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In nave...


di novenove
04.03.2024    |    160    |    1 8.0
"Dovendomi spostare parecchio e portandomi dei campionari scelsi la nave come soluzione di viaggio per poter imbarcare l'auto..."
Qualche tempo fa ebbi la necessità di andare un Sardegna per lavoro.
Dovendomi spostare parecchio e portandomi dei campionari scelsi la nave come soluzione di viaggio per poter imbarcare l'auto.
Essendo fuori stagione, la nave trasportava pochi passeggeri.
Approfittando del clima mite, non ebbi problemi di affollamento sul ponte di poppa per guardare gli ultimi imbarchi prima della partenza dal porto.
Fu in quell'occasione che scambiai quattro chiacchiere con una donna, più o meno mia coetanea e che stava tornando sull'isola. Carnagione olivastra, capelli scuri lisci, due occhi color nocciola.
Fisico morbido con un bel seno, vestitino corto e stivali con un tacco non molto alto.
Guardando salpare la nave iniziammo una piacevole conversazione.
Lei stava rientrando con il marito sull'isola dopo un viaggio da parenti.
Il marito non era presente in quel momento poiché, a differenza nostra, non gli interessava il classico rito dell'uscita dal porto visto dalla coda della nave.
Appena il vento però iniziò ad essere fastidioso entrammo al coperto e ci salutammo.
Vista la stagione, le giornate duravano ancora poco ma la cosa non mi preoccupava, anzi, il mio programma era quello di cenare quanto prima e di ritirarmi in cuccetta.
Più avessi dormito e meno il viaggio mi sarebbe pesato.
Visto il numero esiguo di passeggeri, un'oretta dopo, ritrovai quella piacevole donna al ristorante, stavolta accompagnata dal marito.
Ancor prima che me lo presentasse, mi feci l'idea che avesse qualche anno in più di lei. Bianco di capelli e vestito in modo classico, mi dava l'impressione di un imprenditore che era riuscito a crearsi una buona posizione.
Presentandomelo me ne convinsi sempre più. Aveva un bel modo di porsi ma forse un po' troppo maturo negli atteggiamenti, cordiale ed allo stesso tempo concreto nei ragionamenti.
La cena trascorse veloce e serena.
Dopo il caffè ci alzammo.
Io vado in cuccetta che sono stanco dopo il lungo viaggio in auto, disse lui.
Lei, senza esitare disse che preferiva fare due passi e che lo avrebbe raggiunto dopo un'oretta al massimo.
Visto che non avevo nulla da fare decisi anche io di rimanere alzato.
Si salutarono con un bacio e, mentre lui si avviò al piano inferiore, io e lei iniziammo a camminare verso il bar.
Arrivati però la situazione era proprio triste: quasi tutti in cuccetta e quei pochi con passaggio ponte ormai organizzati per la notte.
Prendemmo un limoncello giusto perché ce lo eravamo ripromesso.
Sorseggiandolo mi disse che erano sposati da tanti anni. Lei era quasi una ragazzina all'epoca mentre lui un uomo che le dava tanta sicurezza. Aggiunse che non si era pentita di nulla ma che ormai arrivata tra i 40 ed i 50 sentiva sempre più il desiderio di trasgredire ad una vita perfetta.
Con un po' di alcol in circolo ci alzammo col dubbio che fossimo noi ad ondeggiare anziché la nave.
Hai la camera al piano sotto come noi? Mi chiese con aria ingenua.
No, su questo piano. Risposi io. Ma è vicino alle scale perciò un pezzetto di strada la possiamo fare insieme.
Tuttavia arrivati alle scale la guardai negli occhi, le presi una mano e, con un tono tranquillo le dissi: vieni con me? La trasgressione può succedere a patto che la si colga.
Per un attimo esitò ed io ripetei la frase senza togliere lo sguardo dai suoi occhi: vieni con me?
Mi strinse ancora di più la mano e ci ritrovammo a muoverci di passo spedito verso la mia cuccetta.
Solo il tempo di chiudere la porta dietro di noi e un bacio appassionato scoccò come fossimo due vecchi innamorati.
Le nostre lingue si cercavano, si trovavano e si perdevano di nuovo.
I nostri occhi chiusi si aprivano guardandoci a vicenda solo quando staccavamo le labbra tra di noi per poi riprendere il bacio appassionato.
Le mie mani su di lei, sul suo corpo, sui suoi seni sodi e poi giù fino al sedere e alle cosce.
Lei davanti a me, più piccolina, mi baciava in punta di piedi mentre mi accarezzava la schiena.
Fremeva al passaggio delle mie mani e mi baciava con ancora più passione.
Aveva voglia, si intuiva, ed io con lei.
Questione di chimica.
Mi alzò il maglione che sfilai velocemente.
Io le alzai il vestitino aderente di lana leggera mentre lei mi aiutò a farlo passare dalla testa.
Mi tirò fuori la camicia dai pantaloni ed iniziò a slacciarmela mentre la guardavo: aveva ancora indosso gli stivali, le calze da cui traspariva una brasiliana e un reggiseno nero intonato con il resto.
