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Il padre della sposa - parte 1


di Membro VIP di Annunci69.it Lupo_di_mare
02.09.2023    |    13.495    |    24 9.9
"Massiccio dalla testa ai piedi..."
Il padre della sposa

Estate 2023, Puglia

Anche quest’estate sono stato invitato all’immancabile matrimonio in Puglia. Questa volta a sposarsi è una ex collega dell’università. L’idea non mi entusiasmava, conoscevo praticamente solo lei, e i matrimoni ad agosto sono terribili. Caldo eccessivo, sudore; più che una festa, una gara di sopravvivenza. Ma decido comunque di andarci.
Entro in chiesa e cerco posto, la funzione sta per cominciare. Lo sposo è già all’altare, mentre la sposa è in procinto di fare il suo ingresso trionfante.
Ecco che parte la fatidica marcia nuziale. Gli sguardi di tutti gli invitati sono per la sposa avvolta nel tradizionale abito bianco. Ma i miei occhi sono catturati da una visione celestiale o, forse dovrei dire, demoniaca: il padre della sposa!
Un maschio massiccio, non troppo alto ma robusto, sodo. Testa da toro, manone che fanno presagire una forza ben oltre la media, barba! Praticamente una mia fantasia erotica in carne e ossa! Stretto nel suo abito grigio scuro, l’omone accompagna orgoglioso sua figlia all’altare.
È inutile dire che da quel momento la mia attenzione è stata rivolta esclusivamente a quel gran maschio. Finalmente, la giornata sembrava essere diventata interessante. E in me si era fatta strada un’idea: dovevo farmi il papà della sposa!
Finita la funzione, ci spostiamo all’esterno della chiesa per accogliere gli sposi con il classico lancio del riso. L’occasione è ideale per iniziare a tastare il terreno. Facendomi largo tra gli altri invitati, raggiungo il papà della sposa e gli porgo i miei auguri. È visibilmente emozionato, ma al contempo il suo comportamento non mi passa inosservato. Mentre mi avvicino, mi stringe la mano calorosamente e nel farlo quasi me la rompe. Ha una stretta poderosa, schietta, da tipico uomo del sud. Vedendo una mia smorfia, si affretta a chiedermi scusa e allora molla la presa mi abbraccia. Non mi sembra vero, ho finalmente l’occasione di avvicinarmi a quel gran maschio. Sento il suo profumo, fresco e pungente, virile. E mentre i nostri corpi si avvicinano, una sua mano mi cinge la spalla mentre l’altra sembra sfiorarmi le chiappe.
Non mi sembra vero, forse mi sono suggestionato. Il desiderio di farmi quel maschio forse mi porta a male interpretare ciò che accade. Il tutto succede in pochi secondi che a me sembrano una vita intera.
Non posso dilungarmi oltre con i convenevoli, anche amici e parenti vogliono congratularsi col papà della sposa. E poi non voglio che si accorga della poderosa erezione che quel contatto ha provocato. Così cedo il mio posto, allontanandomi con il cazzo ormai duro e il culo umido di desiderio.
Finite le consuete formalità, dopo la cerimonia ci dirigiamo in una tipica masseria pugliese immersa nella campagna. Distese sterminate di ulivi che circondavano una costruzione bianca, addobbata per il lieto evento.
Tranne gli sposi, gli invitati sono giunti al gran completo. Mi prendo un drink e decido di ispezionare la struttura sperando, magari, in qualche incontro fortunato.
Mentre sono intento a scattare qualche foto da postare sui social, sento una mano che mi tocca la spalla con decisione. Mi giro, ed è lui! “We ciao, scusa per prima, non era mia intenzione farti male”. “Ma si figuri, è che ho subito un infortunio alla mano e non ho ancora riacquistato completamente la forza” – mento, per non dare l’impressione di essere un damerino smidollato.
“Comunque sono Franco. E tu? Sei un amico di mia figlia?”.
“Piacere signor Franco, io sono Alessandro. Sono un ex collega di Antonella dei tempi dell’università”.
“Ma quale signore. Il Signore sta in cielo. Chiamami Franco”,
“ok Franco!”, gli rispondo. E mentre lo faccio, non riesco a staccargli gli occhi di dosso. È proprio un toro. Massiccio dalla testa ai piedi. Ho ottime sensazioni… avrà di sicuro un gran cazzo.
Franco sembra ricambiare le mie attenzioni e sulla sua faccia vedo palesarsi un sorriso sornione.
“Bè Alessà, è stato un piacere conoscerti. Ora raggiungo gli altri ospiti, magari ci ribecchiamo più tardi…”
“Anche per me è stato un piacere Franco. Ok a dopo…spero!”. E lo vedo allontanarsi mentre io sono ancora più arrapato di prima!
La serata prosegue con la tipica cena faraonica che contraddistingue queste occasioni. Io sono pieno, ho mangiato non so quanti tipi di antipasti e dopo il secondo piatto di primi, il mio stomaco chiede pietà. Decido allora di alzarmi e fare due passi, così mi dirigo verso l’uliveto.
Ed ecco che quella visione mi si presenta nuovamente davanti. E’ più arrapante che mai. Il primo bottone della camicia è ormai saltato, la cravatta è stata allentata. D’altronde è pieno agosto e il tasso di umidità è elevatissimo.
Franco si sta godendo il fresco degli ulivi mentre fuma un sigaro, cosa che, se possibile, me lo fa sembrare ancor più arrapante!
“E tu qua stai?” mi dice mentre vedo il fumo uscire dalla sua bocca.
“Si, avevo bisogno di fare due passi per digerire un po’”. “ti capisco. Anche io sono venuto qui a fare due passi digestivi e a fare due tiri di sigaro. Vuoi farli anche tu?”
