Prime Esperienze

Il viaggio


di Membro VIP di Annunci69.it Passioneterna
02.01.2024    |    11.517    |    0 9.6
"Cerco di prenderle il culetto mentre è alla pecorina ma mi ferma..."
Scrivere questo racconto di vita vissuta non è stato facile. Più volte ho iniziato e più volte mi sono fermato Troppi ricordi si sono affollati nella mente, troppe emozioni. Questo in parte spiega quanto il racconto sia lungo pur avendo saltato molti bei passaggi che lo avrebbero fatto diventare ancora più lungo. Ed è per questo che l’ho diviso in più parti.
Si riferisce a un viaggio di lavoro fatto con la mia collega, Marina in Svizzera.

PROLOGO
Da circa un anno Marina era stata assunta in azienda. Una trentenne con spiccato accento milanese che tradiva le sue origini meridionali col suo bel colorito mediterraneo, capelli neri lisci alle spalle, occhi nocciola, fisico asciutto ma non magra con uno splendido paio di gambe e un culo ancor più splendido che sapeva valorizzare con gonne abbondantemente sopra il ginocchio ma non mini e sempre aderentissime. Ricordava in po’ la Demi Moore del cinema
Con lei era iniziata da subito una amicizia complice che spesso si manifestava con reciproche “battutine” erotiche mai volgari. Ci piaceva giocare al gatto e il topo in cui entrambe ci divertivamo a scambiare il ruolo gatto/topo.
Ogni occasione era buona per andare a bere il caffè insieme alla macchinetta. Ormai anche i muri avevano capito il nostro rapporto “speciale” …
Laureata in lingue era un po’ un jolly dividendosi tra l’Amministratore Delegato e i vari responsabili per i quali organizzava viaggi, prenotazioni aeree e di alberghi, autonoleggi eccetera, (eravamo tutti sovente in giro per l'Europa).
Spesso veniva nel mio ufficio e, dopo aver chiuso la porta si metteva ad armeggiare nel mio armadio con la scusa di mettere ordine nella confusione che regnava sovrana e in cui ancor oggi sono maestro. Il più delle volte con il culo rivolto a me si era già beccata un pizzicotto su una chiappa. Pizzicotto andato a vuoto a causa della gonna così aderente che non aveva reso possibile l'afferrarlo.
Un pomeriggio di fine giugno mi chiama l'A.D. per dirmi che sarei dovuto andare a Zurigo per incontrare i tecnici della azienda con cui si stava da tempo ipotizzando una fusione.
“Come sa l’ipotesi di fusione sta andando avanti, ora occorre verificare i loro processi di progettazione e produzione, dovrà fare lei una analisi. Sono già stato là 2 volte con il direttore commerciale, ho però notato che durante le riunioni alcuni di loro si sono messi a parlare lungamente con il vicino in tedesco guardandoci anziché inglese tagliandoci fuori dai loro ragionamenti. La cosa non mi è piaciuta. Marina verrà con lei e senza dire che sa il tedesco, annoterà tutto quello che si diranno in quella lingua fingendosi sua collaboratrice…”
Chiamo Marina e gli dico di organizzare il viaggio che sarà in macchina visto la grande quantità di documenti e campioni da portare con noi.

