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Disegni sulla pelle e temporali fugaci


di Furbetta
24.08.2020    |    3.753    |    6 7.0
"Kris si era adagiata dall’altra parte del letto con la testa dalla parte dei piedi di Ivo, come a volte si dorme sullo stesso letto da bambini..."
Un rombo invase improvviso lo spazio arso tra i capannoni che si succedevano ordinati come case a schiera lungo il vecchio porto commerciale. L’estate si era accanita su quel lembo di terra che andava dal molo all’inizio delle colline, in quella fascia lunga e stretta di porto che era diventata preziosa nei tempi passati per il commercio ed ora, abbandonata da lungo tempo, riacquistava vita, tra un locale alla moda e un recupero di ferraglie arrugginite.
Qui si poteva ancora vivere di quel ritmo poco accettato nella città bella, austera o antica, che dava accoglienza ad una moltitudine di visitatori e che solo in spazi ben nascosti si permetteva ancora di annusare, accarezzare, scappare dalla quotidianità della stretta di mano, ammettendo che l’animale, nella sua bellezza, si manifestasse ancora.
Ivo e Michela passeggiavano quasi timorosi su quella stretta fascia di vecchio asfalto dissestato. Si stavano allontanando da un locale oramai troppo conosciuto per raggiungere quel vecchio bar alla fine del molo, una volta anch’esso assaltato dai nottambuli, dove si poteva ancora trovare un tavolino libero, parlare senza fretta.
Il temporale li colse improvvisamente, e gli sguardi che prima vagavano cauti per evitare incontri coi tanti balordi che vivevano nei vecchi magazzini ora cercavano un riparo dagli scrosci di pioggia.
Michela, come sempre sfrontata, una volta trovata la pensilina sotto la quale proteggersi spinse col suo corpo Ivo addosso al muro screpolato, facendo sentire il suo seno caldo sul petto di lui, attraverso i due sottili strati di tessuto del quale erano vestiti.
“Sei famelica”
“No, sono puttana!”
Ad Ivo non era mai capitata una donna così luminosamente volgare, attenta a tutti i particolari della seduzione ma capace di spazzare via tutto con una sola parola, prorompente come quell’improvviso temporale. E lui non sapeva resistere nemmeno un secondo, il sesso gli diventava turgido, velocemente e quasi dolorosamente, e lei lo prendeva subito in bocca, ogni volta cercando di affondarlo in gola e quasi sempre desistendo con un “hai la cappella troppo grande!”, guardandolo negli occhi con un sorriso impertinente.
Ma quella volta gli disse solo “in culo!” più che un imperativo un grido di desiderio.
Lui le alzò le balze del vestito, prendendo tra le dita la parte del gioiello che sporgeva dall’ano per liberare quel morbido nascondiglio …

Come quando ci si ritrova scoperti da bambini! La sagoma della donna si stagliò in controluce giusto a nascondere il bagliore del lampione che preannunciava il vecchio bar.
Quanto tempo era passato da quando aveva smesso di piovere? I respiri affannati dall’eccitazione e dalla paura di Ivo e Michela lasciarono a malapena trapelare quello “scusate” timido ma argentino che proveniva dalla figura scura.
La voce della donna sciolse in un momento tutti gli interrogativi dei due amanti e Ivo scorse negli occhi di Michela un preoccupante bagliore che anticipava appena quel sorriso mascalzone che aveva imparato ad adorare:
“Di nulla, serve qualcosa?” rispose lei.
“Un piccolo aiuto, una compagnia, devo andare in quel nuovo locale dove mi aspettano”
Diavolo di una femmina, creata per la perdizione, Michela non ci mise un secondo: “E se fossimo noi a chiedere a te la stessa cosa? Vieni a farci compagnia al Vecchio Molo dove siamo diretti?”
“Certo” fu la semplice risposta.
Ecco, a lui succede sempre così, le donne lo anticipano, e di molto!
Ed ecco che, un minuto dopo il fortuito incontro, un trio improvvisato ma già affiatato sedeva a quel tavolino greco (sedie bianche e tavolino azzurro), discutendo sul cosa bere …

Se dal di fuori la scena poteva essere descritta facilmente data l’immobilità dei tre (solo le labbra, a parlare o a bere, in movimento) non era così per l’elettricità invisibile che muoveva l’aria tra loro. I pensieri di ognuno palpitavano, andando spesso a toccare i loro sensi … e i loro corpi. Ivo aveva l’impressione di percepire, ad ondate, il profumo pungente che proveniva dai sessi delle due donne. Questo aspetto sapeva controllarlo bene: quante volte, per non risultare troppo invadente, aveva finto di non percepire quel segnale così eccitante ed indiscutibile del gradimento femminile per la sua presenza, dal quale aveva tratto spesso un piacere sottile, forse autocompiacimento, che gonfiava con costanza il suo ego e il suo cazzo. Questa volta succedeva lo stesso, tranne che per quell’interrogativo che si affacciava a sprazzi tra i suoi pensieri “con due donne così sensuali come riuscirò a farcela” che a tratti lo sgonfiava, distraendolo da quella magnifica percezione …
Un altro tuono, questa volta più lontano ad est sopra le colline che segnavano il confine con quella lingua sconosciuta, lo portò lontano dall’eccitazione e dalla preoccupazione che si alternavano scuotendo la sua mente, e subito dopo, assieme alla brezza che portava lontano il temporale, un dolce profumo di gelsomino lo fece girare istintivamente verso la sua sorgente. Davanti ai suoi occhi apparvero una moltitudine di fiori mentre quel profumo aumentava a dismisura. Kris, questo era il nome della bella sconosciuta, si era alzata e aveva avvicinato il suo corpo a Ivo che solo in quel momento si accorse del vestito a fiori vivaci che fasciava il bel corpo generoso: prima del fragore ad oriente l’eccitazione non gli aveva permesso di notare nulla!
