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IL PRIMO INGANNO


di Membro VIP di Annunci69.it DM7177
18.01.2024    |    8.424    |    20 9.9
"Io e lei non siamo esattamente due persone atletiche, ma nonostante tutto abbiamo un bell’aspetto curato e ci difende abbastanza bene..."
Ripensavo sempre più frequentemente a quello che mi aveva risposto quando le dissi che anche a me sarebbe piaciuto vederla scopare con un altro e giorno dopo giorno cercavo il modo per realizzare questa cosa.
Volevo guardarla mentre veniva posseduta da un altro uomo.

Sapevo sarebbe stato impossibile convincerla, avevo provato più volte a “sondare il terreno”, ma dall’altra parte riuscivo a trovare solo imbarazzo e l’argomento veniva chiuso cambiando discorso.
Pensai che organizzare la cosa tenendola all’oscuro di tutto sarebbe stata la strada più semplice da percorrere e una sera ebbi un’illuminazione.

Stavamo facendo l’amore, io ero sopra di lei.
Ci scambiavamo carezze, baci e brividi sulle parti più delicate dei nostri corpi.
Improvvisamente mise le sue mani sul mio culo e ordinò: “Scopami!”.
Non me lo feci ripetere e cominciai ad affondare i miei colpi dentro di lei, sempre più forte.
Staccò le mani dal mio culo e portò le braccia sopra la sua testa, con quel sorriso malizioso che tanto mi ha sempre fatto impazzire in quei momenti di intimità.
Afferrai i suoi polsi con le mie mani per tenerli fermi, lei spalancò le gambe e io continuai a scoparla con forza accompagnato dalle sue urla di piacere.
Venimmo assieme quella sera, fu un piacere intenso e mi disse che aveva goduto molto perché si era immaginata legata e quindi impossibilitata a ribellarsi.

Il giorno successivo iniziai la ricerca del complice con cui avrei pianificato una serata speciale per Debora.
Misi un annuncio su un sito di incontri e passai intere giornate a selezionare e scartare singoli su singoli.
Volevo una persona che fisicamente potesse assomigliarmi, che fosse porco ma soprattutto rispettoso delle regole che avrei imposto.
Cercavo qualcuno che accettasse il rischio di scoparla a sua insaputa e questo sembrava essere un problema per alcuni.

Ero pronto a gettare la spugna, tutto sembrava troppo complicato, ma finalmente rispose al mio annuncio Andrea, un ragazzo molto educato che rispondeva al tipo di persona che avevo in mente.
La nostra confidenza cresceva giorno dopo giorno anche grazie ai vari messaggi che ci scambiammo nel corso delle settimane successive.
Decidemmo una data che potesse andare bene a lui e a noi, anche se Debbi continuava ad essere all’oscuro e non sospettava nulla.

Arrivò “quel” sabato sera, Debora preparava la cena e io in camera avevo già sistemato l’occorrente che mi ero procurato e che avevo tenuto nascosto nell’armadio fino a quel momento.
A tavola bevemmo del vino e terminato di mangiare le proposi di farci anche un cocktail utilizzando un libro di ricette che ci aveva regalato una coppia di amici.
Lascia scegliere a lei, consapevole del fatto che aveva buon gusto e che l’effetto dell’alcol rendeva sempre tutto molto piccante e divertente visto che le faceva perdere facilmente i freni inibitori.

Tra un sorso e l’altro del nostro Vodka Martini notai le sue guance arrossire e iniziò a giocare con le mie dita, quasi volesse dirmi qualcosa ma non ne avesse il coraggio.
Le chiesi se volesse andare in camera e rispose subito di si.
Mi alzai per mettermi in piedi dietro di lei che ancora era seduta e le sussurrai all’orecchio: “Ho una sorpresa per te, spero ti piacerà e non ti arrabbierai”.
Tirai fuori dalla tasca una mascherina, di quelle che si usano per dormire e gliela calai sugli occhi perché non potesse vedere niente.
Lei sorrise divertita, ma non poteva immaginare cosa sarebbe successo di lì a poco.
La aiutai ad alzarsi e tenendola per i fianchi la accompagnai in camera.

Iniziammo a spogliarci e guardandola, completamente nuda, con i suoi lunghi capelli sciolti e la mascherina che le copriva gli occhi sentii il forte desiderio di prenderla in tutti i modi.
Afferrò il mio cazzo con una mano e mise un braccio attorno al mio collo per tenermi vicino, poi appoggiò un piede sul letto lasciando scoperta la sua figa e mi disse che voleva sentire dentro di sé le mie dita.
Debbi prese ad ansimare e la sentii bagnata, quello fu un invito a farmi strada ed entrare con tutta la mano in quella posizione che ad entrambi faceva sesso.
Pensai che il fatto di essere completamente al buio la facesse sentire in quel momento libera di apparire porca, cosa che per timidezza e imbarazzo solitamente poteva risultarle più difficile.
Decisi quindi di passare alla fase successiva e di farla sdraiare sul letto.
“Poi me la rimetti dentro quella mano però!” disse sorridendo.
Le risposi che non sarebbe stata l’unica cosa che le avrei messo e poi cercai di controllarmi per non rivelare ciò che avevo organizzato.

