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A casa di mio suocero 3


di valery701
06.01.2010    |    39.805    |    0 9.1
"Lui: si infatti quando vedo una donna in gonna con le calze impazzisco..."
Un lunedì si ritirò verso l’ora di pranzo con un vassoio col cibo pronto, ci sedemmo a tavola per consumarlo.
Durante il pasto ci scambiammo una quantità interminabili di baci, poi ci sedemmo nel divano a gustarci il caffè.
Dopo un po’ che parlavamo e ci coccolavamo mi disse che doveva dirmi una cosa importante.
Gli dissi: mi devo preoccupare?
Lui: no, solo che ti devo fare una confessione.
Lui: devi sapere, che prima che voi veniste ad abitare qui, io passavo il tempo invitando di tanto in tanto il mio amico fausto a casa, e ci passavamo il tempo a giocare a carte e a parlare di donne che incontravamo e desideravamo al centro commerciale. Di solito erano molto giovane e noi con qualche scusa riuscivamo a intrattenere per un po’ di tempo.
Purtroppo l’unico contatto che riuscivamo ad avere era un saluto con la mano.
Un giorno fausto mi confesso, che quando era molto eccitato riusciva a soddisfarsi con la biancheria intima di sua figlia Clara che lo ospitava insieme con suo marito, dopo la morte di sua moglie.
Lui dice che lo hanno accolto a casa per badare ai loro figli, visto che lavorano tutti e due in banca.
Un giorno per scherzo gli dissi che era fortunato per aver la possibilità di sentire l’odore di femmina mentre si masturbava.
Dopo un giorno, mi venne a trovare a casa, e mi diede un sacchetto dove c’erano alcuni capi di intimo di sua figlia. Rimasi a bocca aperta, ma lui mi tranquillizzo dicendomi che era lui l’addetto al lavaggio, e sua figlia non se ne poteva accorgersene.
Mi promise che ogni giorno mi portava un cambio appena levato di dosso da sua figlia, visto che si faceva la doccia nella pausa pranzo, e lui usava quella della sera.
Mi raccomandava di stare attento a non rovinare le calze.
Devo dire che la cosa mi eccitò molto e riuscivo a placare le mie voglie fino a quando non sei arrivata tu.
Poi gli dissi di lasciare perdere e che avrei usato la tua biancheria.
A me mi piaceva questa confessione, e devo dire che mi stavo eccitando da morire.
Lui: poi dopo qualche settimana, mi chiese lui se gli fornivo qualche capo intimo tuo, visto che lui per due anni non me ne fece mancare un solo giorno.
Così da quel giorno gli porto qualche capo ogni giorno.
Io: mi sembra il minimo. Non ci posso credere che indirettamente faccio godere un altro uomo.
Lui: non sei incazzata?
Io: perché dovrei esserlo, ti ha accontentato per molto tempo, ora è giusto che lo ripaghi.
Mi abbraccio baciandomi ininterrottamente, io lo spogliai e mi buttai su di lui facendomi scopare.
Gli dissi che quella confessione mi aveva fatto eccitare molto.
Ci abbandonammo distrutti sul divano addormentandoci. Ci svegliò il mio telefonino, era mio marito che mi diceva che non sarebbe venuto a casa neanche per questo fine settimana.
Gli dissi a mio suocero, che secondo me aveva l’amante anche lui.
Lui: vuoi chiedere il divorzio?
Io: ma sei pazzo, se divorziamo devo andare via da qui, ma poi anch’io lo tradisco, anzi forse più di lui non credi.
Scoppiammo a ridere.
Ci andammo a fare il bagno insieme rilassandoci per un bel po’.
La sera a andammo a cena fuori e poi al cinema.
Quando rientrammo, andammo subito a nanna.
La mattina ci alzammo presto, dovevo andare in città, gli chiesi se gli andava di invitare per pranzo il suo amico Fausto.
Lui: sicuro che ti và.
Io: a te no?
Lui: si a me molto.
