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Il sacro o il profano (parte 2)


di iltopolino
20.05.2022    |    3.164    |    1 8.0
"" Poi una domanda che mi spiazzo' semplicemente perche' proveniente dalla sua bocca: E - "Ma sei un bull?" Sorrisi, cercando di dissimulare..."
"Sono quasi arrivato" scrissi.
Guardai fuori dal finestrino. Il treno decelerava dondolando pigramente sugli scambi e ad ogni cambio di direzione io con lui, seguivo il barcollare lento e piacevole della carrozza. Il treno esauriva la sua corsa e insieme, la mia attesa. Se e' vero che il viaggio che ci e' dato e' interamente immaginario e va dalla vita alla morte, alla mia eta', superati i 40, inizi a voler godere anche dei piccoli particolari. Non ti accontenti piu' del riassunto, vuoi la storia intera e anche cio' che non e' scritto tra le righe. Capisci la differenza tra uno spostamento ed un viaggio.
" Ti aspetto fuori, tanto mi riconosci, occhiali da sole e una macchina blu" lessi.
Quel vagone di seconda classe, con i suoi cigolii, le sue imperfezioni, il suo odore di polvere e metallo rappresentava cio' che avrei voluto fare della mia vita. Avrei evitato gli spostamenti sterili e frenetici della prima classe ed iniziato a godermi il viaggio.
Il treno impegno' uno dei due binari di una piccola stazione, assolata e vuota.
Scesi e mi diressi all'uscita. L'aria calma profumava di campagna e spazi aperti.
Lui era un uomo sulla cinquantina, altezza media, occhiali da sole, jeans e camicia bianca sbottonata sul petto. Lo vidi che ero ancora distante e mi diressi verso la macchina. Lui mi venne incontro per qualche metro, notai che zoppicava. Di certo non gli avrei chiesto nulla riguardo alla sua camminata incerta se non fosse stato lui, qualche minuto dopo, durante il tragitto in macchina verso casa, a raccontarmi di una rovinosa ma fortunata caduta in moto.
Mi fermai davanti a lui, ci stringemmo la mano e sorridemmo entrambi, mi indico' lo sportello del passeggero.
" Prego, la casa e' a dieci minuti da qui. Come e' andato il viaggio?"
Stringendogli la mano gli dissi il mio vero nome. Lui fece lo stesso. Iniziammo, come succede in questi casi, a parlare in modo disteso e rassicurante. Dieci minuti e' il tempo necessario e sufficiente per capire chi hai di fronte.
Parlava in tono scherzoso del loro desiderio di essere osservati durante un rapporto. Questo desiderio aveva preso vita durante le loro scopate quando capitava di scendere in intimita' piu' profonda non solo a livello fisico. Fu lui, mi racconto', a voler organizzare, insistendo piu' volte, a piu' riprese,  per convincere lei. Alla fine lei cedette ed io, in quel momento, sapevo di essere il loro giocattolo, la mia presenza era per loro il realizzarsi di quel piccolo sogno che deviava dal normale rapporto di coppia quel tanto che bastava per sentire nuovamente la fiamma ardere piu' viva.
Gli chiesi in modo diretto del ruolo che avrei interpretato, volevo che definisse i particolari e i paletti.
Mi disse che Elisa, la moglie, era una persona molto riservata ma in piu' di un'occasione, durante le vacanze estive in spiaggia, non aveva esitato a levarsi il costume per prendere il sole.
" Non ha problemi a farsi vedere nuda, quello no, ma vorrebbe che tu stessi li con noi a guardare e basta, non desidera piu' di questo".
Era cio' che mi bastava per capire che mi sarei attenuto strettamente al ruolo e, come sempre, non avrei deluso le aspettative.

La macchina si fermo' davanti ad un casolare di campagna, grande e antico. di quelli che in estate ti offrono riparo dal sole sotto i loro ampi portici  di archi e colonne di mattone rosso scuro
Lei varco' la soglia di una grande porta finestrata in legno, le cui ante aperte davano sulla veranda coperta prospiciente lo stradello che ci vide arrivare.
La guardai mentre ancora sedevo in auto.

Era una Madonna.

