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Lui & Lei

La donna nel buio . Parte seconda.


di aspassoconme
10.10.2013    |    2.924    |    1 8.0
"Come può trasformarsi cosi?” Il pomeriggio alle 17:30 si vide con Teresa, diversi baci, tante tenerezze, un vago senso di colpa, un aperitivo e poi “ Sai..."
Premessa: Non avrebbe senso iniziare questa lettura, senza aver letto la prima parte, sarebbe come vedersi un film dal secondo tempo. Dato che non si tratta di episodi ognuno distinto e separato dall’ altro ma di un continuum di una singola storia, vi rimando alla lettura del primo scritto, augurandovi, buona lettura. Non fate l’ errore di leggere prima questa parte e poi quella precedente, perdereste il gusto di quanto scritto.

Dopo quella cena, in cui Dario più volte cercò senza successo di incrociare lo sguardo di Adele, seguirono nella settimana successiva altri due incontri.
Tutte le volte che la guardava, non vedeva più la solita Adele, la ragazza che rideva alle proprie battute, la stessa che vestiva in modo sobrio che per ogni occasione aveva un comportamento consono.
Vedeva la donna nel buio o per essere più precisi, la donna nel buio con la luce accesa e ricompostasi. Adele era un vulcano, uno di quelli sommersi, un vulcano che figurativamente si poteva trovare nella Fossa delle Marianne , irraggiungibile all’ essere umano, ma non per questo non esistente.
Quel modo di vestire semplice, che in nessun modo poteva attrarre l’ attenzione, nascondeva un arsenale di sesso, invincibile. Quel lessico così educato celava al di qua delle parole, una essenza peccaminosa.
Dario concluse che vi fossero due Adele in un solo corpo. Non era una scissione tra le due identità ma l’ una preservava l’ altra. La prima era uno specchietto per le allodole, la seconda era molto più complessa e misteriosa. Non poteva sapere che aveva appena scoperto la punta di un iceberg, che quella ragazza nascondesse talmente tanti scottanti segreti che forse sarebbe stato meglio non approfondire.
Esagerato definirla ossessione ma non sarebbe improprio definirla forte attrazione, decise che voleva saperne di più su quella ragazza. Ma come fare?
Essendo molto amica con Teresa, forse avrebbe potuto chiedere qualcosa a lei, qualche domanda buttata lì, come fosse per caso. In realtà le due amiche si vedevano anche senza di lui e Roberto. Di cosa parlavano, cosa si dicevano?
Non poteva continuare così ad arrovellarsi il cervello senza capire. Era arrivato il momento di parlarle . Come iniziare, che dirle? Le parole adatte le avrebbe trovate nel momento che si fossero incontrati.
Dalla rubrica telefonica di Teresa, copiò il numero e quindi la contattò.
La voce era quella timidamente allegra, di sempre.
“ Oh ciao Dario come stai?”
“Bene grazie, tu?”
Dopo i pochi convenevoli, Dario andò al dunque.
“Devo parlarti, quando ci possiamo vedere?”
“ Fino alle 14:00 lavoro, se per te va bene possiamo vederci alla pausa pranzo e mangiamo una cosa insieme, poi alle 15:00 devo rientrare al lavoro”.
Quel senso di estraneità alla faccenda, lo faceva veramente arrabbiare, come faceva a fingere così, come se nulla la riguardasse?
Fu così che all’ orario concordato si ritrovarono.
Dario non perse tempo e col suo modo di fare e di parlare crudo, disse dubito dove risiedeva il problema:
“ mi sembra incredibile come tu possa fingere che nulla sia accaduto, pazzesca la tua indifferenza e se provi a prendermi per scemo, facendo la finta tonta, giuro che ti porto nel cesso di questo bar e ti scopo, cosi tanto per ricordarti chi sono”
Lei sorrise e poi incredibilmente disse: “intanto portami al bagno, poi ne riparleremo”
Sconvolto, unico aggettivo per definire ciò che stava provando, quella ragazza era in grado di scioccarlo in qualunque momento, era andato lì per rimbrottarla, le parole caustiche che erano il riassunto di tutto quello che aveva provato da quella notte in poi, ed ora gli stava chiedendo di scopare.
Jeans e camicetta, cosi era vestita, il bar era abbastanza affollato, i tavoli tutti occupati dalle persone che consumavano il loro pranzo, al bancone un discreto numero di clienti. E il bagno , come sarebbe stata la toilette, affollata? Si chiese in un attimo.
