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Le due regole: seconda notte


di TomasJ
02.12.2021    |    6.828    |    5 9.3
"Entrano e si siedono al tavolino in fondo alla stanza, dove sono posizionate due grandi poltrone..."
Passo il pomeriggio a letto. Sono sazio di sborra e sento la mia figa anale estrememente appagata. Una sensazione bellissima.
Di fatto, non mi muovo finché non arriva Roberto verso sera. Sento aprire la porta e da subito capisco che non è solo, siccome lo sento parlare con un’altra persona.
Parlano in inglese.
Entrano e si siedono al tavolino in fondo alla stanza, dove sono posizionate due grandi poltrone.
L’uomo che è con Roberto è un vero gigante: calvo, sui 55 anni, chiaro di carnagione, molto alto e con un po’ di pancia. Non certo quello che si potrebbe definire un bell’uomo, soprattutto al confronto con Roberto.
“Questo è il mio collega Raf, è polacco”. Mi dice Roberto.
“Gli ho raccontato di quanto sei troia e ha subito detto che gli sarebbe piaciuto provarti”. Continua.
Poi i due scoppiano in una sonora risata che francamente faccio fatica a interpretare.
Mi stupisco comunque della gentilezza di Roberto che di solito non si spreca a fare presentazioni.
Roberto ordina la cena per due in stanza e mi dice che, intanto che aspettano, posso fargli un pompino.
Da seduto, si slaccia i pantaloni e poi versa qualcosa da bere a lui e al suo ospite, mi pare vodka.
Mi avvicino e gli prendo in bocca quel meraviglioso cazzone, già semi duro.
Sto a quattro zampe ed espongo il culo al collega polacco che per ora guarda e si tocca.
Io inizio a leccare il pistolone del mio maschio, prendo la cappellona in bocca e la strizzo con le labbra. Poi la struscio sul palato e provo un grande piacere.
Intanto il polacco allunga la mano enorme che ha verso i miei glutei. Con l’indice inizia a frugarmi nel buco a secco: non si preoccupa nemmeno di insalivare leggermente. Fa un po’ male. Ma lui infila subito due dita e poi tre.
Io cerco di concentrarmi sul pompino. Nel frattempo i due parlano di lavoro e sorseggiano la vodka.
In quel momento bussano alla porta.
Roberto dice di entrare.
Entra un ragazzo con il vassoio della cena. Molto giovane e carino. Si ferma sulla porta e guarda la scena. Con la coda dell’occhio percepisco il suo forte imbarazzo. Anche io sono piuttosto imbarazzato: in effetti, sono nudo, a quattro zampe tra due uomini, in bocca ho un cazzo e in culo tre dita che mi scopano.
Roberto e Raf non si scompongono. Il ragazzo si avvicina e mette il vassoio sul tavolino. Roberto gli allunga una mancia e lui se ne va velocemente.

I due uomini iniziano a mangiare la loro cena e io continuo a pompare.
Parlano di cose di lavoro che faccio fatica a capire.
Raf con una mano mangia e con l’altra continua a fottermi il culo. Gira le dita, ormai 4, in verticale e poi in orizzontale, allargando il buco che finalmente inizia a lubrificarsi. E io comincio a godere.
Finita la cena, Roberto mi dice di girarmi.