“Bè di solito non fumo, ma in questo momento ci vorrebbe proprio”.
“Purtroppo qui ho solo questo. Gli altri li ho lasciati nella giacca. Se non ti crea problemi puoi dare due boccate al mio sigaro” e mentre lo dice, ecco che ricompare quel ghigno diabolico.
Mi passa il sigaro al quale do un paio di boccate prima di iniziare a tossire. Che figura…
“Eppure pensavo fossi esperto di sigari. Spero che con quelli di carne te la cavi meglio!”
“Come scusa?”
“ Dai frocetto, è da quando sono entrato in chiesa che mi stai squadrando. Quelli come te li riconosco al volo!”
Sorpreso da queste sue frasi, rimango un attimo ammutolito. Non mi pare vero. Non solo sono al cospetto di un maschio stupendo, ma il maschio in questione sembra essere un estimatori di giovani passivelli!
Ora la situazione cambia del tutto. Il toro si avvicina e con la sua manona sinistra mi stringe le chiappe. La presa è forte; questo maschio non sa cosa sia la delicatezza. Io sono super arrapato ma allo stesso tempo ho paura che ci veda qualcuno. Lui capisce e mi fa segno di inoltrarci tra gli ulivi.
Dopo esserci assicurati di essere lontano da occhi indiscreti, si sbottona la patta e tira fuori un uccello incredibile. Grosso, carnoso, con la cappella completamente coperta dal prepuzio, ma ancora semi barzotto. “Su troia, datti da fare” mi dice, mentre continua a fumare il sigaro.
Non me lo faccio ripetere due volte e mi fiondo su quel ben di dio. Sono in ginocchio al cospetto di quel maschio arrapantissimo e inizio a prendere quella minchia enorme in mano. La soppeso, la scruto e in un attimo me la infilo in bocca. È davvero grande, faccio fatica a tenerla tutta in bocca, e non è ancora al massimo dell’erezione. Aiutandomi con la mano, scappello il cazzo, rivelando una cappella bellissima, di un rosa intenso, scintillante. Dopo averla ammirata, è arrivato il momento di assaporarla. Mi fiondo su quel cazzone e mi impegno per regalare a quel porco una pompa da paura. Appena prendo il ritmo, Franco sembra apprezzare. Me ne accorgo dal respiro che è diventato più forte, ansimante. Eccolo, il toro si è svegliato. Il cazzo ha raggiunto la sua massima durezza e posso finalmente dirlo, è un cazzo di dimensioni equine. Fatico a trattenerlo tutto in bocca, ma Franco non vuol sentir ragioni, devo ingoiarlo tutto. Così mi tiene la testa premuta sul pube e inizia a dare colpi forti, con l’intento di ficcarmi il suo uccello più a fondo possibile.
Posso fare ben poco, devo spalancare le fauci e trattenere i riflessi della gola, solo così posso riuscire a ingoiare quel salsicciotto crudo. Finalmente anche io riesco a prendere un buon ritmo e la pompa si trasforma in una scopata di gola. Succhio, lecco fino a sentire il cavo orale completamente ostruito dalla minchia di Franco. Devo trattenere i conati di vomito ma non è facile. Lo stronzo continua ad assestarmi forti colpi di cazzo, e la cosa sembra piacergli davvero tanto.
Ecco che con una mano continua a trattenermi la testa sul suo cazzone, mentre con l’altra si sfila il sigaro dalla bocca ed esclama “Cazzo, sei davvero un bravo frocetto. Ci ho visto lungo con te”.
“Sei proprio un pompinaro esperto. Sono in pochi quelli che riescono a ingoiarlo come stai facendo tu”.
Sono lusingato da quelle parole. Ricevere apprezzamenti da un esemplare di maschio del genere non capita tutti i giorni.
All’ennesimo conato, però, gli do un colpo sulla coscia per fargli capire di rallentare, altrimenti rischio sul serio di vomitare. Franco comprende e mi sfila il cazzone dalla bocca per poi iniziare ad usarlo come manganello sulla mia faccia. Quel gran pezzo di carne sbatte sul mio viso, sugli occhi e sulla bocca, tutto pieno della mia saliva. “Tieni zoccola, dai che ti piace!”
Franco ha proprio ragione. Mi ha capito davvero bene. Quel trattamento mi piace tantissimo. Con gli occhi lo prego di continuare, ma ecco che all’improvviso mi accorgo di un particolare che non avevo notato prima. Anzi due… Quel cazzo da competizione è adagiato su due palle enormi. Coglioni da vero toro più che da essere umano. Inebetito da quella visione, mi ci fiondo e senza ritegno inizio a leccarli e a succhiarli. Sembrano due palle da tennis, grosse, sode. Faccio fatica a tenerli entrambi in bocca. “MMMH, che bel ciucciapalle che abbiamo qui!” Esclama Franco, che sembra apprezzare il trattamento che gli sto riservando.
Vorrei che questo momento non finisse mai, ma ecco che il telefono di Franco inizia a suonare.
“Cazzo, è mia moglie! Continua a succhiare ma senza fare casino”.
Come se fosse possibile, questa frase mi fa arrapare ancora di più. Franco risponde al telefono mentre io mi alterno ciucciando asta e palle.
Dopo pochi secondi, la telefonata è conclusa e Franco mi toglie il cazzo dalla bocca.
“Mi dispiace frocetto, mi reclamano. Ma non ti preoccupare, non finisce qui. Prima della fine della serata mi prenderò anche il tuo culo”. E mentre pronuncia queste frasi, rimette il cazzone nelle mutande, si dà una sistemata e si allontana. Lasciandomi in ginocchio, con la faccia imbrattata di saliva e il cazzo duro come il marmo.

Continua…








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