“Vi lascio un momento” disse lei scostandosi dalla vista di Ivo e dirigendosi verso l’entrata del bar.

Non c’era nessuno agli altri tavoli, il proprietario, un bell’uomo sui 60 dal viso secco ma cordiale, stava appoggiato al banco guardando distrattamente un programma musicale notturno alla TV. Michela allontanò la sedia dal tavolo inginocchiandosi come a cercare un oggetto sotto il tavolo, Ivo senti la cerniera dei pantaloni che veniva abbassata ed una mano morbida che gli agguantava il sesso: “sei un porco” disse Michela “devo essere io a succhiarti tutta questa voglia che esce dal tuo cazzo?”
La sua dolce puttana, il suo amico più attento e solerte, lo riportava dentro quel mondo di sesso di cui era padrona facendogli capire che per quella notte non ne sarebbe più uscito, qualunque cosa succedesse. Ogni più piccola titubanza era fuggita dalla sua mente ed ancora di più dal suo corpo, ora l’unico pensiero era: Kris.

La donna che entrambi desideravano stava uscendo in quel momento dal locale, con un passo lento e composto ma ondeggiante. Kris scrutava alternativamente sopra e sotto il tavolo, per niente sorpresa: “finalmente, la tensione era troppa, non resistevo più” disse sedendosi in quella che era stata la sedia di Michela, come a proteggere dalla vista di chi fosse arrivato dal bar la scena che la vedeva ormai partecipe. Sorridente e maliziosa si tolse il sandalo dal piede sinistro che fece scivolare tra le gambe di Michela, che nel frattempo le aveva allargate mostrando il suo sesso bagnato alla bella ospite. Al contatto di quelle dita curate con la vulva Michela emise un grido lungo ma soffocato dal membro che stava succhiando, la mano che aveva libera andò velocemente ad allargare le cosce della sua amica, e ancora più velocemente posò il palmo a coprire completamente la figa carnosa. Kris inarcò la schiena, espirò a lungo e affannosamente un mugolio di animale e andò a cercare la mano destra di Ivo che cadeva inerte a lato della sedia, per poi stringerla da far male. Così stettero immobili per diversi minuti, con il solo movimento della mano di Michela che si muoveva sapientemente tra le cosce di Kris: esplorava con le dita quelle calde profondità uscendone a tratti con la mano umida e saporita per farla leccare ad Ivo, oramai in preda ad un orgasmo lungo e sfinente ma senza eiaculazione, cosa che lui amava anche se preambolo di una stanchezza infinita …
Un clangore sordo si fece strada improvvisamente tra tutti quei sensi, anche se la donna e l’uomo seduti e fuori di sé dal piacere non si sarebbero mai accorti del rumore della serranda del bar che calava sferragliando sulla vetrina se non fosse stato per Michela che smise di colpo di masturbarli. Velocemente uscì da sotto il tavolo e ricomponendosi in fretta fece uscire un “vado a pagare il conto” dalla sua gola così provata. Velocemente si allontanò e fu la volta degli altri due di rimettersi a posto i vestiti e darsi una sorta di dignità, i cui visi tradivano abbondantemente.
Tornata al tavolo e con quel solito sorriso scanzonato tra le labbra non ci mise due secondi a proferire un “continuiamo in Hotel, non vorrete mica lasciarmi a metà cena!”. Kris rise sonoramente, gli occhi le brillavano e sorridendo le si avvicinò, prendendole la testa tra le mani e baciandola voluttuosamente, distaccandosi solo per dirle “sei un uragano”.
E la risposta non si fece attendere “no, sono una troia”.
E la bocca che già aveva riso si spalancò ora inspirando sensualmente, Ivo l’aveva penetrata da dietro, approfittando del vestito sollevato dalle mani furbe e mai ferme di Michela, che a sua volta approfittò della bocca aperta di Kris per baciarla profondamente, senza timidezza, come un bambino si accanisce su una torta morbida e prelibata libero dai consigli dei grandi.
Stettero così fermi, senza respirare, in una sorta di muta interpretazione di un grande dramma o di una grande felicità, incapaci di esprimere la giustezza di quanto accadeva, percependo solo ogni uno il proprio sé, sicuro che fosse anche il sé degli altri.
