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UN PAPA’ MOLTO GIOCHERELLONE


di sottodite
30.03.2019    |    7.823    |    2 6.8
"Altre volte si divertiva, sempre con l’ alluce a farmi dondolare il pisello a destra e poi a sinistra, oppure lo spingeva in giù o lo tirava su e mi..."
Sono uno psicanalista e di casi particolari ne ho avuti molti, ma questo di Gianluca G. l’ ho trovato oltre che singolare, tenero, dolce ed intenso. Gianluca arrivò da me a 23 anni, turbato e molto timido, restio ad aprirsi ed a parlare. Dopo tre mesi lenti con lunghi silenzi e momenti di incertezza, finalmente piano piano iniziò ad aprirsi e a raccontarmi, così: - Ho sempre adorato mio padre, ne sono stato innamorato ed ancora lo amo alla follia. Adesso ha 39 anni, è un uomo ancora bellissimo e non ha mai capito che sono innamorato pazzo di lui, farei qualunque cosa per lui, e perché comprendesse il mio amore! Io nacqui che lui aveva soltanto 16 anni, era ancora un ragazzino, abbandonato da mia mamma che era più grande di lui e capì che era troppo ragazzino per essere padre e compagno in una volta sola. Ma mio padre, che si chiama Leonardo, conoscendo un grosso avvocato di Torino, riuscì a farsi dare la patria potestà quando avevo quasi 3 anni e lui 19. Lo ricordo sempre molto giocherellone e non ha mai capito quanto i suoi giochi, sebbene fossero fatti con innocenza e senza malizia, potessero provocare in me turbamenti morbosi ed eccitazioni accese. Tutto iniziò quando mi dovevo togliere il pannolino per acquisire il controllo sfinterico: adoravo dormire nel letto di mio papà, spesso stavo con lui la sera, mentre leggeva o guardava la tv a letto, fumando, talvolta innocentemente guardava video porno mentre io ero presente e giocavo dentro il suo letto e poi fingevo di addormentarmi per restare nel suo letto la notte, oppure glielo chiedevo e spesso lui acconsentiva: gli piaceva giocare con me e stuzzicarmi come fossi un bambolotto o un giocattolo, per questo mi teneva volentieri la notte con lui nel letto. Spesso veniva la nonna per accudirmi di giorno, ma la sera eravamo noi due, finalmente, da soli! Durante l’ acquisizione del controllo sfinterico mi faceva stare a letto ed in giro per la casa completamente nudo, col pisellino penzoloni che dondolava di qua e di là e talvolta si induriva od allungava se mi scappava la pipì o se succedeva qualcosa che ancora non capivo, ma mi dava molto piacere e me lo ricordo molto bene. Mio papà spesso osservava il mio pisellino divertito, lo titillava colla mano chiedendomi se dovevo fare pipì, oppure se era a portata del suo piede col calzino o anche col piede nudo me lo titillava e si divertiva a farmelo indurire e poi ridendo mi diceva : - “ Ce l’ hai duretto, vai a fare la pipì. “ – Io obbedivo e provavo a mingere, ma in realtà spesso si era indurito perché a toccarlo col piede o colla mano mi dava molto piacere e si induriva ed allungava, e di pipì non ne usciva. Allora veniva in bagno papà e mi diceva: - “ Ti aiuto io a fare pipì … “ – E lo toccava molto col piede, sorridendo e vedendomi turbato e che mi sforzavo a fare pipì, ma allora diventava a contatto col piede lungo, duro e rosso per lo sfregamento, e sentivo un immenso piacere ed un po’ di dolore, perché premeva ma avevo ancora il filetto che lo teneva chiuso; allora mio papà sempre col piede mi faceva tornare a letto e coll’ alluce sfregava il filetto e cercava di aprirlo e di scoprirlo tutto dalla pelle, il filetto tirava sempre più, mi faceva male misto a tanto piacere e lui ci giocava con tutti e due i piedi per molto tempo, facendomi così insieme al piacere ed al dolore, scappare la pipì, ma io sentivo così piacere che non volevo che lui smettesse di titillarlo con i piedoni, e allora non dicevo niente e alla fine mi usciva dal buchino aperto dagli alluci del papà la pipì; allora papà rideva e diceva: - “ Hai visto che ti ho aiutato a fare la pipì! “ – E ridendo mi accompagnava in bagno a pisciare. Il mio piacere finiva lì ma volevo restare nel suo