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Un cuore in affanno ovvero il primo tradimento non si scorda mai


di Maddalena69
17.02.2019    |    14.288    |    25 8.4
"Quando è che si comincia a dubitare della solidità del proprio amore? Come si può identificare il momento preciso in cui la certezza del proprio affetto si..."
Quando è che si comincia a dubitare della solidità del proprio amore? Come si può identificare il momento preciso in cui la certezza del proprio affetto si appanna e viene offuscata da un desiderio più audace ed oscuro? Come si può collocare l’attimo in cui si insinua quel dubbio sottile, strisciante ed infestante che avanza nella mente e vi prende posto saldamente? E getta ombra sulla luce. E cancella serenità per restituire inquietudine.

A me è successo giovedì scorso ed è stato sconvolgente. Tutto appare identico ma in realtà non lo è più. Come se in una lampadina si fosse danneggiato il sottile filo di tungsteno più rado di un capello. La lampadina non emette più la luce che era solita irradiare. Si cerca di capire dove sta il danno ma invano. Eppure nulla appare danneggiato. Così sta succedendo a me: dentro di me tutto sta cambiando.

Mi chiamo Valeria, ho 28 anni e sono tornata dal viaggio di nozze due mesi fa.

Sono seduta sul divano di casa mia e mi guardo intorno: davanti a me la libreria bianca con i suoi libri di medicina a sinistra ed i miei di letteratura a destra e sul ripiano in alto ancora qualche bomboniera da regalare. Nell’angolo scatole di cartone con libri ed oggetti da sistemare: è tutto ancora in divenire. La mia vita è tutta in divenire, in uno splendido divenire insieme a Claudio, così pensavo, il mio fidanzato di sempre ed ora mio marito.

Tutto così perfetto fino a qualche giorno fa. Mi sale una rabbia da dentro verso me stessa: come ho potuto permettere che avvenisse tutto questo? Non me lo so spiegare.

Poi mi tornano in mente i tuoi occhi socchiusi mentre mi accarezzavi il ginocchio e poi la coscia. La mano saliva, saliva ed io non facevo nulla per fermarla. Quindi colpa mia. Valeria, sei una stronza! A due mesi dalle nozze! Se lo sapesse Claudio mi guarderebbe addolorato, solleverebbe il mio mento verso di lui per scrutarmi negli occhi e mi chiederebbe il perché. Ma un perché non c’è. Oppure peggio, piangerebbe di rabbia e mi griderebbe isterico tutte le imprecazioni possibili. Farebbe bene, lo meriterei.

Mi guardo allo specchio: mi disprezzo tanto eppure sono felice. Questa euforia che si è impadronita di me da ieri anche oggi permane e mi rende terribilmente felice. E il mio pensiero corre alle tue mani che mi tenevano forte, ai tuoi baci impetuosi, alla tua smania di possesso. Mi sono sentita femmina, troppo femmina tra le tue braccia.

Chi sei? Che vuoi da me? Da dove sei sbucato?Ti conosco appena e dentro di me forse neanche mi fido troppo. Sarà per questo che mi hai fatto tremare nel corpo e nella mente? Si, hai preso la mia mente e l’hai scossa prima con vigore, poi con passione, facendomi vibrare tutta come un diapason. Non mi era mai successo prima.

Dal momento che ti ho visto seduto di fronte a me, io alla scrivania e tu in attesa dell’appuntamento con il medico, ho sentito lo stomaco contrarsi. Alto, bello, atletico, sicuro di te ma con un sorriso malandrino ed accattivante. Guardavi il tuo telefono probabilmente messaggi di lavoro, ed io mi mostravo indaffarata con il pc. Fingevamo: in realtà ci stavamo studiando. Sentivo in modo tangibile il tuo sguardo su di me: scorreva lungo il mio profilo, si attardava sui polpacci, poi accarezzava le gambe fino a lambire i fianchi e a stuzzicare il seno. Il mio respiro si è affrettato e il cuore era in tumulto. I bottoni della camicetta forzavano le asole, a causa del torace che si espandeva per recuperare aria. Sulla scrivania quella foto di Claudio che sorrideva fiducioso mi ha procurato una stilettata nell'anima e mi ha fatto sentire una merda.

A te non sarà sfuggito il mio turbamento credo. E hai deciso di agire. In cuor mio lo desideravo e lo temevo: schizofrenia femminile, sconosciuta a voi uomini.

Mi hai rivolto la parola chiacchierando del più e del meno per poi arrivare al tuo obiettivo: invitarmi a pranzo per un rapido snack insieme. Che sarà mai, è solo una pausa pranzo - mi sono detta - una cosa innocente! Ma innocente non lo era affatto. Mi hai preso sotto braccio in modo garbato ma fermo e ci siamo avviati verso il bar vicino. E qui ho sentito come un brivido che si è propagato per tutto il braccio e si è stemperato in un dolce languore. Mi guardavi e sorridevi: impossibile equivocare. Ti piacevo e tanto. E tu lo stesso.