Solo il primo respiro li riportò a terra sciogliendo quell’abbraccio immobile, Ivo facendo scivolare il proprio membro fuori dalla calda stretta della vulva di Kris, Michela rilassando le braccia che tiravano i glutei di lui verso quelle belle natiche così femminili, Kris limitandosi a riabbassare le balze del vestito fiorito, sorridendo quasi infantilmente. Gli occhi si riguardarono, come a ringraziarsi l’un l’altro di quel preambolo già così pieno di sensualità.

Senza parlare si diressero sulla piccola traversa che si incuneava tra i capannoni, illuminati dal lampione che sulla strada principale ammoniva i pochi passanti e le auto sfreccianti ricordando che l’unica vita è sotto la luce ed ogni penombra nasconde una sorpresa.
Non specificando però quanto questa potesse essere dolce …

Ivo camminava assente, tutto immerso in un suo nirvana. Tutto ciò che lo circondava non era altro che un insieme di simboli, lussuriosi e promettenti, che lo riconducevano continuamente ai suoi sensi inebriati, le due donne, entrambe alla sua destra, erano prolungamenti di sé stesso, vibranti del suo stesso tremore di eccitazione, i loro corpi quasi li sentiva come il proprio, e come tali li voleva toccare, quasi si stesse masturbando.
Così fece, e senza chiedere nulla né preannunciando il suo gesto con una carezza, alzò la gonna a Kris per andare ad infilare il suo dito medio umido di saliva nell’ano di lei, da dietro. Era ubriaco di sesso e sentì il dolore del suo schiaffo ben dopo il suono secco così vicino al suo orecchio. Avvertì una presa nervosa che afferrava il suo polso e lo allontanava con lentezza dalle natiche così insolentemente profanate: la mano era di Michela che lo stava rimproverando con una smorfia sul viso che lo raggelò.
“Ma come ti comporti! Brava Kris, mettilo in riga!” disse tra l’iroso e il canzonatorio, appena prima di tornare a baciare Kris con dolcezza.
E così il gruppetto si avvicinava poco a poco alle rive con i bei palazzi ottocenteschi che si affacciavano sul golfo, le due donne che si cingevano l’una l’altra la vita, a volte scendendo delicatamente verso le cosce, l’uomo che le seguiva a qualche metro di distanza, mesto, come in una sorta di sottomissione matriarcale, dove l’uomo era oggetto, disponibile per ogni cosa e a cui era solo permesso il diritto di mendicare il piacere senza poterlo però pretendere.

Arrivarono così in vista dell’hotel dove soggiornava la coppia, entrarono e Michela prese da parte il Concierge, parlandogli per pochi istanti e facendogli scivolare in mano una banconota. Tornando da Kris e senza degnare di uno sguardo Ivo disse “saliamo, è tutto a posto”.
Nel momento in cui i tre entrarono nella camera risuonarono i tre rintocchi della torre campanaria che svettava sulla piazza, lasciando che gli echi si disperdessero sulla superficie calma del mare, come a tranquillizzare i sonni di chi era cullato dalle basse onde nelle loro barche.
Ivo si lasciò cadere sulla poltrona, come a dire che di lì si sarebbe mosso solo su richiesta, senza chiedere nulla.
Michela dette a Kris gli asciugamani accompagnandola al bagno, accomiatandosi con una bacio, ma Kris la prese per mano “entra anche tu e spogliami”.
Michela la seguì, le sciolse il nodo della cinta e le sfilò dall’alto il vestito leggero a fiori facendola restare con l’intimo di un bel verdemare che contrastava provocante con i sandali rossi, slanciati. La fece sedere sul bordo dell’ampia vasca mentre l’acqua iniziava a riempirla, le slacciò le fibbie dei sandali per poi sfilarli uno alla volta e riporli ordinati poco lontano, le tolse il reggiseno … non potè però resistere alla vista delle mutandine, ancora umide dell’eccitazione precedente.
Divaricò con gentilezza le cosce dell’amante quasi nuda e inginocchiatasi affondò il viso fino ad avere la bocca, aperta, che ricopriva interamente il rigonfiamento del tessuto bagnato, e iniziò a succhiare, lentamente, lasciandosi riempire dal sapore e inspirando a tratti voracemente quell’odore che solitamente era il suo e che ora proveniva da quella donna appena conosciuta!
Ivo riusciva a vedere un po’ della scena dalla poltrona, il suo sesso era gonfio e contrastava con quella sua mestizia, un po’ infantile, generata dall’essere stato rifiutato poco prima. “Sono imbronciato, che stato d’animo immaturo …” pensava arrabbiato con tutti, compreso sé stesso!
Una sola camera, sentimenti così diversi, Kris era ora con le gambe completamente aperte, senza più nulla sul suo corpo che non fosse una bella collana di turchesi, respirando con un mugolio sempre più sonoro, dimentica di ogni pudore; Michela non sentiva nient’altro che il desiderio di berla, come se quel clitoride indurito che continuava a baciare e a leccare potesse lì per lì eiaculare fiotti di umore; Ivo reprimeva il suo desiderio con il cazzo che faceva male, la cappella gonfia dentro i pantaloni …
L’acqua era salita assieme all’irrequietudine delle due amanti e Kris sollevò per le braccia Michela stordita dalla propria voracità, la spogliò in fretta e la portò dentro la vasca con sé, non sapendosi più trattenere, accarezzandola quasi con violenza, come un uomo ossessionato dalla brama. La sola cosa quieta che fece, in uno spiraglio di riflessività, fu appoggiare la nuca di Michela sul bordo della vasca, e fu come un infimo intervallo in una tempesta perché riprese subito a palparla, a sentirne ogni curva, a stringere con forza i seni, la vulva.
