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Il compleanno di mio nipote pt.3


di ScrittoreAcerbo
17.04.2024    |    16.287    |    9 9.9
"Passarono diversi giorni dal compleanno di Gianni e ne io, ne Anna ci facemmo sentire..."
Passarono diversi giorni dal compleanno di Gianni e ne io, ne Anna ci facemmo sentire.
Quando ci siamo lasciati, nel poco tempo che abbiamo avuto prima che i figli fossero saliti da noi, ci mettemmo d’accordo sul non messaggiare tra di noi sull’accaduto.

Non mi restava che aspettare la mia occasione. Sapevo che Anna era partita il giorno dopo la festa per andare con la famiglia in una casa in Liguria per passare un paio di settimane di vacanza.
Decisi di prendere questo tempo per capire al meglio la situazione che si era andata a creare.

Difatti, nonostante una parte di me fosse consapevole di essersi innamorata di mia sorella, un’altra parte sapeva che quello che avevamo fatto era immorale e che rischiavamo di spezzare la famiglia.
Ma allora perché era così bello? Perché prevaleva in me quella voglia di vederla e di finire ciò che era iniziato alla festa di mio nipote?

Non ebbi molto tempo per pensarci. Purtroppo (o per fortuna), Renzo e Anna ebbero l’ennesimo litigio e lui decise di prendere i figli e di lasciare la moglie da sola, in Liguria, senza avere un modo per tornare a casa.
Data la ritrosia di mia sorella di rivedere Renzo nell’immediato, io e mia madre Cinzia decidemmo di scendere da lei e di passare i dieci giorni rimanenti nella casa al mare insieme.

Quella sera ci organizzammo e il pomeriggio successivo ci ritrovammo davanti al citofono a suonare ad Anna.
“Oh, siete già arrivati? Io volevo andare al mare. Se volete, potete posare i bagagli e andiamo tutti insieme”.
Decidemmo di seguire il consiglio di mia sorella e salimmo per posare i bagagli.

Quando ci apri, il mio cuore saltò un battito. Anna era lì, davanti a noi, con un sorriso a trentasei denti. Era abbronzata e indossava una camicia lunga che andava a coprirla fino a metà coscia. Nonostante il vestito di due taglie piu grande trasudava una sensualità innata.

Ci accolse calorosamente e ci fece fare un breve tour della casa. La porta si apriva sul salotto, dove c’erano un divano letto, un tavolo e una piccola cucina. Di fronte alla cucina c’era la porta della camera dei bambini che conteneva due armadi e due letti a una piazza. Poco più in là c’era la porta della camera matrimoniale, che conteneva un letto matrimoniale e un armadio. Davanti a quest’ultima stanza si trovava il bagno.

Decidemmo che mia madre si sarebbe presa la matrimoniale (Anna non voleva starci perché le ricordava i giorni passati con il marito), mia sorella nella camera dei bambini e io avrei lasciato la mia roba in uno dei due armadi della stanza dei bambini e sarei andato a dormire nel divano letto perché “non sta bene che una donna sposata dorma con un ragazzo”.

Messo il costume, ci spostammo alla spiaggia che distava a pochi minuti a piedi dalla casa.
Lì ebbi una forte delusione. Difatti, tolti noi tre, l’età media degli abitanti di quella spiaggia era intorno ai settant’anni. Io, che speravo di rifarmi gli occhi con qualche mia coetanea, non riuscì a trattenere un’espressione delusa sul mio volto.

“Dai fratellino, non fare quella faccia. Non potrai rimorchiare ma almeno sei con le donne più belle della spiaggia”.
“Già dai, sai quanti di questi vecchietti vorrebbero essere al tuo posto?”.
Mia sorella e mia madre avevano ragione. Quando arrivammo molti di quei signori si erano girati ad ammirare le due bellezze che erano con me sotto l’ombrellone e, vedendo le loro facce, avrebbero pagato per avere il mio posto.

La loro invidia sicuramente aumentò quando quelle sue dee decisero di spogliarsi e di rimanere in costume. Anna aveva indossato un bikini rosa che metteva in mostra quel suo fisico snello ma scolpito, mentre mia madre aveva indossato un costume intero che metteva in risalto la sue quarta di seno. Penso che più di un vecchietto fu a rischio infarto alla vista di quello spettacolo.