Io: anche a me, ricordati che i tuoi grandi amici, lo sono anche per me. E poi voglio conoscere di persona colui che soddisfo a mia insaputa.
Ridemmo contemporaneamente.
Lo baciai ed andai via.
Tornai per l’ora di pranzo.
Appena entrai li trovai nel salone in piedi ad attendermi.
Ci presentammo, e vedevo che mi guardava come volesse saltarmi addosso.
Sicuramente riconobbe il mio odore e la cosa lo eccitava molto.
Restammo a bere l’aperitivo nel divano a chiacchierare un po’, poi mio suocero si alzo pregandoci di rimanere li mentre lui si dedicava a cucinare.
Dopo un po’, gli dissi di seguirmi nel mio studio che dovevo mettere apposto alcune cose, così potevamo continuare a chiacchierare.
Quando fummo dentro, feci in modo di abbassarmi, facendo alzare la mini scoprendomi quasi tutto il sedere.
Ero eccitatissima, quella situazione mi faceva impazzire.
Ci sedemmo, io nella mia sedia e lui in quella dall’altra parte della scrivania.
Sistemai le mie cose, nel frattempo ci raggiunse mio suocero che ci disse che la pasta era in forno e che lui si stava allontanando a prendere il pane appena sfornato vicino casa.
Quando uscì, gli dissi a fausto di girare con la sedia mettendosi accanto a me, così potevo fargli vedere dal pc di cosa mi occupavo.
Così dopo un po’ che guardavamo, mi accorsi che a lui interessavano le mie gambe, infatti non le mollava un attimo.
Ero tutta bagnata, la sua presenza mi fece allagare facendomi perdere la testa, così in un attimo di incoscienza gli dissi che avevo capito che del mio lavoro non gliene fregava niente ma erano le mie gambe che lo attraevano.
Lui arrossì, non sapeva che dire, ma io lo rassicurai subito dicendogli di stare tranquillo e che era normale.
Poi continuai dicendogli che sapevo tutto del mio intimo, ma bleffai dicendogli che mio suocero non lo sapeva che me ne ero accorta io.
Lui era di ghiaccio, ma io gli appoggiai la mano sulla gamba per rassicurarlo dicendogli che non mi dava fastidio, anzi.
Restammo in silenzio per un po’, poi gli dissi che era il nostro segreto, e che non doveva dirlo a mio suocero.
Lui mi giurò che non lo avrebbe fatto.
Gli sorrisi e così anche lui rispose al sorriso.
Tornò mio suocero col pane ancora fumante, così ci alzammo e lo raggiungemmo in cucina.
Ci sedemmo, a me diedero il posto a capotavola, fausto si mise alla mia destra, e mio suocero a sinistra nel lato del piano cottura.
Mangiammo con gusto, soffermandoci un po’ di più tra una portata e l’altra.
Dopo il primo, mio suocero si alzò per tagliare la carne che aveva fatto al forno, per metterla nei piatti, dandoci le spalle. In quel momento mi sentii accarezzare la coscia destra, mi girai verso fausto e come nulla fosse gli sorrisi continuando a parlare.
Trasaliva dal ginocchio fino all’orlo della minigonna, che essendo seduta si era alzata notevolmente, e poi ritornava al punto di partenza. Fino a quando mio suocero tornò al suo posto.
Continuammo a mangiare fino alla frutta rimanendo seduti a sorseggiare il caffè.
Io nel frattempo avevo tolto la scarpa e gli feci per tutto il tempo il piedino.
Dopo un bel po’ mio suocero ci disse di accomodarci nel divano mentre lui lavava le stoviglie.
Gli dissi che preferivo rimanere a chiacchierare li, voltandomi verso Fausto che era d’accordo.
Così come previsto appena ci diede le spalle, lui allungò la mano a riprendere quello che stava facendo prima.
Solo che stavolta osava di più, visto la mia complicità nel rimanere seduta lì.
Infatti ora arrivava fino a sfiorarmi l’inguine.
Dopo un paio di volte, abbassai la mia mano afferrando la sua, e gli feci allungare la corsa fino a fargli raggiungere la figa bagnata.
