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Lui & Lei

LA MIA STORIA CON G. 01


di Membro VIP di Annunci69.it pattymilf
05.10.2023    |    7.979    |    14 9.9
"E’ estate, fa molto caldo e lei indossa una maglietta trasparente senza reggiseno e delle mutandine molto leggere di pizzo bianco..."
C’era una volta una donna che aveva molte paure e viveva sempre in ansia. Paura di sbagliare, paura di ferire il prossimo, paura di soffrire, paura di non essere mai all’altezza delle situazioni, paura di non essere ‘sufficiente’ ma ‘scarsa’. In realtà aveva anche avuto delle conferme nella sua vita ma queste conferme non andavano mai in profondità perché si fermavano sul suo aspetto fisico e sul desiderio di possesso legato al corpo. Come dire: vali se mi fai godere, vali se ti fai desiderare senza fine, vali se il tuo corpo mi soddisfa sempre e comunque. Vali se sei dolce e aggressiva, se raggiungi l’orgasmo in maniera multipla in modo da farmi sentire unico al mondo, se ti sottometti alle mie voglie e al mio cazzo che puo’ fare di te quello che vuole e se non basta quello, ne aggiungiamo un altro, ma visto che fai tanto la preziosa e disdegni un’aggiunta vera, magari te lo do finto ma come dico io, cosi’ impari i disobbedire alle mie voglie. E non importa se ti farò male, io mi eccito così, se tu ti lamenti perché io decido del tuo corpo e delle sue aperture, io posso penetrarti fino a farti sanguinare perché tu sei mia.
Allora succede che un bel giorno, la donna si presenta a casa del suo uomo. E’ estate, fa molto caldo e lei indossa una maglietta trasparente senza reggiseno e delle mutandine molto leggere di pizzo bianco. La gonna è pure molto leggera e un po’ corta, lascia intravedere l’inizio delle cosce. Nel tragitto, ha sudato e si vedono i capezzoli eretti sotto la maglietta inumidita. Lui la osserva mentre beve un sorso d’acqua dal collo della bottiglia e immagina di avere quelle labbra posate sul suo cazzo, quella lingua che incessantemente gli lecca la punta mentre le labbra lo succhiano fino a farlo diventare durissimo e quasi pronto per venire. Le chiede di togliersi la gonna e la maglietta e di tenere soltanto le mutandine trasparenti. Così, mentre lei si spoglia può guardare bene il culetto che si muove nel gesto di togliersi gli abiti. Ecco adesso è nuda davanti a lui. Le tette sono Ok, i capezzoli aspettano di essere succhiati, con il resto facciamo le cose con calma. La attira a sé cingendole la vita. I capezzoli sono vicini alle sue labbra e comincia a leccarli e a succhiarli piano piano con delicatezza, mentre le accarezza il seno. Poi le mani scivolano ed entrano nella mutandine, cercano di aprire bene la passerina; poi visto che non è bagnata a sufficienza, ecco che con la saliva le umidifica bene, in modo che le dita possano trovare agevolmente il buchino. Una volta aperta bene, si infilano dentro, prima un dito e poi due ma solo per poco, giusto il tempo di farla bagnare di desiderio. Non finisce qui perché il corpo mi deve soddisfare e mi soddisfa se lo faccio vibrare sotto le mie mani. Le chiede di sdraiarsi a letto e lei esegue. La fa girare e vede la sua schiena, il culetto dentro le mutandine, le cosce sono unite. Allora lui con le mani le divarica leggermente le gambe. Poi lentamente le sfila le mutandine perché adesso veramente sono di troppo e comincia a metterle le mani sul culetto e ad aprirglielo. Vede il buchino che è proprio piccolo: per vederlo meglio glielo apre bene usando il pollice e il medio. Bene a quel punto non può fare altro che inumidirlo con la lingua e molta saliva. Lei freme di desiderio e di paura: che cosa mi farà, mi farà male al culetto? Lui continua a leccare e quando sente che il buchino è pronto infila dentro l’indice. Sente che oppone una certa resistenza, ma non se ne preoccupa e lo spinge fino in fondo. Il culetto si muove, non riesce a stare fermo un attimo e allora al posto di un dito ne infila due. Lei geme perché sente dentro quelle dita che spingono fino in fondo e cerca di spingere per farle uscire ma non ci riesce. Lui estrae le dita e le accarezza bene il buchino dolorante. A quel punto visto che la saliva non è risultato molto efficace, le mette sul buchino e anche un pò dentro un cremina, sempre aprendole per bene il culetto. E prova ad infilarle tre dita che entrano a fatica, lui le gira, cerca di aprire bene perché la sua intenzione è di fare passare un bel cazzo ma non vorrebbe farle male. Lei si divincola nel letto, lui è molto eccitato nel vedere quel culetto che si muove e cerca di espellere le dita ma non ci riesce. Lui sente che adesso è quasi pronto per riceverlo: ha intenzione di metterglielo dentro tutto e di fargliela dentro ma vorrebbe che anche lei godesse. Allora pensa di sollevarle il culetto e con la lingua cerca la passerina, gliela lecca tanto fino quasi a farla venire, le mette dentro il cazzo, così, tanto per farglielo sentire un po’ e per prepararsi lui a venire e poi glielo toglie dalle figa. Vede il buchino, ancora ha la crema ed è lì pronto adesso per riceverlo. Le mette le mali sul culo e glielo apre il più possibile poi accosta la punta del cazzo, prima piano poi con maggiore decisione e cerca di infilarglielo. Lei urla allora lui accarezza bene il buchino con il dito e poi glielo spinge dentro. Qualche colpo e viene, gliela fa tutta. Lei si muove, si porta le mani sul buchino, le fa male ma ci pensa lui con la sua lingua a riparare il dolore e la fa venire tantissimo.