Le uscì di bocca un urlo appena strozzato “troia, sei una troia” prima di lasciarsi andare sfinita sull’altra sponda di quel ring che l’aveva vista animalesca seduttrice. Il suo era stato un orgasmo esplosivo, Michela era allibita e felice, guardava la sua amica con un sorriso che esprimeva tutta la sua contentezza per avere incontrato una donna così diversa da sé ma immensamente eccitante, e chiamò Ivo con dolcezza, quasi a voler sancire lo scadere di una punizione!

“Kris è stanca. Ora tu la insaponi, la aiuti in ogni cosa, e se lei pure volesse prenderti a schiaffi tu dovrai porgerle il tuo viso. Solo in questo modo acquisirai il diritto di avere tutto di me, di noi” aggiunse notando il gesto di assenso di Kris “in ogni modo tu lo desideri. Altrimenti non avrai nulla, nemmeno la tua stessa mano per farti una sega: te le legherò entrambe dietro la schiena!”
La sua voce sembrava arrivare da lontano, da uno di quei vecchi libri di fiabe con allegato il disco, una voce che sapeva associare un comando ad una promessa, e contemporaneamente paventare di contro una crudele punizione.
Fu il turno di Kris di parlare “aiutami ad alzarmi e insaponami, con dolcezza. E tu Miki, per favore, spoglialo mentre lo fa”.
Ivo offrì le mani a Kris, che si alzò lentamente, rivoli d’acqua dai capelli si versarono sul seno che li incanalò in un solo fiotto che le inondò il pube.
Ivo si versò nelle mani il sapone liquido da una boccetta che Michela aveva già disposto nel pomeriggio sul bordo della vasca, lo sparse sul palmo delle mani e finalmente, senza dare segno dei suoi desideri, appoggiò i palmi sul seno generoso della donna iniziando lentamente a massaggiarli. La donna lo guardò sulla soglia del riso, sussurrando “stai attento, se ti vede che godi nel farlo la tua femmina ti ammazza!”: e così le mani iniziarono a insaponare anche le parti meno sensuali di quel corpo, sebbene si faticasse non poco a individuarne: i seni rotondi e sodi, i fianchi che esplodevano incorniciando una vulva arrossata e dilatata dal piacere e quelle natiche tonde e voluminose, le gambe disegnate … e sopra a tutto questo ben di Dio quella bocca che lui immaginava ingorda sulla sua cappella, le mani gentili che si sostenevano alla sue spalle …
La sua femmina nel frattempo era uscita dalla vasca e, come le era stato richiesto, lo stava spogliando: gli aveva già tolto le scarpe e i calzini, sfilati i calzoni e gli slip (quel cazzo così duro le suggeriva che i pensieri di lui fossero tutt’altro che servili, ma ciò la rendeva, segretamente, allegra).
Abbracciandolo da dietro gli stava sbottonando la camicia nel momento stesso che Kris le disse “la camicia puoi pure lasciargliela, gli potrà conservare quel poco di dignità che gli resterà dopo che lo avrai usato come voleva fare con me” e lo sguardo che le due si scambiarono fu più che eloquente …
Michela smise di armeggiare con quell’ultimo indumento per avvicinare la mano destra al viso di Kris, che spalancò la bocca socchiudendo gli occhi, come se si accingesse ad iniziare una fellatio, e lasciando che quelle dita sottili la riempissero fino alla gola, al che iniziò a leccarle ed ad umettarle con la sua saliva. Quando venne ritirata la mano ne era completamente bagnata, e il solco tra le natiche di Ivo lo fu di lì a poco.
Fu tutto come lui avreva sognato di poter continuare a fare col culo di Kris, ma ora il culo era il suo, e le due dita spinte dentro per tutta la loro lunghezza erano quelle della sua puttana che ora però era diventata il suo profanatore.
Staccò istintivamente le mani dal corpo che stava continuando a massaggiare ma fu bloccato subito dalla voce della sua sodomizzatrice “ricorda quanto ti ho detto, se non obbedisci non avrai nulla …”
E riportò le mani sul corpo lascivo della femmina che ora aveva uno sguardo quasi diabolico, tutto rivolto a quello che faceva la sua compagna aguzzina, in magnifica intesa. “Resta in piedi” si senti comandare da Kris prima di seguirla con lo sguardo mentre scendeva a prendere il suo sesso, ora non più così eretto, in bocca. Ora era in balìa di quei due movimenti, davanti quello di Kris che lo stava spompinando e dietro le dita dell’altra che lo stavano scopando senza nessun ritegno.
Voleva sottrarsi da quel gioco, sentiva di non essere più un uomo. Vedeva le due amiche divertirsi, complici e amanti, con un giocattolo, che era lui. Era usato, brutalizzato e cominciò a non capire più il significato delle cose. Era rabbia ciò che gli annebbiava la vista? O si ritrovava ad essere complice dei suoi stessi aguzzini?
