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Mettiti in Ginocchio !!! 3


di popochica
10.02.2021    |    7.546    |    5 5.2
"Gliene fui grato, se fossi venuto in quel momento, beh… la festa sarebbe finita lì..."
Terza Parte; Continua da “Mettiti in Ginocchio!! 2”

Caro lettore, che stai prendendo in considerazione di investire il tuo prezioso tempo libero nella lettura di questa favoletta erotica, ritengo opportuno informarti che questo è un racconto molto lungo (ed eccitante). Trattandosi di un’unica azione, dividerlo in più parti avrebbe solo rotto il pathos.
Perciò ti consiglio di cimentarti nella lettura quando avrai il tempo e la voglia di 'Assaporarlo' tutto d’un fiato ….. e fino in fondo.

Maggio 2020, la mia quarantena preventiva era finalmente finita e i locali pubblici cominciavano a risvegliarsi dal lockdown.
Come già accennato (vedi “Mettiti in Ginocchio 2”), riuscii a mettermi in contatto con Ringhio, con il quale ci accordammo per un incontro.
I rapporti gay che avevo avuto fino a quel momento con Ringhio, Cinesino sparalesto, Cioccolatino & company, mi avevano fatto impazzire di piacere, ero pronto a sperimentare situazioni e giochetti nuovi, tuttavia, come per il nostro primo incontro, avvenuto cinque mesi prima, alzai due barriere invalicabili.
-Punto primo; ero interessato esclusivamente a oral passivo. Nessun altro tipo di rapporto gay, solo sesso che coinvolgesse la mia bocca e faccia
-Punto secondo; intendevo mantenere l'anonimato più assoluto su questo aspetto della mia vita, perciò il copricapo che nascondeva i miei lineamenti non doveva essere in discussione, e nessuno avrebbe dovuto cercare di strapparmelo di dosso.
Su questi due punti ero inamovibile.
Ringhio, dopo aver indugiato per qualche giorno, acconsentì a questi limiti, a patto che io avessi accettato senza remore qualsiasi altro tipo di sevizia.
Giungemmo infine ad un accordo, la mia faccia avrebbe dovuto sottomettersi a qualsiasi tipo di trattamento purché ne fossi uscito vivo e senza ammaccature.
Nella sua ultima mail, Ringhio aggiunse “caro il mio ciucciacazzi, se tu sapessi…ti sto preparando una sorpresina che ti farà venire voglia di diventare la mia troietta personale a vita…..vedrai”.
Quest’ultima mail mi fece venire un brivido lungo la schiena, mi fece ricordare di essere seduto sull’orlo di quel pozzo, un buco talmente profondo che guardando in basso c'era solo nero, ricordo che ebbi paura. Paura che se veramente avessi deciso di diventare la puttanella di Ringhio, il mio futuro sarebbe stato questo buio, una caduta interminabile verso la fine di tutto.
Mi scrollai di dosso questi pensieri tristi e portai la mente al primo incontro con Ringhio. La mia fantasia prese il volo e devo ammettere che pensando alla sorpresina che mi stava preparando, mi ero già inzuppato le mutande.
Ci accordammo per incontrarci nel mio furgone un giorno a metà maggio.

Arrivai sul luogo dell’appuntamento con largo anticipo, cercai di sistemare il furgone in una zona discreta e poco illuminata dai lampioni del parcheggio, poi coprii entrambe le targhe del veicolo con due finte targhe. Se quel ‘Gentleman’ di Ringhio avesse fatto una ricerca sulla mia targa non sarebbe sicuramente risalito alla mia ditta.
Erano quasi le otto di sera, mancava un’ora abbondante al nostro appuntamento e, nonostante fossi al mio secondo incontro con Ringhio, cominciavo a sentirmi abbastanza nervoso.
Mi chiedevo cosa sarebbe stata sta 'sorpresina' che mi aveva preparato? In fin dei conti non c’erano tanti modi di prendere un uccello in faccia ed in bocca, e pensavo me li avesse fatti provare tutti durante il nostro primo incontro.
Alle 20:45 vidi un’auto entrare nel parcheggio, all’interno c'erano tre persone, perciò esclusi che fosse Ringhio. Decisi comunque che fosse giunta l'ora di prepararsi. Scesi dal posto di guida ed entrai nel vano di carico.
Questo furgone è il mezzo che usano i miei operai per trasportare ed istallare il materiale. Per l’occasione l’avevo completamente svuotato di tutta l’attrezzatura ed allestito con una moquette bianca alta e soffice che copriva tutto il pianale, un materasso singolo e 4 potenti lampade a Led poste agli angoli alti del vano. Sull’unico scaffale, avevo accatastato qualche bottiglia di acqua minerale, carta igienica, salviette umidificate e un paio di asciugamani.
Chiusi il portellone e indossai il cappuccio in pelle rossa, mi fasciava tutta la testa ed era attillato come un preservativo. Poi lo allacciai saldamente al collo con una specie di collare per cani. Questo copricapo aveva 4 fori per occhi, naso e bocca.
Non feci in tempo ad allacciare il cappuccio che un sonoro “Tum Tum Tum Tum” al portellone di carico mi fece sobbalzare. Aprii lo sportello di qualche centimetro e mi trovai davanti Ringhio. Non era cambiato molto dal nostro ultimo incontro, forse, per via dell’effetto lockdown, era un po’ più cicciottello.
“Bentornato. Sei in anticipo” gli dissi garbatamente.
Senza rispondermi, Ringhio fece un cenno alla sua destra e disse “tutti a bordo ragazzi, sta vacca è già in calore.
Spalancai completamente il portellone e constatai sbalordito che aveva portato due ospiti al festino. Uno di loro era un albino sulla quarantina, alto circa 1,85 e corporatura atletica.
L’altro uomo era sui 60-65, basso, tarchiato ed irsuto come un facocero, naso grosso e lineamenti rozzi, che richiamavano vagamente l'uomo di neanderthal.
Mentre io rimanevo immobile a fissare le due presenze inaspettate, Ringhio si era già auto-invitato ad entrare.
Con un balzo salì sul furgone, e rivolgendosi a suoi due compari ripeté “forza lupi, salite, non siate timidi, non vorrete mica fare aspettare Cappuccetto Rosso” poi sputò abbondantemente riempiendo il palmo della sua mano destra di saliva, mi afferrò il cappuccio alla nuca e mi spalmò la faccia con la sua secrezione.
Era la prima volta che ricevevo uno sputo (se pur indiretto) in faccia, aveva odore di tabacco dolciastro.
È già passato molto tempo da questi avvenimenti, ma ricordo benissimo di non essere minimamente stato infastidito da quel gesto, ebbi invece un capogiro per la meravigliosa eccitazione che stava lentamente cominciando a montare, come lava nel camino di un vulcano.
Quello stronzo di Ringhio aveva capito maledettamente bene come voglio essere preso, e non sembra volesse farmi sconti.
Dopo essermi sottomesso a questo primo gesto di dominazione, capii che quella sera avrei accettato qualsiasi nefandezza…. e c’è ne sarebbero state tante.
Senza attendere l’invito, l’Albino e il Facocero balzarono a bordo e si sistemarono sul materasso.
“Chiudi il portellone!!” mi ordinò Ringhio. Io rimasi immobile senza reagire, ero ancora troppo frastornato per quella spalmata di saliva che mi aveva inzuppato occhi e naso. Ed ero anche arrabbiato con me stesso per il fatto che mi fosse dannatamente piaciuto.
Lui mi afferrò alla gola e avvicinò il viso a cinque centimetri dal mio naso gocciolante di saliva “tu stasera devi eseguire tutti i miei ordini senza esitare, mi sono spiegato?”
