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Lui & Lei

Ballando, ballando...


di Membro VIP di Annunci69.it smudanderos
22.02.2022    |    5.799    |    41 9.6
"Il segnalibro è rimasto dov’era la mattina..."
Il rumore costante e piacevole dello sciabordio dell’acqua sulle rocce illuminate dal sole è una nenia che invita a rilassarsi, a lasciare andare i muscoli, a chiudere le palpebre. Camilla, all’ombra, legge un libro. Di tanto in tanto, con un cenno della testa e un sorriso, ricambia quelli che transitano davanti e la fissano, soprattutto in mezzo alle gambe, costantemente aperte. Felicità impone che mostrino tutti i loro trentadue denti; talvolta, qualcuno, anche il pollice alzato. Gambe aperte, certo! Lei non vuole segni bianchi né davanti né dietro, per questo assume la posizione detta della pecorina, per prendere il sole anche alla base delle natiche che, se lei fosse distesa, verrebbero a contatto con le cosce, formando due sottili righe in ombra: orribile! Guai! Ma come si fa? Inammissibile! Messa in questa maniera, invece, riesce pure a continuare a leggere anche più comodamente. Sicuramente offre una lettura... bucolica anche ai passanti, soprattutto a quelli attratti dalle poesie estive più popolari, anche sconce, se vogliamo. Quelli più audaci, che sostano giusto il tempo di dedicarle uno schizzo al volo, ricevono in dono una veduta più intima: lei allarga con due dita le labbra vaginali, mostrando per bene quella cosina rosa e umida che tanto piace e tanto si cerca, da quando si smette di avere la voce bianca e forse anche prima. In questi casi, per educazione, posa il libro e guarda l’azione, ammiccando e sfiorando con i polpastrelli la sua clitoride. Quando apprezza di più, trattiene tra i denti mezzo labbro inferiore, per poi lasciarlo andare e tornare, piano piano, alla forma naturale. Durante quest’ultimo atto, fa sborrare quasi tutti. Ovviamente, io osservo e apprezzo ogni istante, godendo con la mente, ma anche avvertendo un certo formicolio nelle zone del perineo. Finita la falegnameria creativa itinerante, terminata la sosta ristoratrice, il passante ringrazia e, con un cenno del capo e di Federica, la mano amica, saluta e riprende il suo vagare.

Quando il traffico di voyeur improvvisamente s’interrompe, la ragione è sicuramente da ricercare lì vicino: da qualche parte qualcuno sta sicuramente giocherellando. Infatti, presto si fa a individuare un capannello di uomini attorno ad una o più coppie, che tutte assieme fanno sesso, mostrandosi apertamente in mezzo alla spiaggia. Sovente andiamo a guardare anche noi. Se lo spettacolino è interessante, Camilla mi sega un po’, come fanno anche altre spettatrici con i loro uomini, i quali, come me, ricambiano toccando le vagine delle loro donne. Terminato lo show, si torna tutti al proprio posto, in piacevole attesa di una nuova performance. Camminando noto, qua e là, varie attività ricreative: la figona che si tocca seduta su una roccia, davanti a uomini adoranti; la ragazza alle prime esperienze in pubblico, che succhia il fidanzato, in maniera più discreta; un gruppetto di maschi e di femmine immersi fino al collo nelle acque limpide, che si scopano o fingono di farlo, senza mostrare nulla, se non il fatto di essere vicinissimi, l’uno all’altra. Oltre l’assembramento centrale: «il carnaio», lo chiama qualcuno, diverse altre coppie sono sparpagliate e sempre più diradate, a perdita d’occhio. A loro discrezione, fanno sesso con pochi spettatori, talvolta partecipi, in un clima più distaccato e riservato. Si fermano, nel caso qualcuno si avvicini un po’ troppo. Io, mi stendo al sole e Camilla torna a leggere.