Lei avanti, lui a seguirla, nel bagno degli uomini, due persone facevano la fila, lei disse ad alta voce per fugare ogni dubbio malizioso.
“entra con me e tienimi la porta, che i bagni pubblici mi imbarazzano sempre”. Che zoccola, era la sua forma mentis apparire sempre come una brava ragazza, il corridoietto del bagno femminile aveva la porta semi aperta e da fuori si intravedevano due toilette, i due entrarono, lei chiuse la prima porta, che non era dotata di chiave, si sentiva lo sgorgare degli sciacquoni permanentemente attivi, gli fece segno di entrare.
Un cesso abbastanza spazioso, disse: “non abbiamo molto tempo (e lo baciò con una gran lingua) prendimi a pecorella”, scese i jeans, mise il culetto in modo sporgente per ricevere quello che Dario aveva da dargli, le mani le posizionò sui tubi di metallo, predisposti per i disabili. “Spegni la luce”.
Dario la spense, un buio completo se non per una finestrina in alto, molto piccola ma sufficiente perché i corpi si vedessero in ogni loro sfumatura, il ragazzo abbassò semplicemente la cerniera “dai , facciamo presto, scopami, scopami su, veloce”.
Il gonfiore del glande rosso come un peperone, si fece strada come un coltello arroventato che taglia il burro, quelle labbra erano già aperte, allargate, umide, insomma erano fisicamente predisposte ad accogliere quello per cui fossero state fatte.
“ma tu vuoi farmi morire, ma io ti scopo, ma io questa figa un giorno o l’ altro te la rompo, vieni qua prenditi questo cazzo, che uno cosi furente non l hai mai visto”
“oh si…mmmm, veloce tesoro mio, scopami” , “uh che grosso, spingilo tutto dentro, voglio sentirti” disse ansimando.
Dario non saprebbe dire come lei avesse fatto a sfilarsi una parte del jeans ed ora aveva una gamba libera, posizionato un piede sulla tazza del water, le mutandine erano a metà della coscia, i due erano di traverso rispetto al water . “si, oh si, non fermarti, oh” queste erano le sue parole accompagnate da gemiti.
Dario aveva un respiro intenso, come se stesse correndo “non puoi rinunciare al mio cazzo eh”, un colpo che schiodò il piedino di Adele dal pavimento, seguito da un suo “si”, un altro di pari forza mentre lui, controllava pienamente il corpo della femmina dai fianchi, le mani di lei ora si aggrappavano a quei tubi bianchi di metallo , ora stendeva le braccia verso il corpo dell’ uomo per riceve più profondità.
“Vengo” disse lei.
“no porca, mi devi aspettare ancora un po’ e te lo dico io, quando puoi venire”
“riempi questa micia, è tutta tua, prenditela” disse ansimando.
Un suono soffocato di lui, un gridolino di lei e quel meraviglioso culetto setoso fu cosparso qua e là di gocce bianche, un veloce bacio, i fazzolettini prontamente usati, lo specchio, i capelli aggiustati, rossetto, fard, messi a livello di record e dopo 10 minuti erano già’ fuori.
Parlarono e mangiucchiarono qualcosa, Dario le chiese per prima cosa, perché delle mancate risposte alle e-mail, seguirono delle spiegazioni plausibili ma soprattutto un appuntamento.
“Tu devi sapere una cosa Dario , credo che sia arrivato il momento”
“Cosa devo sapere, dimmelo”
“Non adesso, questa sera ti aspetto a casa mia, Roberto è in Piemonte per lavoro e tornerà dopodomani, vieni a cena?”
“non so che dovrei inventare a Teresa per venire”
Adele sorrise, ma che sorriso strano che aveva. Era forse di sfida? Era di malizia? Disse semplicemente, “vedrai che Teresa qualsiasi scusa le inventi, capirà” .
Entrò in macchina e pensò “no questa tipa è pazza, sto giocando col fuoco. A volte è irriconoscibile, in questi momenti è totalmente diversa dalla sua quotidianità. Come può trasformarsi cosi?”
Il pomeriggio alle 17:30 si vide con Teresa, diversi baci, tante tenerezze, un vago senso di colpa, un aperitivo e poi “ Sai Gianfranco mi ha chiesto se ci vediamo questa sera per bere qualcosa, solo lui ed io, gli ho detto di Si. A te dispiace?”