Da sotto il letto tirai fuori una cinghia con attaccata all’estremità una polsiera in similpelle e gliela strinsi forte, in modo che non potesse liberarsi.
Notai che si stava mordendo il labbro inferiore mentre lasciava uscire dalla bocca dei mugugni di eccitazione.
Tirai fuori anche l’altra cinghia e le allacciai anche l’altra polsiera.
Le chiesi di provare a muoversi per accertarmi che davvero non potesse muoversi e poi le dissi che non avevo ancora finito con lei, ordinandole di allargare le gambe.
Dai piedi del letto tirai fuori altre due cinghie con delle cavigliere e la immobilizzai completamente.

Rimasi ad osservare Debora in quella posizione, ferma, legata al centro del nostro letto.
Le gambe divaricate, le braccia aperte che mettevano ancora più in evidenza i suoi grossi seni, lo smalto rosso alle dita delle mani e dei piedi, la figa depilata di fresco e umida.
Avrei voluto scattarle una foto, farne stampare una gigantografia e appenderla al muro del salotto cosicché tutti entrando in casa nostra potessero vedere quanto era stupenda in quel momento.

Le chiesi se volesse sorseggiare ancora un po’ del suo Vodka Martini e le avvicinai il bicchiere con la cannuccia alla bocca sorreggendole la testa.
Con la scusa di portare ciò che ne rimaneva in cucina presi il telefono per inviare un messaggio ad Andrea e sussurrai a Debbi, come a prenderla in giro, di rimanere lì ferma.
Lei rispose divertita che non aveva intenzione di andare da nessuna parte.
In silenzio raggiunsi l’entrata per aprire la porta di casa.
Andrea era già lì e mi salutò con una decisa stretta di mano, cominciò a spogliarsi sistemando i suoi vestiti sulla sedia in ingresso.
Io nel frattempo ero tornato in camera e mentre mangiavo Debora tra le gambe attendevo l’entrata in scena del mio complice per cedergli il posto.

Apparve in piedi sulla porta della nostra camera da letto.
Lo guardai per capire meglio dal vivo se il mio e il suo fisico potessero ingannare Debbi.
Io e lei non siamo esattamente due persone atletiche, ma nonostante tutto abbiamo un bell’aspetto curato e ci difende abbastanza bene.
La cosa che mi preoccupava era che lei potesse accorgersi che a scoparla non ero io a causa del modo diverso di muoverci, del nostro odore o dalle dimensioni che potevamo avere.
Non sono mai stato quello che con gli amici fa a gara a chi ce l’ha più lungo o se lo misura, ma a detta di Debora l’ho sempre soddisfatta e si è sempre sentita appagata.
E se una volta capito che dentro non aveva il mio cazzo si fosse infuriata?
Con Andrea avevamo parlato anche di questo e lui mi aveva già anticipato che si sarebbe dato alla fuga prima che io la liberassi.

Gli feci cenno di avvicinarsi, mi tolsi dal mezzo delle gambe di Debbi e lui occupò quello che era stato il mio posto.
Io sedetti su una sedia accanto al letto e in silenzio guardai la scena come lo spettatore di un film.
Iniziò leccandole la figa mentre con le dita di una mano giocava con i suoi capezzoli.
Lei gemeva godendosi il momento e cercava inutilmente di muoversi.
Dentro di me c’erano un insieme di emozioni contrastanti: volevo vedere fino a dove saremmo riusciti a spingerci, avevo paura lei potesse accorgersi di essere stata offerta ad un altro, ero eccitato dall’idea che fosse l’oggetto del desiderio di un estraneo e allo stesso tempo mi chiedevo se in qualche modo le nostre vite sarebbero cambiate dopo quella sera.

Debora cercava di contorcersi ma era bloccata dalle cinghie, quindi sussurrò qualcosa e mi avvicinai a lei cercando di capire.
Le chiesi di ripetere: “Scopami, scopami forte!”.
La baciai e rivolsi ad Andrea uno sguardo di consenso.
Lui strusciò la sua cappella lucida sul basso ventre di Debbi, poi con una mano lo accompagnò dentro la sua figa umida e fu accolto da un sonoro: “Si!” che sembrò rimbombare nella stanza.
Era fatta, non potevo più tornare indietro ormai.