Oggi, però, quel suo libro rimane aperto sempre alla stessa pagina. Strano: ne divora uno a settimana! Significa che tiene il libro aperto, lo fissa, ma non lo legge. Se non legge, vuol dire che sogna ad occhi aperti e quando Camilla immagina, poi se ne vedono delle belle! A cosa starà pensando? Certo, so io a cosa o, meglio, a chi stia pensando: al cantante della band, che ci allieta le serate al dancing sulla collina, verso la fine del villaggio turistico. Non era mai successo prima, che ci infilassimo tutte le sere nello stesso posto. Certo, è un locale molto bello: ci sono quattro ampie volte di muratura bianca, attraverso le quali si accede alla grande sala interna; diversi tavoli accolgono i clienti sul terrazzo esterno, che si estende sui due lati rivolti a mezzogiorno; per finire, una balaustra a bifore in pietra fa da cornice a quel luogo di ritrovo, famoso per essere, non ufficialmente ma di fatto, trasgressivo. Una scalinata scende di alcuni metri e, sotto, oltre l’ampio parcheggio sterrato, varie strade si diramano tra villini, campi sportivi, ristoranti e piazzole per camper e tende. Infine, c’è il re della vacanza: il mare. Di sera, l’ambiente è illuminato da luci soffuse e calde. L’atmosfera è molto invitante, giusta per persone desiderose di incontrarsi, di cenare in compagnia, di ballare e di divertirsi. Una piscina riposa placida aspettando l’alba e i tuffi di chi vi cerca ristoro. Le lampade ai bordi, appena sotto il pelo dell’acqua, come abat-jour, vegliano su di lei, infondendo un senso di pace tutt’intorno.

Camilla si è invaghita di Nikola. Si era infatuata di lui pochi giorni prima, quando è sceso dal palco e, con la scusa di un ballo di gruppo a passi comandati, l’ha presa sotto braccio e, guardando attentamente dove mettevano i piedi, hanno riso e scherzato, rischiando di calpestarsi a ogni mossa. Nikola è bello, ha un viso d’angelo, capelli lunghi fino al torace e un fisico longilineo. Veste pantaloni morbidi, bianchi e un gilet nero, aperto davanti; ha entrambi i polsi ricoperti di braccialetti di metallo, di pelle e di pietre: niente di prezioso, ma su di lui sono un ornamento perfetto. È davvero fico. Un altro, vestito così, sembrerebbe un tamarro. Anche ieri sera abbiamo ballato sotto il palco e, mentre io voltavo discretamente le spalle, strusciandomi addosso ad altre donne, lei lo fissava con quegli occhioni luminosi e lui ricambiava, con altrettanti sguardi di fuoco. Quando la canzone parlava di sentimenti struggenti nei riguardi di una donna, lui allungava la mano, come solitamente si fa verso un’ipotetica amata e con quel suo fare, indicava proprio la mia Camilla, che ricambiava lo struggimento, dimenandosi provocatoriamente e sorridendogli civettuola. Sembrava ubriaca, ma il Prosek c’entrava poco: aveva preso una sbornia per Nikola. Motivo più che sufficiente per tornare così assiduamente, cioè ogni sera, da lui.


Arriva finalmente l’ora di levare le ancore. Il segnalibro è rimasto dov’era la mattina. Torniamo alla base, ci laviamo e ci prepariamo per uscire. Riguardo a Nikola, Camilla sentenzia che questa sera è decisa a farselo. Approvo e, complice, le sorrido, citando lo «statuto» di coppia, che prevede per entrambi l’assoluta libertà sessuale, comprese le passioni che possono accendersi facilmente, soprattutto quando si è in vacanza. Un fremito sale su per la schiena quando vedo l’abito che indossa: un vestitino trasparente con dei volant, sia sulle cosce, appena sotto la figa che sulle tette, appena sopra i capezzoli. La caratteristica forma della stoffa, a pieghe, crea un gioco vedo-non vedo e, diciamolo sottovoce, lascia anche un bel vedo-molto-vedo, qua e là, secondo i movimenti della puttanella di mia moglie che, da brava «smudandera», si presenta anche totalmente nuda, sotto. Per forza, essendo una portatrice sana di figa bollente, qualsiasi mutandina, non di amianto, rischierebbe di andare a fuoco per autocombustione in breve tempo.