Per la prima volta in vita mia ebbi la sensazione che un quadro prendesse vita. La vidi uscire da quella grande porta quadrata come dalla cornice di un quadro del 500.
Vestiva uno chemisier bianco cinto in vita, lungo e con manica a lanterna. Semplice e impeccabile. Il viso tondo, tuttavia gli zigomi marcati e due occhi profondi, l'avrebbero resa di certo soggetto ideale a posare per un Botticelli.
A contrastare l'aspetto venereo ed etereo furono i movimenti decisi, che la fecero apparire da subito, una padrona di casa consapevole e matura. Era lei che decideva.
Scesi, lui le ando' incontro mentre lei mi guardava sorridente. Sorrisi a mia volta.
"Ciao, vieni dentro che ho messo su il caffè "
Attraverso' nuovamente la cornice del grande quadro da cui era uscita pochi istanti prima e lui, fermo sull'uscio, con un gesto della mano mi invito' a passare e seguirla.Inevitabilmente il mio sguardo precipito' sui suoi fianchi e poi ancora piu' giu'. Per il tempo in cui fui concentrato su di lei l'ambiente circostante sparì. Poi sentii il profumo forte del legno massello e dei vecchi mobili che mi circondavano. Mi trovavo in una grande cucina, di quelle che hanno conosciuto generazioni di contadini. Un grande tavolo di legno scuro al centro e tutto intorno, ogni scomparto utensile e cassetto adatto a qualsivoglia preparazione.Elisa, padroneggiava muovendosi in modo armonico con tutto cio' che la circondava.Mi presentai senza stringerle la mano, a distanza.
M - "Mi chiamo Marcello piacere".
E - "Io sono Elisa, piacere mio. Fabio ti avra' gia' detto tutto immagino"
F - " Si abbiamo chiaccherato gia' in macchina gli ho spiegato tutto"
E - " Hai gia' avuto esperienze?"
M - " Si,  in passato si... viaggio tanto per lavoro e capita che... insomma" . Sorrisi.
E - "Beh immagino... "
Poi una domanda che mi spiazzo' semplicemente perche' proveniente dalla sua bocca:
E - "Ma sei un bull?"
Sorrisi, cercando di dissimulare un po di imbarazzo, poi dissi:

M - " In realta' mi piace piu' essere coinvolto in situazioni soft piuttosto che hard"
E - " E il caffe' lo prendi si? Non e' che ti fa un cattivo effetto?"
M - " No, sono abituato ne prendo abbastanza, grazie" (Ma credo che iniziai ad arrossire).
E - " Mia nonna comunque diceva sempre che qualsiasi cosa ti offrissero tu dovevi sempre accettare perche' se te lo offrono col cuore e' un piacere che tu accetti, se lo fanno controvoglia..."
F - " Gli fai un dispetto" Intervenne Fabio, girandomi a fianco e passandomi vicino sorridendo.
E - " Esatto...." Disse sorridendomi
Fabio era visibilmente eccitato dalla situazione, guardava in continuazione l'orologio sapendo che il tempo a disposizione non sarebbe stato poi tanto e aveva voglia di vederla esibirsi davanti a me.Per quanto mi riguarda non capivo se il suo modo schietto di parlare di Elisa fosse una difesa oppure un modo per rompere il ghiaccio e mettermi un po' alle strette.Anche a me andava di vederla nuda. Mentre parlava cercavo di intravedere tra le pieghe del vestito le sue forme, aveva un seno grande, una vita definita dalla cintura e dei fianchi generosi.I capelli mori la pelle olivastra... ma gli occhi, quegli occhi scuri e profondi  e vispi che denotavano un carattere fiero e orgoglioso, mi eccitavano da morire. Immaginavo quel viso contrarsi nell'estasi dell'orgasmo e la sua bocca aprirsi per dar sfogo ai suoi gemiti.Questo mi eccito' parecchio.
E - " Ecco il caffe'... il caffe' si beve seduti"
F - " Prego accomodati" disse Fabio scostando una sedia e porgendomi la tazzina.
M - " Grazie, vi dovrei chiedere anche la cortesia di usare il bagno "
F - " Certo non preoccuparti anzi lo trovi la' sulla destra... Anche noi adesso andiamo a prepararci, Tu usa il bagno e poi ci raggiungi nella camera di fronte, ci troverai li"
Fabio cercava di accorciare i tempi mentre Elisa sembrava molto piu' serafica e interessata a studiarmi.Mi guardava chiaccheravamo piacevolmente. Tentava sempre di mettermi in difficolta' con qualche domanda o qualche uscita giusto per stuzzicarmi e vedere le mie reazioni.Finii la mia tazzina di caffe' e chiesi permesso per andare in bagno.Anche loro si alzarono e vidi Elisa mettere le tazzine dentro il lavello.Fabio le disse "Andiamo..." Poi rivolto a me..."Fai con calma ci vediamo in camera da letto, la porta e' quella di fronte"
Raggiunsi il bagno. Entrai. Chiusi la porta alle mie spalle e diedi un giro di chiave.Mi sentii stupido. Di certo il giro di chiave non sarebbe servito a nulla.Ero teso. Respirai. (Continua...)
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