Appena rimasi a torso nudo lei mi baciò il petto e iniziò a leccarmi un capezzolo.
Io le slacciai il reggiseno lasciando libero quel seno pieno di voglie, voglie di carezze e di leccate, di palpate maschie e di lievi strizzatine ai capezzoli.
Mi abbassai per leccarle le areole piacevolmente scure.
Le tette grandi e sode sono sempre state la mia passione e penso che lei lo avesse intuito quanto potere avesse su di me.
Una passione ricambiata verso di me. Lei in quel momento era ingorda di carezze, di assaporare la mia pelle, ingorda di un uomo.
Mi slacciò i pantaloni e me lo tirò fuori. Quella sensazione delle sue mani addosso mi eccitarono ancora di più. La desideravo, la volevo.
Si capiva da lontano che eravamo due persone pulite ma eravamo in viaggio da tanti chilometri e la natura si stava riprendendo i profumi del corpo che avevamo coperto durante la doccia della mattina.
Un quel momento eravamo animali in preda al desiderio.
Ancora in piedi entrambi, lei fece un accenno di sega ma subito si chinò a prenderlo in bocca avvolgendolo con le labbra carnose e la lingua calda.
Iniziò a succhiarlo mossa dalla passione. Ogni tanto lo tirava fuori dalla bocca e, socchiudendo gli occhi, se lo passava sul viso, sulla guance e sulle labbra per poi riprenderlo in bocca avidamente.
Talvolta lo scappellava con le mani appoggiando il frenulo alla bocca. Passava le due valve della cappella sulle sue labbra, lo baciava per poi riprendere a succhiarlo guardandomi con sguardo malizioso e appagato.
Ogni tanto lo abbassava fino al seno per masturbarsi i capezzoli con la mia cappella gonfia e lucida lasciando sul suo corpo l'odore del sesso.
A quel punto le misi una mano nelle mutandine fradice ed iniziai a sditalinarla.
Era aperta e morbida, calda e gonfia, pronta come vuole la natura.
Il clitoride appuntito veniva stimolato delicatamente ma con decisione dalla mia mano che si muoveva a cerchio sopra si lui.
Le abbassai le calze e la brasiliana finché gli stivali me lo permisero e la feci sdraiare a pancia in su sulla branda.
Con le caviglie praticamente bloccate dalle calze e dagli slip, lei mi appoggiò i polpacci sulla mia schiena mentre mi abbassavo in mezzo alle sue cosce col viso.
Il profumo di fica mi eccitava, e gli umori caldi iniziarono velocemente a mescolarsi con la mia saliva.
Leccavo senza seguire uno schema prefissato ma guidato dalla voglia e dalla passione.
La mia lingua passava ovunque, piatta e decisa in alcuni punti, appuntita e penetrante in altri.
Comunque golosa, avida di quel nettare che iniziava a scendere sempre più abbondante verso le chiappe ed il lenzuolo.
Mentre mi misi il preservativo, lei si girò a pecorina alzando il sedere come una gatta in calore.
Mi avvicinai alle sue chiappe sode, le appoggiai l'asta dura sulla sua vulva pulsante e vogliosa penetrandola mentre lei gemette di piacere.
Dentro di lei dilatandola nell'intimo fino in fondo.
Muovendomi avanti ed indietro sentivo le chiappe schiacciate ritmicamente su di me, percepivo i suoi profumi di femmina ed il reciproco piacere.
Tutto li dentro sembrava sapere di sesso, porco e naturale.
Iniziai a toccarle il clitoride mentre pompavo da dietro. L'eccitazione era tale che anche lei iniziò a muoversi avanti ed indietro partecipando alla penetrazione.
A quel punto mi prese la mano che tenevo sul suo fianco e me la spostò sul buco del culo come a farmi intendere che voleva godere completamente piena.
Così le misi un dito dietro, muovendolo insieme ai miei colpi.
A quel punto iniziò a gemere sempre di più lasciandosi andare a più orgasmi ravvicinati.
La scena fu talmente eccitante che anche io mi lasciai andare al godimento aumentando il ritmo e mugolando.
In mezzo agli spasmi di piacere mi uscirono più schizzi copiosi di seme dentro di lei.
Il godimento fu appagante e completo ed, appena riprendemmo fiato, ci guardammo negli occhi con sguardo complice senza aggiungere altro.
Quella sveltina doveva però terminare veloce come era iniziata.
Probabilmente in quel momento suo marito la stava aspettando nella loro cuccetta.
Il tempo di rinfrescarsi un attimo per cancellare le prove di quella passione pura appena vissuta e ci ritrovammo sulla soglia della stanzetta.
Te lo avevo detto che la trasgressione va colta, le dissi io.
Te lo avevo detto che la trasgressione bisogna averla dentro, mi rispose lei.
Io aggiunsi: Adesso ce la fai a mostrare disinvoltura tornando da tuo marito dopo tutto quello che c'è stato tra noi?
Lei mi guardò, poi riprese: perchè? Credi forse che non lo sappia dove sono stata?
Guarda che noi ci diciamo tutto...ciao amore, è stato bello, bello davvero.
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