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Gay & Bisex

IL CINEMA A LUCI ROSSE 2


di ALIO
26.02.2010    |    29.568    |    1 8.1
"- allora, ometto - riprese Paolo, sottolineando con il tono della voce la parola ometto - davvero non hai nulla da raccontare o, forse, sei solo pudico;..."
- Ciao ometto! - disse mio padre appena entrato, io gli giravo le spalle e lui, passandomi vicino mi diede un affettuoso scappellotto sulla nuca. - come e' andata la giornata?, cosa hai fatto di bello oggi? hai studiato con Matteo? - Dissi solamente - tutto OK, papa'- e mi affrettai, spostandomi in cucina, a restituirgli la raffica di domande. - a te come e' andata? devi ancora sostituire il tuo collega? cosa prepariamo per cena?- - Si! - rispose papa' - Mimmo sara' assente almeno per tutta la settimana ed io lo sostituisco nel lavoro. Cosa ne dici di andare fuori a farci una pizza, ti va? potremmo invitare anche Paolo e, se e' libero, anche Matteo -
Capitava frequentemente che noi 4, senza donne (la moglie di Paolo e le due figlie) si andasse fuori a cena, per poi parlare, da veri uomini, di calcio, motori e cosi' via. Se le prime gesta di papa' mi avevano tranquillizzato un po' la sua ultima proposta riaccese la mia ansia.
- Sono un po' stanco - dissi mentendo, - preferirei stare a casa - aggiunsi.

- Va bene!- rispose mio padre vorra' dire che invitero' Paolo a fare due chiacchiere dopo cena -. A questo punto non aggiunsi altro e preoccupato mi recai in camera mia con una scusa.
Passando dalla mia camera socchiusa, papa' in boxer e ciabatte, mi disse: - intanto che faccio la doccia, apparecchia tu, mangeremo una insalotona e le sogliole che ho gia' messo fuori a scongelare; ah! ho sentito Paolo ha detto che ci raggiungera' dopo cena, deve parlarmi di certe cose -. A tale notizia mi si appanno' persino la vista, il cuore inizio' ad emettere forti battiti che riuscivo a sentire anche con le orecchie.
Guardai papa' allontanarsi era di spalle, i boxer aderenti sagomavano due natiche sode e un culo ancora alto; le spalle leggermente ricurve e tappezzate dal pelo nero, le cosce anch'esse pelose e tornite come fossero di marmo, davano l'immagine di un vero maschio. - Come puo' essere vero?- tornai ai pensieri di prima e soprattutto cominciai a ipotizzare cosa Paolo avrebbe detto a mio padre. Poi, per farmi coraggio, cercai delle attenuanti; io sono un giovane alle prime esperienze, non ho moglie e tanto meno figli; casomai e lui che deve giustificare il suo comportamento e, cosi' anche papa', qualora avesse lo stesso vizietto di Paolo. Gia' Paolo l'ho visto con i miei occhi, su papa' non ho alcuna prova, forse lui si reca al cinema solo per i film porno, conclusi.
A cena non parlai, guardammo la televisione, ma in realta' non avevo visto nulla di quanto trasmesso, ero tutto preso dai miei pensieri e a scacciare le mie preoccupazioni, a distogliermi fu l'improvviso trillare del citofono: era Paolo, il cuore ricomincio' a battermi all'impazzata. - Vai tu ad aprire -, detto' mio padre; - anche questo! - pensai. Aperta la porta, Paolo sorrise a 32 denti, stranamente abbozzo' un abbraccio, mi diede una pacca sulla spalle e chiese: - come sta il mio figlioccio preferito? - Interpretai quell'insolito gesto e quelle parole come un segnale di pace e cio' attenuo' la mia ansia. Non aspetto' mia risposta, Paolo sedette sulla poltrona a fianco al divano, dove papa' si era intento seduto a gambe allungate e divaricate, mettendo involontariamente in evidenza un notevole gonfiore all'altezza della patta del pantaloncino corto del pigiama che aveva indossato dopo la doccia. Mi