Annuii ubbidiente, cominciavo ad essere avviluppato in quel vortice di piacevole sottomissione.
Era appena scattato un interruttore che aimé, cominciavo a riconoscere anche troppo bene.
Io non sapevo ancora dove si trovassero gli allegati interruttori che trasformano un imprenditore di successo e rispettabile in un ubbidiente ciucciacazzi a comando, ma a quanto pare Ringhio sapeva come attivare queste leve senza esitazione.
Continuò a trattenermi con la mano al collo per qualche secondo, poi mi scaraventò sul materasso. Chiuse il portellone, tirò giù la zip dei jeans e restò in piedi a gambe leggermente divaricate e mani sui fianchi, mentre mi osservava con disprezzo.
Facocero e Albino erano seduti su un lato del materasso e osservavano in silenzio.
Da quella posizione Ringhio puntò un dito ai suoi piedi e mi ordinò “mettiti in ginocchio qui, a cuccia!!” io obbedii. Continuando a guardarlo negli occhi, mi inginocchiai, Infilai il naso all’interno della sua zip e incollai le narici ai suoi slip respirando a pieni polmoni. Le mani andarono istintivamente ad afferrare i suoi grossi glutei, sorprendentemente sodi e muscolosi.
La sala giochi di Ringhio non emanava più quell’odore nauseabondo di sapone e deodorante che aveva disturbato l’atmosfera del nostro primo incontro (vedi ‘Mettiti in Ginocchi 1’).
Dalle esalazioni aromatiche che fuoriuscivano da quella zip, potevo affermare con certezza che quella zona inguinale, non vedeva acqua e sapone da almeno 24/36 ore.
Il mio cervello si era letteralmente liquefatto al pensiero che avrei presto potuto strusciarmi quella fragranza su tutta la faccia. “Brutta cagna….non vedi l'ora di ciucciarlo Eeeeh?” mi afferrò il cappuccio alla nuca e strattonandolo mi sfilò il naso dalla sua zip, poi, senza slacciarsi i pantaloni, sfoderò quel suo bel cazzo nero non ancora eretto, il glande era completamente incappucciato ed emanava una fragranza selvatica maledettamente eccitante di urina, muschio e sudore leggermente fermentato. Un’essenza inebriante ed assuefacente, che mi stava diventando molto, TROPPO familiare.
Portai lentamente la mano destra sull’asta, ma lui me la schiaffeggiò sul dorso, “stasera non devi toccare un cazzo con le tue luride zampe, Chiaro!!. Tu devi solo sottometterti e subire in silenzio”. Portai immediatamente le mani dietro la schiena e lì rimasero per quasi tutta la serata.
Ringhio piazzò il palmo della mano sulla mia fronte, frenando la mia tendenza ad avvicinare le labbra al suo cannolo. Il Bastardo lasciò penzolare il cazzo a un centimetro dal mio naso senza toccarlo per un paio di minuti, che a me sembrarono millenni.
Cominciai a tremare come una foglia.
I miei fremiti e gemiti, causati dall’impazienza e dall’eccitazione, erano chiaramente visibili. Guardai dritto negli occhi quel figlio di puttana, ma Il mio sguardo implorante non sembrava scalfire minimamente quegli occhi impassibili. Occhi da dominatore esperto.
Trascorsi questi due interminabili minuti, Ringhio senza rimuovere la mano dalla mia fronte, cominciò a spennellarmi la faccia con il prepuzio, l’asta si alzava e induriva a vista d’occhio, poi si fermò con la cappella appoggiata al naso e molto, molto lentamente cominciò a scappucciare il glande.
Quando la cappella fu completamente scoperta, sgorgò un rivoletto di liquido, scese lungo il naso e colò direttamente in bocca.
Ringhio piazzò la cappella contro le mie narici e richiuse il glande con il suo abbondante prepuzio. Così facendo mi foderò completamente il naso con una guaina di pelle nera e gocciolante. Aveva praticamente fuso il mio naso nel suo cazzo.
Mentre tratteneva quel lembo di pelle attorno al naso con due dita, Ringhio mi sfregava velocemente il frenulo sulle mie narici.
Credevo di avere ormai visto tutti i modi di prendere un uccello in faccia, ma a quanto pare la fantasia di Ringhio non ha limiti.
Dai grugniti che cominciava ad emettere, mi accorsi di averglielo fatto divenire duro come il granito, non riuscivo a vedere la cappella ma era talmente tosta da rendere doloroso quello strofinamento sulle narici. Ringhio sguainò il mio naso dal suo prepuzio e cominciò a slacciarsi i jeans.
Sentii dei movimenti sul materasso alle mie spalle, mi voltai e constatai che i due invitati si erano liberati di tutti gli abiti e se ne stavano seduti sul materasso, nudi e con l'uccello in mano.
Mentre si spogliava, Ringhio fece un cenno verso i suoi due invitati e mi disse “questi sono amici miei, e sono qui solo per vederti mentre ti demolisco la faccia, poi, se sarai fortunato, può darsi che si aggiungano anche loro al festino.
Aprii la bocca per obbiettare gentilmente, che la presenza di questi due ospiti non era stata preventivamente discussa, ma prima che riuscissi ad emettere un suono, Ringhio riempì quella bocca aperta con i suoi 13 centimetri di cazzo nero. Iniziò a sbattermi furiosamente la faccia.
Ogni colpo di reni mi faceva rimbalzare la testa sul suo pancione, i coglioni si schiantavano sul mento e le sue enormi coscie d’ebano mi sbattevano in viso emettendo un suono ritmico “Ciaff …Ciaff …Schiaff … Ciaf……”.
Da quel momento in poi, persi completamente la cognizione del tempo e il senso della realtà, vedevo cazzi e culi svolazzare ovunque mi girassi…… ed erano tutti lì per me.
Nel corso delle due ore che seguirono volevo solo Subire, Subire, e poi ancora Subire. Non Raggiunsi mai l’orgasmo (per evitare il periodo refrattario che ne sarebbe seguito) ma toccai 3 o 4 culmini di goduria così intensi, che mi fecero andare in blackout per qualche secondo.
Ringhio chiacchierava tranquillamente con i suoi amici continuando a pomparmi gioiosamente la bocca, una mano sul mio cranio e l'altra chiusa a pugno sul suo fianco.
Parlavano una variante di spagnolo incomprensibile, sicuramente un dialetto caraibico.
Il cazzo di Ringhio era diverso da quelli che avevo assaporato quella sera a Vancouver (vedi “Mettiti in Ginocchio 2”). La differenza stava soprattutto nell’abbondante prepuzio. In effetti, nonostante il membro fosse già alla massima erezione, la pelle prepuziale riusciva ad estendersi per altri 5-6 cm oltre il glande.
Questa abbondanza di pelle nera mi faceva impazzire, specialmente quando Ringhio si prendeva una pausa dal suo affannoso pistonarmi in bocca, e lasciava sostare la cappella frà le mie labbra per qualche secondo, io non perdevo l’occasione di infilargli la lingua all’interno del prepuzio, roteandola attorno al glande, questa pratica mi faceva sentire ancora più sporca e mi dava un piacere immenso.
Improvvisamente Ringhio mi afferrò la testa con entrambe le mani, estrasse il cazzo dalla bocca e si abbassò, avvicinando il muso a due centimetri dal mio naso. “vedo che la voglia di cazzo non ti è passata. E brava la mia puttanella!!” poi mi scaraventò sul materasso lanciandomi la testa verso i suoi due amici.
Atterrando, urtai il cranio sul pancione flaccido del Facocero, il quale accusò il colpo emettendo uno scorreggione roboante. Si levò una risata fragorosa di Albino e Ringhio.