Approfittando del rumore dell’acqua, strappai con le unghia i collant e spostai tutto di un lato le mutandine già tutte inzuppate, in modo che potesse raggiungere la mia figa.
Quando la raggiunse, mi guardò a bocca aperta, non se lo aspettava.
Si soffermo ad esplorare con le dita le mie labbra vaginali, poi estrasse la mano e se la portò alla bocca leccandosi le dita con fare indifferente, e poi ritornò all’attacco.
Si fermo un istante prima che mio suocero finì.
Mi alzai ed andai in bagno, avevo un bisogno enorme di toccarmi.
Quando uscii li trovai nel divano a guardare la tv.
Mi suocero si alzò un attimo per andare in bagno, ed io mi sedetti al suo posto.
Quando sentii chiudere la porta a chiave, presi le mutandine che avevo tolto in bagno e glieli misi in mano dicendogli che erano sue, visto come le aveva fatto ridurre.
Li odorò, e li andò a mettere nella tasca del cappotto, e poi tornò a sedersi.
Gli dissi che era un porcellino, e mi aveva fatto eccitare molto.
Mi disse che gli era piaciuto molto anche se avrebbe preferito altro.
Gli dissi che per ora si doveva accontentare di questo, ma che non si poteva mai dire.
La giornata trascorse piacevolmente, fino all’ora di cena, quando tutti e due ripetemmo le prestazioni del pranzo, solo che stavolta era agevolato del fatto che non indossavo le mutandine.
Dopo aver finito andammo a prendere il caffè in salotto.
Dopo un po’ mio suocero si sentiva poco bene, gli misurai la temperatura e aveva 38,7 di febbre, gli diedi una aspirina e lo feci andare a letto dicendogli che l’avrei accompagnato a casa io Fausto.
Lui mi baciò sula guancia dicendomi che ero il suo angelo ma dovevo stare attenta per le strade.
Prima di uscire dissi che cercavo una farmacia di turno quindi di stare tranquillo se ritardavo, Fausto aggiunse che mi avrebbe fatto compagnia lui.
Saliti in macchina ci avviammo verso la città dove trovammo subito la farmacia, ripartimmo alla volta di casa sua.
Dopo un po’ di strada, mi appoggiò la mano sulla coscia e mi disse se potevamo fermarci in qualche posto per stare un po’ assieme solo noi due.
Sorrisi dicendogli se non gli era bastato, e lui giustamente mi disse che avevo goduto solo io non lui.
Gli dissi che non mi piaceva appartarmi in auto, avevo un po’ paura se ci vedeva qualcuno.
Lui mi disse che potevamo andare in campagna da lui, tanto veniva di strada ed era tutto recintato e ci potevamo chiudere dentro.
Gli dissi che potevo accontentarlo solo toccandolo e niente più.
Lui rispose che sarebbe stato fantastico.
Così ci ritrovammo davanti il cancello che lui aprì e chiuse subito dopo che entrai con l’auto.
Quindi risalì e mi fece andare a posteggiare accanto un magazzino degli attrezzi.
In realtà non poteva vederci nessuno, così dopo un po’ di commenti piacevoli su di me, allungai la mano iniziando a toccargli il cazzo da sopra i pantaloni mentre lui infilò direttamente la mano in mezzo alle mie cosce.
Liberai la sua bestia da dentro i pantaloni, era veramente esagerata di quanto era lunga e grossa.
Gli dissi : mamma mia quanto è grosso, ma dove la tenevi tutta sta roba.
Lui: non mi dire che hai paura anche tu?
Io: no, anzi, solo che non ne avevo viste mai di così grosse. Chi ha avuto paura?
Lui: mia moglie innanzi tutto, infatti non è che abbia avuto molti rapporti con lei per questo ho una sola figlia.
E poi con le altre donne con qui sono stato, con pochi sono riuscito a scopare le altre si limitavano a segarmi.
Nel frattempo io iniziai a scorrere la mano su e giù lungo l’asta.