affrettai a portare due lattine di birra gelata; nel prendere la sua Paolo mi chiese: - tu non bevi con noi? ormai sei un ometto, dovresti comportarti come tale e unirti a noi - Dicendo queste ultime parole Paolo mi guardo' fisso negli occhi, si passo' la lingua sul labbro superiore e poi rise mettendo in evidenza dei bianchissimi denti che contrastavano con il colore abbronzato del suo viso. Sorrisi anch'io mi sedetti sul divano, a fianco a papa', e guardai intensamente Paolo che intanto inizio' a parlare del piu' e del meno con mio padre. Era davvero un bell'uomo, alto quasi 1,90 non credo raggiungesse gli 80 kg, Paolo ha una folta e mossa capigliatura rossastra e solo le basette leggermente imbiancate, denunciavano i segni dell'eta': 44 anni. Il suo fisico asciutto, pettorali da nuotatore, e un ventre piatto, rivestiti da un folto pelo rossiccio, facevano di Paolo un tipo molto sexy. I jeans bianchi ed aderenti che indossava evidenziavano due lunghe gambe e due imponenti cosce; Paolo dedicava molto tempo al suo corpo: piscina e palestra erano appuntamenti fissi settimanali; d'altra parte con il lavoro che fa deve sempre essere a posto- Paolo ha una agenzia immobiliare. Mi sorpresi a valutare le caratteristiche fisiche di Paolo, cosi' come prima avevo fatto anche per papa'. - Cosa mi sta accadendo?- pensai, - perche', improvvisamente, mi interesso degli uomini e del loro fisico? - Mi affrettai a rispondermi che non c'era nulla di male; papa' e Paolo sono i miei adulti di riferimento e sicuramente li osservavo perche' un giorno anch'io vorrei essere come loro. Certo un giorno, oggi sono un ragazzino appena maggiorenne che, nonostante il ripetuto radermi barba e baffi, aveva solo una ombreggiata peluria sotto il naso e appena intorno alle mascelle. Un corpo esile, con muscoli appena eccentuati, la faccia invasa da due grandi occhioni verdi ed una bocca con labbra a cuoricino, una folta capigliatura a boccoli, - splendidi! - dicevano invidiandomi le ragazze, - capigliatura ribelle - dico invece io, mi davano l'aria di un ingenuo fanciullo, come quelli descritti nei romanzi epici dell'antica Grecia. Non somigliavo per niente a mio padre e, probabilmente, non avrei mai avuto il suo aspetto cosi' virile. Matteo invece aveva gia' i tratti somatici di suo padre e, seppur avesse solo qualche mese piu' di me, aveva gia' delle fattezze da uomo; lo invidiai.
Mi accorsi che Paolo mi osservava con un'aria interrogativa, forse si stava chiedendo se io pensassi a quanto era accaduto nel pomeriggio in quel cinema; un suo sorriso e un accennato occhiolino ancora una volta mi diede un attimo di tranquillita'; Paolo allungo' le gambe assumendo la stessa posizione di mio padre e nel fare cio' si palpo' il pacco, come a voler mettere a posto il contenuto. Un gesto da uomini, pensai ancora, mi soffermai sul suo pacco e questa volta non dovevo immaginare quanto in esso era contenuto, Accortosi del mio guardare Paolo ripete' l'azione e indirizzo' il suo sguardo verso la patta di papa', come a volermi invitare a fare la stessa cosa. Seduto in quella posizione potevo vedere tra gli spazi aperti dei bottoni del pantaloncino indossato da papa'; i boxer azzurri a stento riuscivano a nascondere quanto teneva tra le gambe, talmente era il gonfiore che per un attimo ho creduto che papa' fosse in stato di eccitazione. Staccai lo sguardo e affrontai ancora Paolo che mi sorrise come se si trattasse di un messaggio cifrato. O forse no! Forse tutto cio' era solo frutto della mia immaginazione; decisi di andare in camera mia, mi concedai con la scusa che avevo da ripassare Fisica.