Avvicino il culo alla sua poltrona, lui si sporge e mi piazza tutto il cazzo dentro. Che goduria!
Mi scappa subito un forte lamento di godimento e i due uomini ridono di nuovo di gusto. Mi pare ancora molto strano.
Mentre sono scopato da Roberto, ho la bocca di fronte al polacco che, noto, non ha ancora tirato fuori il cazzo. Vedo che i pantaloni, però, sono davvero pieni e quindi immagino sia già in erezione.
Invece di slacciarsi la cerniera, vedo però che si apre la cintura e poi si sfila i pantaloni. Rimane a gambe nude e in slip: un paio di slip bianchi che scoppiano sul pacco. Inizio ad essere perplesso in merito alle dimensioni del cazzo polacco.
Intanto Roberto si è messo in ginocchio dietro di me e mi sta scopando alla grande senza sosta: fuori e dentro senza alcuna pausa.
Mentre godo, la mia attenzione è sul paccone di Raf. Finalmente abbassa gli slip e rimango esterrefatto: non ha un cazzo ma una enorme proboscide di carne che, ancora non del tutto dura, si espande in avanti lungo tutta la coscia.
Ma non è tutto: in fondo a quella nerchia mostruosa c’è una cappella come non l’avevo mai vista, enorme e sproporzionata. Faccio fatica a crederlo ma mi pare abbia quasi la dimensione di una pallina da tennis.
Mi irrigidisco e ho un brivido lungo la schiena.
Ecco che i due uomini tornano a ridere di gusto ma questa volta comprendo bene il perchè.
“Ti avevo detto che stasera ti sarebbe arrivata una sorpresa, troia! Adesso non agitarti, vedrai che ti facciamo godere”.

Devo, a questo punto, aprire una doverosa parentesi. Nella mia vita ho preso davvero tanti cazzi, di ogni dimensione. Ma un cazzo come quello che ho davanti ora, così enorme, mi è capitato soltanto un’altra volta. Parlo di cazzi che non sembrano nemmeno di uomini, tanto sono grossi, ma fanno più pensare a quelli di qualche animale o figura mitologica. Quella volta, la prima, fu con un ragazzo magrebino abbastanza giovane. Quando me lo trovai davanti in erezione mi spaventai e tentai di spompinarlo ma, ovviamente, senza successo: nessuno può riuscire a prendere un cazzo del genere in bocca. Allora lui mi disse che mi avrebbe inculato. Io gli chiesi la cortesia di usare un lubrificante e lui mi rispose, con un certo fastidio, dicendomi che il lubrificante si usa solo per le donne che sono delicate e meritano rispetto. Poi mi fece mettere a pecorina, avvicinò la cappella al buco e iniziò a spingere. Pensai che non sarebbe mai entrato nemmeno con la forza e invece, spingendo e spingendo, alla fine entrò. Ricordo ancora il dolore, come se mi avessero squarciato il ventre. Ricordo che mi ritrovai senza nemmeno accorgermene in un lago di lacrime e con le gambe che tremavano.

Una volta entrato del tutto si fermò un attimo, prima di iniziare a fottermi con foga. Io sentivo ancora un dolore atroce e avvicinai una mano al buco: guardandomi poi la mano, notai con orrore che era insanguinata e continuai a piangere: mi aveva davvero rotto il culo, letteralmente. Poi però accadde l’impensabile: dopo un quarto d’ora di scopata, improvvisamente, il dolore iniziò a trasformarsi in godimento, le lacrime in bava, i lamenti in incitamenti. Venni ripetutamente a più riprese. Quando anche lui mi sborrò nel culo, lo tirò fuori e me lo fece pulire con la lingua. Vidi il mio sangue sul suo pisellone e mi stupii tantissimo di avere goduto così tanto nonostante la ferita. Per giorni continuò a sanguinarmi un poco la figa e dovetti stare quasi due settimane senza farmi scopare.