Il Facocero mi afferrò al collo con entrambe le mani e, puntando i suoi occhi rabbiosi sui miei, mi ringhiò qualcosa a denti stretti.
Non capii tutti i suoi insulti, ma il suo turpiloquio conteneva parole che conoscevo abbastanza bene: “puta de mierda…… perra……vieja zorra” ecc.
Mentre mi ingiuriava, le sue labiali mi spruzzavano abbondante saliva su tutto il viso. In quel momento pensai (insensatamente) che così facendo, mi avrebbe potuto contagiare il Covid 19.
Considerato il quadro generale della situazione a cui mi stavo sottomettendo quella sera, trovai divertente questa mia preoccupazione paradossale, e abbozzai un sorriso.
L’omuncolo di Neanderthal (Facocero per gli amici) fraintese questo mio sorriso.
Pensando che ridessi di lui, interruppe i suoi insulti e il suo sguardo rabbioso si trasformò in un ghigno feroce ed assassino.
“Oh Cazzo…” pensai preoccupato.
Afferrò il mio collare alla nuca e, strattonandolo nervosamente mi costrinse a gattonare giù dal materasso, portandomi supino sulla moquette del pianale.
La sua espressione feroce diventò rosso-peperone, non sapevo cosa avesse in mente ma speravo non fosse troppo doloroso.
Alzò il suo piede destro e lo avvicinò pericolosamente al mio viso. Spostai istintivamente la testa di lato, temendo che intendesse schiacciarmela come un melone.
Il Facocero rise di gusto, appoggiò il piede sul lato della mia testa con la tibia incollata al mio orecchio sinistro. Poi portò il suo piede destro all’altro lato della testa.
Dopo la risata, il suo ghigno feroce si tramutò in un ampio sorriso che metteva in evidenza tutti i suoi denti ingialliti dal tabacco. Ai due lati della bocca di quel suo sorriso grottesco fuoriusciva una bava che mi colava su occhi, naso e bocca. Questa abbondanza di saliva che mi colava in faccia mi portò a ri-pensare al virus, ma questa volta, visti i precedenti, mi guardai bene dal sorridere.
Rimase per qualche secondo con la mia testa fra i suoi piedi e il suo sguardo suino incollato ai miei occhi, schiena dritta, petto in fuori e pugni ai fianchi.
Sembrava una caricatura grottesca di Mussolini.
Guardando verso l'alto, avevo la visuale di una massa informe, che si supponeva essere l’inguine di Facocero. Riuscivo a distinguere appena 6-8 cm di cazzo che sbucava a fatica da una caverna che abbondava di pelle lucida di sudore e pelo biancastro incolto.
Mi stavo chiedendo se avesse intenzione di aprire il rubinetto e pisciarmi in faccia (o peggio), non so se fossi riuscito a sopportarlo.
I suoi piedi erano due cotechini pelosi, lucidi di grasso con un grappolo di dita alle estremità. Ben piazzati ai lati della mia testa, mi toccavano le orecchie ed emanavano l'odore tipico dei piedi sudati.
In condizioni normali, questo tanfo mi avrebbe provocato una reazione di disgusto, ma in quel frangente non fece altro che aumentare la mia eccitazione.
Mentre attendevo che il Facocero decidesse la prossima mossa, girai la testa di lato qualche secondo per dare una rapida occhiata agli altri due cinghiali. Ringhio ed Albino Erano seduti sul materasso, stringevano l'uccello in mano mentre si masturbavano lentamente. Grugnivano insulti incomprensibili accennando nella mia direzione. Ipotizzai che stessero pregustando il loro turno.
Rigirai la testa verso l'alto e…. scese il buio totale.
Avevo improvvisamente perso la mia finestra sul mondo e sentivo una pressione uniforme che mi schiacciava tutta la superfice del viso.
Spalancai la bocca per la sorpresa e una sacca di pelle morbida ci si insinuò immediatamente all'interno.
Fu proprio la consistenza famigliare di quello che sembrava essere uno scroto, che mi fece capire cosa stava accadendo.
Il Facocero si era appena accovacciato e seduto comodamente sulla mia faccia. “Cazzo!!!” bofonchiai a bocca piena, questo vecchio ciccione di merda aveva appena rovinato il mio primo rimming.
Caro lettore, se ben ricordi, durante il trattamento di rimming eseguito dal trans Lucy (vedi 'Metti in ginocchio 2’), avevo deciso che il prossimo cazzo che mi fosse capitato a tiro, avrebbe avuto diritto alla mia faccia piantata nel culo.
Già, ma non così all’improvviso.
Avrei voluto pregustare il graduale avvicinamento di quella massa informe, poi, prima del contatto avrei voluto inalare a pieni polmoni le esalazioni eccitanti che emanava il suo interno coscia e la sua zona anale.
Mi trovavo invece col naso piantato fra le sue chiappe e la bocca piena di coglioni. Siccome da quella posizione non potevo respirare, non riuscivo nemmeno a sentire nessun odore.
Facocero, forse dimenticandosi che il suo scroto era fra le mie fauci, cominciò strofinare il bacino velocemente sul mio viso così facendo si graffiò i coglioni sui miei denti.
Si bloccò improvvisamente ed emise un grido di dolore imprecando. “Ben ti sta” pensai compiaciuto.
Sollevò lievemente il bacino sfilandomi le palle di bocca e fu a quel punto che tutti gli odori di cazzo, culo, urina e sudore mi aggredirono all’unisono l'apparato olfattivo.
In quel momento raggiunsi il livello di eccitazione 2.0. Senza esitare, afferrai i suoi Chiapponi flaccidi e tirai in giù il suo bassoventre riportandolo sulle mie labbra.
Questo mio gesto impetuoso fece scoppiare i tre animali in un'altra risata fragorosa.
Quando finalmente smise di ridere, Facocero ricominciò a strofinarmi in faccia tutte le sue nefandezze.
Faceva oscillare il bacino lentamente con ampia escursione, partendo dal pube, dove il mio naso si immergeva il quel folto pelo grigiastro poi giù, giù fino al coccige.
Ad ogni passaggio, Il naso grattava il buco del culo e subito dopo c'era pronta la lingua che lo idratava a dovere. La consapevolezza che due spettatori si eccitavano con l'uccello in mano, mentre ammiravano le mie porcate, portarono la mia goduria ad un picco mai raggiunto prima. Queste emozioni mi causarono un blackout, che durò un paio di secondi.
Trascorso qualche minuto, Il Facocero, ansimante, si raddrizzò sulle ginocchia dalla sua posizione alla pecorina, guardò in giù fra le sue cosce incrociando brevemente il mio sguardo, poi con le mani allargò bene i suoi chiapponi e mi sedette comodamente in faccia, portandoci sopra tutto il suo peso.
Dopo qualche secondo, la mancanza di ossigeno e la pressione esercitata dal suo peso divenne insopportabile. Iniziai ad emettere delle grida soffocate mentre schiaffeggiavo furiosamente i glutei del maiale.
Albino venne in mio soccorso, alzò di peso il culo del trippone che mi sedeva in testa, afferrò il collare e mi tirò su sollevandomi in ginocchio con la schiena appoggiata alla paratia del furgone, mentre io ansimavo rumorosamente a bocca aperta e occhi chiusi, cercando di riprendere fiato. Questo ultimo evento, mi aveva indisposto e la mia eccitazione si era quasi azzerata.
Quando mi fui ristabilito, riaprii gli occhi.
Mi trovavo in ginocchio appoggiato alla paratia e il cazzo di Albino, pulsante e fieramente inalberato, sfiorava la mia guancia destra strofinando lentamente la cappella sul mio sopracciglio.
Le vibrazioni che quell’asta mi trasmetteva sullo zigomo, andavano in concerto con i fremiti che risalivano dal mio ventre.