'Buonanotte CARO!', disse Paolo, - ci vediamo PRESTO -, concluse. Andai in camera mia e mi chiesi come mai Paolo avesse aggiunto qull'insolito CARO e cosa voleva dire quel PRESTO? Tolsi le scarpe e i pantaloni della tuta, mantenni la maglietta e mi sdraiai a pancia in giu' sopra le lenzuola, in direzione della porta che lasciai opportunamente socchiusa; volevo sentire quello che si sarebbero detti Paolo e papa'; solo dopo un quart'ora dalla mia uscita dalla stanza i due iniziarono uno strano discorso in codice. - Allora Paolo cosa ti e' successo oggi che ti ha cosi' messo cosi' in euforia, sei stato li'?- chiese a bassa voce mio padre. Paolo rispose e non si preoccupo' di abbassare la voce: - oggi ho avuto tra le mani un pollo, di quelli che ti lasciano senza respiro, un vero professionista con una capacita' di prenderlo come pochi sanno fare, considerando le mie dimensioni, capisci cio' che voglio dire? Per circa mezzora me lo sono spupazzato- - Come si chiama?, lo conosco? - lo interruppe mio padre; - Non so il nome, anch'io era la prima volta che lo vedevo- asseri' Paolo -Si, va be' non vorrai farmi credere che e' tutto qua? Cos'altro ti ho reso cosi' di buonumore -'
- Vedi Gianni (cosi' si chiama papa'), poco distante un ragazzino con la faccia d'angelo stava a guardarci, non ha perso un solo attimo del nostro giochino, ed intanto si cincillava anche lui - abbassando un po' la voce aggiunse:
- scopavo con il professionista ma nella mia mente avevo tra le mani quell'angelico fanciullo, una esperienza davvero eccitante, come mai mi era accaduto, insomma conoscendoti, sono certo che tu ne avresti fatto follie -.
- E il giovinetto l'avevi mai visto, prima? - chiese con voce leggermente roca mio padre.
- NO! - fu la risposta di Paolo, - ma aveva un non so che di familiare; insisto Gianni era il tipo giusto per te, ci avresti perso la testa, conosco bene i tuoi gusti-.
Ora tutto mi era piu' chiaro: Paolo non conosceva il tipo e quando pronuncio' il nome di Fabio era a me che si riferiva, mi aveva riconosciuto eccome! Ma la cosa che piu' mi turbo' fu sentire che mio padre, in una situazione del genere ne avrebbe fatto follie, che avrebbe perso la testa per un tipo come me. Pensando a tutto cio' il turbamento si trasformo' in eccitazione, sotto il mio ventre schiacciato contro il materasso, il mio uccello si era indurito come poche altre volte mi era accaduto; mi alzai e, senza far rumore, mi posizionai alla fessura dell'uscio per guardare i due, uomini, aiutato dall'oscurita' della camera, io li potevo vedere, loro non potevano vedere me, o cosi' almeno speravo. Di papa' potevo vedere solo il profilo sinistro, non solo del suo volto, ma del corpo intero: era ancora seduto allo stesso posto ed aveva ancora le gambe allungate sin sotto il tavolinetto davanti a se; mi soffermai all'altezza della patta e, nonostante la mano sinistra vi fosse appoggiata sopra, intravedevo un gonfiore che denunciava la sua eccitazione. Papa' agli ulteriori particolari del racconto di Paolo, intervallava una strusciata al pacco con il palmo della mano ad una vera e propria strizzata del suo contenuto. Paolo, seduto davanti a Papa', mi era completamente visibile; anch'esso decisamente in tiro, continuava a stropicciare il contenuto della sua patta. Ero eccitatissimo, ormai piu' che ascoltare le domande libidinose di papa' e il racconto di Paolo, di cui conoscevo bene ogni singolo dettaglio, ero occupato a menarmi l'uccello osservando alternativamente i due pacchi. Ho anche avuto la sensazione che Paolo fosse consapevole della mia presenza dietro l'uscio della mia camera. La cosa mi eccitava ulteriormente.