Il cazzo di Raf ha circa le dimensioni di quello del ragazzo magrebino ma con una grande differenza: la cappella è estremamente più grande e gonfia.
Provo ad avvicinarmi, prendo il cazzo con le due mani e lo sego: in pochi istanti si irrigidisce e si alza in tutta la sua enorme mostruosità. Il cappellone gli arriva al petto, è qualcosa di terrificante. Eppure mi rendo conto che la cosa mi eccita, ho il cazzo di marmo.
L’unica cosa che posso fare è leccare l’asta e poi la gigantesca cappella, come fosse un cono gelato. Il polacco sembra apprezzare parecchio. Succhio anche la punta della cappella e la lecco nei bordi scappellati. Un sapore buonissimo.
Intanto sono scopato da dietro con forza.
Mentre mi incula, Roberto dice che il povero Raf ha sempre poche occasioni di scopare e che anche la moglie non vuole mai dargliela. Dice poi che non ha mai potuto scopare un culo perchè nessuna donna glielo ha mai voluto dare. Quindi ha deciso di provare con un maschio. Dice che io sarò il suo primo culo. La cosa, se da un lato mi lusinga, dall’altro mi preoccupa molto.
Roberto dice tutto questo in inglese per permettere a Raf di capire; i due ridono e poi battono un cinque con le mani.
Roberto è molto eccitato e sento che ad un certo punto, quasi improvvisamente, viene e mi inonda il culo di sborra. Mi stacco da Raf per andare a pulirgli il cazzo ma mi dice di non girarmi.
Tirato fuori il cazzo, Roberto inizia a lavorarmi il culo con le dita e mi spalma la sua sborra che esce dal buco: “Così non puoi lamentarti di non essere lubrificato, stavolta ah ah ah”.
Poi mi dice: “Decidi tu come vuoi prendere il suo cazzo”.

Questa affermazione di Roberto mi sconvolge. In diversi anni di conoscenza, non mi ha mai lasciato scegliere un bel niente. Ha sempre deciso lui come e quando scoparmi, come del resto è giusto che sia. Al massimo mi ha dato dei divieti ma mai delle possibilità di scelta. Se mi consente di scegliere, penso, allora la situazione in cui sono è davvero tragica.

Stupidamente e ingenuamente, inizio a pensare che forse - se riesco a gestire io la situazione - sarà più facile riuscire a non soffrire troppo. E allora propongo di impalarmi io sul cazzone.
Appena lo dichiaro, i due uomini scoppiano in una potentissima risata.
“Ok, ok as you want bitch” - dice Raf. Si alza in piedi e va a sdraiarsi sul letto.
Io lo seguo con una certa paura. Poi mi posiziono a cavalcioni su di lui. Le ginocchia sono quasi dritte, formano un angolo di minimo 80 gradi, per potere mettere la cappellona pallina da tennis sul buco.
Una volta posizionato il cazzone a tiro, inizio a provare ad abbassarmi. La punta entra un poco ma niente di più. Eppure ho il buco bello spanato dalla recentissima scopata e fradicio di sborra e umori anali.
Provo a spingere ma niente da fare. C’è un ostacolo fisico, non so come fare. Quella bestia non può entrare, di fatto non ci sta.
Nel frattempo sento che Roberto ci ha raggiunti e si è posizionato dietro alla mia schiena. Sento che appoggia entrambe le mani sulle mie spalle.
Raf invece mette le sue mani dietro alle mie ginocchia.

Succede in un istante.

Vedo che Raf fa un cenno dietro di me, a Roberto. Poi tira le mie ginocchia verso di sé, facendo di fatto cedere la mia tenuta. Nel frattempo, Roberto mi spinge giù, sul cazzone, prima premendo sulle mie spalle e poi sui miei fianchi.

Il cazzo entra. Tutto in un colpo.

Il dolore è assoluto. Nell’immediato mi sento rompere dentro e un bruciore feroce mi invade le viscere e mi risale nel corpo fino alla nuca. Ho come la sensazione che qualcuno mi abbia dato una botta dietro la testa. Ho anche l’impressione che il bastone di carne mi arrivi allo stomaco e in effetti ho dei conati di vomito. Per un istante credo di perdere i sensi.