Andrea la penetrò con decisione per un tempo che a me sembrò eterno.
Nei giorni della preparazione alla serata gli avevo spiegato quali fossero alcune regole che dovevano assolutamente essere rispettate: no pelo su parti intime, no pipì addosso, no botte, no anale.
Gli avevo anche detto che avrebbe dovuto comportarsi con lei come fosse la sua ragazza, senza farsi quindi problemi a baciarla o darle piacere.
Lui aveva preso seriamente la cosa ed ero quasi geloso guardando come i due fossero sudati e se la stessero spassando sotto i miei occhi, tra i reciproci godimenti, le sue mani che non mollavano la presa stringendole i seni e la lingua che continuava a martoriare i turgidi capezzoli di Debbi.

Da incosciente decisi di rischiare, forse spinto dalla curiosità di scoprire quale sarebbe stata la sua reazione.
Si sarebbe arrabbiata e mi avrebbe cacciato di casa o avrebbe abbandonato tutti i suoi tabù lasciandosi andare sotto le nostre mani?
Mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai: “Ricordi quando mi hai detto che ti sarebbe piaciuto vedermi scopare con un’altra e io ti ho risposto che anche a me sarebbe piaciuto vedere te con un altro?”.
La sua espressione di piacere per un attimo sembrò mutare, ora era preoccupata e perplessa.
Le chiesi di nuovo: “Ricordi di avermi detto che per farlo avresti dovuto essere molto ubriaca?”.
Andrea continuava a spingerle il suo cazzo dentro e lei credo non riuscisse a realizzare se le stavo dicendo quelle cose per farla eccitare ancora di più, considerando non poteva vedere cosa attorno stava accadendo.
Dopo qualche istante di esitazione si fece coraggio e mi disse: “C’è qualcun altro qui con noi?”.
Le risposi: “Secondo te?” e senza darle la possibilità di dire altro le misi il mio cazzo davanti alla bocca.
In un primo momento di istinto scostò la testa, non era preparata ad una cosa del genere, poi tirò fuori la lingua quasi volesse assaggiarlo per capire se fosse il mio o di un altro uomo.
Infine aprì la bocca e iniziò a divorarlo facendomi intuire che lo voleva sentire tutto, mentre Andrea dentro la sua figa aveva ripreso a colpire sempre più forte.

Eravamo tutti e tre in estasi e dalle nostre bocche uscivano solo suoni e rumori di un’eccitazione che cresceva sempre più. Nessuno di noi si rivolgeva la parola, era solo sesso porco e selvaggio.
Lui, capendo che non sarebbe durato ancora molto, si scostò per cedermi il posto, quindi invertimmo i nostri ruoli.
Ora io stavo scopando Debbi e lui si godeva un sonoro pompino, sempre più bagnato di umori e saliva.
La sua figa era diventata un lago, lui non le era venuto dentro ma sentivo il mio cazzo sguazzarle all’interno come fosse stata riempita di un lubrificante caldo.

Quella sensazione e tutta quella situazione che si era creata non mi fecero durare oltre e urlai a Debora che non potevo più resistere.
Spinsi dentro di lei con la forza che ancora mi rimaneva, quasi volessi farle arrivare il mio sperma in gola attraversandole tutto il corpo.
Andrea non tardò a seguirmi e non fece in tempo a togliersi per finirle sul seno, come mi aveva detto avrebbe voluto fare dopo aver visto alcune sue foto in costume da bagno, ma le riempì la bocca.
La smorfia di Debbi sembrò quasi di disgusto, era una cosa che non aveva mai provato, ma ingoiò quasi tutto il liquido che lui le aveva riversato in gola.

Lei rimase legata al letto e sospirò, esausta ma soddisfatta.
Io le sedetti accanto e le accarezzai il viso mentre lui si avviò verso la porta di ingresso per recuperare i suoi vestiti.
Indossai un paio di pantaloni e una maglietta e gli andai dietro per aprire la porta, lui prima di uscire si voltò per ringraziarmi e io risposi: “Grazie a te”.
Tornai in camera da letto e mi accorsi che Debora aveva preso sonno, quindi le slegai prima le caviglie e poi i polsi, le tolsi la mascherina e facendo questo gesto lei socchiuse gli occhi e se li stropicciò con le mani indolenzite, poi mi buttò le braccia al collo e mi baciò con la bocca ancora sporca del seme di quello che era stato il mio complice.

“Sai che da sobria non l’avrei mai fatto, non ti chiederò nulla e ti prego di fare lo stesso”.
Disse questo lasciandomi capire che il solo parlarne le avrebbe creato un forte imbarazzo.
Rispettai la sua richiesta, le chiesi solo perché avesse voluto essere ubriaca in quel momento.
Rispose che era l’unico modo per lasciarsi andare e trasformarsi, un po’ come accade ai supereroi quando indossano una maschera.
Trovai divertente quella sua spiegazione e allo stesso tempo provai tenerezza, così la strinsi forte a me e le dissi quanto la amavo.

Con Andrea rimanemmo in contatto e dopo qualche mese organizzammo un altro incontro.
Lei non l’aveva mai visto ed ero curioso di scoprire come sarebbe andata questa volta.
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