Prime Esperienze

Temporale


di AndreaCork
24.09.2020    |    1.697    |    1 8.7
"Decisa a farlo impazzire lo pungolò, iniziando a giocare come il gatto col topo: puntò un piede verso di lui..."
“Che cazzo fai?” disse il ragazzo.
“Eh volevo sentire se ce l’avevi davvero duro come dicevi...”
Sonia tastava il pene durissimo del ragazzo a letto con lei. Era suo nipote. Lo massaggiava sopra i boxer. Si divertiva a stuzzicarlo e a farlo impazzire. Era strano come si divertisse a torturare quel ragazzo di poco più di diciotto anni. Lei, che ne aveva più di quaranta, e ormai più vicina alla decina dei cinquanta. E che si era sempre reputata così seria: stava facendo una sega a suo nipote. Impossibile. Eppure, era proprio lei… con la vagina bagnatissima e una voglia matta di accogliere in sè quella verga che pulsava nel buio nell’incavo della sua mano.
Un nipote che viveva lontano, che non vedeva regolarmente se non una volta l’anno. E quella volta si erano trovati a casa da soli. I genitori di lui sarebbero arrivati solo il giorno dopo. E lui li aveva anticipati per le ferie estive. Non era una giornata calda, era sconsigliabile cercare di passarla al mare. L’estate stava lasciando il posto alle prime giornate uggiose e il sole non era più caldo come alcune settimane prima. Ma quella sera sembrava avesse deciso di ricordare a tutti che l’autunno doveva ancora aspettare, regalando loro un temporale spaventoso. Di quelli che solo l’estate sa far vedere.




Avevano trascorso la giornata in casa. E lei lo aveva beccato sul fatto. Con la scusa di fare una doccia si era appartato in bagno e l’aveva lasciata sola. Portandogli gli asciugamani, dal vetro smerigliato del bagno Sonia vide strani movimenti. Lo scroscìo dell’acqua del box doccia copriva il suono ei passi di lei, e si vedevano i movimenti della sagoma confusa del ragazzo vicino al lavandino sotto lo specchio. Ancheggiava avanti e indietro. Cosa stava combinando? Socchiuse piano la porta e lo vide chiaramente. Col cazzo durissimo, le scopava le ciabatte da casa, quelle di sughero e cuoio. Non sapeva se ridere o arrabbiarsi. Questa doveva ancora capitarle. Le era già capitato di incontrare un feticista sulla sua strada, ma mai e poi mai avrebbe pensato di trovarne uno in suo nipote. Però doveva ammettere che aveva un gran bel cazzo. Se scopava le donne come scopava le sue ciabatte… no alt!!! Lei non doveva fare certi pensieri!!! Era suo nipote!!! Ok era un nipote acquisito, ma era suo nipote!!! Eppure… a vedere come annusava e le scopava le ciabatte… come si masturbava, e… cazzo!!! Come le riempiva di sperma… a vedere quel gioco assurdo si bagnò. Chiuse la porta senza farsi sentire e si allontanò sconvolta dalla perversa eccitazione che provava in quel momento.
Attese che il ragazzo entrasse in doccia e si fece sentire.
“Ti ho portato gli asciugamani!!! Entro un attimo!!!” urlò.
“Entra zia, grazie!!!”: cercò di non guardare in direzione del box semi trasparente, ma vide chiaramente le sue ciabatte per terra. Una era chiaramente umida di sperma, per quanto lui avesse cercato di ripulire le tracce del misfatto. Uscì dal bagno. Doveva correre in camera sua. Si sdraiò sul letto, la mano si infilò nelle culottes. Ora doveva assolutamente godere. Iniziò a masturbarsi. Chiuse gli occhi. Vedeva il cazzo perfetto di suo nipote. Se lo vedeva puntato sul viso. Se lo sentiva in bocca. Lo vedeva che la penetrava e la faceva godere riempiendola di quella sua durezza, tipica dei ragazzi della sua età. Era sconvolta da quella eccitazione. Il suo bacino si inarcava sul letto. No… la mano era troppo poco. Aprì il cassetto e prese il vibratore che le aveva regalato il suo amico. Lo infilò… ahhh… ora sì che andava bene… entrò in lei liscio come l’olio da quanto era bagnata. E ancora vedeva suo nipote e il suo giovane corpo sopra di lei. Lui la toccava. La baciava. La esplorava con le mani. Prendeva confidenza con il suo corpo. E lei gli insegnava come voleva essere toccata e baciata… eccolo l’orgasmo… immaginando sempre il nipote che godeva di lei. Le scosse dal basso ventre percorrevano ogni fibra del suo corpo e la torturavano piacevolmente, lasciandola, dopo il culmine, senza respiro per alcuni secondi. Qualcosa scattò in lei.
“Maledetto...” pensò quando si riprese. “Ora mi diverto io con te, così impari...”
Si sarebbe divertita per bene con quel ragazzino. Lo avrebbe cotto a puntino, e lo avrebbe avuto.
Si ricompose in fretta. Attese che uscisse al bagno e lo raggiunse in camera sua, entrando apposta senza bussare. Per un attimo lo vide nudo, prima che lui si coprisse: lei fece finta di niente. Anche a riposo, il suo cazzo era bellissimo, con il glande esposto che puntava a terra. E non solo quello. Anche il fisico non scherzava per niente.
“Questa sera andiamo in pizzeria, ok?” disse lei.
Lui, imbarazzato per essere stato visto nudo dalla zia, ebbe appena il tempo di rispondere, prima che lei si richiudesse la porta alle spalle:
“Ok, va bene...” facendo segno di sì con la testa.
