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trio

Capitolo chiuso


di Zindo
06.11.2023    |    5.906    |    7 8.9
"In parte era stata contenta di vedere i membri rilassati, perché questo la faceva sentire al sicuro, in parte però si era anche dispiaciuta perché a quel..."
E' inutile cercare un ago in un pagliaio, ma se nel pagliaio un ago c'è è possibile che finisca con il pungere chi non lo cerca.
Una persona in una metropoli come Roma non è forse meno di un ago in un pagliaio, facendo le proporzioni?
Linda certamente non cercava Silvio e non immaginava neppure lontanamente di poterlo incontrare a Roma dove lei stesa si trovava per caso. Era persino convinta di non incontrarlo più, mai, in nessun luogo.
Anzi no, semplicemente non pensava più a lui, l'aveva messo nel dimenticatoio.
Com'è che si dice? Capitolo chiuso?
Per Linda ormai Silvio era “un capitolo chiuso”, neppure un capitolo, Silvio era stato si e no una frase nella sua storia.
Non ricordava neanche il nome.
Infatti quando lo vide, sussultando per la sorpresa, dentro di lei non rimbombò il nome “E' Silvio” ma “E' quello lì!”
“Quello li” era a pochi metri di distanza da lei, stava andando verso di lei con un radioso sorriso stampato sulla bocca e con un passo deciso, come di chi si affretta per raggiungere una persona cara che si vuole abbracciare, che si rivede con piacere.
Lei no; lei appena vide quel volto non ebbe neanche il tempo di mettere a fuoco il tutto, all'istante non ricordò il nome di lui ma riconobbe solo “quello lì” ed ebbe paura.
Non sapeva di cosa, ma ebbe paura.
Ringraziò la sorte che c'erano troppe persone sul marciapiede della stazione Termini della metropolitana e che “quello li” era ostacolato dalla folla nello spostarsi verso di lei, per raggiungerla.
Il convoglio della metro era già lì e lei si affrettò a confondersi nella marea di gente che si precipitava all'interno. Appena dentro però si aggrappò ad una palina di sostegno, la più vicina alla porta, per non lasciarsi spingere all'interno dalla fiumana di passeggeri.
Riuscì a girarsi e guardare fuori. “Quello lì” non c'era più.
Eccolo, lo vide: era salito anche lui, sullo stesso vagone; era giù, in fondo. La guardava, le sorrideva.
Fece appena in tempo a fare due passi indietro, e scendere. Le portiere si chiusero, il treno partì in direzione Laurentina, portandosi via lui, “quello lì”.
Ohhhh! Pericolo scampato!
Pericolo? Quale pericolo?
Ora le sovvenne il nome e, già rilassata sorrise tra se e se , e pensò “Povero Silvio”, ricordando finalmente il nome di “quello lì”.
Ora che il treno l'aveva portato via era più rilassata. In attesa del successivo treno, mentre il marciapiede si ripopolava, lasciò che i ricordi riaffiorassero senza più farle avere ansie o paure.
Nei ricordi la figura predominante però era Pietro, l'uomo che avrebbe voluto scordare ma proprio non ci riusciva.
Pietro: il matto, il senza regole, lo spregiudicato del quale tutti le avevano detto di tenersi alla larga, eppure l'unico che le aveva dato modo di gustare la vita in senso pieno. Una vita senza regole precostituite ma comunque non selvaggia, una vita tenuta nei limiti dei valori umani che la natura stessa deposita negli esseri umani.
“Che ti frega di quello che pensa la gente?” le diceva Pietro “ se non fai del male a nessuno perché dovresti rinunciare a cose che ti piacciono? Perché la gente dice che non è bene? E chi cazzo è la gente per ergersi a giudice del tuo, del mio, del nostro operato? Finché non facciamo del male a nessuno siamo liberi, liberi, liberi...liberi anche di regalare gioia, piacere, godimento ad altri”.