IL VIAGGIO E L’INCONTRO
Lunedì mattina, ore 5; passo a prenderla a casa, esce con un paio di scarpe basse come sempre porta, e come di solito indossa una delle sue gonne a tubino in pelle oltre a una camicetta morbida bianca; sembra una ragazza di 23 anni e non di più…
Iniziato il viaggio gli dico di sdraiarsi pure sul sedile, bastavo io ad annoiarmi alla guida visti i limiti di velocità svizzeri. Così fa e negli scossoni della strada il suo corpo scivola piano piano sul sedile, la gonna si alza un po' e… io mi godo lo spettacolo di quelle gambe.
Arrivati a Zurigo non perdiamo tempo e ci mettiamo subito in riunione al tavolone in cristallo di quella sala fino a quando, dopo un velocissimo pasto a base di toast, arriviamo a sera.
In albergo mentre ceniamo vengo aggiornato sulle cose dette in tedesco, ne rimango colpito ma non più di tanto, conosco gli svizzeri…
Il giorno successivo; visita agli impianti produttivi con il solito codazzo che parlotta in tedesco. Marina annota tutto in modo indifferente. Dopo un pranzo lungo e noioso alle 16 circa di riparte per l’Italia.
Durante il viaggio si parla un po' di lavoro e un po' ci si diverte stuzzicandoci a vicenda: a volte faccio il gatto e a volte mi tocca la parte del topo…
“Hai visto come ti guardava le gambe attraverso il vetro del tavolone il ciccione pelato e sudaticcio che avevi di fronte?” e lei “Si, l’ho notato, pensavo che a un certo punto sarebbe caduto sotto il tavolo…!”
“Io credo stesse cercando di capire se indossi autoreggenti o reggicalze. Se me lo avesse chiesto gli avrei detto che hai le autoreggenti. Il reggicalze lo metti solo d’inverno quando le gonne sono più spesse”
“E tu come fai a saperlo???”
“Lascai fare a me” rispondo sogghignando
“Fare cosa, che non sei nemmeno riuscito a pizzicarmi il culo!”
Così andava il viaggio di ritorno fino a quando poco prima del Gottardo vedo un furgone del servizio autostradale che segnala rallentamenti per incidente.
Più avanti c’è un autogrill, mi ci fiondo. Lei chiede in tedesco agli altri automobilisti già fermi cosa succede e gli dicono che sotto il tunnel un camionista, forse colto da stanchezza aveva urtato la parete intraversandosi e perdendo parte del carico.
“Siamo fregati, il viaggio è ancora lungo, non arriveremo a Milano che a notte fonda! Facciamo il passo e guadagniamo tempo”
Riparto ed esco alla prima proprio quando iniziavo a vedere la coda in lontananza.
Peccato che la stessa idea l’avessero avuta anche altri. Risultato: salita al Gottardo che pareva un lento pellegrinaggio a Lourdes. Poco prima di arrivare in cima vedo una tipica Guest house svizzera.
“Mi devo fermare, devo bere qualcosa che mi tenga sveglio!” e ci fermiamo.
Una tazza di brodaglia, (leggasi caffè...) al Ginseng, una fetta di torta e un’idea, “Domando se hanno un paio di camere libere e ripartiamo domani mattina, ti va?” gli chiedo. “Lo stavo pensando anche io…” la sua risposta.
Così va lei al bancone, si informa in Krukko e torna con la richiesta del mio documento, segno che le camere ci sono.