lettone, perché volevo e sapevo che mi avrebbe stuzzicato ancora in qualche modo. Altre volte si divertiva, sempre con l’ alluce a farmi dondolare il pisello a destra e poi a sinistra, oppure lo spingeva in giù o lo tirava su e mi procurava un grandissimo piacere, tanto che lui non capiva ma per lui era solo un gioco, un divertimento, ma il mio piacere era intenso, e a volte io stesso, poggiavo il mio pisellino sui suoi piedi coi calzini o soprattutto nudi, che mi davano più piacere, lo poggiavo sui suoi alluci e tra i diti dei piedi, sperando che lui iniziasse il gioco del “ din don “ come lo chiamava lui, e puntualmente lui iniziava a giocare col mio pisellino, finchè non mi faceva male da quanto lui ci aveva giocato coi piedi. Poi, altre volte, mentre si toglieva le scarpe, io correvo nel suo letto o dove si era seduto e mi accovacciavo tra i suoi piedoni, che erano molto lunghi e grandi, porta il 51, e lui giocava col mio naso, diceva; - “ Senti l’ odore dei piedi di papà! “ – Io facevo finta di ritrarmi, come se l’ odore del sudore mi disturbasse, allora lui si divertiva ad obbligarmi ad annusare i calzini sudati ancora calzati ai piedi, poi si toglieva le calze e me le metteva in bocca, ridendo, poi mi faceva annusare i piedi nudi sudati, io lottavo e facevo finta di resistere ma alla fine come sempre vinceva lui, ed io annusavo tutti e due i suoi piedi, che mi porgeva sul naso, che avevano un odore di sudore fortissimo ed acidissimo, ma a me piaceva tanto e mi veniva il pisellino duro per l’ eccitazione, poi apriva i diti dei piedi e mi obbligava a sniffare in mezzo dove l’ odore è più forte e rideva come un matto, mi prendeva il naso tra i diti, me lo otturava con quelli ed ero costretto ad aprire la bocca per respirare, mi obbligava a sniffare in mezzo ai diti, spingendomi la testa con l’ altro piede in mezzo ai diti, poi mi infilava il piede in bocca- “ Ciuccia! Bacia! Lecca! Mangia! “- Ogni volta con questo gioco aumentava il gioco delle cose che ordinava: prima mi fece baciare il piede come si dà il bacio sulla guancia; poi mentre diventavo più grande d’ età mi disse di leccare colla mia lingua e così assaggiai il sapore dei suoi piedi sudati: era ottimo, gustoso ed anche questo, scoprii che mi eccitava e mi faceva venire il pisello duro e lungo; poi mi disse di ciucciargli il ditone, l’ alluce lo chiamava così, mi piacque e spesso la notte dormivo col suo allucione in bocca; infine mi disse di leccare tra i diti: in mezzo c’ erano caccole e residui di sudore con misto lana di calza, leccai mentre lo facevo mi disse di ingoiare, ed io ubbidii, mi piaceva il sapore delle caccole dei suoi piedoni e mi eccitava moltissimo! Per lui era tutto normale, un gioco innocente, io morivo di eccitazione e di piacere quando lo facevo e desideravo che mi ordinasse di farlo! Spesso, prima di fare la nanna, papà Leonardo giocava a farmi il solletico e la lotta sul lettone dove poi dormivamo insieme, nella lotta diceva: “ Vediamo chi vince… “ e mi teneva sotto di lui in tutti i modi, cavalcandomi sopra il corpo, tenendomi ferme le mani brancandomi i polsi, pestandomi sul corpo e preferibilmente la testa coi piedoni; una volta, mentre mi teneva fermo sotto di lui, e mi faceva il solletico, mise la mano sotto il pigiamino e col pollice titillò una mia tettina, io, che era la prima volta mi sentii svenire dal piacere che mi dava la sua manona ruvida che giocava colla mia rosea e tenerissima tettina, che si indurì e divenne ritta, sotto i suoi polpastrelli, allora lui, mi titillò, incuriosito e divertito di sentirle ritte e dure, e quindi di avermi eccitato, tutte e due le morbide tettine, io mi inarcai dal piacere sotto le sue grandi e possenti mani torturatrici, le dita rotearono e sfregarono allora più velocemente e sapientemente la punta dura di entrambe le tettine, e poi le tirarono senza pietà, divertendosi e sghignazzando come un matto. Il mio piacere divenne lieve dolore eccitantissimo, ed iniziai a gemere: questo spinse papà a continuare a