“Muoviti a prepararti, che ho fame...” disse lei da dietro la porta. Non aveva molta fame in realtà, e avevano tempo. Lei aveva tempo. Tutto il tempo che voleva, per rendersi appetibile. Anche se aveva capito benissimo di non avere alcun bisogno di calcare la mano per conquistare quel piccolo maledetto segaiolo impudente. Si lavò, si truccò, mise lo smalto più rosso che aveva; scelse con cura l’intimo nero di pizzo, perfetto per il suo piano. Indossò un tubino nero aderente che le disegnava i fianchi e i seni alla perfezione. Ai piedi indossò dei sandali col tacco tipo sabot, che durante la serata avrebbe potuto sfilare senza usare le mani.
Si guardò allo specchio: fece una giravolta e si fece i complimenti da sola… quasi cinquant’anni e non sentirli. Uscì dalla stanza e lo trovò ad aspettarla seduto in salotto: diciottenne, ma sapeva come vestirsi. Niente tamarrate, niente capi da ragazzino. Jeans, scarpe sportive leggere e camicia con le maniche arrotolate, riempita alla perfezione dal suo fisico asciutto. Perfetto. Dimostrava dieci anni di maturità in più. Proprio carino, il piccoletto, pensò.
Lui la guardò ammirato, percorrendo con gli occhi le lunghe gambe, soffermandosi sui piedi.
“Ovvio…” pensò Sonia.
“Però zia!!! E che bene che stai!!!” si lasciò sfuggire lui. Lei incassò il complimento con un pizzico di civetteria, notantdo il rossore per l’imbarazzo affluire sul volto di lui per quel complimento di cui intimamente si era già pentito.
“Vado bene, dici?” chiese lei.
“Oh sì!!!” disse lui. “Bei sandali...” sussurrò poi.
Sapeva di avere osato molto, e di essersi scoperto, forse un po' stupidamente, facendo quell’apprezzamento sui sandali di lei.
Decisa a farlo impazzire lo pungolò, iniziando a giocare come il gatto col topo: puntò un piede verso di lui.
“Ah ti piacciono? Grazie!!!”
Lui iniziava a sentirsi imbarazzato: nonostante fosse un bel tipino, non era ancora molto esperto e non si era mai confrontato con una donna di più vecchia di lei. Non aveva capito di essere diventato una preda, non aveva alcun sospetto dei piani di sua zia. Si sentiva solo stupido per quel complimento imprudente che gli era scappato e cercò di cambiare discorso.
Tossicchiò nervoso e biascicò solamente un timido:
“Andiamo, zia?”
Sonia si fece seguire fino all’auto, dandogli modo di ammirarle il sedere ben disegnato dall’abito. Guidando stette in silenzio e gli sorrideva, notando lo sguardo di lui indeciso se posarsi sul suo seno o sulle gambe. E ancora lui credeva che i sorrisi di lei fossero solo normali sorrisi di zia. Ma avrebbe voluto così tanto allungare le mani verso quelle gambe… quanto lo avrebbe voluto!!! E il suo cazzo… pulsava nei boxer, era durissimo, non vedeva l’ora di arrivare a destinazione per rifugiarsi in bagno e sistemarsi un attimo.
Si fermarono in un bar vicino a casa di lei per un aperitivo. Seduti al tavolino, lei accavallò le gambe e gli puntò nuovamente un piede verso il viso. Il sandalo piano piano iniziò a sfilarsi e a dondolare seguendo il movimento della gamba di Sonia, che non mancò di notare l’imbarazzo del ragazzo: chiaramente non voleva perdersi lo spettacolo, tentando però al tempo stesso di non farsi notare dalla zia. Purtroppo per lui, lei sapeva come trattare gli amanti dei piedi. E sempre purtroppo per lui, lei aveva sempre avuto la mania di giocare con le scarpe e le ciabatte: lo faceva senza nemmeno rendersene conto. Ma quella sera era ben conscia di cosa stava facendo. Con molta malizia in più, avrebbe lasciato che la sua abitudine di dondolare le gambe e le scarpe fosse libera di fluire. Ai danni di quel nipote imbarazzato ed eccitato. O a suo beneficio. E a beneficio di lei. E del suo desiderio che sentiva riempirle di umori la vagina. Come lui, chiacchierando con lei, sentiva sempre il pene durissimo.
Chiacchieravano di cose normalissime, lei lo riempiva di domande sulla sua vita. Non aveva una ragazza fissa, giocava a baseball nella squadretta del suo paese. Uno sport che non gli dava alcuna soddisfazione economica ma che lui prendeva molto seriamente. Sì, la scuola andava bene e una volta finito il quinto anno si sarebbe iscritto all’università anche se ancora non aveva deciso a quale facoltà.
Furono interrotti da un paio di amici di lei, che si fermarono a salutarla per qualche minuto. Lei fece le presentazioni e lui rimase un po' scocciato da quell’interruzione. Era imbarazzato ed eccitato, ma voleva godersi ogni minuto in compagnia di Sonia. Durante la conversazione con i suoi amici, lei non mancò di farlo impazzire accavallando le gambe di continuo, regalandogli spesso la possibilità di intravvedere nel suo interno coscia. La visuale delle mutandine sei trasparenti lo mandò in estasi totale al punto da non riuscire più a distinguere una parola di quanto veniva detto tra lei lei e i suoi amici. Lei invitò i due a sedersi con loro, invito che fu prontamente accettato. Lui non prese di buon grado la cosa, ma fece buon viso a cattivo gioco, limitandosi a partecipare a monosillabi ai discorsi dei tre e a continuare a osservare le gambe della zia.