Mi chiede: «Come sto? Si vede tanto che non ho niente, sotto?». Abbozzo un: «Diciamo che ballando in mezzo alla gente, con le luci soffuse, un occhio attento potrebbe scorgere una tetta o intercettare, se ha l’occhio di falco, una natica non ornata da pizzi e dedurre che non hai nulla sotto, ma i più vedranno una donna vestita di nero, anzi, una donna piuttosto svestita, di nero. Quando sarai seduta al ristorante, non lo noterà nessuno, se non chi si ritrova proprio dietro di te e potrebbe lisciarsi gli occhi dalle spalle, fino giù, alle chiappe nude, ma che importa: siamo tra nudisti, no?». In realtà si nota eccome, che è senza intimo, ma me ne guardo bene dal dirlo ad alta voce, altrimenti potrebbe anche cambiarsi d’abito ed io non voglio, perché sto vibrando al pensiero delle occhiate laser che le spareranno addosso, sia uomini che donne. Certo, di sera è tutto stranamente diverso: una donna, mezza nuda, fa più effetto di quanto non lo faccia tutta nuda di giorno, in spiaggia. Tranne se assume atteggiamenti provocatori, come fanno solitamente qui le troie, dal mattino al tramonto, e anche dopo. A volte mi chiedo: «Tutte queste strafighe, vestite così sexy, che si vedono ballare, dove si mettono alla spiaggia? Io, di giorno, davvero non riesco a notarne così tante!».

Salendo le scale di pietra, che conducono al locale notturno, sale anche l’agitazione. L’aria profuma di sesso e d’intrigo. Chissà quante fighe, in abiti succinti e quanti cazzi trepidanti, hanno percorso questi stessi gradini e si sono poi incontrati lì sopra, per terminare la serata fondendosi in ore di piacere trasgressivo, lasciando in sospensione particelle erotiche promettenti: queste palpabili e intense vibrazioni.

Occupiamo il tavolo, dopo aver chiesto al cameriere se questo qui va bene. Siamo in posizione strategica: appena fuori dalla sala, dove c’è l’ingresso ad arco e lì, all’angolo destro, il palco di legno, sollevato dal pavimento di circa venti centimetri. Le porte a vetri sono totalmente aperte e fissate al muro. Quando piove, le chiudono e si sta tutti dentro, tavoli compresi. Camilla si siede alla mia sinistra, già sapendo che quando sarà il momento, girerà la sedia, volgendomi gioco forza le spalle, per guardare il palco senza dover girare la testa e, cosa più importante, poter sistemare la sua infallibile trappola per uccelli, nella giusta direzione.

Attacchiamo bottone con una coppia seduta al tavolo vicino. Un giro di basso, che giunge tra un drink e una risata, suggerisce che le danze sono aperte e invita a scendere in pista. Dopo un po’, anche noi ci lanciamo nella mischia. Camilla è scatenata ed io non mi tiro indietro. I nuovi amici ci raggiungono e ballano con noi. Saltando e cantando, trascorriamo una divertente mezz’ora e torniamo al tavolo: ormai è buio, il momento giusto per Camilla di calare la sua rete, che non lascia scampo ai pescioloni. Nikola non può non notare le sue gambe aperte e la vulva nuda protesa verso di lui. È tutta in mostra, quella figa depilata e puttana, attraente come il richiamo delle sirene: ben illuminata sotto le lampade a forma di candela, fissate sulla colonna tra i due archi. Io, stando dietro, posso solo intuire la scena, ma voglio vederla, perciò, improvviso un saluto al volo ad alcuni amici. Senza dare nell’occhio, mi spingo oltre il muro, dietro al palco, dove non c’è nessuno. Mi giro e osservo quello che vede anche Nikola. Nulla è in ombra: tutto in bella vista. Fantastico! Il mio cazzo ha un impeto e, a stento, trattengo la mano. Strizzo l’occhio a Camilla per confermare la perfezione del piano. Mi sfarfalla lo stomaco. Ripiego sui miei passi e torno rapido e angelico, al mio posto.