Questo stava dicendole Pietro l'estate di due anni prima, quando erano in vacanza sulla costa Adriatica e, per sfuggire la folla delle spiagge attrezzate, l'aveva portata su una spiaggia ancora allo stato brado, a tre o quattro chilometri da un centro abitato e affollato di turisti, a due o trecento metri dalla foce di un fiume.
Era una zona preservata dalla cementificazione grazie ad una pianta altrove estinta, la porracchia adriatica (Ludwigia Hadriatici per i colti) che lì cresceva ancora e che per la sua salvaguardia alcuni si stavano adoperando per far classificare il territorio come zona naturalistica.
Nel frattempo il tratto di spiaggia tra il territorio dove spontaneamente cresceva la porracchia e il mare era frequentato da nudisti: alcuni naturalisti per passione, altri nudisti esibizionisti o guardoni.

Le stava dicendo queste cose mentre stavano stesi al sole, assolutamente nudi, felici di sentirsi carezzare su ogni millimetro di pelle sia dai raggi caldi del sole che dalla fresca brezza di mare. Lei (un poco imbarazzata dagli sguardi libidinosi di alcuni anziani che andavano avanti e in dietro fissandoli) voleva coprirsi in qualche misura. Lui voleva convincerla a non lasciarsi condizionare da quelle persone.
“Lasciali guardare,-diceva- lascia che godano almeno con gli occhi, tanto poveracci, mi sa che in altro modo non ci riescono più”.
Questo le stava dicendo Pietro, quando lei aveva visto camminare sulla riva un gran figo, giovane, trentenne o giù di li, di statura medio-alta, corporatura atletica, passo sicuro, anche lui vestito come Adamo prima della cacciata dall'Eden e con lo sguardo su di lei, nonostante il panorama offrisse molto altro da guardare.
“Non credo proprio che quello li -aveva detto lei- non riesca a godere in altro modo”
Era destino che lo chiamasse “quello li”: infatti quello era Silvio, ma allora lei il nome non lo sapeva ancora, era la prima volta che si vedevano.
In tutta risposta Pietro, aveva esclamato “ Figo!” come commento e aveva aggiunto “Ecco, con uno così realizzerei volentieri le nostre fantasie di ieri sera”