Tutto ciò era assurdo e surreale. Nello spazio di pochi secondi, riuscivo a passare da una situazione di estremo disagio a una di eccitazione infinita.
L’Albino era un marcantonio alto e palestrato di carnagione molto chiara e capelli corti e bianchi. La sua zona inguinale era completamente depilata e l’uccello si avvolgeva in una pelle colore avorio. Aveva dimensioni ragguardevoli, circa 20-21 centimetri ed era circonciso. La sua canna assomigliava ad una mazza da baseball, stretta alla base, poi si allargava gradualmente fino ad un diametro di 5-6 centimetri avvicinandosi al glande.
Aprii bocca per esprimere la mia preoccupazione “senti ma… non so se posso prenderlo, hai la cappella troppo graAAAHHUUMMMPFFHH” ovviamente non riuscii a finire la frase. Albino si insinuò prepotentemente fra le mie fauci trattenendomi la testa con le sue mani enormi che mi fasciavano tutto il cranio.
Iniziò a spingermi il suo cappellone giù per l'esofago mentre io lo fissavo dritto negli occhi. Ero indeciso, non sapevo se fosse stato meglio permettere a quel siluro di entrarmi nello stomaco oppure scoprire quale sarebbe stata la sua reazione se mi fossi rifiutato di farlo entrare in gola. Ovviamente, avendo già conseguito la laurea in “Gola Profonda” alla ‘Gay Bar University' di Vancouver consegnatami da Mr. Cioccolatino (vedi Mettiti in Ginocchio 2). Avrei saputo come fare per rilassare gradualmente i muscoli della gola e permettere che quel pomello ci scivolasse dentro. Ma a quel punto ero in vena di sperimentazioni. Volevo sapere quale sarebbe stata la sua punizione.
Tenni così i muscoli della gola serrati. Quel muro invalicabile, arrestò l’irruenza di Albino.
Si fermò e mi fissò con aria interrogativa. Senza sfilare la bocca dal cazzo, io oscillai la testa di lato facendo segno di NO e ricambiai lo sguardo abbozzando un sorriso con aria di sfida.
Appese ad una paratia del furgone, c'erano alcune cinghie di cuoio con delle grosse fibbie di acciaio alle estremità. I miei dipendenti le usavano di solito per legare il carico durante il trasporto.
Albino afferrò una di queste cinghie, fece un passo indietro poi, Impugnandomi il collare all’altezza della carotide mi tirò verso di sé, costringendomi a inchinare il mio busto in avanti per evitare che il cazzo si sfilasse di bocca. Praticamente, mi trovavo in ginocchio sulla moquette con il busto piegato in avanti e la testa saldamente arpionata fra le gambe di Albino. Per non perdere l’equilibrio le mie mani stringevano tenacemente le coscie bianche e glabre di Mastro Lindo.
“HUWAMMMMPFFFFFHH” Quando mi arrivò la prima cinghiata sulle chiappe, fui colto di sorpresa e sparai un grido col silenziatore. D’istinto, strinsi i denti attorno al cannone di Albino, il quale, non apprezzando il contatto con i miei incisivi mi fece eco, emettendo a sua volta un ululato comico di dolore (senza silemziatore).
Mi sfilò di scatto il cazzo di bocca e mi guardò senza dire una parola. Il suo viso, ostentava un’espressione tragicomica che era allo stesso tempo infuriata, sconcertata e sconvolta.
Gli altri due macachi erano euforici, si rotolavano sul materasso tenendosi le mani strette sullo stomaco dolorante dalle risate.
Quella sera Albino imparò una lezione importante. Mai fare una sorpresa a qualcuno che ti sta ciucciando il cazzo. A meno che non sia tua nonna, con i denti posati in un bicchiere sul comodino.
Io non risi. Volevo assolutamente fare tornare quell'Aura di libidine ed eccitazione che permeava l’ambiente prima di quella situazione comica.
Lavai via l’espressione di sfida che avevo sostenuto fino a quel momento, e trovandomi in ginocchio ai suoi piedi, abbassai lo sguardo in segno di scuse. Poi gli presi la cinghia di mano e mi sferrai una dolorosa frustata sulle natiche.
Non mi dava nessun piacere ricevere quei colpi di cinghia ma volevo assolutamente riscaldare l’atmosfera e che Albino ri-accendesse i suoi istinti animali.
Quando mi fui auto-punito con tre frustate per averlo morso, riposi la cinghia nella sua mano destra e mi chinai in avanti avvicinando le labbra al suo cannolo.
Ancora terrorizzato, Albino scattò, indietreggiando di qualche centimetro.
Io, pazientemente, gli misi le mani dietro le cosce e lo tirai delicatamente verso di me. Nonostante l’incidente appena avvenuto, Il suo pisello formato XXL era ancora eretto e duro, si notava solo un lieve arrossamento tratteggiato a mezz'asta, sul punto in cui avevo accidentalmente serrato i denti.
Questa volta Albino si lasciò avvicinare, le mie labbra atterrarono sull’asta e diedero un casto bacetto sul punto dolente. Poi alzai la testa e, esibendo un sorriso sincero, incrociai lo sguardo di Albino.
Non ci fu bisogno di aggiungere altro, Albino mi afferrò la testa e ricominciò a scoparmi allegramente in bocca.
Ero stato ufficialmente perdonato.
Per qualche motivo, Albino aveva perso totalmente interesse nella cinghia di cuoio, continuava a tenerla in mano, ma da quando i giochi erano ricominciati non mi frustò più.
Per farmi perdonare pienamente, decisi di premiarlo aprendo il mio esofago per fare entrare quell’enorme cappella.
La mia mente tornò a quella sera nel GayBar di Vancouver, e cercai di fare risalire gli insegnamenti di Cioccolatino (vedi Mettiti in ginocchio 2).
Afferrai le chiappe di Albino e mi spinsi il suo cazzo contro la gola, poi cominciai a rilassare i muscoli del collo, ad occhi chiusi pensai di avere un grosso boccone di cibo da ingoiare. Trascorsi un paio di minuti, I muscoli dell'esofago si allentarono gradualmente lasciando che quel pomello del cambio ci scivolasse dentro.
La parte più dura era fatta, adesso dovevo solo spingerlo giù fino a toccargli le palle con la lingua.
Quest'ultima fase fu aiutata da Ringhio.
Dopo essersi spanciati dalle risate, Facocero e Ringhio si erano eccitati guardando le effusioni mie e di Albino, ad un certo punto Ringhio si alzò dal materasso, si lubrificò l’uccello con la saliva e senza chiedere permesso lo immerse tutto nel culo di Albino.
Ovviamente, questa improvvisa spinta in avanti, fece spiaccicare il mio naso sul pube di Albino.
Et-Voilà. È bastato un colpo di reni propiziatorio gentilmente apprestato da quel figlio di troia di Ringhio. E adesso avevo tutti i venti centimetri abbondanti di cazzo in gola.
Caro lettore, se sei alle prime armi in questo campo e, leggendo questo racconto ti viene voglia di fare un pompino a gola profonda al primo sconosciuto che incontri per strada, sappi, che avere un palloncino che ti si gonfia dolorosamente in gola, di per sé, non dà nessun appagamento sessuale, a chi lo fa.
Chi lo riceve invece va in estasi dalla goduria. Quindi il godimento nel praticare il 'gola profonda' sta proprio nell'empatia di gioire del piacere provato dal proprio partner.
Albino mi stantuffò la gola al ritmo di inculata datogli da Ringhio. Ogni 10-15 secondi lo sfilavo per prendere fiato, poi guardavo arrendevolmente negli occhi di Albino e lasciavo che me lo ri-ficcasse giù nello stomaco.
