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Lui & Lei

L'istinto primordiale


di Grifith
28.09.2023    |    3.467    |    2 8.3
"Glieli strinsi, tirandole ogni tanto la testa dietro e guardandola negli occhi..."
Questo strano rapporto che avevamo oramai andava avanti da oltre un anno. Era nato tutto con la promessa, da parte di entrambi, di essere una sola occasione. Ma non fu mai così.
Da quella prima volta, ne susseguirono altre. A volte da me, altre salivo io.
E, questa volta, decidemmo di prenderci più tempo per noi, per viverci a pieno la nostra passione.
Affittammo una camera in un meraviglioso B&B nei pressi del suo paese. Il comprensorio si ergeva lungo la collina, sormontando il paese e facendoci scorgere anche un microscopico spicchio di mare.
Il verde che aveva intorno, ti dava quel senso di benessere e pace con il mondo. Ben lontano dal paesaggio della mia città a cui ero abituato.
Le sere della nostra settimana trascorrevano tranquille. Andavo a cena nel ristorante dove lei lavorava e poi attendevo il suo ritorno. Da quel momento, potevamo decidere di fare qualsiasi cosa. Andare in paese per bere o rimanere nella nostra stanza.
Una di queste sere, il tempo non fu molto clemente con noi. Una pioggia leggere iniziava a sentirsi in lontananza. Decidemmo di rientrare in stanza dopo essere usciti a bere una cosa.
Durante il tragitto di rientro, la pioggia ci prese di soprassalto. Cercammo di proteggerci sotto i balconi delle case mentre proseguivamo il cammino verso il nostro B&B.
Arrivammo finalmente in albergo. Eravamo fradici dalla pioggia e mentre ci spogliavamo dei vestiti bagnati, la guardai. La vidi eccitata, i seni turgidi e i suoi occhi avevano fame di sesso. Sapevo benissimo cosa le piaceva, cosa la drogava e la rendeva totalmente mia. Apriva la sua mente a me senza dire una parola e sapevo molto bene che guardarla negli occhi, la trasformava. Con lei era veramente sesso.
La presi e la appoggiai addosso alla porta dell’armadio. Le mie mani la strinsero lungo i fianchi per portarla verso di me, addosso al mio corpo, mentre le nostre bocche si avvicinarono l’un l’altra.
La mia lingua si tuffò dentro la sua bocca, avvolgendosi alla sua.
La tenevo sempre più stretta a me, mentre iniziavo ad eccitarmi sentendo il calore suo corpo sul mio.
Le scostai i capelli, per avere campo libero sul collo e usare la mia lingua su di esso. Leccandolo… Mordendolo delicatamente…
Sentivo il suo corpo contorcersi dal desiderio e il suo respiro diventare sempre più ritmico e veloce.
La mia mano destra si infilò in mezzo alle sue cosce, avvertendo che la mia lingua aveva già fatto il suo dovere. Era bagnata. Ma non era sufficiente per me.
Volevo che mi bramasse… e sapevo dove poter colpire per ottenere ciò. Facendo perno sulla sua indole da sottomessa e mostrando la mia da padrone.
Le presi i capelli con la mano sinistra, mentre prosegui nel baciarla e masturbarla. Glieli strinsi, tirandole ogni tanto la testa dietro e guardandola negli occhi. Li vedevo, pieni di desiderio.
Mi fermai di colpo, con uno strattone ai suoi capelli e togliendo le dita da dentro la sua figa.
Osservai ogni lineamento del suo volto, ogni smorfia di dolore e desiderio che poteva trapelare. Fissai i suoi occhi e le sussurrai: “Succhiami il cazzo!”.
Si inginocchiò davanti a me, scendendo delicatamente. Arrivata davanti al mio cazzo, non attese un attimo per aprire la sua bocca e farmi sentire le labbra sulla cappella.
Ci giocò delicatamente, passando la lingua intorno e poi verso la punta. Per poi, spalancare la bocca e infilarselo il più possibile dentro. Inizia così a succhiare. Avida. Le piace e me lo vuole dimostrare tutto.
Ed io le voglio far capire che mi piace il suo modo di succhiare. Le prendo la testa e tenendola per i capelli, comincio a darle il ritmo giusto… Sento la sua saliva sul mio cazzo e la lingua che lo sfiora delicatamente.
La intimo di guardarmi negli occhi. Lei, obbediente, alza lo sguardo verso di me. Mi guarda negli occhi e comprende subito la grandezza del mio desiderio di possederla.