Fu quando i due se ne andarono che lei lo spiazzò:
“Di solito gli uomini non notano mai le scarpe di una donna… hai buon gusto...” e dicendo così, accentuò il movimento della gamba. Lasciò cadere il sandalo a terra. Lui trasalì nel vedere il piede nudo di lei. E si tradì nuovamente, non resistendo all’impulso di aiutarla, chinandosi a raccogliere la scarpa. Ma non fu abbastanza veloce perché in un attimo lei aveva già risolto la cosa reinfilando velocissimamente il sandalo. Togliendogli l’opportunità di toccare con mano l’oggetto dei suoi desideri.
“Cazzo...” pensò lui, completamente preso da Sonia.
“Eh no ciccy… qui comando io… e i miei piedi li avrai quando lo decido io...” pensò invece lei.
Lui cercò di non rispondere al commento di Sonia, sviando il discorso e tornando a parlare di scuola e di università.
“Timidone...” pensò lei. E dentro rideva come una matta. Era già cotto. Si sarebbe tranquillamente potuto saltare la cena e andare dritti a casa. Ma i giochi erano appena iniziati. Arrivarono alla pizzeria e lei ne approfittò ancora per farsi ammirare il fondoschiena dal nipote. Voleva farlo impazzire, ma ormai ammetteva a se stessa che era lei quella che stava impazzendo di desiderio. Era inutile che si raccontasse cazzate, che pensasse di non avere fretta: aveva una voglia matta di quel ragazzo e sentirsi addosso il suo sguardo la faceva quasi tremare dal desiderio. Come aveva invitato i due suoi amici a sedersi durante l’aperitivo proprio per infastidire di proposito il ragazzo. Però al tempo stesso voleva che le cose fossero fatte bene, e che fosse una serata da ricordare. Quindi sì, alla fine non aveva intenzione di correre e lo avrebbe sedotto un po' alla volta. Piano piano. Ma cazzo, quanto le piaceva sentirsi desiderata da quel ragazzo…
Appena si sedettero al tavolo lo stuzzicò ancora.
“Scusa ma questi tacchi li devo togliere… sono bellissimi ma scomodi, anche se non tanto alti… mi torturano dopo un po', sai?”
Ancora visibile imbarazzo e un altro cambio di discorso da parte di lui. Ordinarono le pizze e lui le chiese chi fossero quei due.
“Quello con i capelli un po' lunghi è un vecchio amico, eravamo a scuola insieme. L’altro...”
“Il tuo amante?” osò lui ridacchiando, per averla sentita esitare.
Beccata. E stuzzicata. Piacevolmente, per quell’inaspettato triangolo che si stava creando.
“Beh… sì...” ammise. Lui non battè ciglio. Anche se dentro era sconvolto di gelosia ed eccitazione, non lo diede minimamente a vedere. Immaginava quel tipo con la testa rasata che cavalcava sua zia, che se la godeva e vedeva la bocca di lei sul cazzo duro di lui, prima di accoglierlo dentro di sé. E si chiese se anche lui aveva la passione per quei piedi, se avrebbe avuto il buon gusto di adorarli come avrebbe fatto lui se ne avesse avuto la possibilità.
Continuarono a chiacchierare come se nulla fosse, finché lei non propose di andare in centro per un gelato.
“Volentieri!!!” disse il ragazzo. Arrivarono in centro al paese, e la zia parcheggiò vicino al canale dove erano ormeggiate le barche dei pescatori, pronte a prendere il largo per una giornata di lavoro. Si diresse verso il bagagliaio dell’auto e ne estrasse un paio di ciabattine infradito di pelle nera.
“Eh scusa, ok ti piacevano i tacchi, ma per passeggiare devo mettere queste o sono morta...”: buttò per terra le infradito e in un attimo le infilò. Lui ammirava lo show senza dire una parola, e la voglia di baciare quei piedi che lo lasciava senza respiro.
“Ohhh… ora va mooolto meglio!!!” disse la zia: assestandosi alzando e abbassando i talloni, lo prese sottobraccio per condurlo alla gelateria. Sedettero su una panchina vicino agli stabilimenti balneari, ammirando il mare. Il vento si alzava e alcuni lampi illuminavano le nubi in lontananza.
“Conviene tornare, sai?” disse lei. Vivendo in quei luoghi aveva imparato a conoscere i mutamenti del tempo, anche a seconda dell’odore del vento che tirava.
“Ok, va bene, torniamo!!!” disse, sperando che lei non avesse avuto voglia di andare subito a letto a dormire: aveva voglia di parlare ancora con lei, di ammirarla... avrebbe voluto proporsi discretamente come amante, anche se sapeva bene in cuor suo che non ne avrebbe mai avuto davvero il coraggio: mettersi in competizione con quel suo amico che aveva conosciuto poche ore prima… no no no no no no no no!!! Come avrebbe potuto, lui…? Ma quanto gli sarebbe piaciuto…
Si avviarono all’auto mentre i turisti in tutta fretta abbandonavano panchine e tavolini nei locali per rifugiarsi all’interno di bar e alberghi. Sotto le prime gocce enormi di pioggia lei guidò sicura e veloce fino a parcheggiare l’auto sotto casa. Corsero dentro e fecero in tempo prima che il temporale iniziasse a infuriare davvero.
“Ufff!!! Per un attimo!!!” disse lei, entrando al riparo. Non si erano bagnati. Non avebbero avuto bisogno di cambiarsi e di spogliarsi, nessuno stereotipo da film di serie b lo aspettava per potercisi aggrappare. La zia si mise sul divano e lui salì in camera sua per mettersi comodo. Ne discese vestito con pantaloncini corti e t-shirt:in casa faceva caldo e lui non aveva bisogno di fare il sexy, tanto... sua zia non lo avrebbe mai degnato di uno sguardo.