Il suo viso era sudato e contratto dall’eccitazione estrema mentre io assorbivo voglioso tutta quella sua espressione di godimento.
La consapevolezza di essere io a provocargli quel piacere immenso, e l'immagine di me stesso, nel bel mezzo di un parcheggio pubblico, in ginocchio con la testa piantata fra le gambe di uno sconosciuto, mi provocò un brivido che divenne presto un tremolio incontrollabile.
Per evitare di sborrarmi nelle mutande, dovetti portare urgentemente le mani fra le gambe e premere decisamente con un dito sul mio frenulo. La voglia di sparare fuori tutto il mio piacere si placò; per il momento.
Trascorsi qualche minuto di raschiatura dell’esofago, Albino mi afferrò saldamente la testa e schiacciò il mio naso contro il suo pube e si preparò a far fuoco.
Avrei voluto morire così. Soffocato dal quel pistone al massimo dell’erezione che era sul punto di spararmi in gola
Ringhio interruppe l'incantesimo, strattonò indietro i fianchi di Albino sfilandomi il suo cazzo di bocca stroncando la sua sborrata, poi si sganciò dal suo culo emettendo un sonoro “PLOCK” e in un’unica mossa veloce spostò di lato Albino e mi inforcò la bocca.
Fra l'uscita del cazzo di Albino e l'entrata di Ringhio non passarono nemmeno 3 secondi, ebbi appena il tempo di prendere una boccata d’aria.
Nonostante fosse appena uscito dal buco di un culo, il cazzo di Ringhio aveva mantenuto la sua fragranza inconfondibile di ‘Eau de Ringhiò’ non aveva nessun sentore di feci, sicuramente Albino aveva avuto la compiacenza di farsi un lavaggio del colon prima di presentarsi all’appuntamento, riuscivo a distinguere nettamente gli umori di quel maiale che mi erano diventati familiari.
A questo punto riconosco il sapore di Ringhio a naso.
Non riuscivo a capire cosa fosse successo a Ringhio, sembrava un leprotto impazzito.
Con le mani saldamente aggrappate alla mia testa mi montava la bocca in modo incontrollato e convulso. Infilava e sfilava la testa a ripetizione col suo pistone al ritmo di 3-4 volte al secondo. Ogni 15-20 pompate, lo tirava fuori, mi dava una serie di mazzate su tutta la faccia a colpi di cappella, poi lo rimetteva in bocca e continuava ad usare la mia testa come fosse un melone inanimato.
Dopo che mi ebbe frollato per bene la faccia per oltre 5 minuti, cercò di insinuare il suo pisello fra la mia guancia e il cappuccio. Proprio come aveva fatto durante il nostro primo incontro (Vedi Mettiti in ginocchio 1).
Questa volta però la manovra non gli riuscì.
Quando ci incontrammo a Dicembre, io indossavo un cappuccio nero di tessuto molto elastico, tipo calzamaglia. Mentre questa volta avevo un copricapo di pelle rossa talmente aderente che non permetteva di infilarci dentro nemmeno un dito.
Visibilmente innervosito da quella missione fallita, Ringhio cominciò a ringhiarmi in faccia degli insulti in spagnolo.
Poi si girò di scatto mettendosi a 90 gradi. Così facendo, mi servì le sue grosse chiappe muscolose color caffelatte a 5 centimetri dalle labbra. Io (ovviamente) non esitai. Chiusi gli occhi, tirai fuori la lingua e afferrai le sue cosce tirandomi addosso le sue chiappe fino a che mi abbracciarono completamente la faccia.
Mentre ringhio rimaneva immobile, io strofinavo su e giù ritmicamente naso, bocca e fronte su tutta la sua giostra. Partendo dal coccige poi giù…giu fino ai coglioni, e poi di nuovo su… verso l'ano. Il tutto scivolava liscio come l’olio.
Quell’odore/sapore di saliva, cazzo, culo e letame misto a sudore che quel Maiale aveva spalmato su tutto il mio viso, in aggiunta alla costante consapevolezza della presenza di spettatori arrapati dalle mie porcate, mi provocò un altro culmine di incontrollabile libidine. Dovetti concentrarmi intensamente per non sborrarmi dentro ai leggings.
Mentre spazzolavo felicemente quel bel culone di carnagione molto scura, udii il Facocero che imprecava contro Ringhio. Subito dopo si rimise a 90 gradi sul materasso.
Ringhio si rialzò in piedi, derubando il mio viso del delizioso abbraccio delle sue natiche. E balzò sul culo del Facocero.
Io rimasi in ginocchio sulla moquette con la schiena appoggiata contro la parete del furgone. Tenevo la testa girata di lato, godendo dell'espressione orgasmica di Facocero mentre veniva ferocemente schiaffeggiato e contemporaneamente inchiappettato da Ringhio.
La penetrazione anale gay non mi ha mai incuriosito particolarmente. Non ho mai desiderato osservarla, praticarla né tantomeno riceverla. Ciò che mi dava piacere nella scena che stavo osservando era solo l'espressione di squassante goduria provata dal Facocero.
In preda a quegli spietati colpi di cazzo, persino i lineamenti grezzi e grinzosi di quel Neanderthal si fondevano in una poetica ed armoniosa espressione di appagamento.
I mio innato senso di empatia faceva tutto il resto del lavoro.
Improvvisamente, ebbi una sensazione di calore sulla pelle che partiva dalla mia spalla destra e scendeva sul torace.
Mi voltai nell’altra direzione per vedere quale ne fosse la causa.
Albino era immobile col cazzo in mano, (che dopo la mancata sborrata si era riportato in posizione di riposo) era in piedi a circa mezzo metro di distanza, e stava direzionando un getto di urina nella scollatura sbottonata della mia polo.
Il liquido bollente mi inondò velocemente il torso e scese ben presto a scaldarmi l’inguine.
Quel calore improvviso che stava diluviando sul mio corpo, si aggiunse alla presa di coscienza del fatto che “HEI SCEMO, SVEGLIA!!! TI STANNO PISCIANDO ADDOSSO, CAZZO !!!”
A quel punto venni aggredito dalla voce incazzata della mia moralità. Un conflitto interno che mi causò un tremolio incontrollabile.
Una parte di me voleva intensamente che Mastro Lindo continuasse ad allagarmi di piscio, mentre la parte più coerente cercava di farmi ragionare. “Sei una persona rispettabile, un piccolo imprenditore di successo e hai sempre combattuto per il rispetto di tutti i tuoi dipendenti, in quanto esseri umani. Passi la sborrata in bocca, in fondo anche questa è una pratica sessuale. Ma farti pisciare addosso NO cazzo!!, Mi dici cosa c'è di rispettoso nello stare in ginocchio e farti trattare come un orinatoio?”
Mentre mi facevo tutte queste seghe mentali, guardavo Albino dritto negli occhi a bocca aperta per la sorpresa.
Le mie mani si appoggiarono sulle sue gambe ed iniziarono ad accarezzare nervosamente le sue coscie glabre e muscolose.
Notai che 'Il Pompiere' stava lentamente alzando il getto dell’idrante. Ora mi stava risciacquando la mandibola appena sotto al mento.
Io ero ancora in preda a quel maledetto tremolio inarrestabile, avrei voluto avere la volontà di dirgli “NO, questo è veramente troppo”. Ma allo stesso tempo non volevo che smettesse.
Usai il mio ultimo barlume di senso del pudore, e gli feci lentamente cenno di No con la testa.
Nel frattempo il getto bollente era già arrivato sul mento e provocava schizzi di Piscio che pioggerellavano su tutto il viso.
In risposta al mio segno di rifiuto, Albino annuì altrettanto lentamente col la sua solita espressione impassibile da feticista psicopatico.