divertirsi, così infilò entrambi i piedoni sotto la mia maglietta e cogli allucioni grossi e volgari, maschi e prepotenti e ruvidi titillò senza pietà le mie tettine, sfregandovi anche tutti i lunghi piedoni sopra e schiacciandole quando le sentiva più ritte e più dure che gli premevano le piante callose dei piedi sudaticci e i ditoni alluci stuzzicanti, io mi dimenavo dal piacere e dal tormento dei suoi piedi su di me padroni, sembrava volessi sottrarmi ma guaivo dal piacere e dall’ eccitazione, lui allora continuò fino alla mia estasi. Alla fine, spossato mi sentivo stanco e distrutto dal piacere, ma lui non era ancora soddisfatto e voleva divertirsi ancora; vide che ero rimasto disteso dalla goduria con la bocca aperta, ridendo, tolse i piedi sudati da sotto la mia maglietta e cercò di infilarmi in bocca la lunga punta del piedone destro, forzando dolcemente. Io non resistetti per niente all’ acido e graditissimo sapore molto conosciuto dell’ appicicaticcio del piede, e aprii la bocca in favore della forzatura del grosso piede. – “ Vediamo quanto riesco a fartelo entrare nella boccuccia… “ – Sghignazzò sadicamente mio papà, che continuava a forzare senza pietà, ma con decisa dolcezza, divertendosi un mondo. – “ Devi mangiarlo il più possibile, ingoiandolo come se fosse una buona torta di cioccolata… “ – Disse scherzosamente, ma molto lascivamente, capivo che si stava eccitando. Io, colla mano presi il piedone prepotente e lo spinsi dentro la mia bocca a più non posso: non sapevo cosa mi stesse succedendo, ma mi venne l’ ingordigia di ingoiarlo tutto fino in gola, quanto più potevo, e infilai dentro la bocca, coll’ aiuto della mia stessa mano, tutti e cinque i grossi, lunghi, volgari e prepotenti ditoni del possente e prepotente piedone del papà, che stava godendosi la scena della mia obbedienza e sottomissione fanciullesca. Facevo molta fatica a contenere quasi metà piede, così grande per la mia ancora piccola bocca, che si spingeva sempre di più dentro, quasi infilandosi in gola, e quasi stavo soffocando, ma papà Leonardo, infoiato, non si accorgeva di questo, lui si divertiva a spingere, violare, forzare senza darmi tregua; io gorgogliavo e mi lamentavo come potevo, lui, addirittura, per divertirsi a vedermi soffrire, agitare e dibattere di più, mi mise l’ altro piedone sul nasino, lo chiuse coi ditoni ed io non respiravo più, ma godevo tanto che il mio pisellino, sotto i pantaloni del pigiama, uscì ritto e duro e lungo, come mai lo avevo avuto prima, senza che il papà se ne accorgesse. Per fortuna mio papà, mi tolse il piede dal naso, tanto che potei riprendere aria dalle narici per miracolo, ma lui lo fece solo perché voleva realizzare una nuova trovata: cercò di infilarmi in bocca anche l’ altro enorme piede, così che mi trovai infilati dentro la mia bocca, aperta all’ inverosimile, tutti e due i piedoni, quasi a metà dentro la gola. Mio padre rideva e si divertiva come un matto, e spingeva ed inoltre muoveva i diti dei piedi nella gola per stuzzicarla, così che non ce la feci più, stavo per vomitare oltre che affogare. Allora, pietoso li sfilò dalla mia bocca spalancata, io presi aria e tossii lungamente. – “ Non crederai che un po’ di nausea o di tosse mi faccia smettere di divertirmi a giocare con te!!?? Avanti, lavativo,,, “ – Mi ordinò mio padre – “ Prendine almeno uno in bocca, gustalo e fai la nanna!!! “ – E così, passai la notte, col suo piede infilato il più possibile in bocca, lui si addormentò, e poi anch’ io, così spossato ed eccitato. Durante la notte, lui me ne sfilava uno per poi ficcarmene in bocca l’ altro fino al mattino. Fu una notte indimenticabile!!! La mattina dopo, al risveglio, il papà si era alzato prima di me e aveva preparato la colazione; mi venne a svegliare mettendomi il piedone sul naso e facendomi sentire la tanto desiderata puzza di piedi, poi mi fece il solletico e fui costretto ad alzarmi. Solo che ebbi una sorpresa: sul tavolo della prima colazione c’ era solo la tazza piena di caffellatte del papà, con le