“Mi fai un favore?” chiese lei.
“Dimmi...”
“Vai su in camera mia e chiudi le imposte per favore? E già che ci sei mi porti giù le ciabatte che ci sono ai piedi del letto…?”
“Eh…??? Certo… certamente!!!”
“Non hai finito di essere cucinato, mio caro...” pensò lei, ben sapendo di aver lasciato sul letto le sue mutandine in bella vista. Mutandine che lui notò immediatamente. Quando scese portava le ciabatte di Sonia in mano e gliele portò. In quel momento si sentiva un po' un cagnolino cui era appena stato insegnato un giochetto, ed era ben felice di prestarsi a quel piccolo capriccio di sua zia.
Lei tese una gamba verso di lui.
“Dai mettimele tu che sono stancaaa!!!” disse, piagnucolando volutamente ed esageratamente, bagnatissima al pensiero di essere toccata da lui.
Lui trasalì. Aveva occasione di toccarle i piedi!!! Non ci credeva!!! E non se lo fece ripetere: si mise in ginocchio di fronte a lei e le sfilò le infradito, poi una alla volta le infilò le stesse ciabatte che le aveva scopato quel pomeriggio. Aveva il cazzo durissimo e con i pantaloncini di tessuto morbido gli era impossibile nasconderlo. Sonia notò l’eccitazione del ragazzo, ma stavolta non fece nulla per metterlo in imbarazzo ma si limitò a giocare con le ciabatte per tutto il tempo che lui stette sul divano vicino a lei: sapeva che il momento in cui lo avrebbe avuto era vicino. Appoggiò i piedi sul divano, tenendoli appositamente lontano da lui, ma approfittando della posa per accentuare la generosa scollatura e regalargli visuali del suo seno contenuto a fatica dall’intimo e dal vestito.
Guardarono un po' la tv, mentre per via del temporale la luce andava e veniva rendendo difficile seguire i programmi. A un certo punto in seguito a un tuono più forte degli altri la luce andò via per parecchi secondi. Stettero fermi nel buio, e lui sentì lei che cambiava posizione, frugando nel pavimento con i piedi.
“Senti, io vado a letto…” disse Sonia quando la luce tornò. Lo salutò con un bacio sulla fronte e una carezza sul braccio, prima di avviarsi ancheggiando verso la sua camera da letto, sempre più bagnata, al pensiero del contatto delle sue labbra sul viso di suo nipote.
“Beh tanto vale che vada a dormire pure io, dato che non si riesce nemmeno a vedere la tv...” disse il ragazzo, con una voglia maledetta di masturbarsi pensando a quella donna che lo stava facendo impazzire.
Sonia si chiuse la porta della camera alle spalle e attese qualche minuto.
Restando solo con i boxer, lui si sdraiò sul letto e lentamente iniziò a masturbarsi pensando a sua zia, al suo seno enorme, ai suoi piedi vissuti ma curati e alla bocca di lei. La voleva sul suo cazzo, quella bocca maledetta. Dio come era duro, come sarebbe stato pronto a prenderla ora… la immaginò con l’amante, a lasciarsi andare in mille prodezze sessuali per prendersi tutto il piacere sessuale che quel corpo meritava. Si toccava lentamente desiderando di avere per sè le ciabatte di quella donna, per infilarvi dentro il cazzo durissimo, per riempirle ancora di sperma, immaginando che quel buco di sughero e pelle fosse la figa della sua adorata zia. Come se fossero la sua bocca da riempire, o quello splendido culo un po' grosso che lo faceva impazzire ogni volta che lei glielo agitva davanti. Le infradito di lei erano rimaste in salotto, non avevano il segno delle dita come le ciabatte che indossava in casa… pensò che si sarebbe potuto accontentare di quelle… ma no, non osava rischiare tanto. Scendere in salotto, rubarle, per poi doverle rimettere al loro posto… e tutto di nascosto… no: non c’era nessuna serratura a proteggerlo, stavolta. E nessuna scusa da accampare se lei lo avesse scoperto… doveva accontentarsi della sua fantasia per masturbarsi nel buio. Un lampo immenso illuminò la stanza, penentrando con la sua luce attraverso le imposte, seguito da un tuono fragorosissimo che fece vibrare i vetri delle finestre, poi attimi in cui si sentivano solo il suono della pioggia e del vento che soffiava furibondo attraverso i rami degli alberi del giardino.
Improvvisamente la porta si aprì e il chiarore del corridoio entrò nella stanza creando una delicata penombra. Di istinto si coprì con il lenzuolo e vide la sagoma della zia sullo stipite della porta.
“Bussare, tu… mai?” disse lui, trovando lo spirito di prendere in giro Sonia.
“Il temporale mi fa paura… vieni a dormire con me?” chiese lei.
“C… cosa?”: in una frazione di secondo aveva perso tutta la sua baldanza. Sorpreso dalla domanda, non aveva notato che nonostante lei dicesse di avere paura del temporale, la sua voce era fin troppo sicura di sé.
“Dai… vieni a dormire di là… fammi compagnia...” disse lei.
“Hmmm… va bene...” rispose lui, maledicendola per averlo interrotto nelle sue fantasie. Si alzò cercando di nascondere l’erezione e indossando i pantaloncini corti. Seguì la zia in camera e la osservò mentre toglieva la vestaglia. Sotto indossava solo un baby doll cortissimo, nero, e le mutandine in tinta. La guardò ipnotizzato togliere le ciabatte e infilarsi sotto le lenzuola. Si coprì e lo invitò a sdraiarsi.