Dopo quella prima volta le chiese di portare sempre una gonna corta senza nulla sotto, la prendeva ogni volta che ne aveva voglia, disponendone come credeva
Appena poteva risaliva con la mano lungo le cosce, le cercava il buchetto con la punta dell’indice, glielo titillava per un po’, poi lo bagnava tra le labbra, quelle labbra, e si faceva strada dentro di lei, fino alle nocche. Gli piaceva far questo quando erano in piedi, e lui le si metteva dietro o di fianco. Succedeva spesso sull’autobus affollato che talvolta prendevano assieme. Sentiva scorrere quel dito su e giù, sentiva i capezzoli inturgidirsi, li vedeva spuntare sotto il tessuto sottile della t-shirt, le sembrava che tutti la osservassero. Si mordeva le labbra per non urlare, lui le sussurrava nell’orecchio:
‘Sei mia, faccio di te quello che voglio’
Se guardavano la televisione la metteva bocconi, di traverso sulle sue ginocchia, le sollevava la gonna, una mano nella scollatura, con l’altra le divaricava le gambe, cercava la passerina, la penetrava lentamente fino a sentirla bagnare; la teneva in sospeso, sentiva il corpo di lei tendersi, una strizzata alle tette per fermarla. 1, 2, 3 volte.
‘Vai avanti, ti prego’
Cominciava a prepararglielo: prima l’indice, inumidito dai suoi stessi umori, entrava facilmente, vi univa il medio, ruotava le dita penetrandola profondamente, avanti e indietro.
Trovava i capezzoli, si fissava su uno lo stringeva appena tra il pollice e l’indice. Se lei opponeva resistenza la pressione aumentava, lo schiacciava, lo torceva.
Qualche volta si fermava, cercava la sua nocciolina, la toccava, la carezzava: gli piaceva farsela venire in mano. Più spesso la violava utilizzando tre dita, e lei sapeva cosa sarebbe seguito: l’avrebbe costretta in ginocchio, prona sul divano, sarebbe entrato dentro di lei, si sarebbe alternato nelle sue aperture, incurante del suo piacere o del suo dolore fino a portarla allo sfinimento.
Le sue grida, di eccitazione, dolore o rifiuto, lo eccitavano; qualche volta era dolce, spesso aggressivo, selvaggio, le batteva le natiche sode con le mani aperte oppure si attaccava ai suoi seni rotondi utilizzandoli come prese per entrare ancora più profondamente nelle sue intimità.
Se uscivano a cena si faceva precedere nei bagni del ristorante, lei lo aspettava davanti allo specchio, appoggiata al lavandino, china in avanti, la gonna alzata che non copriva quasi nulla. Lo sentiva entrare, chiudere a chiave; le metteva le mani sui fianchi, sentiva la mazza dura farsi strada; le divaricava le natiche esponendo il buchetto che apriva con i pollici, prima l’uno, poi l’altro, lo sentiva uscire dalla vagina ricca di umori per affondare con un unico movimento nel suo intestino che veniva alla fine riempito dai suoi caldi fiotti.
Riprendeva la cena come se nulla fosse successo.
Altre volte, la sera, si fermava lungo la strada usando il cofano dell’auto come appoggio e la possedeva incurante di chi passava.
A letto, un letto di ottone, la legava alle colonnine, un cuscino piegato sotto l’addome per esporla meglio, ne faceva quello che voleva.
‘Mi piaci perché ti torna sempre stretto come la prima volta; come se tornassi vergine. E’ un dono prezioso, quasi sprecato però’
‘Perché sprecato? Cosa intendi?’
‘Lo conosco io solo, mi piacerebbe condividerlo con qualche amico’
‘Non vorrai raccontare questo in giro!’
‘Non esattamente’
‘Non capisco ‘.’
‘Vorrei ‘ farti vedere, vederti..’
‘Tu vuoi farmi scopare da tuoi amici!!!’
‘Ti voglio scopare con i miei amici: con due uccelli in corpo godresti il doppio’
‘Sei solo un maiale’
‘Un culo come il tuo va valorizzato e conosciuto; ma se non vuoi un cazzo vero ne avrai di finti e di tutte le misure’.
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