brioches, i biscotti, un pezzo di torta su dei piattini. Il papà si sedette a mangiare, e col dito mi indicò sotto la tavola: la mia tazza era per terra, ai suoi piedi, ed era colma di acqua. – “ E’ lì sotto la tua colazione, stamattina, come il cagnolino che sei, il mio cagnetto. “ – Mormorò calmo il papà. – “ Vai sotto il tavolo a fare colazione, forza! “ – Mi ordinò serio il papà. Io mi sdraiai sotto il tavolo, e stavo per bere l’ acqua che era contenuta nella mia tazza, quando il papà vi immerse un piede dentro. L ‘ acqua si intorbidò e divenne scura, dato che il piede del papà immersovi era sudato e sporco. Ridendo disse. – “ Adesso te l’ ho condita, puoi iniziare a bere… “ – Io iniziai a leccare come un cagnolino l’ acqua scura e ad assaporarne il sapore acre, ma ci provai gusto e lappai per un bel po’: il papà, divertitissimo, si godeva lo spettacolo mentre mangiava e beveva la sua colazione. Poi, finita quasi di bere tutta la tazza piena sotto il tavolo, lui tolse il piedone immerso nella tazza, prese un pezzo di torta alla crema, la spalmò sul piede e tra i suoi diti, mischiandovi le caccole ed i residui depositati e grigi, e disse, sghignazzando: - “ Buon appetito, figliolo!!! Spero sia di tuo gusto. “ – E mi porse il piede colla torta, e dato che rimanevo interdetto, mi forzò coi ditoni la bocca, per aprirmela, e ci ficcò per bene il piede dentro. Io leccai, pulii, ingoiai la torta e tutte il sudore e le caccole: il sapore era dolciastro ed aspro. Papà Leonardo rideva come un matto: - “ Vedo che non è niente male per te, te lo ingoi tutto e con gusto; allora un’ altra sorpresa… “ – Aprì un croissant, prese colle mani tutte le caccole, i residui di sudore e i pezzi di calze nere e grigie, che erano tra i diti dell’ altro piede, che non aveva immerso nella tazza, e le spalmò dentro il croissant, per farcirlo con queste, poi me lo porse, o meglio, mi otturò il naso colle dita delle mani, io per respirare aprii la bocca e lui mi ci infilò il croissant farcito della puzza e del sudore marcio del suo piede in gola, io lo masticai e mangiai tutto, ingozzandomi. Confesso che ero super eccitato, ma a mio padre nemmeno passava per la mente, lui giocava come con uno schiavetto di carne e si divertiva un mondo!!! – “ Avrai sete…! “ - Disse – “ Vuoi assaggiare ancora un sapore nuovo…!!?? “ – Ridacchiò ironico mio papà. Poi si alzò, e fece una cosa “ meravigliosa “ che desideravo da tanto, ma non osavo sperare: si tirò giù la cerniera dei pantaloni e ne fece uscire la sua enorme nerchia in tiro; era lunghissima, durissima e colla pelle un po’ scura, non rosea e bianca come il mio pisellino, e notai che sulla punta era umido di qualcosa di vischioso e trasparente, che usciva dal buco. Si sedette stravaccato sulla sedia, spostò il tavolo, dove stavo sotto io e colla mano iniziò ad andare colla pelle che copriva il cazzone in su e in giù, prima lentamente, poi sempre più velocemente, intanto iniziò a gemere e lamentarsi; colla voce arrochita dall’ eccitazione mi ordinò: - “ Appena te lo dico io, apri la bocca e tienila ben spalancata, poi ingoia tutto e guai se sputi, sentirai che sapore…!!!! “ – In verità io dall’ eccitazione già avevo aperta la bocca, il mio desiderio era anche solo di dare una leccata o solo sentire il sapore di quell’ asta durissima del papà. Poi al culmine della masturbazione velocissima, il papà fece un grido e urlò : - “ Oraaaa!!!! “ – La mia bocca si spalancò e dall’ uccellone vi si riversò una quantità inverosimile di un liquido denso, bianchiccio-grigio, colloso, dal sapore acidulo ed amarognolo, che ingoiai con gusto e ingordigia fino all’ ultima goccia, anzi, quando lo sgocciolio stava per terminare, io, avendone ancora voglia, fiondai la bocca sull’ uccello, succhiando dal buco tutte le gocce rimaste. Mio padre, che si stava riprendendo dal godimento e che vedeva la mia bocca che succhiava ingorda ed era abbrancata alla sua canna, che si stava smollando, e si rimpiccioliva divenendo viscida e morbida, sussurrò beatamente: - “ O che non ti è bastato!!? Ne vuoi ancora!? ( Io mugolai, colla bocca piena per assentire ) Davvero!!? Che ingordo!!!! Sarai accontentato, meglio per me… “ – Disse come fra sé e sé. Allora sentii, dentro la mia bocca, che il morbido serpente si rizzava, si induriva e mi premeva in bocca, di nuovo rigido e prepotentemente puntuto. Dato che avevo visto la mano di mio padre che, per farne uscire il succo, aveva fatto andare la pelle in su e in giù, provai io colla mia bocca; al che mio padre si inarcò sulla sedia stupito e meravigliato, poi godendo come un matto della nuova sensazione, senza togliere il cazzone dalla mia boccuccia ripiena di esso, mi trascinò, tirandomi per la testa verso il letto, più comodo per lui, dove avevamo passato la notte e lì sopra, lui stravaccato io succhiante il suo cazzo, venne di nuovo gemendo riempiendomi la bocca del suo nettare acido e salato, stavolta meno abbondante, ma per questo più denso e dal sapore più forte. Stremato, dopo la sua seconda sborrata interamente nella mia bocca, si accorse che succhiavo ancora e non riuscivo a staccare la bocca dal buon sapore di carne umida della sua canna oramai molliccia e ridimensionata, gridò : - “ Eh no, ma sei insaziabile, peggio delle donne, io non ce la posso fare più… Avrei solo un’ altra cosa da darti… “ – E detto questo, sentii nella mia bocca che la canna lievemente si induriva e poi uscì dal buco e mi immerse la bocca il liquido giallo, salato ed abbondante della sua vescica. Bevvi tutto e mi inebriai e dissetai del buon sapore dell’ urina del papà. : – “ Però adesso ti meriti davvero un premio!!! “ – Sussurrò soddisfatto papà Leonardo, baciandomi dolcemente sulle labbra. Leonardo iniziò, ghignando, a leccare le mie piccole e morbide labbra e a baciarmi appassionatamente. Il contatto della sua bocca, che sapeva di fumo e di maschio mi eccitò come non mai. Papà mi baciava continuamente, senza staccare mai la sua bocca dalla mia, con dolce violenza e prepotenza, mi teneva fermo per i polsi e mi baciava ed io illanguidivo ed impazzivo della sua dolce ed appassionata violenza. Poi con una mano mi chiuse le narici del naso, così che non potevo respirare se non aprivo lievemente la bocca, inspirando il fiato virile di papà. Durò un’ oretta di quel bacio prepotente ed appassionato, che mi succhiava fino all’ anima.
“ Papà “ – Dissi ad un certo punto, staccandomi dalle sue labbra appassionate e focose – “ Vorrei vedere la tua potenza in tiro!!! “ - - “ Vuoi dire che vuoi vedere il mio cazzone quanto è lungo quando è eccitato? “ – Chiese ridendo divertito il mio meraviglioso papino. - “ Anzi, mi è venuta un’ idea: misuriamoci il pisello; voglio vedere anche il tuo misero pisellino quanto diventa lungo quando lo faccio eccitare. Di sicuro sarà più corto del mio allucione: se è così mi divertirò a darti una punizione!!! “ - Detto questo papà Leonardo fu subito pronto a tirarsi fuori l’ enorme nerchia rittissima e dura, come un osso, davanti ai miei occhi estasiati. Poi col suo piedone mi toccò il pisellino, già un po’ duretto e ritto per come poteva, da sopra le mutandine. Il mio pisellino scivolò subito fuori dalle mutandine, sollecitato dall’ allucione stuzzichevole di papà, che ridendo, continuò a sollecitare col piede sulla pelle nuda, cercando di farlo indurire ed allungare di più; il misero pisellino si indurì e rizzò al massimo di come potevo, eccitatissimo dal piedone dispettoso del mio papà. – “ E adesso misuriamolo colla lunghezza del mio allucione “ – Mormorò il papà giocherellone, divertendosi come un pazzo. Pose l’ allucione lungo la