Fingo di non sentire la corrente elettrica scorrere tra gli occhi di Nikola e la fessura della troia di mia moglie. Però, percepisco il crepitio del flusso energetico ad alta tensione scintillare nell’aria. Non oso toccare Camilla, temendo di prendere la scossa e mi distraggo guardando il bel paio di tette prosperose, puntate diritte verso di me. Riprendo la conversazione con la bellezza vestita di bianco, super abbronzata, dai capelli nerissimi, che si è presentata come Silvia di Modena, seduta alla mia destra, accompagnata dal marito, Alex: grande e grosso, pelato, sembra un pugile, che a prima vista fa paura, ma parlandoci assieme realizzo che è un bonaccione, mi rilasso e rispondo, senza altri timori, alle avances di sua moglie, che poco prima, ballando, si era stretta a me, provocandomi non poco.

Purtroppo, devono andarsene per incontrare degli amici, ma vogliono rivederci presto. Ci alziamo, ci abbracciamo e ci baciamo. Lei si stringe a me e strusciandosi addosso e mi fa eccitare, spingendo per bene il suo pube sulla mia asta. Scutrettolando maliziosamente gonfia il mio cazzo, appena tornato a riposo e, ormai in maniera palmare, le faccio ben sentire la reazione, che sta troia mi ha procurato. Il bacio, da contenuto e sulle guance, passa rapidamente alla bocca e la mia lingua vogliosa si è sfacciatamente intrufolata a cercare la sua, che apprezza e ricambia l’effetto bagnato su bagnato. Il marito, tira dolcemente per un braccio la sua porca mogliettina e rivolgendosi a noi, dice: «Ciao, ci vedremo domani, alla spiaggia dei porcelli... », parole che sono una promessa. S’incamminano verso le scale e lui le sussurra all’orecchio, ma in modo che anch’io senta: «Vedi, cara, lui ha capito il tuo amore!». È uno strano modo per dire: «È fatta, porcella, domani te lo scopi!».
Intanto Camilla, che ha ben visto i movimenti tra me e l’altra, sorridendo, mi fa il segno di quelle super tette, di cui è dotata Silvia, volteggiando in aria le mani e disegnando due ampi semicerchi, più grandi delle sue, fischiando il tipico motivetto: «Fuiii, fuiiiuu!».

Camilla, convinta che la prima fase del suo piano abbia funzionato, propone di cambiare tavolo, spostandoci verso quelli più marginali, situati giù per una lieve pendenza erbosa, che conduce sotto a degli alberi secolari, su un pianoro che poi prosegue per qualche altro metro, fino al bosco mediterraneo. I tavoli quaggiù sono occupati generalmente nei weekend affollati. Durante la settimana, invece, solo da chi vuole rimanere in disparte. Stiamo aspettando l’intervallo. Cosa accadrà, quando i membri del gruppo bevono una birra offerta dalla casa e chiacchierano con i presenti? Da qui, non si riesce a vedere il terrazzo e nemmeno la band, ma noi speriamo che questa postazione appartata giochi a nostro favore.