”Che cazzo stai facenGLRGLGRRBLUBLL….” Il getto di urina mi inondò la bocca facendola straripare prima che riuscissi a terminare la frase.
La vocina che mi redarguiva di mantenere un minimo di dignità, si dileguò completamente. Forse si offese per non essere stata ascoltata. O forse perché si rese conto che sono un caso disperato. Chissà.
Ad ogni modo, l’ultima speranza che avevo rimasto per mantenere un minimo di autostima, mi aveva abbandonato per sempre lasciandomi in totale balia del volere di qualsiasi presente, e futuro aguzzino.
Col senno di poi, mi è mancata molto quella vocina. Specialmente alla luce di tutti i fatti successi nel corso della torrida estate 2020.
Albino svuotò completamente la sua vescica riempiendomi bocca, naso e occhi (che tenevo ben chiusi, per evitare di perdere le lenti a contatto). Il sapore e l'odore dell'urina non era eccessivamente disgustoso, dava la sensazione di assaggiare l'acqua di bollitura delle zucchine.
Il tremolio incontrollabile si tramutò nella piacevole sensazione di aver fatto il bravo. Mi ero sottomesso e umiliato al volere del padrone che mi stava di fronte.
Mi stavo trasformando in uno schiavo sessuale.
Quando ebbe terminato, Albino mi infilò in bocca il suo salame floscio.
Pompando con dolcezza, svuotai completamente l’uretra, facendo scendere in gola le ultime lacrime di pipì. Poi presi una salvietta pre-umidificata e lavai accuratamente il cazzo, il pube e lo scroto.
Infine, per completare il l’opera gli allargai le chiappe con una mano, e con l’altra gli passai la salvietta su tutta la zona anale.
Il contatto delle mie dita nella sua zona perineale (zona fra i testicoli e lo sfintere) lo colse di sorpresa. In una frazione di secondo Il suo sguardo passò dalla totale indifferenza alla goduria estrema. Cominciò ad ansimare rumorosamente mentre il cazzo si inalberava a vista d’occhio.
Quando notai la sua reazione, rimasi sbigottito.
La mia intenzione iniziale era solo di finire il servizietto lucidandogli il culo, ma vista la sua reazione, gettai la salvietta e mi concentrai sul ditalino; il pollice della mano destra rimase a massaggiare il perineo mentre lasciavo che il dito medio della stessa mano si insinuasse lentamente nell’ano.
Continuai a frizionargli lentamente il perineo mentre il dito medio, infilato in culo, gli massaggiava dolcemente la ghiandola prostatica.
Il suo cazzo che nel frattempo era tornato gonfio, maturo e pronto per essere spremuto, me lo teneva sulla faccia con l’asta premuta fra il mio occhio destro e la radice del naso. Da quella posizione cominciò ad oscillare lentamente il bacino avanti e indietro. A stretto contatto con il suo corpo spongioso, sentivo nettamente i battiti del suo cuore. Sembrava il galoppo di un cavallo selvatico.
Quel cazzo da copertina, pulsante e duro come l’avorio che mortificava spietatamente la mia faccia ….. beh mi faceva risalire i fumi della libidine al cervello. Cercai disperatamente di non distrarmi dal ditalino anale ma non è stato facile
Trascorsi appena 3-4 minuti di masturbazione anale, la faccia di Albino contratta diventò color amaranto e la sua erezione giunse al punto di non ritorno.
Aumentai il ritmo di masturbazione prostatica.
Albino era in piedi, appoggiato con entrambe le mani alla parete del furgone e le sue gambe cominciarono a tremare. Avrei voluto prendere quella colata di nettare in bocca ma era troppo tardi.
Portai la cappella all’altezza della bocca e feci appena in tempo a dargli un innocuo bacetto sul frenulo.
Fu come premere su un detonatore.
Il mio bacio sul frenulo provocò un urlo stridulo di Albino, simultaneamente i suoi 20 centimetri di artiglieria iniziarono a spararmi fiotti di sperma direttamente dentro alle narici, poi alzò leggermente il tiro e mi allagò tutto il viso, ricordo bene quanto fu surreale sentire sulle mie labbra il corpo spongioso dell’asta che si gonfiava e sgonfiava a ritmo di spruzzata.

Carissimo lettore, il cazzo di Mastro Lindo, in cinque minuti era passato dal riposo a un’eiaculazione esplosiva, e tutto questo grazie a me.
Scusa se mi dilungo un po’ troppo nelle descrizioni ma ancora oggi, mentre sto scrivendo queste righe e dopo tanti mesi, tante esperienze e tanti cazzi trascorsi da queste vicende, provo un po’ di nostalgia.
Ogni pisello era una prima esperienza, ogn’uno di loro aveva un colore, odore, consistenza e sapore unico.
Rimpiango un po’ queste prime esperienze, forse perché erano condite dagli ultimi residui di innocenza.
Il viso di Albino deformato dalla goduria e la presa di coscienza che la mia faccia era tutta pisciata ed inondata di sborra come la più troia delle pornostar, mi mandò in tilt.
Et Voilà. Mi trovavo un’altra volta sull’orlo di una sborrata epocale.
Nonostante quel bel pezzo d’artiglieria stesse ancora spruzzando, io dovetti allontanare le mani dal suo sfintere, me le portai fra le gambe e premetti freneticamente sul frenulo. Finalmente, dopo circa 20 secondi mi calmai.
Premere sul frenulo funziona su di me per frenare l’eiaculazione, ma non avrebbe funzionato per sempre. Ero consapevole del fatto che se avessi raggiunto un altro picco di libidine, sarebbe stata la mia Waterloo.
Oltretutto, questi Coitus Interruptus auto inflitti erano a doppio taglio, mi bloccavano la sborrata con successo, ma aumentavano esponenzialmente la mia eccitazione. A quel punto della serata, dopo la terza schiacciata di frenulo, ero così ingrifato che le mie mani cominciarono a tremolare come un gattino neonato.
Spossato ed ansimante, mi ripulii gli occhi dallo sperma, abbracciai le anche di Albino, strinsi le braccia sui suoi glutei e poggiai la mia guancia lucida contro la sua canna. Da quella posizione, avevo piena visuale sulle attività di inchiappettamento che avvenivano sul materasso.
Accecato dall’eccitazione per l'azione appena conclusasi fra me ed Albino, quel sanguinario di Ringhio, aveva aumentato il ritmo di inculata sul Facocero, continuando spietatamente ad accompagnare ogni singola penetrazione con una sculacciata crudele e dolorosa.
Gli enormi glutei pelosi e flaccidi del Facocero erano diventati rosso fuoco; in alcuni punti il rosso tendeva a sfumature più violacee.
Ripresosi dalla sua ultima performance, Albino afferrò il mio collare e mi strattonò violentemente fino a che mi trovai supino con la testa infilata da tergo fra le ginocchia di Ringhio.
“Bravo Cappuccetto !!, accomodati pure sotto ai miei coglioni, che ti faccio un bel massaggio al naso”, senza smettere di sbattere le chiappe al Facocero, Ringhio fece posto alla mia testa allargando leggermente le cosce. Così facendo, i suo scroto si abbassò fino ad adagiarsi comodamente sul mio viso.
Mentre Ringhio aumentava il ritmo di sbattuta, le sue palle mi spennellavano naso, bocca ed occhi. Il tutto era ben lubrificato grazie all’abbondante sborrata di Albino.
Improvvisamente, Albino mi sollevò completamente la polo e l’appallottolò sotto le mie ascelle lasciandomi completamente a torso nudo.
Cominciai a preoccuparmi, ero stato chiaro con Ringhio su questo punto. Avrei accettato trattamenti di ogni genere, ma esclusivamente sulla mia faccia.