“Beh? Non hai mai visto una donna prepararsi a dormire?” chiese lei, senza alcuna gentilezza.
“No no no no no...”
Capì di essere stata troppo dura, e se voleva metterlo a suo agio per il momento non le conveniva essere troppo imperativa. Cambiò strategia e si fece subito più accomodante.
“Sù… dai, non aver paura!!! Non ti mordo… vieni qui!!!”
Voltandole le spalle si sedette sul bordo del letto e si sdraiò. La voleva prendere… ma alla fine, lo sapeva, non avrebbe mai avuto il coraggio di proporsi a lei. E ancora una volta cercò di nascondere i segni della voglia che aveva facendo delle improbabili acrobazie per sdraiarsi ne letto. Sonia si girò verso di lui e cercò di chiacchierare, virando l’argomento verso ciò che le interessava. Ora sì che era arrivato il momento di giocarsi le sue carte. Senza intimo, il seno era coperto a malapena dal baby doll e muovendosi talvolta un capezzolo fuoriusciva malizioso. Lei se ne curava poco, e con nonchalance si ricopriva.
“Ma allora… me lo dici perché non ce l’hai una ragazza?” chiese, appoggiata sul braccio.
Lui, dapprima a pancia in su, si girò verso di lei.
“Le ragazze della mia età non mi piacciono troppo, ok? Sono stupidine, leggere e… no beh proprio non hanno classe, va bene?” ammise.
“E perché non hanno classe? Cosa vuol dire che non hanno classe…?”
“Ma dai cazzo ma le vedi come si vestono??? Dai zia per favore!!!” rispose lui, sentendosi un po' più sciolto dai modi concilianti di Sonia.
“Dimmelo tu...” rispose lei. Parlando, con i piedi si accarezzava i polpacci, a volte urtandolo lievemente per creare piccoli contatti con lui, che non si ritraeva ma si limitava a fissarle il seno e la bocca.
“Ma dai le vedi... dai!!! Sempre in jeans, scarpe sportive… mai un po' di eleganza, dicono che vogliono stare comode… checcazzo, e intanto io devo guardare quelle più grandi di me che però a me loro non mi guardano, no… loro giustamente non lo vogliono un ragazzino...”: Sonia annuiva ascoltando le parole del nipote, facendogli capire che apprezzava e considerava il suo punto di vista.
“Eh certo una donna più grande sa come vestirsi… sa come porsi, conosce meglio la vita… eh? E fortuna che qualcuno sa apprezzare il fascino della donna matura… vero?” chiese lei pungolandolo. E intanto il discorso si avvicinava sempre di più a quello che voleva lei.
“Insomma… sai… a me piace una donna che sia donna, non che sembri una bambina cresciuta…”
“E quindi è per questo che stasera hai apprezzato tanto i miei sandali?”: prima stoccata. Rossore sul volto di lui. Uno a zero.
“Beh… erano bellissimi...” rispose il ragazzo. Due a zero. Sonia gongolava. Si avvicinò impercettibilmente a lui. Lui, eccitatissimo riusciva a sentire ora l’odore della zia. E scoprì che anche l’odore del suo respiro lo eccitava. L’erezione in lui era ormai prepotente e spingeva attraverso i boxer e i pantaloncini. Sonia capiva benissimo quanto fosse sotto pressione il ragazzo, per quanto ingenuamente divertito da tutta quella situazione: sentiva nell’aria l’eccitazione di lui, mista alla sua che le stava sporcando le mutandine al punto da trapassare il leggero pizzo di cui erano fatte.
“Insomma le ragazze giovani non apprezzano certe attenzioni… non capiscono il gioco nella coppia, ok?”
“Certe attenzioni? Spiegami che sono curiosa adesso...” era attratta ed eccitata dalla maturità dell’approccio di suo nipote a certi argomenti.
“Beh per loro è strano che un ragazzo ami i piedi delle donne ok?”: disse questo come se si fosse liberato di un peso terribile.
Sonia rise e lui si sentì preso in giro.
“Ecco vedi? Alla fine, anche tu ridi...”
“No no no no no no no no!!!” si affrettò a rassicurarlo lei, sottolinenando la cosa con una carezza sul braccio.
“Non rido di te… rido perché… beh sì sono poco furbe le ragazze se non apprezzano certe cose, ma col tempo impareranno ad amarle… vedrai!!! Come dire? Sono gusti, a qualcuno piace… la marmellata… ok? E ad altri la Nutella… ma vedrai, capiranno, e… beh, se ne trovi una cui non piacciono queste cose… o non ne ha mai sentito parlare… beh parlale, falle capire con dolcezza, accompagnala nel tuo mondo…”
“Hmmm… dici?” chiese lui, riflettendo su quanto detto dalla zia.
“Massì vedrai!!! Anche loro magari hanno delle fantasie di cui magari si vergognano un po' perché sembrano strane, fidati!!!” disse ridendo. “Davvero, non farti di questi problemi!!! Le donne… le devi prendere per mano!!! E se ne trovi una che proprio non ne vuol sapere, beh a un certo punto… cambia ragazza!!!”
“Hmmm...” riflettè lui.
“Davvero non c’è nulla di male ad adorare i piedi a una donna!!!”
“Hmmm… ci penserò su, sai?”
Sonia si sistemò ancora sul letto. Un capezzolo uscì ancora dal baby doll, ma questa volta fece finta di nulla.
“Adesso dimmi... è per questo che oggi ti sei masturbato scopando le mie ciabatte?” chiese infine. Colpo finale. La spada del nemico era volata a terra.