Le loro fantasie della sera precedente erano state quelle di prendere in considerazione un eventuale diversivo inserendo per una volta nel loro ménage di coppia un terza persona.
Linda aveva esclamato “Ma io pensavo che tu volessi una donna non un uomo”
“In effetti era quello che pensavo ieri sera quando ne parlavamo, ma visto che tu ieri sera rifiutavi anche l'idea del parlarne...proviamo anche a proporre delle varianti...con quello lo faresti?”
“Farei cosa?”
“L'amore a tre”
“Tu sei tutto matto. Ma come osi pensarlo. Neanche lo conosco!”
“Mica ti ci devi fidanzare! Per quello potrei esserci io anche se sono allergico all'idea del matrimonio per ora. Per una trombata devi dire solo se fisicamente ti piace o no”
“Non è male , ma una persona non si giudica solo dall'aspetto fisico, magari è un imbranato e non sa neanche dire due parole in italiano..”
Pietro le aveva detto. “Mica devi parlarci! Basta che sappia dire si o no quando gli faccio la proposta, e poi l'importante non è che sappia parlare ma che sappia scopare”
“Perché tu avresti il coraggio di proporgli una cosa simile?”
“Se a te garba, perché no? Al massimo mi dirà di no, mica vorrà picchiarmi”
“Non ci credo neanche se..”
“Scommetti?”
“Scommetto”
“Cosa?”
“Quello che vuoi!”
“OK, se lui ci sta tu ti fai scopare da me e da lui contemporaneamente”
“Scemo, cerchi tutti gli espedienti per arrivare al mio lato B, ma quella non è la mia parte erogena, non lo avrai mai, fattene una ragione”
“Non tergiversare se no quello si allontana e addio possibilità di fargli la proposta. Se ti va, vado a dirglielo...senza lato B, a spiedino, uno ti prende a pecora e l'altro te lo infila in bocca. Decidi in fretta, prendere o lasciare..cioè..o adesso o quello va troppo lontano e addio occasione”
Convinta che Pietro non avrebbe avuto il coraggio di farlo davvero, lei - sorridendo sorniona- convinta che fosse solo un gioco tra loro due e non una vera proposta aveva detto “Ok, dai, vai a dirglielo se sei capace di farlo davvero”.
Pietro lo aveva fatto. Era partito di corsa, aveva raggiunto il tipo, gli aveva parlato. Linda li aveva osservati da lontano, senza sentire quel che si erano detti, ma vedendoli sorridere prima e poi avviarsi entrambi verso di lei. Anche allora aveva avuto paura senza ben sapere di cosa, ma aveva avuto paura.
Nel vederli avvicinarsi a lei, sorridenti, si era eccitata all'idea di mettere in pratica l'assurda proposta di Pietro e istintivamente lo sguardo era andato sugli attributi sessuali dei due giovani uomini, liberi al vento. In parte era stata contenta di vedere i membri rilassati, perché questo la faceva sentire al sicuro, in parte però si era anche dispiaciuta perché a quel punto la voglia di fare qualche follia stava cominciando ad insinuarsi anche in lei.
Si era sentita in grande disagio, provando un poco di odio per Pietro ed un lieve imbarazzo davanti a “quello lì”, ma i due uomini l'avevano messo subito a suo agio parlando d'altro.
Partirono dalle presentazioni, poi....:
Linda,...
Silvio,...
Pietro...,
"Anche lui è in vacanza qui.., vuoi sdraiarti insieme a noi, uniamo i teli di spugna,..."
"No, non siamo sposati, stiamo insieme perché stiamo bene tra noi ma siamo allergici al matrimonio...
Va bene io sono allergico, lei no, però sa che non deve rompermi se no tronco subito,..tu invece come la pensi?"
Eccetera, eccetera, eccetera fino alle parole di Pietro “Ehi ragazzi piano con il familiarizzare, se no va a finire che si diventa anche amici e quando nasce l'amicizia tutto diventa complicato. Io voglio davvero fare una scopata a tre, senza tante storie e romanticismi, sesso e basta, ..
Linda aveva sgranato gli occhi stupita, Silvio le aveva sorriso e le aveva detto “Mi sa che io non ci riesco, scusatemi, forse non sono pronto..”
Nel momento in cui avrebbe dovuto essere teoricamente felice perché schivava il pericolo, Linda s'era invece dispiaciuta di vedere sfumare una opportunità unica, forse irripetibile, rendendosi conto che per folle che fosse la proposta di Pietro, lei pure voleva viverla, e viverla proprio così, animalescamente, senza romanticismo per mero piacere, sesso e basta.
Si era fatta audace dicendo “Aspetta a dire che non sei capace” ed aveva allungato una mano per toccare, accarezzare, afferrare il membro di Silvio. L'organo aveva smentito il suo possessore guizzando e prendendo volume e consistenza abbastanza velocemente.
Linda, incoraggiata da quella reazione s'era messa di traverso per andare a solleticare il sesso di Silvio anche con delle leccatine e qualche passaggio di labbra,
Il membro si era fatto velocemente ben duro, lei lo aveva pompinato con maestria; per farlo meglio si era messa in ginocchio, tra le gambe divaricate di Silvio, china sul basso ventre di lui e con il sedere all'aria. Pietro subito s'era messo dietro di lei, prima per leccarle l'ano e la figa, poi per passare, aiutandosi con la mano, la punta del cazzo tra le labbra umide della figa e sull'orifizio anale, come se stesse spennellando.
Era stata lei, Linda, una volta arrivata al culmine del desiderio, a prendere con una mano il cazzo di Pietro per indirizzarlo all'interno della sua figa mentre aveva spinto la faccia contro l'inguine di Silvio per prendere il membro di costui fino alle tonsille ed oltre.
Aveva sentito le quattro mani maschili su di lei, correre sui seni e sui fianchi. Si era sentita donna, maiala, zoccola, felice di esserlo.
Avevano fatto sesso consapevoli di essere probabilmente osservati da qualche guardone nascosto tra le canne o le tamerici al limitare dell'arenile, anzi eccitati dall'idea di poter dare spettacolo.
Si accorsero infatti di un vecchio che li spiava. Foorse tra la macchia c'erano altri. Forse lo sperarono e
anche per appagare lo spettatore (o gli spettatori), avevano cambiato più volte posizioni, passando prima alla posizione di un uomo disteso, e lei seduta a spegnimoccolo e l'altro uomo a cosce divaricate, con i piedi ai lati di quello disteso, e il pene nella bocca di Linda e poi a quella con lei distesa con le gambe alzate sulle spalle di un uomo che la trombava e l'altro accovacciato sulla sua faccia per farsi leccare i testicoli. Poi forse anche altre posizioni che non aveva memorizzato, fino a godere prevalentemente nel vedere godere gli altri due, per finire in una corsa verso il mare ed un bagno rilassante, detergente e divertente.
Si erano poi salutati con un “Ciao, ci si vede”
“Lo spero. Venite qui spesso?”
“Qualche volta. E tu?”
“Anche io ogni tanto”
“Allora può darsi che ci si riveda”
“Può darsi”.