Il pomeriggio passò in fretta e in maniera piacevole. Io mi ero posizionato in mezzo a quelle due bellezze e me le godevo. Anna, dal canto suo, decise di stuzzicarmi in tutti i modi. Prima passandosi in maniera sensuale la crema su tutto il corpo e dopo con diverse sfilate fatte allo scopo di stuzzicare, sfruttando quella e l’altra scusa per alzarsi e sculettarmi davanti. Dovetti fare più di un bagno nell’acqua fredda per calmare il coinquilino del piano di sotto.

Alle 19 decidemmo di tornare a casa.
“Grazie che siete venuti a farmi compagnia. Mi fa davvero piacere”.
“Tranquilla Anna, chi ha avuto davvero piacere oggi è tuo fratello. Chissà come mai lui, che di solito non va mai in mare e sta sempre sotto l’ombrellone, ha fatto tutti quei bagni”.
Io diventai rosso.
“Beh si vede che qualche vecchietta glielo ha fatto tirare ahahah”.
“Si si, qualche vecchietta”.
Quello sfottò durò tutto il viaggio di ritorno e terminò quando arrivammo a casa.

Anna fu la prima ad andare a farsi la doccia e io e mia madre ne approfittammo per disfare le valigie.
Quando uscì, ci incrociammo nella cameriera dove io ero intento a prendere il cambio per il dopo doccia.
Aveva addosso una maglietta lunga che lasciava le sue gambe lisce e sode alla vista di tutti che, combinate con i suoi capelli ancora bagnati, mi fecero scendere il sangue alla mia zona inguinale.
Mi guardò e sfoderò il suo sguardo da gatta in calore e, quando mi si avvicinò, mi sussurrò:”ho visto come mi guardavi oggi e mi è piaciuto, così ho deciso di premiarti. Dietro al lavandino c’è un premio per te”.
Detto questo mi diede una palpata veloce al pisello e mi fece passare.

Corsi in bagno con un’erezione più che visibile. Chiusi la porta a chiave e andai a vedere dietro al lavandino. Rimasi di sasso.
Li dietro trovai la parte sotto del costume di Anna. Era fradicio. Ci misi un attimo a ricordarmi che Anna non aveva fatto il bagno e così decisi di annusare meglio quel costume.
Erano i suoi umori.
Il cervello smise di funzionare. Apri l’acqua per non farmi sentire ed istintivamente avvolsi le mutande intorno al mio membro. Iniziai a segarmi con foga. Nella mia testa, davanti a me, c’era Anna che, in ginocchio e con la li già fuori, mi chiedeva un’abbondante sborrata su suo visino.

Durai poco. Le mie polluzioni andarono ad imbrattare completamente il costume di Anna e finirono anche per terra. Ripulì alla svelta usando l’intimo di mia sorella e lo nascosi tra la mia roba. Quindi mi feci una doccia veloce. Quando uscì, mi cambiai e andai a posare la mi roba nell’armadio.
“Dai sbrigati che è già pronto”.
“Tu non fai la doccia mamma?”.
“La faccio dopo cena”.
Corsi in camera e decisi di nascondere le mutande sborrate dove Anna le avrebbe trovate di sicuro. Dopo aver perlustrato la camera con gli occhi, optai per metterle sotto le lenzuola del suo letto.

Uscì come se nulla fosse e trascorremmo una serata tranquilla e piacevole. Purtroppo il viaggio e le emozioni della giornata fecero sì che il primo a sentire la stanchezza fossi io. Decisi m, quindi, di andare a dormire e il mio forfait costrinse le mie coinquiline ad andare a letto a loro volta.
Mia madre, decise, dunque, di andare a fare quella doccia che aveva rimandato fino ad allora.

Appena mia madre fu dentro, vidi Anna uscire dalla cameretta per andare verso il balcone a fumarsi una sigaretta. Io mi girai a guardarla e lei ricambiò il mio sguardo.
Mi fece cenno di non parlare perché mia madre poteva sentirci.

Sapevo che non avremmo potuto fare nulla dato che la doccia della mia genitrice sarebbe durata poco.
Si mise a sorridermi in maniera amorevole e, una volta finita la sigaretta, alzò quel poco che bastava la maglietta.
Quello che vidi mi sconvolse.