La testa iniziò a girargli, confondeva il piacere e il dolore, non voleva sborrare per conservare quel suo orgasmo per dopo, quando sarebbe stato lui il maschio, ed insieme voleva godere proprio di quel momento, così sconquassante e così poco virile.
Gli occhi gli si chiudevano per la lussuria mentre la bocca aperta ansimava: come se quel piacere così sconosciuto gli risvegliasse l’ingordigia per il mangiare, la salivazione abbondante lo obbligava a deglutire, e quel liquido gli sembrava sperma, e lui si sentiva donna, assetata, lussuriosa.
Era tutto troppo, ed era ancora troppo poco, finché sentì la sua voce implorare voluttuosamente “voglio tutte le dita dentro, voglio essere aperto, fino in fondo”, e sentì le dita uscire e le sentì rientrare, prepotenti e più grosse e più lunghe, e stavolta fu un grido ad uscirgli dalla bocca, e un fiotto di sborro caldo uscirgli dal cazzo.
Di botto le sue forze vennero meno e si accasciò mugolando a terra mentre la bocca di Kris gli spandeva il suo sperma sulle cosce. Con una mano bloccò con forza residua la mano che stava ancora penetrandolo, e con lentezza la tirò fuori da sé.
Michela irriverente disse “non si può buttare tutta questa bontà”, chinandosi per leccare ed ingoiare tutta la “voglia” (come lei chiamava lo sperma) dalle sue gambe. Kris inginocchiata di fronte a lui gli accarezzava il capo sudato con entrambe le mani, come confortasse un bambino, baciandolo su tutto il viso. Lui sentiva il proprio sapore provenire da quella bocca, ma questo gli dava un sottile piacere, come il suono dello sciabordio delle onde ricorda dolcemente la furia della tempesta appena passata. Si toccò l’ano e lo senti molle, spalancato, entrò con un dito, poi con due, li infilò a fondo, non sentendo dolore ma un sottile piacere. Rise debolmente, rilassato, e facendo inginocchiare anche Michela abbracciò entrambe le amiche, con tranquillità, senza alcuna foga.
“Ora non sono più vergine neanch’io”, e si sentì stranamente completo, un essere nato per provare tutto il piacere che lo circondava, senza giudicare più nulla, aperto.

“Portiamola a letto, bisogna capirla, è stata appena deflorata …”
Ivo sentì questa frase e ci mise un bel po’ a capire che era diretta a lui con quel sarcasmo e ironia sempre intrisi di voluttà che era solita usare Michela. Le due finte monache lo stavano sostenendo facendo passare ognuna un suo braccio intorno al proprio collo, come davvero lui fosse un soldato reduce da una battaglia o, come ironicamente lo scambio di battute tra di loro suggeriva, una giovane ragazza preda di un consesso particolarmente assatanato!
Lo adagiarono sul letto dal quale avevano già tolto tutto tranne il lenzuolo di sotto, appoggiandogli la testa sul cuscino. La sua compagna finì allora di spogliarlo e le venne da pensare a quanto tempo ci sia voluto a spogliarlo e quante cose siano successe nel mentre accadeva … una volta tolta la camicia Michela si inginocchiò di fianco al letto dal lato dove lui stava e iniziò a baciargli il pube, la mano destra ad accarezzargli il volto stanco e la sinistra a massaggiargli il pene e i testicoli, stanchi anch’essi, morbidi e rilassati. Stettero così per diversi minuti, lui senza aprire bocca, lei aprendola a tratti per farvi sparire dentro e trastullare con la lingua quel piccolo membro oppure per dire piccole frasi, quasi sussurrate, “sei stato bravo” “ora siamo completamente tue” “mi piaci, ti adoro” “non ci vuoi più?” , e la risposta a quel tipo di domanda era sempre un leggero assenso col capo, ad occhi chiusi.
Questo momento di dolcezza fu interrotto dalla voce calma e adesso profonda dell’altra donna “Miki, ti voglio”.
Kris si era adagiata dall’altra parte del letto con la testa dalla parte dei piedi di Ivo, come a volte si dorme sullo stesso letto da bambini.Il suo profumo arrivava alle narici dell’amica. Stava supina, le gambe ritratte e divaricate, come a voler mostrare tutto il suo morbido sesso all’uomo che per ora nemmeno guardava. “Vieni dai, non resisto, voglio succhiarti e voglio essere succhiata” e fu un richiamo che non poteva essere disatteso, Michela accarezzò un’ultima volta il volto e il sesso del suo uomo, girò attorno al letto e si dispose completamente sottosopra rispetto all’amica, andandole a chiudere completamente la bocca con la propria vulva bagnata, e iniziando vicendevolmente a leccargliela. Le piaceva molto il sapore della figa, quella punta di acidità che spesso percepiva sulla lingua la faceva impazzire tanto che masturbandosi assaggiava spesso anche il suo proprio liquido, e anche questa volta quel sapore la catapultò in un mondo di sola lussuria, dove ogni freno scompariva all’istante e nel quale diventava alternativamente serva, puttana, carnefice e vittima di ogni senso e che immancabilmente la portava ad orgasmi violenti, quasi disperati.