Il tempo della pausa è trascorso veloce ma si è come dilatato nella mia percezione. In pochi minuti mi hai detto tanto di te e io ti ascoltavo attenta. Ero lusingata dal tuo interesse e mi sentivo cullata dalla tua presenza: una sensazione inusuale. Solitamente sono riservata e non do confidenza. Mi ha accompagnata allo studio e mentre varcavo la soglia mi hai chiesto di rivederci per un aperitivo. Avrei dovuto schermirmi e rifiutare? Non l’ho fatto. Già mi sentivo naufragare dentro i tuoi occhi e perdermi dentro il tuo abbraccio.

La giovane sposina ha lasciato il posto ad una giovane donna intrigante e libera di testa. Un cambiamento subitaneo ad opera dei tuoi occhi carezzevoli, delle tue belle mani che volevo su di me. Ti ho desiderato subito ma dentro di me vi era ancora una tenue resistenza. Ci sono stati diversi diaframmi da infrangere. E sono stati tutti varcati inesorabilmente.

Quanto all’aperitivo salterei tutte le amabili chiacchiere sulle vacanze, gli studi fatti, gli hobby. A chi interessa? Non voglio essere ipocrita. Voglio invece ricordare altri momenti. Quando sono entrata nella tua auto e mi hai guardato lusingato e accattivante, ti sei chinato verso di me per un rapido bacio sulla guancia e mi hai sussurrato “che buon profumo!”. Oppure quando siamo scesi dalla auto e mi hai affiancato cingendomi il fianco: prima presa di contatto che palesava il tuo desiderio nei miei confronti. Non poteva sfuggirmi. Era una dichiarazione di intenti. E dentro di me avevo già deciso per il sì.

Avevo già scelto di essere tua. Lo volevo forse più di te. Ero insieme attrice e regista. Come attrice ponevo attenzione ai miei gesti, agli sguardi, alle pause. Come regista ponevo attenzione al dipanarsi degli eventi che ho lasciato accadere. In particolar modo dentro di me ero eccitata e incuriosita rispetto al momento in cui mi avresti baciata. Con malizia tutta femminile mi chiedevo quando sarebbe avvenuto.

Intanto camminavamo nel parco fra le siepi di oleandri in un’aria aromatica e ammaliante. Il pomeriggio estivo spandeva una luce calda e vagamente dorata. Ci siamo aperti e confidati e mi è piaciuto condividere qualche frammento di te. Al ritorno per un tratto il marciapiede era angusto e dava il passo ad una sola persona. Ho dovuto camminare dietro di te mentre tu mi stringevi la mano e questo mi ha ispirato un senso di sicurezza e letizia, come un gioco tra due bambini.

Poi ci siamo riaffiancati ed il suono della tua voce mi accarezzava dolcemente. Non importava quello che dicevi ma il tono era così suadente. Ad un certo punto hai rallentato il passo e mi hai guardato in modo particolare e dolcissimo. Lì ho deciso: mi sono fermata e mi sono sporta verso di te toccandoti la mano, E ci siamo baciati. Bellissimo quell’attimo, risplende nella mia memoria come una gemma preziosa. Lì si è deciso tutto.

Poi a casa tua la voglia è esplosa: spasmodica e sconsiderata. Mi hai cinto nelle tue braccia da dietro e lambivi con la tua lingua la bocca, il collo, le spalle. Mi hai appoggiata alla parete ed hai continuato a stanare il mio desiderio in tutti gli anfratti possibili. La nostra voglia ha presto raggiunto l'apice: le mie tette nella tua mano, a stringere, accarezzare, a giocare con l'aureola dei capezzoli con la loro punta protesa verso il muro, il mio culetto arcuato e la fica madida. Mi hai guardato e mi hai trovato bellissima in questo esplicito desiderio di te, del tuo corpo, delle tue dita che, con l'altra mano, continuavano a giocare con gli orli della mia intimità scendendo di nuovo lungo la fessura aperta, gocciolante di piacere, stimolando il clitoride.
Stavo con le mani appoggiate al muro in una posa che slanciava il mio corpo verso di te. Il tuo cazzo indugiava con studiata lentezza a stuzzicare l'ingresso e facendomi sporgere ancora di più verso il tuo bacino. In quel momento hai capito tutta la mia voglia di sentirlo e di possederlo dentro, stimolata come ero dalle tue dita che rovistavano dentro a giocare con la morbida pelle. Mi fai fatto perdere ogni inibizione. Mi sentivo in tua balia, esaltata dalla tua presa di uomo. Tutto di te mi ha fatto impazzire. Mentre il piacere deflagrava lungo, forte, intenso un bagliore mi ha attraversato la testa e mi sono ritrovata in una pozza di umori.
Adesso mi guardo intorno in questa mia casa nuova ed immacolata e cerco di ricomporre emotivamente i vari pezzi sparpagliati di me. La fotografia di me e Claudio sorridenti ed abbracciati sulla spiaggia della Corsica occhieggia dalla mensola della libreria. L’ho spostata leggermente verso la parete. Oggi non la voglio vedere. Oggi mi voglio godere questa mia felicità incurante ed improvvisa. Toccante e vibrante. Audace ed oscena. Estrema e totale.

Oggi pomeriggio torno da te. Tra le tue braccia voglio rivivere i brividi, i fremiti, gli spasmi e tutta la passione del mondo. Anche oggi sarò tutta tua. Aspettami amore, sto arrivando.
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