Stavo per esprimere il mio disappunto, quando Albino mi afferrò i capezzoli fra le dita e iniziò a stritolarli con movimento rotatorio. Come fossero bulloni da svitare.
Il dolore provocato da quel gesto inaspettato fu maledettamente piacevole. Avendo in bocca un coglione di Ringhio non riuscivo a parlare, mi limitai ad emettere dei sommessi “HUUMMM!! WHAAUUUUUMMMP” accompagnandoli da un lieve tremolio del torace.
Quel marpione di Albino, percependo un riscontro positivo al suo trattamento, decise di rilanciare.
Smise di torturarmi i capezzoli e mi abbassò i leggings appallottolandoli alle mie caviglia.
Contro ogni accordo, mi ritrovavo completamente nudo, con le parti intime al vento. Cominciai ad agitarmi schiaffeggiando violentemente le natiche di Ringhio
Notando il mio disagio, Ringhio sfilò il cazzo dal culo del Facocero e si mise comodamente seduto sulla mia testa.
Ultimamente, stava decisamente prendendo passo la moda di usare la mia faccia come sellino da bicicletta.
Ringhio si mise poi a discutere animatamente con Albino, che si trovava alle sue spalle.
Trascorso qualche secondo, (poco prima che soffocassi) Ringhio riportò il peso del suo corpo sulle sue ginocchia e mi disse “Sta tranquilla cagnetta e fai la brava, non ha intenzione di toccare il tuo prezioso pistolino, vuole solo provare una cosa, vediamo se ti piace”. Poi ricominciò a sbattere allegramente il culo del Facocero senza darmi tempo di esibire le mie rimostranze.
Albino cominciò a schiaffeggiarmi vigorosamente su tutto il corpo, fianchi, petto, glutei. soffermandosi particolarmente sul mio interno coscia. Dalla mia posizione, non riuscivo ad avere nessuna visuale sul mio corpo, percepivo solo il contatto delle due mani.
Fatta eccezione per le mie parti intime, ogni altro centimetro del mio corpo era martoriato dalle sue manate.
Mentre una mano mi picchiava dappertutto, l'altra mi artigliava e rigava la pelle usando i suoi polpastrelli forti e rugosi da muratore.
Io accusavo la dolce tortura di quelle sue manacce su tutto il corpo contorcendomi come un pitone caduto sul falò acceso.
Caro lettore, usando le mie lacunose capacità narrative, vorrei farti capire quanto questa situazione mi facesse affumicare il cervello dalla goduria, ma dovrai aiutarmi, usando tutta la tua fantasia.
Lo strofinamento del suo scroto, che mi spennellava la faccia, e la consapevolezza che il mio corpo era completamente nudo e martoriato da schiaffi sonori, artigli e pizzicotti da uno sconosciuto.……
portarono la mia erezione al culmine.
Avevo la sensazione che, se Albino avesse solo pensato di sfiorare il mio pene, avrei sborrato con una gittata balistica che avrebbe scoperchiato il tetto del furgone. Intuendo il mio stato d'animo, Albino stette sapientemente alla larga dalle mie parti intime.
Gliene fui grato, se fossi venuto in quel momento, beh… la festa sarebbe finita lì. Quegli odori e sapori inebrianti che mi invogliavano a volerne sempre di più, si sarebbero tragicamente trasformati in quello che effettivamente erano, odore di letame fresco (ovvero l’aroma che emana il buco di un culo) piscio e tanfo proveniente da piedi e parti intime poco pulite.
Capisci, caro lettore. Facevo volentieri a meno di tutto ciò.
Ad un certo punto, Ringhio estrasse il cazzo dal culo del Facocero, si tolse il preservativo e cominciò a strofinargli forsennatamente l’asta fra le chiappe in una specie di sega spagnola.
Siccome io ero ancora incastrato fra le cosce di Ringhio, quando sborrò mi gustai pienamente il primo piano.
I coglioni neri di Ringhio mi penzolavano a due centimetri dal naso, ad ogni schizzata di sperma, si alzavano allontanandosi l’uno dall’altro fino ad appiattire lo scroto alla base dell'asta. Poi si riabbassavano sul mio naso per ri-decollare alla schizzata successiva.
Lo sperma era quasi completamente trattenuto da quegli abbondanti chiapponi, ogni schizzata veniva imprigionata dall’abbondante pelle flaccida e grinzosa del Facocero.
Carissimo amico che stai leggendo questa mia avventura, se stai pensando di concederti il tuo primo incontro occasionale Gay, devi assolutamente provare questa posizione. Ammirare un cazzo nero in fase di eiaculazione, con la testa stretta fra due cosce sudate e i coglioni che ti sfiorano il naso.
È una meraviglia.
Quando le pulsazioni cessarono, Ringhio sfilò il cazzo dalle chiappe del Facocero, mi afferrò la testa con una mano e con l’altra me lo strofinò in faccia spalmandomi gli ultimi rivoletti di sperma mentre mi ringhiava le sue odi romantiche; “Guarda che bel cazzo sudicio, è tutto per te….. quante notti te lo sei sognato eeeeh? ……. sei contento brutta scrofa? …… ”.
Ricordo che era molto caldo (forse per via dell’attrito) e aveva un odore selvatico di sborra e sudore. Il mio cervello, fritto dall’eccitazione, trovava tutto ciò maledettamente delizioso.
Quando ebbe finito di massaggiarmi la faccia, Ringhio si alzò in piedi e scese dal materasso.
Nel frattempo il Facocero, dalla sua posizione alla pecorina, si rialzò sulle ginocchia, indietreggiò di qualche centimetro e portò il suo culone flaccido sulla perpendicolare dei miei occhi.
Se ne stette immobile per qualche secondo, in posizione eretta con le ginocchia ai due lati della mia testa, dandomi l'occasione di ammirare quell’ipnotico panorama surreale.
La sua zona inguinale era completamente deforme, non si capiva dove finisse il culo e cominciasse il pube. Si vedeva solo un mare di cavalloni rugosi e cascanti di grasso, persino lo scroto e il pistolino facevano parte delle onde di quel sinistro mare di lardo.
Proprio da quel piccolo pistolino fuoriuscì senza preavviso un rivoletto di liquido caldo che mi bagnò il mento. Feci appena in tempo di urlare “cazzo!!! Sta per pisc……” il Facocero aprì l’idrante di urina giallognola e mi inondò bocca e naso, poi, continuando a pisciare, si allargò le natiche usando entrambe le mani, e lentamente avvicinò lo sfintere al mio naso.
Iniziò ad oscillare velocemente avanti-indietro, costringendomi a spazzolargli tutto, dal pelo grigiastro del pube fino al coccige.
Lo sperma di Ringhio, precedentemente trattenuto all’interno dei suoi glutei mi si riversò in bocca e nel naso.
Tanto per mettere la ciliegina sulla torta, qualcuno riprese a schiaffeggiarmi pizzicarmi e strizzarmi su tutto il corpo. Siccome avevo la testa ficcata fra le chiappe di quel tricheco, non riuscivo a vedere chi fosse, ma non riconobbi il tocco di Albino.
Il contatto con quelle manacce fu molto più brutale. Non erano schiaffetti stuzzicanti, ma sberle sonore e cattive su capezzoli, fianchi, glutei e cosce, che avrebbero decisamente lasciato il segno.
Pensavo a quel punto di avere già messo abbastanza a dura prova la mia capacità di trattenere l'orgasmo, ma la sfida più dura doveva ancora arrivare.
La testa stretta fra i prosciutti del Facocero, il suo odore/sapore (un inebriante cocktail di stallatico, piscio, sperma e sudore), in aggiunta al piacevole martirio che il mio corpo stava subendo e alla consapevolezza di essere la 'PorcaStar' al centro dell’attenzione.