Quando capisco di esserci ancora vedo davanti a me la faccia soddisfatta del polacco che finalmente può scoparsi un culo. Con una certa gradualità, inizia a muoversi a un leggero trotto. Poi aumenta l’intensità.
Io sento solo dolore. Il mio cazzo si è ammosciato ed è appoggiato sulla pancia del cavallone. Inizio a lamentarmi e dico che fa troppo male e non ce la faccio. Chiedo di tirarlo fuori subito e mi accorgo che sto anche piangendo forte. Le lacrime mi colano sul viso e mi entrano in bocca.
A quel punto interviene Roberto che sale sul letto in piedi e mi sbatte il cazzo in bocca.
Dice: “Non fare la donnetta, basta lamenti”.
Mi ammutolisco e lascio che mi scopi la bocca, non avendo la forza di pompare.
Intanto il cavallo polacco si è lanciato al galoppo. Per reggere l’impatto, mi aggrappo alle gambe di Roberto che così mi può scopare la gola più a fondo.
Raf mugugna di godimento e mi apre l’intestino in due.
Sento la cappellona pallina da tennis che colpisce le pareti dello stomaco, o almeno così percepisco.

Nel dolore immenso, pian piano, in fondo, inizio a sentire che il bruciore si sta trasformando in qualcosa di diverso. Profondo e forte. Come un’onda che parte piccola ma poi si alza fino a diventare un maremoto.

Dopo qualche minuto di questo trattamento, sto godendo come non mai. Le ondate di piacere non mi consentono di mantenere la posizione e mi tremano gambe e schiena. I due uomini mi tengono uno per i fianchi e l’altro per la testa, per impedirmi di ribaltarmi e cadere dal letto.

Vedo fiotti di sborra che mi escono dal cazzo completamente moscio: non mi era mai accaduto. Non si tratta di un solo orgasmo perché il mio cazzo continua ad eruttare in maniera intermittente per parecchio tempo, pur senza erezione.
Poi viene anche il polacco, lo sento grugnire come un animale e sborrare litri nel mio intestino, al punto che mi sento scoppiare.
Mi alzo e faccio per andare in bagno ma le gambe mi cedono e cado per terra.
Accorre subito Roberto che mi si sdraia sopra e inizia a incularmi senza pietà.
Mentre lo fa, sento che i fiumi di sborra polacca sono spinti fuori e colano sul pavimento. Poco dopo sborra anche lui nel mio buco devastato.

Sono sconvolto.

Roberto si stacca e mi viene spontaneo toccarmi la figa: è ormai una enorme voragine slabbrata piena di sborra. Per fortuna non sembrano esserci, incredibilmente, tracce di sangue.
Anche i due uomini mi osservano e, ridendo fra loro, dicono: “It will never be the same”.
Hanno ragione: dopo questo trattamento, ormai sono da fisting.

Ora è il momento della cena. Sotto di me, c’è un mare di sperma. Poi c’è la mia sborra sul petto di Raf. E ci sono i due cazzi da pulire. Lecco tutto e ingoio.

Faccio fatica a camminare dal bruciore che ho alla passera.
Roberto dice che da oggi in poi posso prendere in culo qualunque cosa.

I due uomini si lavano e si rivestono. Poi si rimettono al tavolino per lavorare. Io mi sdraio, ubriaco di dolore e di piacere.

Mi addormento e mi sveglia Roberto non sa quanto tempo dopo. Dice che Raf sta andando via ma prima vorrebbe fare un secondo giro nella figa sfondata, stavolta a pecorina.
Mi fa sdraiare a pancia in giù sul letto con le gambe piegate e i piedi per terra.

Il polacco si avvicina, si abbassa i pantaloni e punta sulla mia figa anale secca. Ha già il bastone durissimo. Ovviamente non entra. Si vede costretto a sputarci sopra e a lavorare l’entrata con le dita. A fianco c’è Roberto e fanno commenti su quanto sia rovinato ormai il mio culo.
Poi ricomincia a spingere e riesce ad entrare. Di nuovo un grande dolore ma non come prima. Purtroppo non faccio in tempo ad iniziare a godere perché Raf viene dopo pochi minuti di pompata. Mi sborra nel culo.

Poi lo tira fuori, si riveste e va via. Saluta solo Roberto, ringraziandolo per la piacevole serata.

Io rimango lì, nudo, sfondato e sborrato.

Roberto si sveste e dice che è stanco. Poi si stende dall’altra parte del letto e si addormenta.
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