Il saluto di separazione era avvenuto con naturalezza.
Dopo un paio d'ore, ripensandoci, Linda aveva cominciato a litigare con Pietro, come se avesse preso coscienza in ritardo della poca normalità di quello che avevano fatto, addossando solo a lui la responsabilità dell'accaduto, negando (mentendo) di essersi divertita.
Forse quello era stato il primo dei litigi tra Linda e Pietro ma ne erano seguiti molti altri, sempre a tempi più ravvicinati, sempre più aspri, per ragioni anche futili, a volte anche senza alcuna ragione.
Non c'era stato alcun motivo infatti la sera del dicembre successivo a quell'estate in cui Pietro era passato a prenderla dal lavoro e appena salita in macchina le aveva chiesto chi fosse quello che era uscito insieme a lei.
“Un nuovo collega”
“Ma non siete tutte femmine voi commesse?”
“Sinora. Si vede che il titolare sta adeguandosi ai tempi e pensa anche a gratificare le signore oltre che i maschietti”
“Perché nel tuo lavoro devi essere accondiscendente con i clienti?”
“Gentile, non accondiscendente”
“Gentile fino a che punto?”
“Sei geloso?”
“No, non mi piace l'espressione che hai fatto rispondendo alle mie domande”
“Senti se hai voglia di litigare scendo e vado a piedi”
“Per me puoi scendere anche subito, mi sono rotto di vederti sempre con il muso quando stai con me e invece sorridi ai clienti, al nuovo collega, a tutti”
“Cambia discorso se no scendo davvero”
“Lo sai come la penso. Puoi scendere se vuoi. Se non ti sto più bene possiamo finirla anche qui, adesso”
“Vuoi la lite?”
“Vuoi sorridermi o scendere?”
Lei era scesa, certa che lui l'avrebbe richiamata come le altre volte “Dai, sali sciocchina, sali, lo sai che ti voglio bene”...già perché solo per riagguantarla si spingeva fino a dirle ti voglio bene. “Ti amo” non l'aveva mai detto.
Quella sera non l'aveva richiamata come sempre. Aveva accelerato ed era andato via, non per finta, non era più tornato in dietro, lasciandola come una cretina ad aspettare i mezzi pubblici.
Con Pietro era finita così anche se si erano rivisti abitando entrambi nella stessa città, ma lui l'aveva sempre evitata, non aveva risposto alle sue telefonate e dopo qualche tempo aveva cambiato anche numero. A qualche amico che aveva cercato di intermediare Pietro aveva detto di lei che era tipo meglio da perdere che da trovare ed era contento di essersene liberato.
Lei no, lei ci aveva messo molto a rassegnarsi, non c'era ancora riuscita del tutto.
La vista di “quello lì”, di Silvio, in un luogo ed un tempo non previsti azzerò tutti gli sforzi fatti per dimenticare Pietro. Silvio sì, era un capitolo chiuso, anzi solo un paragrafo, forse meno. Pietro no. Linda riprese a sperare: se il passato torna quando meno te lo aspetti, come era riaffiorato “quello li”, anche la storia tra lei e Pietro poteva ricominciare.

Arrivò un altro treno. Ci salì senza avere più paura, anzi, coltivando un bel sogno
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