I racconti spaziarono su altre esperienze vissute dai due, sentire quanto mio padre raccontava, non fu piu' motivo di turbamento, in quel momento avevo davanti a me due bei maschioni sui quali mi sarei buttato a capofitto; il trillo del telefono interruppe i loro racconti, mi agitai e corsi sul mio letto, sentivo mio padre che con tono contrariato dichiarava di essere gia' a letto poiche' molto stanco del doppio turno di lavoro, che si rivolgesse ad altri, fu la risposta seccata di papa'; la telefonata continuo' ancora per qualche minuto; io non capivo cosa poteva essere accaduto, decisi di raggiungere papa' che nel frattempo aveva concluso la telefonata. Mi guardo', guardo' Paolo e rassegnato disse che era scattato l'allarme al mercato rionale e che il padrone lo aveva intimato a raggiungerlo immediatamente. - Vuoi che venga con te - disse Paolo. - Non e' il caso - rispose mio padre, intanto che andava in camera sua per rivestirsi, alzando il tono della voce aggiunse: - non mi saresti di grande aiuto e poi la cosa potrebbe andare per le lunghe, e' gia' successo un'atra volta, tra controlli che nulla fosse stato rubato, verbali delle forze dell'ordine e no, grazie! - disse rientrato in sala, rivestito con i panni da lavoro - non e' il caso, finisci tranquillamente la tua birra, Fabio sara' contento di farti compagnia e poi, magari, torno presto e potremmo continuare la nostra chiacchierata, dietro un altro bicchiere di birra- -A meno che - l'interruppe Paolo - non vi sia tra gli agendi il tenentino che abbiamo conosciuto tempo fa, ricordi? E magari la birra andrai a berla con lui- - Gia'!- Rispose papa' e con un accennato sorriso che gli fece cambiare espressione continuo' - perche' no, e' un ragazzo cosi' simpatico - Non capii subito il messaggio che i due complicemente si passarono, salutai papa', dicendogli che l'avrei aspettato in piedi. - Come vuoi - rispose lui uscendo frettolosamente. Dalla finestra della sala ho potuto seguire l'allontanarsi in macchina di papa', solo allora mi accorsi che Paolo era dietro di me: sentii il suo braccio strusciare casualmente sul mio gluteo per poi appoggiare la mano sulla mia spalla. - Gli sei molto affezionato - mi chiese - gli voglio un gran bene - risposi - farei qualsiasi cosa per fargli piacere -. - Qualsiasi cosa- ripete' lui e aggiunse - Non ho dubbi!-; in quel preciso momento sentii strusciare, sempre casualmente, la sua gamba contro il mio fianco, finche' me lo ritrovai frontale, a pochi centimetri. Imbarazzato dalla sua imponenza fisica mi spostai e mi avviai verso il divano, proprio la' dov'era seduto papa'. Paolo che nel frattempo aveva rispreso il suo posto sulla poltrona di fronte a me, si divertiva sfrontatamente a squadrarmi dalla testa ai piedi, solo adesso mi sono reso conto di essere uscito dalla camera in mutande e la maglietta ricopriva, si e no sino all'ombelico. Arrossii e dissi che mi sarei recato in camera per indossare la tuta. - Non avrai freddo? - chiese Paolo - o non sarai imbarazzato per me, suvvia siamo tra uomini, personalmente ti invidio, se fossi a casa mia anch'io mi sarei messo in liberta', cosi' come aveva fatto prima tuo padre - concluse. Forse a questo punto si aspettava di essere incoraggiato e, per la verita', mi era passato per la testa l'idea di invitarlo a mettersi a suo agio. Mi chiese un'altra birra fresca ed al mio ritorno lo trovai senza la camicia a righe azzurre che aveva auto su fino ad un attimo prima. - non ti dispiace vero, ripeto siamo tra uomini e poi, ci siamo visti reciprocamente piu' nudi al mare, ricordi le nostre gite domenicali - E' vero, ma allora non era il Paolo che ho conosciuto oggi al cinema. Non dissi nulla, Paolo afferro' la fredda lattina e l'appoggio' prima sul suo collo per poi farla scivolare in mezzo al petto . Aperta la lattina ne bevve un gran sorso, poi la passo' a me dicendomi -dai, non fare il pivello, fammi compagnia, bevi anche tu- Bevvi un lungo sorso, trovavo fosse giusto fare le veci di papa', non potevo lasciarlo bere da solo.
- Il problema di tanta birra e' che poi continui a pisciare, ti dispiace se vado in bagno? - chiese Paolo; senza aspettare risposta si alzo' e ando' in bagno, tragitto che ben conosceva. Paolo non chiuse la porte, sentii lo scroscio tipico del pisciare, immaginavo il suo cazzone mentre si liberava e ho fantasticato che mi chiamasse dentro per aiutarlo, poi lo sciacquone! Paolo torno' in sala, aveva mantenuto aperto il bottone in vita dei jeans bianchi ed anche la cerniera era chiusa a meta'; cio' mi consentiva di intravedere il suo slip bianco ove si inseriva con prepotenza il rossiccio pelo che gia' ricopriva petto e addome.