Lui abbassò gli occhi. Silenzio. Imbarazzo. Vergogna. Terrore di essere sgridato. Alcune domande gli passarono veloci per la testa: se lei sapeva… se lo aveva visto… se avesse voluto riprenderlo… perché creare tutta quella storia? Perchè portarlo fuori a cena e poi invitarlo a dormire con lei? Perché non riprenderlo subito, sul momento? Cosa doveva rispondere???
“...”
Sonia corrucciò le labbra e socchiuse gli occhi.
“Allora…? È per questo?” disse, tamburellando sul cuscino.
“Scusami zia...”: si vergognava da morire e non aveva il coraggio di guardarla negli occhi, in quel momento.
“Ti piacciono proprio i piedi, eh? Furbetto!!!” disse, facendogli una carezza sul viso: il contatto con la pelle fresca del nipote le procurò un altro fremito fra le gambe. L’imbarazzo di lui la eccitava da impazzire.
“Sì… mi piacciono da morire, ok? Ci vado matto va bene? Ok? Solo a parlare di piedi… beh...”
“Ti viene duro??? Solo a parlarne???” disse lei, facendo finta di essere sorpresa.
Mentre la pioggia cadeva facendo ticchettare le imposte della casa, lui si chiedeva il perché di tutte quelle domande strane da parte di lei. Si vergognava, ma era anche lui eccitatissimo dall’odore di lei, dalla situazione, da quel seno che usciva dal baby doll e che lei non si decideva a rimettere al coperto, dalle gambe di lei che si muovevano sotto il lenzuolo. E anche della sua vergogna, si eccitava.
Un tuono ancora più rumoroso di quelli di prima scosse il cielo. Lei si strinse a lui. Sentì distintamente il cazzo durissimo del nipote. Lo sfiorò timidamente. Lo toccò. Lo accarezzò prima con la punta delle dita, poi con il palmo della mano, fino a sentirne distintamente la forma, la dimensione e la durezza spropositata.
“Che cazzo fai?” disse il ragazzo.
“Eh volevo sentire se ce l’avevi davvero duro come dicevi...”
“Ma!!! Ma!!! Ma!!!” balbettò confuso.
“Dici che a parlare di piedi ti viene duro… vediamo se è come dici...” disse lei. “E… hmmm… beh avevi ragione...” disse, infilando la mano nei pantaloncini.
“Zia...” disse.
“Hai un bel cazzo… le ragazze dovrebbero darteli i piedi per un cazzo così… e senza fare troppe storie… dovrebbero essere loro a pregarti di giocare coi loro piedi in cambio di questo attrezzo...” disse, sentendo la volontà di lui farsi più debole.
Sonia sollevò il lenzuolo lasciando scoperti entrambi e mise i piedi in faccia al ragazzo.
“Dai… prendili...”
Lui era indeciso se assecondarla o ritrarsi e scappare da quella situazione, spaventato da tanta decisione da parte della zia. Ma piano piano iniziò ad annusarli, quei piedi. Li strinse con le mani, accarezzandoli e tenendoli fermi sul suo viso.
“Puzzano?”
Non rispose. Annusò ancora, fortissimo. Leccò i talloni, le piante e le dita.
“Allora? Ti gustano? O… puzzano?”
“Sono buonissimi, zia...” disse, annusando ancora. Sonia sottrasse un piede alla presa del ragazzo e glielo passò prima sul petto e poi sul cazzo che adesso, se possibile, era ancora più duro. Avrebbe detto che aveva la consistenza del marmo. Lo sentiva attraverso i pantaloncini, bello, fiero e duro, pronto a farla godere. E lo voleva. Era troia? Era suo nipote… ok non era nipote di sangue, ed era separata dal marito. Quindi il problema tecnicamente non si poneva. Ma era un ragazzino di appena diciotto anni. Ma lo voleva. Fanculo. Lo voleva a impazzire, e lo avrebbe avuto. E i suoi baci le davano terribili scosse di piacere che dal piede partivano e si dipanavano per tutto il corpo, fino al clitoride. Basta!!! Sarebbe andata avanti, fino in fondo. Accarezzò ancora il cazzo di suo nipote con il piede mentre lui godeva degli odori di lei. Ora entrambi i piedi erano impegnati ad accarezzarlo sul membro, ancora coperto dai pantaloncini.
“Ti piacerebbe che ti facessero così, eh?” chiese.
“Sì… tanto… ma mi piace che sia tu a farmelo, zia… cazzo è bellissimo...”
Sonia non si fermò. Si passò una mano sulle mutandine e sentiva ormai che i suoi umori le trapassavano senza ritegno. Lui aveva il viso estasiato, era completamente fuori controllo.
Sonia cambiò posizione.
“Fai sentire...” disse, sdraiandosi vicino a lui: gli abbassò i pantaloncini e i boxer con uno strattone, a liberargli il cazzo e poterlo tenere per bene in mano. Dio come era massiccio… non era enorme, di sicuro non era grosso come quello del suo amante: quello a volte le faceva anche un po' male, ma questo… beh, questo era semplicemente… perfetto. Per-fet-to!!!
“Uh ma che bel pistolone che hai...” disse.
“Ziah...”
“Ti piace sentire la mia mano…?”
Lui si fece finalmente un po' audace e le toccò un seno, baciandola sulle labbra. Si ritrasse non appena la sentì gemere.
“Scusa, zia...”