LA SERATA E LA NOTTE
Ognuno si infila nella propria camera per una bella doccia con appuntamento in sala pranzo per le 19,30.
A cena uno bello stinco di maiale e una richiesta che faccio in separata sede al cameriere, che masticava un po' di inglese, di farne uno ben cotto e con poco intingolo per la signora, che a lei piace così…dico, e una bottiglia di vino ITALIANO, (che è meglio…). Durante la cena tante chiacchere, tante battute sexy ambigue come lo erano spesso tra noi, una grappa svizzera per entrambe e poi ancora un’altra.
Prima delle 22, ultimi ancora a tavola, ci alziamo per tornare alle camere, il suo passo non è quello solito spedito, la abbraccio per darle sostegno e così saliamo la scala in legno. Le camere sono adiacenti. Le apro la porta e intanto lei si appoggia con la schiena e il capo alla parete dove appoggio le mie braccia ai lati del suo viso, le bacio la fronte e poi giù passando dalla punta del nasino fino a baciarle le labbra. Non può scapparmi! Dopo un timido tentativo di fuga si lascia baciare. “Sai di grappa” mi dice, rispondo “Sai di grappa anche tu e non solo di quella,” “Di cosa so?”, replica e io, “Te lo dico domani”
Un istante dopo sfilandosi da sotto le mie braccia è già fuggita in camera. Attraverso la porta che non tento di bloccare gli dico, “Se ti serve o magari vuoi qualcosa la mia porta per te è aperta, sempre”.
Entrato nella mia camera mi spoglio restando con i soli slip come mio solito, mi siedo di lato sul letto a gambe incrociate pensando alla opportunità persa di far vedere una volta per tutte chi è il gatto!
Passano però solo un paio di minuiti e lei senza bussare entra, vestita, senza scarpe. “Mi si è impigliata la camicetta nella cerniera della gonna, mi aiuti?” “Sono a tua totale disposizione!” rispondo
Io seduto sul letto che armeggio sulla sua gonna e la sua BENEDETTA cerniera e le i in piedi di fronte a me.
Provo a farle credere di mettercela tutta per sbloccarla poi dico “Se non passo con una mano di sotto staremo qui tutta la notte” e così dicendo infilo una mano sotto la gonna, “Senti senti, allora avevo ragione, hai le autoreggenti!”
Intanto che ravano sento il suo respiro farsi sempre più affannoso, poi la gonna si sblocca e cade ai suoi piedi. Con la camicetta già slacciata nel tentativo di rendere più facile il distacco dalla gonna me la vedo praticamente nuda con la sua passera che già aveva parzialmente bagnato la striminzita mutandina giusto davanti al mio viso. Non resisto più; gliele lecco, lei mi spinge via e io finisco schiena sul materasso. Penso: mi è andata male! Ma no, Marina mi salta addosso prendendosi tutta la mia bocca lingua compresa e con una mano si infila nei miei slip; il gatto è lei e io il topo! Ma va benissimo anche così!
La giro sotto di me mentre le tolgo le mutandine, poi scendo lentamente dal viso alla passerina passando da quegli splendidi capezzoli scuri, duri e sporgenti che succhio e mordicchio e mentre inarca la schiena arrivato al capolinea gliela lecco tutta. Ha un sapore meraviglioso mentre dimenandosi piega e allarga le gambe. “Girati sopra di me” dice con voce rotta. Vuole fare un 69; non chiedo di meglio!
Dopo qualche minuto torniamo viso a viso, la penetro lentamente fino in fondo e inizia il balletto, devo tenergli una mano appoggiata alla bocca per cercare di azzittire i suoi mugolii ma il vecchio letto con il suo cadenzato cigolio non aiuta a far passare inascoltato il nostro amplesso.
Passiamo così in 3 repliche tutta la notte e in tutte le pose che conoscevamo: la più bella che ricordo è stata lei a cavallo su di me che va su e giù, avanti e indietro facendo ballare quelle splendide tettine. Cerco di prenderle il culetto mentre è alla pecorina ma mi ferma. “La prossima volta” dice, “Non sono pulita, non le la aspettavo…”

IL RIENTRO
Sono ormai già le 9,30 del mattino, ce la siamo presa con comodo, del resto dopo una notte così..., il gestore del locale mi guarda con un mezzo risolino mentre pago...
Saliti in macchina: silenzio, nessuno parla poi, d’un tratto dice “Scappiamo insieme dai”. Rispondo davvero dispiaciuto che mi piacerebbe tantissimo ma siamo entrambe sposati e con figli; per rispetto a loro e non certo al "tuo cornuto e alla mia cornuta" non lo possiamo fare…
“Spero presto in un prossimo viaggio, insieme, così potrai farti trovare pulita anche la…”
Purtroppo altri viaggi insieme non ne abbiamo più fatti, peccato, ma forse è stato meglio così. Un altro viaggio ci avrebbe davvero fatto correre il rischio di distruggere due famiglie.
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