cannetta rigida del mio pisellino arrossato e dolorante per l’ eccitazione e lo sfregamento impietoso. – “ Eh, non ci siamo davvero!! Arriva nemmeno alla metà del mio alluce possente!!! “ – Disse il papà impietosamente. – “ In più è tutto chiuso e striminzito dentro la pelle e tirato dal tuo filettino, non allenato al fatto che poco lo fai diventare ritto e duretto. “ – Mormorò il papà colla voce roca dall’ eccitazione e dal divertimento. – “ Vediamo di provvedere a dovere…. “ -. Allora Leonardo iniziò a tormentarmi il pisellino ritto e rosso con tutti e due i piedoni: quanto pareva piccolo e misero tra quei piedoni maschi n° 51!!! Papà si impegnava molto, mantrugiando coi piedi ed armeggiando sul mio uccellino: lo sfregava, lo schiacciava, poi lo afferrava tra i due ditoni e cercava di aprirlo, con difficoltà e mio dolorino-piacere, io vedevo il buchino che si mostrava, la pelle che tirava intorno, il filetto poi che mi stringeva, ma lui senza pietà lo forzava, così che si apriva e si mostrava sempre più ai miei ed ai suoi occhi divertiti. Papà si adoperava con suo molto divertimento ma non mostrava nessuna pena ai miei piacevoli dolori ed ai miei lamenti ed “ Ahi “. Tanto fece, che il buchino si dilatò ed aprì ed io ad un certo punto sentii un grande piacere: era un’ eiaculazione asciutta. Mi sdilinguii squittendo dal piacere, mio padre capì che ero venuto, senza liquido, data l’ età, ma il piacere era immenso; lui, però, non smise, non dandomi tregua, e continuò per ore a torturarmi il cazzetto, che dopo il piacere, si era afflosciato. Lui continuò imperterrito a mantrugiare ed a farmelo rindurire, per come poteva, dandomi il piacere ininterrottamente almeno per otto volte. Alla fine l’ uccellino era rossissimo, malconcio, col filetto dilatato ed il buchino ben visibile ed aperto. Allora, per finire in bellezza, papà inventò un nuovo giochetto molto sadico e perverso. – “ Ed ora un’ altra estrema punizione, per farmi divertire… !!! “ – Mormorò, mentre lui si menava il grossissimo pene in tiro, lunghissimo ed enorme. Senza dire nulla iniziò a spingere l’ allucione dentro il mio misero buchino del pisello, cercando di entrarvi dentro, per immergervi tutto il dito del piede fino in fondo. – “ Te lo sfondo come se fosse una larga fighetta…!!! “ – Mormorava menandosi il cazzone sempre più velocemente. Io iniziai a sentire come una punta, un trapano che entrava dentro al mio buchino, sforzandolo ed aprendolo in maniera inverosimile, e il dolore mi fece emettere un urletto. – “ Anche se ti fa male io continuo, mi fa’ divertire troppo… “ Disse papà eccitatissimo anche dal mio doloretto, doloretto che man mano che l’ alluce violava il buchino e si introduceva fin dentro tutta la piccola cannula del mio pisellino, rendendolo più largo e violentandolo, come un piede che entra dentro un calzino, io iniziai a sentire un dolore lancinante, ma anche un immenso piacere. Gridai come un matto, mentre papà forzava, si introduceva e muoveva l’ alluce dentro, per farvelo accomodare bene e di più e ravanava. Papà eiaculò un liquido, che non finiva mai, gridando: - “ E dai….!!!! E vai…!!! “ – Mentre io gridavo dal dolore piacere immenso, che mi arrivava alla testa, venendo asciutto, come al solito. Più doloroso fu l’ estrarre l’ alluce immerso, dal mio buchino, che rimase aperto come una fighetta: mio padre senza pietà lentamente estraeva l’ allucione ed io soffrivo come un dannato, ma cercavo di non sentire il dolore del pisellino squarciato e svuotato dal piede, leccando e pulendo colla mia linguetta lo sperma uscito dall’ uccellone di papà ed inghiottendolo tutto, assaporandone il buon sapore dolciastro ed acido. Finito questo, il papà mi abbracciò e restammo abbracciati e satolli e felici per tutta la notte. Al mattino, al risveglio, dissi al papà, sussurrandoglielo sulle labbra: - “ Ti prego, facciamolo sempre io e te… “ - - “ Ci puoi giurare, te lo prometto. “ – Rispose Leonardo. E così fu fino ad oggi. Così si concluse l’ incredibile confessione di Gianluca G.

P: S. Se qualche papà o gruppo di papà, o di ragazzi, studenti, amici, uomini maturi, anche da soli o nel gruppo, volessero provare un’esperienza così, anche per la prima volta, con me, io sarò disponibile a sottomettermi alle loro punizioni. Scrivete subito a [email protected] oppure a Telegram @Sottodite non perdete questa occasione unica per divertirvi con me!
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