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Il sesso nella letteratura di Roth


di Membro VIP di Annunci69.it McLuke44
14.05.2024    |    1.716    |    2 9.5
"Ora però vi devo dire quando comincia il dominio di Consuela sul professore, sull’animale morente, quando si ribalta il dominio di lui..."
Il sesso come creazione letteraria è un’altra cosa. Deve sì eccitare, oppure deve mostrare la sopraffazione, la disperazione o il precipitare dell’umanità come fa Houellebecq. E’ strumentale a un’idea, oppure è una prova di coraggio perché scrivere di sesso è molto difficile e come abbiamo visto con “il fiotto caldo” e il ridicolo è dietro l’angolo. Il sesso nei romanzi non è la realtà, anche se nei romanzi di Philip Roth si avvicina molto a un’idea realistica, tragica, intima e ironica di sesso come compagno della vita umana. Quindi compagno della giovinezza, della libertà, del potere e dell’invecchiamento. Della perdita del potere. Il sesso come ossessione, ma soprattutto il sesso e il desiderio sessuale come caos, come impulso perturbante, qualcosa in cui l’onestà, la rettitudine e la parità non hanno spazio. Non posso dire che m’interessi o che m’entusiasmi scoprire quello che fa Lady Chatterley nel bosco con il suo guardiacaccia e nemmeno le descrizioni dei cespugli delle prostitute di Henry Miller, ma invece mi interessano molto i modi in cui gli scrittori riescono a raccontare il sesso, per gestirlo o per soccombere sotto la sua forza perturbante. Come si possono tenere in equilibrio il sesso e l’amore, la famiglia e la libertà, l’umiliazione, la perdita del potere della giovinezza e dello splendore? Come si combatte la lotta per il dominio, perché di questo si tratta?
Per raccontare questa lotta userò un romanzo di Philip Roth che non è il suo più bello ma che racconta questo tormento. Lo mostra attraverso l’ossessione di un professore per la sua studentessa, Consuela Castillo. Il romanzo fa parte della trilogia di Kepesh, una trilogia di sogni sul sesso: Il professore di desiderio, Il seno e L’animale morente.
Ne L’animale morente c’è questo professore invecchiato, David Kepesh, che continua a ripetere ossessivamente di avere sessantadue anni ed è lo stesso professore che si era risvegliato trasformato in un enorme seno di settanta chili nel libro precedente. Adesso s’innamora di una studentessa di ventiquattro anni, Consuela Castillo, che ha il seno più bello che lui abbia mai visto e che in classe, a lezione, si leva la giacca e se la rimette, se la rileva e mostra la camicetta di seta slacciata fino al terzo bottone. Perché conosce il suo potere ma ancora non sa come usarlo.
Alla festa di fine anno il professore e la studentessa entrano in confidenza. Parlano di Kafka, di Velasquez, di Cuba perché lei è cubana. Lei è elettrizzata che lui le stia parlando, che le faccia toccare un manoscritto di Kafka. Lui le guarda la scollatura e intanto parla e pensa:
“Ma perché uno fa queste cose? Perché qualcosa devi fare. Questi sono i veli della danza. Non confonderla con la seduzione. Questa non è la seduzione. Quella che mascheri è la cosa che ti ha spinto, la pura e semplice lussuria”.
E’ la pura imbecillità della lussuria. Lui che le parla di Velasquez solo per lussuria. Solo per esercitare un’attrazione. E dice Roth: “L’attrazione non deve essere necessariamente la stessa: lei può essere attratta da una cosa, tu da un’altra”. E poi boom ecco il sesso, il nucleo di tutto che sconvolge le vite solitamente ordinate, che fa diventare imbecilli oppure brutali, che fa slacciare i bottoni della camicetta:
“Il sesso: ecco tutto l’incanto necessario. Le donne, per gli uomini, sono davvero tanto incantevoli, una volta tolto il sesso? C’è qualcuno che trova incantevole una persona di questo o quel sesso se non nutre per lei un interesse di natura sessuale? Da chi, ancora, ti fai incantare così? Da nessuno”.