Lui: per questo mi masturbo con la biancheria intima, e troppo difficile trovare donne disposte a fare sesso con me pur pagando.
Io: poverino, però effettivamente è difficile pensare che possa starci dentro ad una figa.
Mi stavo eccitando per l’ennesima volta, sia perché mi toccava sia per il bestione ma anche per il suo racconto, infatti lo incitavo a parlare.
Io: come hai iniziato a masturbarti con l’intimo?
Lui: dopo la morte di mia moglie sono andato ad abitare con mia figlia e sono rimasto senza uscire per molto tempo per via della depressione, così l’unica donna che vedevo era mia figlia, sempre ben vestita con le calze anche nel periodo estivo. Sai lei lavora in banca e soffre l’aria condizionata d’estate.
Una sera mi svegliai e fui attratto da dei bisbigli che provenivano dalla stanza di mia figlia, così guardai dal foro della serratura e la vidi soltanto in reggicalze, calze e tacchi a spillo mentre si scatenava con suo marito facendo dei giochetti molto eccitanti.
Fu allora che scattò la molla iniziandomi a toccare fino a venire sporcando tutto il pigiama.
Da allora quando mi masturbo ho in mente quella scena, infatti uso solo le calze.
Io: allora sei un feticista, ora capisco perché non hai mollato per un solo istante le mie gambe.
Lui: si infatti quando vedo una donna in gonna con le calze impazzisco.
Dopo un po’ che lo masturbavo, mi tolsi le scarpe ed alzai i piedi poggiandoli sul suo cazzo, appoggiandomi allo sportello con la schiena, e continuai a segarlo con loro.
Lui era in estasi, infatti gli scapparono un paio di siiiiiii.
Li guidava lui stesso con una mano, mentre con l’altra riprese a scoparmi con due dita.
Io venni quasi subito e lui come prima si leccava le dita del mio liquido.
Dopo un bel po’ che lo segavo coi piedi mi venne la voglia di prenderlo in bocca e di succhiarlo, così mi spostai e mi buttai col viso in mezzo alle sue gambe iniziandolo a leccare.
L’odore era forte, forse per le continue eccitazioni del giorno, ma mi inebriava facendomelo desiderare sempre di più.
Lo imboccai per un bel po’, e lui diceva in continuazione che non poteva crederci e che si sentiva in paradiso.
Faceva apprezzamenti su come lo stavo spampinando, dicendomi che ero una fata.
Cercavo di imboccarne sempre di più, ma era davvero enorme e faticavo molto.
Infatti avevo coniati di vomito in continuazione.
Lo avevo insalivato molto ed avevo una voglia matta di farlo penetrare dentro la mia vagina, ma avevo paura se mi avrebbe fatto male, ma sicuramente lo avrei provato.
Dopo un po’ mi disse che voleva sborrare nelle mie scarpe per poi metterle.
Così quando fu prossimo al godimento mi fece staccare prese le mie scarpe e divise equamente il suo sperma nei decolté neri.
A poco fuoriusciva di quanto ne verso, poi me li passo per indossarli.
Mi ricoprii tutti i piedi di caldissima sborra, ma il cazzo ancora in tiro era rimasto sporco e colante.
Lui si apprestò a prendere dei fazzolettini per ripulirsi, ma io lo fermai dicendogli che ci pensavo io.
Mi alzai tutta la minigonna e mi avvicinai con la figa sul suo glande e la strofinai raccogliendo tutto il residuo che era rimasto, soffermandomi con l’ingresso della mia vagina sulla sua cappella, sussurrandogli all’orecchio che ero molto eccitata ma non volevo essere scopata lì, ma in un posto molto più comodo, ma volevo farli conoscere da vicino. Gli promisi che lo avremmo fatto presto, cosi mi spostai e finii di ripulirlo con la bocca come se non era successo niente.
Ci sistemammo ed ci dirigemmo alle rispettive case.
Quando rientrai trovai mio suocero che dormiva profondamente, così mi rilassai nel mio studio e mi masturbai un paio di volte prima che mi decisi di andare a fare il bagno.
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