“Fallo ancora… dai...” sorrise maliziosa lei. La mano di Sonia si fece più decisa e iniziò a masturbare il ragazzo. Si bagnò le dita di saliva e lo prese ancora in mano; il respiro di lui si fece affannoso, e finalmente la baciò con la decisione che lei cercava. Le loro lingue giocavano mentre la mano di lui si posava sul suo seno, stringendolo e accarezzando con le dita il capezzolo durissimo. Sonia accarezzava il petto del nipote, spingendo con il pube contro il pene eretto. Le mani di lui la esploravano, le sfioravano la schiena, stringevano dolcemente i seni duri: lei impazziva di piacere nel sentire quel ragazzo che con la bocca e le mani la cercava. Fu lei a perdere il controllo quando sentì la bocca di lui baciarle i seni, succhiando e leccando. Ora lui la strusciava con il cazzo duro sulle mutandine senza ritegno mentre si baciavano di continuo.
“Staccati e sdraiati...” fece lei. Lui obbedì, si mise a pancia in su e la lasciò fare. Lei gli tolse del tutto pantaloncini e boxer, liberando quell’arnese di carne che ormai bramava con tutte le sue forze. Si tolse il baby doll mostrandogli chiaramente i seni enormi. Seduta su di lui, si godette lo sguardo di ammirazione del ragazzo. Lo sguardo del suo amante la faceva sentire desiderata, ma niente le aveva mai fatto provare scosse di eccitazione come gli occhi inesperti di suo nipote: un ragazzino fuori controllo sapeva inconsciamente come far sentire bella una donna. E anche dannatamente zoccola. Non sporca, ma zoccola. Strofinava il suo pube sul pene del ragazzo, prendendogli le mani e portandosele ancora sui seni. Il ragazzo ancheggiava su e giù, con gli occhi fissi su di lei. Lei si alzò, tolse le mutandine e si mise di fianco a lui: con piede sul viso del ragazzo e uno sul pene, si divaricò le labbra della vagina, mostrandogliela in tutto il suo bagnato splendore. Si toccò e inarcò la schiena di piacere mentre il nipote ancora annusava le sue dita. Ora lui si masturbava di fronte a lei, che si penetrava con foga.
“TI piace la zia Sonia, eh…?”
“Da morire mi piaci, zia...”
Lei si chinò su di lui e lo prese in bocca. Lo leccò, lo accarezzò con la lingua e con le mani: tenendo la lingua tra i denti, sorrideva mentre faceva impazzire il nipote. E lui non capiva più nulla vedendo il suo sorriso malizioso mentre… che cazzo faceva??? Gli sputava sul cazzo!!! Gli stava lasciando cadere la saliva sul cazzo!!! Sonia teneva la bocca aperta sul suo glande: con una mano lo massaggiava dolcemente e intanto giocava con litri della sua saliva.
“Ziaaahhh!!!”
“Scommetto che le ragazzine della tua età non te lo succhiano così...” disse, quando finalmente si decise a prendere il glande tra le labbra, infilandosi quasi tutta l’asta in bocca. I seni di lei strofinavano un po' sui testicoli e un po' sulle gambe di lui, seguendo ritmicamente il suo lavoro di bocca. Su e giù, su e giù… la testa e la bocca di Sonia lavoravano dolcemente su quel cazzo favoloso. Lui godeva di lei, gustandosi anche la sensazione della saliva che gli bagnava di continuo il cazzo.
“No… non… lo… f… fanno...”
“Adesso fai vedere alla zia come le annusavi le ciabatte oggi in bagno...”
“Come?”
Sonia prese le sue ciabatte e le mise sul letto. Il cazzo di lui pulsava di voglia, muovendosi avanti e indietro in un movimento istintivo che tradiva tutta la voglia di penetrare quella donna.
“Dai!!! Annusale mentre io te lo prendo in bocca...”
Lui fece come la zia gli diceva di fare. Iniziò ad annusare quelle ciabatte che portavano l’odore dei piedi di lei, mentre lei lo torturava passandosi il membro di lui tra i seni.
Lui immaginò quei piedi velati da calze di nylon giocare con quelle ciabatte entrandovi e uscendovi di continuo. E fu allora che mentre lei lo teneva tra le labbra, accarezzandolo con la lingua, godette.
“Zia vengo vengo vengo!!!”: e riempì la bocca di Sonia di sperma. Lei lo guardò con gli occhi sottili, ridotti a due fessure dall’eccitazione, leccando un rivolo di sperma.
“Scusa zia!!! Non volevo!!!” In tutta risposta lei lasciò cadere lo sperma che aveva in bocca sul glande di lui, lo raccolse con la lingua e piano piano lo bevve. Lui strabuzzò gli occhi, sorpreso: certe cose le aveva viste solo nei film porno e mai mai mai avrebbe immaginato che sarebbero potute accadergli!!!
“Hai uno sperma buonissimo… di cosa ti scusi?”
“Alle ragazze della mia età non piace che si venga loro in bocca...”
“Io non sono una ragazza ella tua età… ok?” disse, ripulendo il suo cazzo dalle ultime gocce di sperma. Lo accarezzava e sorrise all’idea che fosse ancora duro come prima.
“Però la zia non è soddisfatta, sai?”
“Come…?”
“Beh tu hai goduto, mai io…? A me non ci pensi?” disse. Si sdraiò e si aprì la vagina.
“Vedi? Lo vedi come è bagnata?”
Lui capì.
“Ah...”
“Non la fai contenta la zia?”
Si avvicinò a lei col viso e la penetrò con un dito. Lei si ritrasse.
“Ahi!!! Devi fare piano… baciala, accarezzala piano...”
“Zia… io...”
“Dai...”
Si avvicinò ancora, sentì l’odore muschiato dell’intimità della zia e fu lui a ritrarsi istintivamente.