Continuo con questo ritmo, ma per poco… Lei sa cosa si aspetta da me, in quel momento. Conosce bene la mia indole ed io conosco bene i suoi desideri.
Le spingo il cazzo sempre più dentro.
Da quel momento, la sua bocca diventa il mio gioco prediletto. Glielo voglio far prendere tutto, fino in fondo. Sento la sua gola stringersi e lei avere un sussulto. Mi sfilo da lei per farle riprendere fiato, ma solo il tempo di un respiro e ricomincio. Aumento il ritmo nella sua gola e lei apre di più le sue fauci.
Proseguiamo a questo ritmo, quando con la mano blocco la sua testa con il mio cazzo infilato in gola. Attendo due secondi prima di farle riprendere fiato. Lei si fida di me e non ha timore.
Ha succhiato abbastanza ed ora tocca a me darle il piacere che merita.
La stendo sul letto, con i capelli ancora bagnati. La vedo dinnanzi a me. Una venere con la carnagione olivastra ed i capelli corvino. Le sue gambe si aprono mostrandomi la porta del paradiso, dove desidero entrare. Ma non adesso. Voglio sentire il sapore dei suoi umori sulla mia lingua. Mi appoggio con le labbra sulla sua figa e inizio a stuzzicare il clitoride con la punta. Piccoli colpetti dati solo di punta… sento le sue gambe irrigidirsi ed i muscoli scalpitare. Proseguo ancora in quella direzione, cambiando ogni tanto e passando l’intera lingua sopra le sue grandi labbra e poi infilandola dentro.
Il suo respiro si fa sempre più affannoso.
In quella posizione, non faccio altro che pensare al suo piacere e all’eccitazione che mi provoca sentirla così. Ma, quasi per caso, mi fermo un attimo e le mie orecchie si accorgono di non udire più il forte rumore della pioggia che batteva sul vetro
Voltai il mio sguardo alla porta finestra che dava su un piccolo patio, un po' isolato, che usavamo per fare colazione la mattina.
Immediatamente, presi una decisione. L’avrei posseduta su quel patio.
La feci alzare, senza dare alcuna spiegazione. L’afferrai per la mano e la portai appresso a me. Non si aspettava che cercassi di andare fuori.
Appoggiai la mano sulla maniglia per aprire e lei si bloccò. Mi chiese cosa volessi fare. Mi girai verso di lei e le dissi che volevo scoparla sotto la pioggia.
Mi fece un sorriso ammiccante di approvazione. Non si aspettava un’azione di quel tipo.
Fuori dal patio, le feci appoggiare le mani sulla ringhiera, con il suo bel culo rivolto verso di me. continuai a masturbarla da dietro, osservando il panorama delle luci sotto di noi. Tolsi le dita e mi misi in ginocchio dietro il suo culo, aprendoglielo e lasciando sfilare la mia lingua nel mezzo. Scesi fino alla figa, leccandola ancora un po’.
Sollevai il mio corpo da terra. Le aprii per bene le cosce e le infilai il mio cazzo dentro. Appena entrata leggermente la cappella, iniziai a spingerlo di forza al suo interno.
La pioggia leggere continuava a bagnare i nostri corpi completamente nudi, mentre continuai a spingere più forte e sempre più a fondo.
Lei, tratteneva i suoi gemiti per non farli sentire agli altri ospiti della struttura, ma non per molto… ogni tanto, qualche acuto non riusciva a rimanere silenzioso e si avvertì lungo la vallata.
Questo rischio di essere sentiti, non bloccò i miei istinti e continuai a possederla. Sembravamo animali in quel momento. Senza alcun pudore. Indifferenti dall’essere notati o sentiti.
Continuai a spingere il mio cazzo dentro di lei cercando di tenere i piedi nudi saldi al pavimento freddo.
Le mie mani lungo i suoi fianchi la tenevano forte e la spingevano sempre più addosso a me, aumentando il ritmo, fino a godere completamente dentro di lei.
Attesi qualche secondo, prima di togliere il mio cazzo da dentro di lei. Volevo ancora sentirla mia, in quella posizione, in quel momento ed in quella situazione.
Mi spostai da lei, che si girò verso di me, soddisfatta di quella situazione insolita.
La osservai. Iniziai a sorridere, per poi alzare la testa al cielo e godermi la restante pioggia che scendeva lungo il mio corpo nudo, con un lieve raggio di luna che iniziava a uscire tra le nuvole e godermi il silenzio della natura intorno.
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