Appena Nikola dice: «Adesso, amici, una piccola pausa», io mi alzo e vado in bagno. Lui si accorge che sto passando, in mezzo alla sala ormai deserta e ha visto da dove sono venuto. Apro la porta ed entro, ma poi non la chiudo del tutto, dalla fessura che ho lasciato, posso vederlo dirigersi velocemente, con la birra in mano, verso mia moglie. Esco e mi avvicino, con fare naturale, dietro alla colonna dell’arcata da dove sono entrato. Mi sporgo per guardare: lui ha le braccia appoggiate sulla balaustra, che dà sui tavoli sottostanti. Sta parlando con l’unica persona seduta lì. Poi si gira e guarda in direzione dell’uscita dei bagni. Mi ritraggo, per non farmi sgamare e intuisco abbia il timore che io possa apparire da un momento all’altro. Mi sa che non ha il coraggio di scendere al tavolo, peccato. Aspetto il tempo necessario alla normale utenza della toilette e poi m’incammino per tornare dalla maialina, che sicuramente sarà in fregola. Mi avvicino, mentre il cascamorto è di spalle. Sto per oltrepassarlo, ma lui, sentendo dei passi dietro di sé, si gira di scatto e immediatamente cerca di allontanarsi. Non posso permettermi di perderlo e lo fermo benevolmente, dicendogli: «Tranquillo, siamo una coppia aperta, vieni a sederti con noi». Rilassatosi alle mie parole, scende con me e raggiungiamo Camilla, che si mostra radiosa da tutti i pori.

A questo punto giochiamo a carte scoperte. Camilla lo mangia con gli occhi e gli confessiamo le nostre intenzioni, davvero poco serie. Lui dice che aveva già visto bene la figa e che una donna che gli lancia ripetute occhiate come ha fatto lei, lo stimola ad andare diritto e sicuro in buca. L’unico dubbio: che io fossi d’accordo. Ci parla di altre coppie, con cui ha avuto esperienze e che potrebbe farcele conoscere, se lo volessimo. Beviamo e ridiamo. Il pesciolone è nostro. Gli chiediamo di venire da noi, quando avrà terminato la serata lavorativa. Purtroppo ha un impegno per questa sera e ci chiede di rimandare a domani. Camilla ha troppa voglia, non vuole aspettare fino a domani e mi fa capire che dobbiamo trovare una soluzione. «Siamo o non siamo problem-solving?». La adoro quando fa così, so già come va a finire e pregusto ogni istante.

Dalle casse esce un vibrante: «Nikola!». Lui ci abbandona a malincuore e ci implora di farci trovare qui, alla prossima interruzione. Ora non abbiamo più voglia di ballare, stiamo lì a parlare, felici.
«Cosa ti stava dicendo, prima?». - «Mi stava cantando la canzone: “Oh, ti han lasciata sola... ”». Poi all’improvviso mi chiede imperiosa e apparentemente infastidita: «Com’è baciare quella troia?». Scoppio in una risata e le dico: «Oh, no amore, ti posso assicurare che è orribile!». Rido e ride anche lei, sa bene, che in questo frangente Silvia non c’entra nulla e che la vera sporcacciona della serata ora è proprio lei, perciò, senza aggiungere altro, le infilo due dita in vagina, così, per punizione! Cazzo! È fradicia! Mi accarezza la mano dolcemente e mi chiede dei fazzoletti per asciugarla, non vuole sbrodolare sul vestito. «Dovrei darti un ceffone, altro che fazzoletti, brutta troia!» e ancora ridiamo, mentre si asciuga le splendide labbra morbide appartenenti a quella stronza di figa... e di padrona!
Penso a tutti i cazzi che ha fatto sborrare negli ultimi tre anni, cioè da quando l’ho conosciuta a casa di Pina, una mia amica di sesso, che per una serata di giochi me l’ha presentata e da allora è divenuta la mia Camilla ed io il suo Eros.
E chissà quanti cazzi la troia avrà fatto sborrare oggi alla spiaggia! Penso che il rapporto, sia di uno a venti. Una figa faccio venire io, venti cazzi fa sborrare lei: direttamente o indirettamente e temo che il calcolo sia per difetto.