La lava stava risalendo il camino del vulcano ed era (un'altra volta) sul punto di eruttare.
Prima che succedesse l’irrimediabile mi portai un dito sul frenulo e premetti disperatamente.
Fu come cercare di spegnere l'incendio di un fienile con un bicchiere d'acqua.
La voglia di sborrare non sfumava gradualmente come le altre volte, anzi, il contatto col mio dito non fece altro che accentuarla.
Preparandomi all’inevitabile esplosione, arcuai la schiena ed emisi un urlo sordo pieno di disperazione.
Fu a quel punto che sentii il tocco propiziatorio di un pollice che premeva con fermezza sulla mia zona perineale, appena sotto ai testicoli.
L'incendio nel fienile fu istantaneamente estinto da uno tsunami di acqua gelata.
Non seppi mai con certezza chi fosse il mio eroe, quel dito, sapientemente posizionato, impedì che sborrassi proprio mentre la faccia era indossata dal culo di quel trippone. Non credo che l’avrei sopportato.
A quel punto Il Facocero, soddisfatto per la sua performance, riportò il peso sulle sue ginocchia e si lasciò cadere supino sul materasso.
Io rimasi steso ad occhi chiusi cercando di riprendermi per il pericolo appena scampato.
Presi nota di quella tecnica per fermare l’eiaculazione, non la conoscevo, In casi estremi, è molto più efficace della pressione sul frenulo
“Ecco qua, mio bel mungi-cazzi, lavati bene la faccia che è ora di andare a nanna.” Concluse Ringhio

Mi riabbassai la polo e tirai su i leggings alla cinta, poi mi sedetti in silenzio, sul bordo del materasso. Ringhio e i suoi compari si stavano dando una sciacquata con l’acqua delle bottiglie, poi si asciugarono e si rivestirono parlando e ridendo rumorosamente.
Infine, il Facocero e Albino mi diedero due patte sulla testa e una carezza affettuosa (come si farebbe con in cagnolino per fargli una coccola) mi dissero qualcosa in spagnolo e scesero dal furgone.
Ringhio chiuse il portellone dietro di loro e mi si piantò di fronte, fissandomi a gambe leggermente divaricate.
Io ricambiai il suo sguardo, alternandolo fra i suoi occhi e la patta dei suoi jeans, che si trovava a 10 cm dal mio naso.
“Che c’è?” Mi disse divertito, “Ne vuoi ancora?? Davvero non ne hai avuto abbastanza stasera?.” Poi mi adagiò una mano sulla testa, il palmo stava immobile mentre le dita tamburellavano rumorosamente sulla pelle rossa del mio cappuccio.
“Ma quanto sei porca, Eh?. Lo sai quanto sei porca?”. Io feci cenno di NO con la testa.
In effetti, se Ringhio & Company si fossero abbassati i pantaloni, sarei stato ben felice di ricominciare tutto da capo, quindi sicuramente 'un po' porca forse lo sono. Ma non sapevo QUANTO fossi porca.
A quanto pare, il mio limite di accettazione aumentava ogni volta. Ed ogni volta, quel limite diventava il limite minimo di aspettative per il prossimo incontro.
Ci sarà stato un modo per capire quale era la linea di demarcazione oltre la quale non sarei andato?. C'era un modo di sapere QUANTO sono porca?.
“Noo? Davvero non sai quanto sei porca?” così dicendo, Ringhio si abbassò la zip e sfoderò il suo salame lasciandolo penzolare fra le sue gambe divaricate.
Io sentii ritornare quelle vibrazioni dolorosamente piacevoli. Non saprei proprio come spiegarle, ma partivano dal bassoventre, si propagavano su tutto il corpo e infine irrompevano prepotentemente dentro la testa. Fui come attirato da un invisibile magnete, chiusi gli occhi e socchiusi la bocca, poi, chinandomi in avanti, coprii lentamente quei 10 centimetri che mi separavano dal paradiso.
Quando il naso batté contro una mano aprii gli occhi, Ringhio si copriva il sesso con una mano aperta, mentre il dito indice dell'altra mano faceva segno di NO.
Guardai in su con occhi imploranti ma, il suo pancione sodo impediva la visuale, perciò non riuscii ad incrociare il suo sguardo.
Rimasi lì per un tempo indefinito, con la guancia adagiata sul dorso della sua mano nella speranza che la ritirasse.
Quelle vibrazioni che mi facevano ribollire il cervello al punto che stavo per perdere i sensi, si placarono solo quando Ringhio mi concesse un dito. Staccò la mano dal suo inguine e mi infilò il suo dito medio in bocca facendolo entrare ed uscire lentamente. “Lo vedi quanto sei porca?, non ne hai mai abbastanza” concluse con un sorriso a denti stretti mentre il suo cazzo stava visibilmente rivitalizzandosi.
Ringhio si diede una rapida occhiata fra le gambe, poi con espressione incazzata mi afferrò al collo e cominciò ad insultarmi “brutta scrofa ciucciacazzi, hai visto cos'hai combinato?”.
Nel frattempo, dal parcheggio si udì il suono ripetuto di un clacson, i suoi amici lo stavano chiamando. “Adesso mi tocca andare a casa in queste condizioni!!!” il cazzo era già quasi completamente eretto.
Ringhio rinfoderò il suo arsenale nelle mutande e mi disse “controlla la tua mail tutti i giorni, mi rifarò vivo presto. Fino adesso abbiamo giocherellato, ma a partire dal prossimo incontro cominciamo a fare sul serio”.
Senza aggiungere altro, uscì dal furgone sbattendo violentemente il portellone.
Subito dopo udii l'auto con i tre che si allontanava dal parcheggio.
Slacciai il collare che teneva fissato il mio copricapo e lo sfilai completamente dalla testa, poi emisi un sospiro e mi distesi sul materasso.
Con prepotenza, ritornarono nella mente le ultime parole di Ringhio “….dalla prossima volta cominciamo a fare sul serio”. Che cazzo voleva dire? Tutte le porcate che avevo fatto quella sera non erano state abbastanza 'sul serio' per lui?.
Cosa stava preparandomi quel Cinghiale? A cosa avrei dovuto sottomettermi la prossima volta?, Ma soprattutto, mi chiedevo che razza di SubUmano stavo diventando?.
Questi fatti sono avvenuti prima dell'estate 2020, subito dopo il primo lock-down. Da allora di acqua né è passata sotto i ponti, e ovviamente ora ho la risposta a tutte le domande che mi facevo quella sera.
Rimasi 10-15 minuti allungato sul materasso, lasciando che la mia mente partisse per un revival di quella serata da pazzi.
Infine mi alzai, spensi le luci a Led ai quattro angoli del furgone e sedetti al posto di guida. Mi allontanai un paio di km dal parcheggio e, quando fui certo che nessuno mi stava seguendo, accostai per rimuovere le finte targhe dal furgone e tornai a casa.

Nei mesi che seguirono, successero tante (troppe) cose. Finora sono riuscito, in qualche modo a scrivere i tre capitoli che hanno dato inizio a questa fase Sado-Maso-Gay della mia vita. Però…..non so se avrò mai il coraggio di abbattere il muro della vergogna, che mi impedisce di mettere nero su bianco tutto quello che successe quell’estate.

Per concludere, caro lettore, ricordi quell’uomo che stava seduto sull’orlo del pozzo guardando in giù verso il vuoto?.
Ebbene, dopo quella sera trascorsa con la comitiva di Ringhio, quell’uomo si è piegato in avanti, ha dato un colpo di reni e si è lasciato andare.
Da allora sta ancora precipitando nel buio verso l'ignoto. Chissà…… ci sarà una rete sul fondo?

Continua …….
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