quindi perché scappare.
Una volta sciolto l'uomo misterioso appoggiò il suo pisello sul mio culetto. Era nudo anche lui. Il gioco era chiaro: dovevo immaginare il mio uomo solo da come mi toccava e si strusciava sul mio corpicino. Io non potevo vederlo essendo di pancia in giù.
Le sue braccia si avvinghiarono attorno a me. Era un uomo abbastanza muscoloso. Ottimo!
Le sue labbra si unirono al mio collo come una calamita. Erano molto carnose. Ottimo!
Con il suo bacino dava colpi di pisello sulla mia fighetta anale, ormai bagnata fracida. Dotazione nella media, ma sembrava che sapesse usarlo. Ottimo!
Tutto il suo corpo emanava un odore inconfondibile. Quello di un uomo stremato dopo ore di palestra. Ottim.. "aspetta un momento, palestra?!".
Mi girai. Il suo sguardo mi travolse per l'ennesima volta, non poteva più spogliarmi, questa volta mi penetrò, anche se metaforicamente. Era lui, in carne, ossa e muscoli. Avevo Luigi su di me. Ero la preda di Luigi. Luigi era il mio predatore.
"Ti ho seguito" mi disse. E prima che potessi rispondere le nostre lingue si unirono in un unico essere. Mi baciò con una passione talmente intensa che mi sentivo mancare. Sapevo fosse un uomo autoritario. Immaginavo, anzi, speravo lo fosse anche a letto. E infatti lo era. Mi bloccò con entrambe le mani, e mi baciò ovunque. Quando arrivò al collo non potevo più resistere. Iniziai a gemere talmente forte che tutti i gabbiani scapparono impauriti. Più gemevo e più diventava autoritario, e più diventava autoritario e più io gemevo.
Mi leccò tutto il corpo, come a volermi liberare dal sale marino. I suoi ricciolini neri come la pece risplendevano sotto il sole, luccicavano e mi abbagliavano. Ad un certo punto si alzò, mani sui fianchi, schiena dritta come la prima volta che l'avevo visto. Ma in questo caso niente tuta, niente scarpe, completamente nudo. E con un pisello maestoso in tiro. Il suo messaggio era chiaro, ma lui pronunciò comunque le famose parole:
"Succhialo, ora!"
"Subito" risposi io, ancora disteso, incredulo, ma deciso a far sentire a tutta la spiaggia deserta che quel pomeriggio Luigi sarebbe stato tutto mio, il mio maschio, il mio toro da monta. Mi misi in ginocchio, remissivo come meglio mi riesce, il suo uccello mi guardava. Lo annusai, con passione e intensità. Che odore! Ogni maschio dovrebbe emanare quella fragranza. Su di me aveva un solo ed unico effetto: dovevo assaggiarlo.
Iniziai con la lingua
"Bravo, sì, mmmm" disse lui, dall'alto.
La sua cappella era molto dolce, la gustai tutta prima con la lingua, poi con le labbra.
"Ahhh, bravo, continua, brava puttanella"
Non me lo feci ripetere una seconda volta e presi tutto il suo pisello in bocca. La sua cappella toccava le mie tonsille. Gemevo dal piacere e nel frattempo iniziavo a sditalinarmi.
"Che brava puttanella, ti piace il cazzo, vero?"
"Mmmhh" che voleva dire "Siiii" ma con tutta quella carne in bocca e quella saliva non riuscivo a parlare. Iniziai a lacrimare e lui si eccitò. Mi prese per i capelli e spinse la mia testa fino alle sue palle. Non riuscivo a respirare. E più cercavo di liberarmi più lui spingeva, e più lui spingeva più io mi bagnavo, e più io mi bagnavo più mi sditalinavo.
"Brava, bravissima, così. Il cazzo lo devi prendere tutto".
Mi liberò. Era giusto così. Lui era il maschio alpha, lui decideva quando dovevo essere libero e quando dovevo essere sotto il suo comando.
Non vedevo nulla a causa delle lacrime ma non potevo fermarmi: lo spompinai a lungo, almeno 10 minuti, in cui io gemevo e lui godeva come un matto.
"Ahhh sii, siiii, siiiii, brava la mia puttanella. Ti hanno spaventato quei cazzi nello spogliatoio eh? Sei scappata come una cagna ma da me non puoi scappare".
Sì, era impossibile scappare via da un uomo come lui. Lo guardavo negli occhi, e lui ricambiava con autorità. Il sole era alto e baciava entrambi, i suoi pettorali risplendevano più che mai, le sue vene sul collo e sul braccio sembravano in procinto di esplodere.
"Leccami le palle". La mia parte preferita. Le palle conservano il seme dell'uomo, la sua virilità è tutta lì. Le leccai e le baciai. Erano davvero sudate, il loro sapore era acido, e a me facevano impazzire. Le prendevo tutte in bocca e ci giocavo con la lingua. Non vedevo l'ora che il suo seme uscisse da lì e mi inondasse.
"Brava, tu sì che sai come far contento un uomo, guarda come lecchi mmmmm"
Più lui gemeva, più gli leccavo le palle passando per lo scroto. Ogni tanto davo una palpata al suo culo davvero davvero sodo. Chissà quanto sacrifici per farlo diventare così. Nulla di invidiare al David di Michelangelo.