“Kris, scambiamoci le voglie” e spostandosi velocemente baciò l’amante sulla bocca “lo senti il tuo sapore, troia? Io sento il mio, la voglia che cola dalla mia figa la sento sulle tue labbra, ho come sei puttana … lo sono anch’io vero?” Il suo parlare sempre più turbato, agitato.
La sua voce in questi frangenti cambiava continuamente tono, a volte acuta, quasi un cinguettio, altre bassa, voluttuosa. E fu la volta di Kris “Miki, sei una puttana si, anche se a me fai venire in mente una vacca, quando sposta la coda per invitare il toro a montarla, hai nessun attrezzo da infilarti nella figa? Muoio dalla voglia di leccarti mentre ti penetro, dimmi che ne hai uno e se ne avessi di più li useremmo tutti, vero?” La saliva (e le voglie) delle due ormai colavano dalle bocche come dalle vulve, gonfie come quelle delle giovani ragazze di campagna che attendono nei fienili il proprio moroso arrapato per le prime scopate agognate.
Michela si alzò lasciando l’altra a masturbarsi, scomparendo dalla camera per ritornarvi un attimo dopo, un sacchetto di rete penzolante da una mano: “ti bastano?” ed estrasse un catalogo intero di articoli affusolati, globosi, grossi o sottili, assieme a tubetti dal contenuto trasparente.
“Si che bastano. E ora Miki sii brava, mettiti di traverso al letto, appoggia la testa su Ivo, ranicchia le gambe sul petto e lasciami giocare” disse buttando un cuscino a terra e sendendocisi sopra in modo da avere il volto proprio di fronte al sesso dell’amica …. prese un vibratore abbastanza grosso ma liscio, dall’apparenza dorata, lo accese ed iniziò a giocare col clitoride della sua puttana, passandolo poi sulle labbra profumate, infilandolo tra queste, abbassandolo fino a penetrare di poco l’ano, ed ogni parte lasciata libera da questo gioco era, appena prima o dopo la stimolazione, leccata voluttuosamente. Kris pareva di momento in momento sempre più delirante, dalla sua bocca uscivano espressioni confuse e sconnesse dalle continue leccate “dammela” “squirta vacca” “che porca”, a cui echeggiava, tra un lamento e un fremito, la voce dell’altra con quasi le stesse espressioni, intervallate però dà evocazioni carnali “ahhhhh, vorrei tanti cazzi attorno che si segano, e poi tutti a scaricarsi nei miei buchi …”
Kris si stava davvero togliendo quel forte desiderio di figa, stava capendo pure cosa piaceva di più alla sua amica e quindi indugiava di più nel penetrarla: ogni volta che spingeva l’oggetto in profondità sentiva il corpo di Michela scuotersi dal profondo, e aumentavano a dismisura anche le sue litanie sfrenate che toccavano situazioni sproporzionate, impossibili, “oh si - quasi piagnucolando - ne voglio uno che mi entri in culo e mi arrivi in pancia” “Daiiiiii, entra con tutto il braccio”.
E la voce si faceva tanto più sofferta ed implorante quanto più le sue profondità erano esplorate “Siiiiiiiiii” ……
E in questo sabba orgiastico Ivo, che poco a poco rinveniva dallo sconquasso precedente, riconosceva la dolce amante, assaporando il prossimo orgasmo animale che avrebbe stupito Kris, infatti …
“Ahhhh, porca, porca, porca, mmmmmmm, sei proprio una vacca, guarda come ti ho sborrato in faccia” il tutto detto in mille intonazioni mentre il suo bel corpo sobbalzava come infuriato, facendo faticare la sua compagna a trattenere dentro di lei il fallo vibrante: voleva farla venire a lungo, sapendo che sarebbe finito tutto solo quando quel cavallo imbizzarrito si fosse dimostrato domato, prostrato a terra, implorante un po’ di quiete.
E così dopo qualche minuto di quel rito tribale la cavalla si quietò lasciandosi andare, sfinita, sul letto, mugolando e ringraziando quelle mani che l’avevano guidata in quel viaggio popolato da essere abnormi, mostri dagli organi sproporzionati e gocciolanti.
Pure l’aria sembrò divenire più statica, come quei momenti che seguono il temporale. I respiri tornarono calmi e una voce irriconoscibile e dolcissima ruppe il silenzio “tesoro, aiutami ad indossare il mio cazzo”, e l’uomo capì che di lì a poco sarebbe iniziato il nuovo capitolo che si sarebbe potuto intitolare «Due maschi, una femmina».

“Kris, mettiti a 4 zampe, sii cagna, ora sono un maschio con un cazzo che non si affloscia mai, te lo voglio far sentire!”