“Beh…?”
“Zia… io… sono vergine… non so come si fa, ok?”
“Aaahhh...” disse Sonia. “Ma ti insegno io allora, nessun problema!!!” disse, con fare intraprendente. “Non ci sei abituato, ma ti piacerà in fretta, vedrai!!!”: un po' alla volta insegnò al nipote come toccarla. Dove toccarla. Con quanta forza farlo. Gli insegnò a baciarla. Lui la baciò ovunque, sulla pancia, sulla schiena, sulle braccia, sul collo. Percorse con la bocca tutto il corpo della zia, fino alle gambe e di nuovo ai piedi. Piano piano la leccò, bevve da lei e succhiò il suo clitoride duro. In pochi minuti si era innamorato del gusto della vagina. La tormentava con la bocca, accarezzandole le gambe, e così le regalò un orgasmo. La prima volta che faceva godere una donna!!! Era al settimo cielo, per la felicità di aver fatto godere una donna così speciale. E alla sua prima volta!!!
Sonia si fece penetrare con la mano e gli insegnò come stimolarla sul punto g. Imparava in fretta: se dapprima era impacciato, in pochi minuti imparò a toccarla e… cazzo!!! Anche a farla godere!!! Di nuovo!!! Godeva godeva godeva!!! Lui aveva imparato a toccarla nel punto giusto, lei assecondava i suoi movimenti e godette con uno schizzo di umori che per poco non lo spaventò. Si rilassò sul letto, con il bacino che ancora era percorso dalle scosse di piacere. Lui la guardava mentre lei gli sorrideva contenta. Gli guardava il cazzo, ancora durissimo. Pronto finalmente a penetrare una donna.
Lei si aprì.
“Dai… prendimi… ora...”
Il nipote stava in ginocchio di fronte a lei. Appoggiò il glande tra le labbra di lei. Lei lo prese in mano, se lo strofinò sul clitoride per sentire finalmente il piacere del contatto con il belissimo cazzo del nipote. Chiuse gli occhi e gemette di piacere. Lo tirò dolcemente.
“Entra…”: con un colpo dolce lui la penetrò finalmente. Era dentro di lei. Si chinò a baciarla sulla bocca.
“Ouuuh… ha ha ha... sì… ora… fallo… scopami...” sussurrò lei, ridendo di soddisfazione.
Lui iniziò a muoversi piano, avanti e indietro. Poi più velocemente e più forte. I suoi colpi prendevano vigore man mano che acquisiva sicurezza. Sonia godeva di quel nipote che ora la scopava furiosamente. E vicina a godere, gli poggiò le gambe sulle spalle per sentirlo meglio: la sua vagina faceva il rumore delle infradito nell’acqua da quanto era bagnata. Lui spingeva il suo cazzo dentro di lei fino a farle sentire i testicoli premere sull’ano. Sonia godeva ancora, quanti orgasmi stava provando mentre il nipote esplorava la bocca con la sua lingua? Urlava dal piacere, incitandolo a non fermarsi, orgasmo dopo orgasmo, scossa dopo scossa.
“Zia devo venireee!!! Ancoraaa!!!”
“Vieniii!!! Riempimiii!!!” disse Sonia. E lui godette dentro di lei, riempiendole la vagina di sperma. Si accasciarono sul letto, soddisfatti ed esausti. Lui uscì da lei. Aveva ancora il cazzo duro e pronto a prenderla.
“Bravissimo...” disse lei, mentre un rivolo di sperma le colava dalla vagina.
Lui si sdraiò sul letto. Lei lo accarezzava, ringraziandolo mentalmente per come l’aveva fatta sentire e per il piacere che le aveva dato con il suo inesperto cazzo. Mise le ciabatte e restò sul letto.
“Questa visione te la sei meritata...”: si mise di fianco a lui, e iniziò a pulirgli il pene con la bocca. Lui le accarezzò il culo e la vagina. Le toccò i piedi. La voleva ancora.
Lo fecero un’altra volta. La prese da dietro. Era forse ancora meglio, la sentiva di più. E la visione dell’ano di lei lo mandava in paradiso. La sentì godere ancora mentre sotto i suoi colpi si stimolava il clitoride. E anche lui godette riempiendola ancora di sperma.
“Ti piace la figa della zia, eh?”
“Tantooo tantissimo ziaaa!!!” urlò lui, finendo di godere.
Si sdraiarono ancora. Sonia non tolse le ciabatte.
“Dai, annusa… divertiti, te lo sei meritato...” disse. Lui annusò masturbandosi. Lei lo stuzzicava muovendogli i piedi davanti al viso. Venne ancora, sporcandole proprio i piedi, stavolta. Sonia con un dito ripulì tutto per portarsi alla bocca lo sperma del nipote.
“Hai una sborra davvero buonissima, sai?” disse. Però ora fai dormire la zia, che domani abbiamo ospiti…
Si addormentarono distrutti dal piacere mentre il temporale placava la sua furia. Lui la svegliò annusandole i piedi.
“Maialino...” disse lei. “Dai, vieni in doccia con me… su… che ti lavo...”
Lo fecero ancora, e finirono di prepararsi appena in tempo.
“Ecco l’ex moglie di mio fratello!!!” disse la madre di lui, abbracciandola.
Lei li fece entrare in casa e si mise a preparare il caffè.
“Come si è comportato il mio bambino?” chiese la madre.
Sonia si servì il caffè, si sedette e accavallò le gambe lasciando cadere una ciabatta. “Oh benissimo!!!” disse Sonia. “Ormai è un ometto...”
Fine.
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