Finalmente arriva il secondo intermezzo. Intanto, ho spostato due sedie dietro l’ultimo albero, nella zona d’ombra, dalla parte opposta al locale, verso l’oscuro boschetto. Nikola arriva, posa la birra, ma noi ci alziamo prima che si sieda e lo invitiamo a seguirci, lì dietro. Gli indico di sedere sulla sedia più vicina all’albero, mentre io mi accomodo sull’altra. Camilla mi guarda e, con aria furbetta, chiede: «Ed io, dove mi metto?». «Bah! - dico io - vedi tu: io ho ballato troppo e mi fanno male le gambe... » e con la mano le indico quello che potrebbe essere un posto adatto a lei.
Mi guarda con divertita rassegnazione e fingendo di essere mortificata, dice: «Oh, beh... mi sa che dovrò sedermi su di te, Nikola» e con le mani alza un po’ il velo nero che, essendo trasparente, riesce troppo poco a nascondere la zona del pube. Lui, che non è nato ieri e non in Italia, si abbassa i pantaloni; Camilla si piega e si avventa con la bocca sul suo cazzo: grosso, ben fatto e duro. Lo spompina per bene, come sa fare lei, poi sale sfiorando con le labbra la pancia, mordendo appena i capezzoli e infine e gli caccia la lingua in bocca. Io strappo un lembo dalla bustina di un preservativo e le porgo il contenuto, che subito srotola a due mani su quel cazzone. Poi, tenendolo ben stretto in mano, se lo punta tra le labbra della figa, lo fa roteare per aprirsi un varco e se lo infila un po’, ancora un po’, finché se lo inghiotte tutto dentro. Lui le scopre il culo e la stringe a sé con forza; lei spinge la figa in avanti per sentirlo tutto fino in fondo all’utero. Lui le bacia e le lecca il collo, le tette, la faccia, non sapendo come fare per leccarla contemporaneamente dappertutto. Ansimano e gemono come due animali. Io tiro fuori il cazzo e comincio a menarmelo, attendendo il momento propizio per partecipare. Momento che arriva quando lui la fa alzare, la gira e se la tira giù di nuovo sul cazzo impalandola, questa volta da dietro. Lei si piega verso la mia cappella gonfia di voglia e, dato che sta godendo come una cagna, mi regala uno dei suoi pompini migliori, quelli che fa quando non capisce più un cazzo. È questo che adoro vedere, quando la troia di mia moglie si fa fottere da altri uomini. La passione sfrenata, il sesso animalesco, la libidine spaziale. Insomma, quella fiamma che è difficile tenere così accesa se fi fa sesso sempre e solo in due.

Mi accorgo all’improvviso di un’ombra che scende furtiva dal terrazzo, lenta e strisciante il muro, che arriva quasi al bosco sulla nostra sinistra. Sembra un bassorilievo ambulante, come direbbe il Manzoni. Ha l’atteggiamento di chi vuole guardare, speriamo non intenda dare fastidio.
Io sussurro un deciso: «Ragazzi, fermatevi!», ma loro nemmeno mi sentono e continuano a chiavarsi sempre più forte. Niente, può fermarli, adesso. «Ragazzi!», ripeto. «Che c’è!», strilla Camilla stizzita. «C’è uno lì, che guarda», «Ma chissenefrega, che guardi pure!», «Okay, okay, come non detto». Lei riprende a succhiarmi, mentre non aveva mai smesso di cavalcare Nikola.