Michela si stava atteggiando da vero maschio, in ginocchio sul letto e la schiena drittissima che aspettava che l’amica si mettesse nella posizione richiesta. Dal suo pube, fissato con una mutandina in lattine, sporgeva una verga davvero massiccia, di più di una spanna di lunghezza e della grossezza di una bottiglietta di cedrata (anche Ivo stava pensando allo stesso paragone guardando lo strap-on, quella bibita lo faceva impazzire). Appena si fu messa in posizione fu proprio lui a parlare: “se è proprio vero che posso chiedere ciò che voglio chiederei di mettermi sotto Michela a formare un bel 69 per leccare la sua figa mentre viene sbattuta”. Così fece, nel giro di pochi secondi stava succhiando quel clitoride già indurito mentre il suo membro stava riprendendo forma nella bocca della donna; intanto Michela aveva posizionato la cappella sull’apertura e cominciava a spingere. Inizialmente però il dildo si fermò sulla “bocca” di quel sesso bagnato: Kris stava stringendo i muscoli di quello sfintere per gioco. Infatti passarono poche decine di secondi al che rilassò quei muscoli improvvisamente. Michela si ritrovò di colpo con le sue cosce a contatto con quelle della cagnetta che voleva montare … e uno schizzo caldo arrivò immediatamente alle labbra di Ivo, tanto lo stantuffo aveva riempito di schianto quel pertugio saturo di voglia facendogliela schizzare sul viso.
E Michela iniziò a montarla, con foga, come fossa stata un maschio infoiato, invasato.
E Ivo e Kris a leccare e a succhiare, infiammati anch’essi!
La cagna cominciava a perdere il controllo sul pompino che stava facendo, al che si sentì spinta sulla nuca da due mani forti - “non mollare vacca” - che la costrinsero a riprendere con più attenzione: respirava dalla bocca e dal naso, e la saliva, sollecitata dal cazzo che aveva in bocca e dalla proprio eccitazione crescente, colata a bagnare i coglioni e l’ano dell’uomo. La dolce puttana che la stava pompando invece ora si atteggiava proprio a cane, completamente avvinghiata alla sua cagna in calore, strizzandole pure i generosi seni con una mano, mentre con l’altra sfruttava quella saliva per massaggiare le palle e il culo di Ivo.
Fu così istantaneo che nemmeno ne colsero la minima avvisaglia, la femmina leccata e scopata gridò senza preavviso e un copioso getto caldo inondò davvero il viso dell’uomo e buona parte del ventre di Michela. Ivo dovette reclinare di lato velocemente la testa per evitare di affogare in tutto quel meraviglioso fiotto nel momento stesso che arrivava il secondo getto. Il finto maschio raccolse parte di quest’ultimo flusso ber bagnare l’ano dell’amica in profondità e farle scivolare dentro il fallo e così anche Ivo colse al volo il momento e si girò fulmineo per scivolare, questa volta faccia contro faccia, sotto il corpo di Kris e infilarle il proprio cazzo nella vulva bagnatissima, completamente turgido!
Quella doppia penetrazione così repentina la fece mugolare a voce alta, facendola sembrare davvero una cagna che guaisse in preda alla voglia, mentre sosteneva con forza le spinte dei due maiali fino a che, poco dopo, gridò in preda ad un altro orgasmo lacerante schizzando ancora del suo liquido profumato i due amanti.
“Puttana mia” le disse Michela avvicinandosi alla sua bocca e scoccandole un bacio profondo dopo che avete liberato il culo della sua amica dal suo cazzo.
Ivo scivolò tra le gambe di Kris facendo separare i loro due sessi “tra poco voglio riscuotere la vostra promessa” aggiunse perentorio, e poi, quasi bisbigliando “Michela, togliti quel cazzo fasullo e tutti e tre andiamo in bagno, da questo momento in avanti dovete dire di si ad ogni mia richiesta, nessuna eccezione!”

Lui aveva la gola chiusa dalla brama al solo pensiero di poter comandare ogni proprio desiderio alle due femmine, e come prima cosa chiese “a chi di voi occorre?”, Kris alzò la mano, come una scolaretta intimorita.
“Bene allora, Michela, stenditi sul fondo della vasca e tu accovacciati sopra, e piscia dove vuoi, lei non potrà proteggersi: e se è puttana come so io, ne vorrà anche bere.”
Pochi istanti dopo si erano già messe in posizione e quella sopra iniziò a sforzarsi dapprima senza alcun esito “ma come, quasi non riuscivo a trattenerla un momento fa ….”, allora Ivo aprì il rubinetto del bidet, facendo sgorgare un filo d’acqua gorgogliante, e si rimise a guardare la vulva gonfia ed arrossata di Kris che lasciò uscire qualche goccia che cadde sul ventre dell’amica. Continuò ad uscire goccia dopo goccia fino a che questo stillicidio finì per lasciare spazio ad un piccolo rigagnolo, che il maschio volle toccare e far fluire sul palmo della mano libera, mentre con l’altra stava accarezzandosi il cazzo. Bagnata che fu la mano la portò alla bocca di Michela “lecca!!!!”, e lei lo fece, dapprima con un po’ di ritrosia per poi iniziare con gusto “non ci crederai, è dolce e per niente sgradevole, prova!” gli rispose, allungando una mano sotto il getto per bagnarla ed offrirla alla bocca di lui, che in preda alla lussuria la leccò senza ritegno “mi fa andare fuori di testa, pisciale in bocca” disse spingendo Kris a mettersi in ginocchio: così facendo il getto si diresse quasi pilotato in faccia a Michela, che lasciò che le proprie fauci si riempissero di quel liquido quasi trasparente, per poi sputarlo fuori e leccarsi le labbra “sempre meglio, incredibile, mi sto eccitando…., dammene ancora vacca mia, riempimi!.