Intanto il professore continua a fare domande a Consuelo sulla sua famiglia cubana e tutto il suo interesse per lei è mediato dalla lussuria, dall’imbecillità della lussuria. Dalla bestialità e dalla sconvenienza. Professore sessantenne e studentessa di ventiquattro anni.
“Gli sto dicendo chi sono, pensa lei. Gli interessa sapere chi sono. Questo è vero ma io sono curioso di sapere chi è perché la voglio scopare”. “Mentre con lei faccio questa conversazione, penso: Quanto dovrò aspettare ancora? Tre ore? Quattro? Arriveremo ad otto? Venti minuti di veli e sono già lì che mi domando: Cosa c’entra tutto questo con le sue tette, la sua pelle e il suo comportamento?”
Philip Roth scrive di una cosa di cui non è facile parlare. Scrive dell’impulso selvaggio che muove il desiderio che porta al sesso. Della radicale sconvenienza della lussuria. La letteratura riesce, in questo caso, nel compito difficilissimo di dirci alcune verità sul sesso come compagno della vita umana, come motore dei comportamenti sconvenienti. Roth parla di questa cosa selvaggia e sfrenata a cui gli uomini e le donne non riescono mai a stare al di sopra, che sconvolge le vite ordinate, che sconvolge anche il ragionamento.
“La parità sessuale non esiste e non può esistere, sicuramente non una parità dove siano pari le rispettive dotazioni, dove il quoziente maschile e il quoziente femminile siano in perfetto equilibrio”. Non c’è modo di trattare metricamente questa cosa selvaggia e sfrenata. “Non ci sono fifty fifty come nelle transazioni d’affari. E’ del caos dell’eros che parliamo, di quella radicale destabilizzazione che è il suo eccitamento. In materia di sesso è un tornare nella foresta. Un tornare nella palude. Uno scambio di dominio, uno squilibrio perenne, ecco di che si tratta”.
“Vuoi escludere il dominio? Vuoi escludere la resa? Il dominio è la pietra focaia, fa strusciare la scintilla, avvia il meccanismo. Poi… Cosa? Ascolta. Lo vedrai. Vedrai a che cosa ti porta dominare. Vedrai a che cosa ti porta essere dominato”.
Dominare o essere dominati. E’ questo il sesso. E’ lottare per il dominio o per non perdere il dominio, o per perderlo il più tardi possibile.
Ora però vi devo dire quando comincia il dominio di Consuela sul professore, sull’animale morente, quando si ribalta il dominio di lui. Comincia nel momento più sconveniente possibile che solo la letteratura ci permette di dire. Quando lui a letto, tenendola per i capelli, le infila il pene in bocca. E’ un po’ scioccante ma l’esergo di questo libro è: “Se il libro che stiamo leggendo non ci scuote come una botta in testa cosa lo leggiamo a fare?”
E lei alla fine di tutto, quando lui si stacca da lei, contento, lo guarda feroce e gli mostra i denti ringhiando. Li stringe come per mordere l’aria, come per dire: ecco che cosa avrei potuto fare e non ho fatto. Questo è stato il vero inizio del dominio di Consuela sul suo professore. Ed è stato, anche se è un po’ strano dirlo, l’inizio dell’innamoramento del professore per Consuela. E allora chiudo con questi versi di Baudelaire, tratti da I fiori del male, che ho ritrovato nel Giardino dai Finzi Contini. Li recita Nicole Finzi Contini mentre respinge il ragazzo troppo onesto e troppo buono che la ama.
“Maledetto per sempre il sognatore inutile, tutto preso da un problema sterile, insolubile, che volle per primo, nella sua stupidità, mischiare alle cose dell’amore l’onestà”.

Alla prossima puntata
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