Si sedette a fianco a me, sul divano e, con noncuranza allungo' il braccio fino a quando la sua mano destra non si posiziono' dietro la mia nuca. Sembrava tranquillo, sorseggio' ancora birra che poi mi ripasso', bevvi ancora se non altro per attenuare la mia inquietudine. - Allora, di cosa parliamo? - chiese Paolo con ironia, non ebbi esitazioni, dissi -di cosa parli con papa', potresti continuare il discorso con me-, - perche' no? se ti fa piaceree poi ripeto ormai sei abbastanza grande per parlare di certi argomenti sai, con tuo padre ci scambiamo confidenze sulle nostre avventure, capisci vero quello che intendo dire?' Nel dire cio' mi passo' la mano tra i capelli e aggiunse 'immagino che anche tu abbia avuto delle avventure, potresti raccontarmele, mi faresti rivivere la mia adolescenza' e per cercare di mettermi a mio agio mi ripasso' la lattina di birra e aggiunse: dimmi, avrai una ragazzina con la quale con la quale giochi, amoreggi intendo dire- intanto si sistemo' il pacco come aveva fatto gia' prima, con la differenza che essendo sbottonato potei intravederne la sagoma dietro lo slip bianco, lo posiziono' verticalmente, con la cappella verso l'ombelico. Era consistente ma non ancora del tutto in tiro. Paolo continuo': - sei un bel ragazzino, sono certo che a scuola fai mille conquiste, Matteo dice sempre che invidia il tuo successo con le ragazze; dice che la tua timidezza, l'aria angelica che ti contraddistingue, piace molto- disse tutto cio' e intanto, sempre con la mano destra mi accarezzo', paternamente, il collo per poi con le dita giocare con il lobo del mio orecchio sinistro. Non rimasi insensibile ne' alle sue adulazioni ne' alle caste carezze, sentii il mio uccello prendere consistenza e vergognandomi strinzi le gambe. Presi coraggio e gli confessai che, a parte qualche toccatina, non ero mai stato con una ragazza, non avevo mai baciato una donna. Paolo mi rassicuro' che non era grave, - ogni cosa a suo tempo - e spudoratamente aggiunse: - beh!, ti farai almeno le seghe, le abbiamo fatte tutti da ragazzi, magari in compagnia; io gia' a sedici anni ero un gran segaiolo ed ogni occasione per me era buona. Ricordo che con un mio compagno di classe ci divertivamo a segarci a vicenda e ti diro' di piu' l'ho convinto anche a sbocchinarmi. Che esperienza, ti confesso che mi era piaciuto ed anche a lui che, ogni qualvolta si era da soli, persino nel bagno della palestra, non perdeva l'occasione, per spompinarmi, ha fatto di questa la sua attivita' preferita- . Durante il racconto guardai la sua patta, la sagoma si era ingrossata notevolmente e la cappella sembrava dovesse uscire da un momento all'altro dall'elastico dello slip. Mi si avvicino' all'orecchio destro e mi sussurro': - non vuoi proprio raccontarmi nulla, Matteo? Se non hai esperienze raccontami delle cose che fantastichi intanto che ti seghi. Perche' almeno le seghe te le fai vero cucciolo - Con la sua mano sinistra smise di toccarsi la patta e scivolo', come fosse normale, sulla mia coscia sinistra, per poi pian piano insinuare l'indice ed il medio tra le gambe che tenevo ben strette.
- allora, ometto - riprese Paolo, sottolineando con il tono della voce la parola ometto
- davvero non hai nulla da raccontare o, forse, sei solo pudico; ti conosco da quando sei nato, sono il tuo padrino di battesimo, ti ho tenuto tra le braccia, ti ho accarezzato e baciato come se fossi un figlio-. -gia' un figlio- pensai fra me e mi venne in mente Matteo suo figlio: chissa' se anche a lui chiede di raccontare questo tipo di esperienze; glielo chiesi provocatoriamente. Paolo rispose: - con Matteo ho un grande rapporto basato sulla fiducia e sulla stima reciproca, ti confesso pero' che le poche informazioni sulla sua vita sessuale, non le ho avute da lui bensi' da Alessandro, suo cugino, nonche' figlio di Antonella, sorella di mia moglie. Con Alessandro e la sua famiglia trascorriamo, quasi tutti gli anni, una parte delle nostre vacanze. Alessandro ama isolarsi dal resto del gruppo per stare da solo con me. Dice che si trova bene, c'e' sintonia e che abbiamo una intesa particolare, trova ogni scusa per condividere con me una nuotata e una puntatina su quegli scogli al largo, quasi sempre isolati. E in questi momenti che, tra l'altro, ricevo le confidenze di Alessandro sia sulle sue esperienze sessuali, sia di quelle di Matteo, almeno quelle che conosce e che spesso ha con lui condiviso- Gia' Alessandro! Chissa' cosa ha voluto sottolineare Paolo dicendo:tra l'altro ama isolarsi per stare con me,. sintonia e intesa particolare, scoglio isolato. Io Alessandro l'ho visto solo qualche volta e Matteo ne parla spesso e volentieri, sottolineando la grande intesa e complicita' che c'e' tra i due cugini e suscitando anche un po della mia gelosia; e' stato proprio con Alessandro che Matteo aveva giocato spesso intimamente, cosi' come mi aveva raccontato in quella particolare ed unica occasione sessuale che avevo condiviso con lui. Alessandro e' un ragazzo moro di 20 anni, occhi scuri e pelle eternamente abbronzata; ha gia' le fattezze di un uomo e in realta' sembra piu' grande per la sua eta', non ancora diciottenne ha abbandonato gli studi per andare a lavorare al porto, voleva guadagnare, diceva, per essere in piena autonomia economica. Alessandro che ha gia' la macchina e che esibisce con una strombazzata di clacson, ogni qualvolta incontra qualcuno di sua conoscenza.