Anna aveva indossato la parte inferiore del suo costume. La macchia di sborra che avevo causato prima della doccia era evidente e andava a porsi proprio sopra la figa di mia sorella.
Dopo che si assicurò che avessi visto, passò un dito sulla fessura e fece in modo che il mio liquido le entrasse dentro.
La sua faccia e il suo sguardo facevano trasparire la lussuria del momento.

Si mordeva il labbro inferiore per trattenere i gemiti e i suoi occhi erano fissi su di me. Io come un automa, estrassi il cazzo dalle mutande e iniziai a menarlo con forza. I nostri sguardo, fissi uno negli occhi nell’altra, non persero il contatto. Fu lei che, una volta arrivato l’orgasmo, lo distolse per prima.
Le sua gambe si piegarono e la macchia di sperma si mischiò ad un altro liquido che capì essere i suoi umori.

In quel momento sentimmo la doccia chiudersi. Anna si tolse le mutande alla svelta e me la lanció. Feci appena in tempo a nasconderle che Anna era già in camera sua e che mia madre fu fuori dalla doccia.

“Tutto bene? Non dormi?”.
“Si, scusa mamma ma il rumore della doccia quando l’hai chiusa mi ha svegliato”.
“Ah scusa, dai torna a dormire”.
Feci finta di obbedire.
Appena mia madre chiuse la porta della sua camera presi in mano le mutande di mia sorella e me le misi sotto al naso. Il suo odore mischiato al mio mi mandarono in estasi.

Ricominciai a menarmelo annusando quell’odore. Ci volle poco per far si che l’ istinto prendesse il sopravvento. La mia lingua uscì e assaggiai quegli umori misti a sperma. Il mio cervello finì si svolgere il suo compito. Menavo il mio pene come un animale, sempre più forte finché non mi bastó più.
Presi le mutande del costume di Anna e me le rimisi intorno al pene. Mi girai con la pancia in sotto e iniziai a strusciarmi contro il materasso.

Stavo di fatto emulando ciò che volevo fare a mia sorella. Il cazzo stantufava avanti e indietro dentro alle mutande usate. Il ritmo si fece sempre più forte e la fatica nel trattenere i gemiti si fece sempre superiore. Sentì un formicolio al basso ventre e i miei glutei si irrigidirono così come le mie gambe.
Venni e sprofondai subito in un sonno profondo .

Venni svegliato dal rumore di mia madre che cucinava la colazione.
“Ah sei sveglio?”
“Buongiorno”.
Si buongiorno, avevo detto quella frase ma sapevo di essere in una situazione critica. Sentivo il bagnato dovuto alla mia eiaculazione notturna e avevo capito che era sgorgata fino alle lenzuola.

Decisi di fare il vago. Appena si giró verso i fornelli scappai in bagno con la scusa che avevo sudato durante la notte per il caldo e andai a farmi una doccia. Appena aperta l’acqua e chiusa la porta controllai i miei indumenti.
Che disastro.

Le mutande di Anna erano mezze rotte e quello che ne rimaneva era zuppo di sborra. Le mie mutande avevano una chiazza immensa e la stessa situazione era presente sui pantaloncini che usavo come pigiama. Decisi di spogliarmi e di fare una doccia.

Alla mia uscita mi legai un asciugamano in vita e appallottolai i miei vestiti. Uscì dal bagno e mia madre mi propose di andare subito in spiaggia.
“Va bene mamma, andiamo. Chiedo ad Anna se vuole alzarsi o raggiungerci dopo”.
“Va bene”.

Entrai e, chiudendomi la porta alle spalle, corsi a mettere la roba nel mio armadio. Mi cambiai velocemente e andai da Anna.
“Sorellona, vieni in spiaggia?”.
“No Luca, oggi vorrei dormire fino a tardi. Ci vediamo per pranzo”.
“Va bene, allora ti lascio un ricordino”.
Detto questo le lasciai lì davanti quello che rimaneva delle sue mutande.
Non le diedi il tempo di rispondermi che ero già fuori dalla stanza pronto per andare in spiaggia.

Non vedevo l’ora di vedere la reazione di mia sorella.
La risposta non tardò ad arrivare.
Ero in spiaggia di fianco a mia madre quando mi arrivò la notifica sul telefono.
Anna mi aveva mandato un video.

Continua..
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