Il fiotto si stava esaurendo poco a poco, finendo per lasciare la vulva gocciolante così com’era all’inizio, al che il padrone temporaneo chiese alle due femmine di lavarsi e raggiungerlo a letto, aggiungendo “fate in modo che sia ben accogliente e pulito anche il vostro culo, non lascerò vuota nessuna vostra fessura” mentre si stendeva sul letto, continuando a massaggiarsi per mantenersi eccitato.
Appena arrivarono lui le fece stendere in modo che potessero leccargli per bene il membro, duro da fargli male, era pieno di libidine, ma anche frettoloso di venire, i suoi sensi erano troppo sollecitati, non sarebbe durato ancora a lungo.
“Non fatemi sborrare, ho altri programmi che vanno oltre le vostre bocche, quelle mi servono solo per essere il più grosso possibile, voglio farmi ricordare” sussurrava affannato mentre con le due mani spingeva le due teste a fare tutti i movimenti che lui preferiva, con decisione.
Non aveva tempo da perdere, si tolse dalle due con la verga piena di saliva, uscì dal letto tirandole una per una fuori anch’esse per metà busto “inginocchiatevi fuori del letto e stendevi col busto”, le loro schiene erano affiancate, le casse toraciche che si alzavano e abbassavano quasi all’unisono.
“Ed ora finalmente vi scopo come si conviene”
La prima ad essere penetrata fu Kris, che sobbalzò. “Che caldo questo buco, caldo e spazioso”, la scopava con foga, senza ritegno, andando a sbattere con le proprie cosce su quelle belle natiche, mentre schiaffeggiava il sedere di Michela. Non durò dentro nemmeno un minuto, tolse l’asta nodosa e la fece scomparire nell’altra figa, continuando lo stesso movimento, se possibile con più forza.
Ma anche qui non si fermò a lungo “ora baciatevi in bocca mentre vi inculo, e con le braccia incrociate segatevi l’un l’altra” e loro obbedirono.
Per prima entrò nel buchino di Kris, bagnandolo prima con la propria saliva e bagnando il proprio membro col lubrificante. Si fece strada con lentezza, assaporando gli anelli muscolosi di lei che ad uno ad uno scorrevano prima sulla cappella e poi sul grosso gambo. Quando fu dentro del tutto le disse “ora ti scopo” e iniziò a fare scorrere tutta la sua verga avanti e indietro dapprima lentamente per finire con delle stoccate vibranti prima di passare al culo di Michela, che già se lo era lubrificato per bene, arrivando, con la mano libera, a masturbarlo come stava facendo l’altra femmina con la sua figa. Ivo le tolse la mano e le chiese “lo vuoi tutto, da subito?”.
Fu un sussurro “si tesoro, come vuoi tu ….”
La cappella era solo appoggiata, e passò un solo attimo prima che questa insieme a tutto il cazzo finisse dentro, spinta con forza.
Kris e Ivo sentirono il brevissimo urlo subito trasformato in un ansimo sonoro far vibrare ancora di più i loro sensi, e la voce che lo segui fu come un latrato lontano “è tutto qui quello che sai fare? Spaccami ti prego!”
Cominciò così quella scopata senza ritegno, che durò poco, e la cui fine fu sancita da un grido maschio ed animale, lungo, che diminuì lentamente, lasciando alla fine lo spazio ad un respiro fioco.
Con una voce che non sembrava la stessa Ivo disse a Kris “ne verso un po’ anche dentro di te” e così tolse il suo membro da Michela, ormai molto più morbido rispetto a prima, per infilarlo senza fatica nell’ano dell’amante ancora eccitata, simulando un nuovo amplesso, ben meno cruento di quello appena terminato.
Si tolse anche da lei e si distese sul letto.

Kris e Michela si disposero in modo che la prima si trovasse tra i due della coppia.
La torre in piazza scoccava il suo sesto rintocco e dalle ampie finestre sul golfo entrava una filo di luce riverberata dal mare.
Dalle camere vicine si iniziava a sentire il rumore delle tante vite che cominciavano una nuova usuale giornata, e dal selciato sottostante le prime assonnate voci.
I tre stavano all’interno di una bolla dove la realtà entrava come proiettata, i loro corpi ora si sfioravano e si lambivano l’un l’altro quasi amorevolmente, come se si fosse vissuta un’avventura dall’esito oscuro ma finita in modo inaspettatamente favorevole pochi istanti prima.
Anche i primi raggi di sole che entravano dalle finestre ad est indicavano la dispersione del temporale della sera precedente.
Ivo si mise sul fianco osservando le due donne con il suo sguardo chiaro, gli occhi verdi puliti e tranquilli, e accarezzando ad entrambe le guance, dolcemente.

Dopo pochi minuti Michela, con un sorriso tra l’ironico e il malizioso, si rivolse a Kris “ora, terminati i dovuti convenevoli, ci parleresti di questi bellissimi disegni che porti sulla pelle?”
E tra le risate ordinarono la colazione.
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