Tengo d’occhio il tipo, che passa silenzioso, alzando le sopracciglia. Sembra dire: «Continuate pure, io guardo soltanto, perché è troppo bello! Non mandatemi via». Gira l’angolo alla fine del muro, si addentra tra i cespugli più su, finché non è inghiottito nel buio del boschetto. Si vede solo la luce verde che illumina i tasti e il display del suo cellulare.* Finge di telefonare alla mamma e parla ad alta voce, per farsi sentire da noi: «Sì, qui tutto bene. Una favola. Vedessi che panorama c’è qui davanti. Bellissimo, fantastico!». Capisco che il guardone è tranquillo e ironico, forse uno della spiaggia, che ronza come un moscone, avanti e indietro. Lo lascio gustarsi la scena e mi concentro sul piacere che mi procura la puttana di mia moglie. Lei sta cavalcando e godendo sempre più forte; lui le palpa le tette, tutte fuori dal vestito, che ormai è ridotto a uno straccetto che avvolge scomposto la pancia e mezzo braccio. Lui ansima più forte e la schizza dentro con dei colpi possenti. Lei grida. La bacio subito per tapparle la bocca, altrimenti tutti quelli che stanno sul terrazzo capiranno cosa accade a pochi metri da loro. Il porco e la troia, godono insieme. Bellissimo! Eccitato più che mai, la sollevo, mentre lui con la mano blocca la gommina, che non si sfili rimanendo intrappolata dentro e la invito ad appoggiare le braccia attorno al collo di Nikola. Da dietro la prendo a mia volta. Appena entro in figa e la sento caldissima e bagnatissima, usata e vacca, ho un corto circuito di piacere. La sbatto e le chiedo: «Quanto hai goduto, brutta troia?». Lei sussurra, leccando l’orecchio di Nikola: «Taaanto!». Cazzo, quando la sento dire così, che ha goduto tanto con un uomo, mi fa morire, non resisto più e la inondo anch’io di sperma. Sento i fiotti che sputano piacere in quello «sborratoio» pubblico, che è la vagina di mia moglie. Crollo su di lei, unendomi al loro abbraccio. Che goduta, ragazzi!

Ci ricomponiamo alla meglio, il tipo passa di nuovo per tornare da dove è venuto e ci guarda con occhi sognanti. Forse ha schizzato anche lui su qualche cespuglio, chissà? Saluta con un gesto della mano e noi ricambiamo. Rallenta un po’, forse spera di essere invitato ad avvicinarsi, ma noi non lo guardiamo più e, quindi, se ne va.

Il tutto, è durato poco più di dieci minuti, giusto per non sforare il tempo assegnato all’intervallo. Nikola bacia la mano a Camilla, mi strizza l’occhio e torna di corsa a cantare.

Finita la piacevole serata, ci incamminiamo verso il nostro nido, proponendo una bella doccia rinfrescante ma, percorse poche decine di metri, ci raggiunge ancora Nikola, informandoci che ha chiamato per rimandare l’impegno e quindi può proseguire la serata con noi. La cosa ci fa molto piacere e aumentiamo il passo per riprendere da dove eravamo rimasti, questa volta con più calma, gustandoci i piaceri del sesso. Alla fine sborriamo entrambi in faccia a Camilla, su richiesta esplicita di Nikola, cosa che lei solitamente non apprezza, ma questa volta si lascia fare. Terminata la grande goduta, lei ci dice con pungente sarcasmo: «Siete due luridi maiaaali!». E scoppiamo tutti a ridere.
Rimaniamo per un po’, nudi e rilassati, stesi a coccolarci. Oggi il film porno è stato superlativo. Il mio pensiero cerca un trailer per quello di domani. Come sarà con Silvia e Alex? Chi lo sa? Non mi aspetto nulla, vedremo. Quella sarà un’altra storia. Fermo la mente. Adesso è ancora una bella notte.



*I fatti narrati nel racconto, si svolgono in epoca antecedente all’invenzione degli MMS e dell’iPhone, pertanto il fatto di vedere un tipo aggirarsi nel bosco buio con il cellulare in mano, mentre noi siamo impegnati in una mini gang, non desta alcun sospetto che lui possa riprendere la scena, in quanto questa possibilità ancora non esiste.
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