"Sdraiati". Mi ordinò, e io obbedii. Si stava segando davanti a me, i suoi occhi neri erano ancora più neri e ancora più penetranti. Sembrava imbufalito, come un toro che vede il drappo rosso del torero, durante la Corrida. Il mio buchetto bagnato era il suo drappo rosso. Mi prese le gambe con tutta la forza che aveva nei suoi potenti muscoli e me le alzo, aprendole e scoprendo il suo tesoro. La mia fighetta pulsava per lui. Luigi non esitò ad assaggiarla.
Era il mio biglietto per il paradiso. Sentivo la sua lingua entrare dentro di me e scavare, scavare e scavare. Gemevo come non mai, pochi uomini sapevano mangiarti la fighetta come lui. Sembrava si cibasse. Gli accarezzavo i suoi riccioli neri, il sole era cocente, la spiaggia ancora deserta. Da lontano si intravedeva una grande crociera. Sembrava facesse un inchino a noi, che eravamo un unico essere, avvolti in un'unica passione travolgente.
Quando decise che la mia fighetta era abbastanza dilatata, mi ribaltò e mi mise a pecora. Io, come da prassi, inarcai la schiena e con il culetto in fuori ero pronto a ricevere il mio maschio dentro di me. Mi aspettavo calma e pazienza da parte sua. Mi sbagliavo, era un maschio a tutti gli effetti. Entrò senza nemmeno bussare. Sentii in un secondo tutto il suo uccello dentro di me. Gridai: non era dolore, assolutamente. Era solo piacere.
"Siii, montami" dissi io.
"Puoi starne certo" mi rispose lui, nell'orecchio, con la sua voce calda e suadente. E iniziò a leccarmi la schiena. Ogni colpo di cazzo era compensato da uno schiaffo sul culetto. Il rumore si faceva sentire su tutta la spiaggia. Dopo tre schiaffi il mio culetto era rosso peperone, proprio come il mio viso imbarazzato nello spogliatoio della palestra. La sua mano forte diventò un tatuaggio sulla mia pelle. Sentivo le sue palle che sbattevano sul mio lato b. Era un concerto stupendo, fatto di rumori, schiaffi, gemiti e piacere. I passeggeri della crociera ne sarebbero stati entusiasti.
"Che maschio, ahhh, sii"
"Che troia, tutta da sbattere. Siamo ancora all'inizio".
Sì, un maschio che si rispetti dura tanto. E lui sembrava durare un'eternità. Cambiammo posizione: mi ribaltò nuovamente e mi aprì le gambe. Potevo vederlo in tutta la sua maestosità. Era il doppio di me, spalle enormi, capezzoli che non nascondevano la sua eccitazione, sudato come non mai. Sentivo le gocce di sudore cadere sul mio corpo e quasi evaporare. Ad un certo punto si distese su di me e mi baciò. Sentivo il suo pisello colpirmi più e più volte. Ad ogni colpo stringevo la sua schiena che mi sovrastava completamente. Le nostre lingue si intrecciavano sempre di più, io quasi gli graffiavo la schiena per il piacere. Anch'io potevo ricambiare i suoi tatuaggi sul mio culetto.
Mi montò per un'ora intera in altre mille posizioni. Ad un certo punto mi prese in braccio, mi baciava ancora e cambiammo luogo dei giochi. Mi chiedevo dove mi stesse portando. Poi sentii l'acqua. Eravamo in mare. Io non toccavo, lui sì.
Mi scopò a lungo, nel mare, mentre io ero attaccato a lui, mentre lui mi baciava con passione, mentre io gemevo come un matto. Mi sentivo protetto vicino a lui, era il mio uomo. Le sue braccia forti mi stringevano sempre di più. E quando si stancò mi riportò sul bagnasciuga. Sembrava Poseidone con tutti i suoi muscoli bagnati e splendenti. Io la sua sirena. Il suo pisello era ancora dentro di me, sempre duro. Sempre.
Mi sbatté su un muretto, all'ombra di un albero, e continuo a scoparmi. Era instancabile, io stremato, ma mai stanco, finché il mio maschio non lo decise. Mi fece venire. Sentii un orgasmo anale che non avevo mai provato prima. Graffiai il muretto dell'eccitazione.
"Brava la mia puttanella, adesso facciamo venire papino?"
Mi inginocchiai e aspettai con la lingua fuori. Lui si segò davanti a me, guardandomi negli occhi.
"Sto venendo!! Mmmmmh". Mi prese la testa e mi mise il suo uccello in bocca. Sentii tutto il suo seme riempirmi, dolciastro, gustoso, un sapore di maschio vero. Io ingoiai tutto, come a voler nascondere ogni prova. Tutto doveva rimanere in quel luogo, tra noi due. Non c'era nemmeno bisogno di specificarlo.
Il suo seme era dentro di me. Mi sentivo quasi gravida. Capivo cosa provano le donne. Che fortuna!
Era ormai tardo pomeriggio, il sole era ormai in procinto di tramontare, io dovevo correre a casa a studiare. Il giorno dopo avrei dovuto sostenere l'interrogazione di filosofia.
Decidemmo di farci un ultimo bagno per ripulirci di tutto il sudore prodotto.
"Alex, ora spiegami per quale motivo sei scappato!"
Ad ognuno le sue priorità!
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