- Alessandro- continuo' Paolo - si racconta volentieri, anzi direi che spesso, secondo me, esagera per far colpo sulle persone; questo pero' mi fa comunque piacere, te l'ho detto prima, mi piace rivivere i miei anni di adolescente, attraverso i racconti e le esperienze di giovani ragazzi mi eccita tantissimo. Come puoi ben capire, ho un debole per tutto questo e sarebbe un grosso regalo se anche tu Fabio volessi raccontarti. Tornando a Matteo, Alessandro dice che ha avuto piu' di una ragazza e che scopa assiduamente con esse; mi ha confidato che tempo fa lui e Matteo, si insomma da ragazzi, hanno fatto cio' che fanno i ragazzi a quella eta', seghe reciproche, carezze e qualche bacetto; ha aggiunto che Matteo era incontentabile e che questo tipo di esperienza l'aveva fatta anche con altri ragazzi e un compagno di scuola; chissa' perche' ho pensato a te Fabio in ogni caso sono orgoglioso di Matteo, ha una intensa vita' sessuale e, secondo Alessandro, e' un vero montone; assomigliera' al padre - concluse Paolo. Nel suo parlare Paolo non aveva smesso di tenere la sua mano sinistra tra le mie gambe che ormai si erano dischiuse, ma Paolo si fermo' quando l'indice ed il medio della mano sfiorarono il tessuto delle mie mutandine, dove sotto si ingrossava, senza ormai alcun ritegno, il mio uccello; voleva forse assicurarsi che quanto stava accadendo fosse causa di eccitazione per me. Anche Paolo faceva bella mostra del suo bel paccone; nella posizione in cui si trovava, seduto a 30/40 cm da me , con il braccio e la mano destra ancora dietro la mia nuca, che con noncuranza accarezzava di tanti in tanto, la gamba destra piegata su se stessa con il piede sotto la coscia della gamba sinistra ancora ben tesa in direzione del tavolinetto, in questa posizione e con i jeans sempre aperti in vita e la cerniera chiusa a meta', sbandierava la sagoma, ormai di misure piu' che considerevoli, del suo enorme cazzo, nascosto ancora per poco dallo slip bianco. L'andirivieni che il mio sguardo faceva dal suo pacco alla carnosa bocca con splendide labbra sempre ben umidificate da una voluttosa lingua non sfuggi' a Paolo. - Allora cuccioletto-mi sussurro' con dolcezza avvicinando la sua bocca al mio orecchio - non sei loquace pero' sei molto attento con gli occhi- e premendo le due dita contro il mio pacco e mimando un su e giu' aggiunse - in compenso parla il tuo cosino -; fece scivolare la sua bocca dall'orecchio al collo, la mano lascio' le mie gambe e si fermo' sulla maglietta, sul petto all'altezza del capezzolo sinistro che tocco' con grande maestria. Chiusi gli occhi e assaporai quelle gentilezze, speravo che Paolo mi baciasse, che introducesse, senza indugi, la sua lingua nelle mia bocca, con la stessa foga di quel pomeriggio al cinema, con quel ragazzotto. Ma Paolo si fermo' li'!
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