“ma no, basta che fai il bravo” sorrise con tenerezza dicendo queste parole e gli accarezzò i capelli.
Giunse l’ orario prestabilito con Adele, in mano una bottiglia di vino rosso di ottima marca, comprato all’enoteca si avviò, verso l’ apputamento.
Citofono, scatto di apertura della porta del condominio, casa.
La porta lasciata accostata, i passi di Dario, la voce di Adele dire “entra è aperto”.
Entrò richiuse la porta, tolse il giubbino , vide la luce della cucina accesa e percorse il corridoio.
“posso?”
“vieni, vieni”.
Incredibile ma può essere che quella donna lo lasciava perennemente stupefatto? Si.
Completamente nuda vestita in un grembiulino giallo con vertiginosi tacchi neri, Adele era di fronte i fornelli, con quel bel sedere in uno spettacolare primo piano e le gambe affusolate, dalle caviglie strette che imperiosamente risaltavano il fondoschiena, non era questo l’ incredibile, se pur era una cosa che non rientrasse in quelle cose noiosamente convenzionali cui il mondo ci abitua
La cosa che lo fece rimanere paralizzato sulla soglia della cucina era Teresa, anch’ ella nuda, con gli stivali di camoscio , un grembiule a quadretti rosso e bianco a ricoprire solo il giro vita, e quei voluttuosi seni lasciati liberi nei propri movimenti.
“Tu che ci fai qui?” “cioè io sono venuto perché mi ha invitato”. Un goffo tentativo di giustificazione.
Con estrema tenerezza Teresa sorrideva, con efficace malizia Adele sorrideva, con abbondante imbarazzo Dario sorrideva
“Su poggia il vino sulla tavola, prendi il cavatappi dal secondo cassetto, siamo quasi pronti” disse la padrona di casa.
Cenarono con le ragazze seminude,Teresa si mise una magliettina in cotone, tolse gli stivali, lasciando scalzi i piedini sensualmente dipinti di smalto bianco . Parlarono di tutto, Dario era all’ oscuro di tantissime cose.
Teresa: “ Amore mio, volevo dirtelo alcuni mesi fa ma non sapevo se fossi pronto a sentirlo, ho aspettato, non riuscivo a decidermi, vedi…” e si fermò come a cercare le giuste parole “io e Adele non siamo solo amiche, noi siamo amanti da sempre, dividiamo tutto, o per essere più specifici, condividiamo tutto”, il nostro è un segreto che portiamo avanti da anni e che rimarrà sempre nostro.
Si sentì una chiave nella serratura, la schiena di Dario diventò rigida, le ragazze avevano una espressione indecifrabile, tuttavia erano pacatamente serie.
Dario si stava preparando al disastro, anche ad una eventuale scazzottata, Roberto non avrebbe mai accettato quella situazione paradossale che gli si sarebbe presentata entrando in cucina ed invece:
“ciao a tutti”, con un sorriso amorevole verso Adele
“non dovevi rientrare alle 21:30?”
“ho fatto prima, gli avete già parlato?” strizzò l’ occhio verso Dario.
Lo stavamo appena facendo
“ma come, Roberto sa?
“Tesoro mio” disse Teresa, “ ti ho detto che noi condividiamo tutto, quello che tu hai vissuto con Adele in macchina, Roberto lo vive già da due anni, è nostro complice , solo che lui preferisce non partecipare” Roberto ti ha scopata?”, “ ti rendi conto di quello che mi dici?” “Siete dei pazzi, io me ne vado”.
“non essere prevenuto, con Roberto non è mai successo nulla, lui preferisce guardarci”
“No siete davvero pazzi, ricoveratevi in una clinica specializzata perché siete in guai seri”
Uscì furioso, frustrato e pure stordito, entrò nel primo bar che vide e prese un caffè, poi si fermò al bar successivo e prese un martini rosso con ghiaccio, si rimise in macchina e continuò a pensare ad ogni parola , ogni immagine. Che rabbia!
Credeva di conoscere tutti loro e invece non aveva mai capito niente di chi fossero.
I minuti passarono rapidamente, la rabbia verso loro si trasmutò in riflessione oggettiva e poi… pensandoci bene, si diede del bigotto.
Proprio lui che si era sempre vantato di essere uno spirito libero, una persona dalle larghe vedute, che la sua intelligenza fosse protratta in cose atipiche, aveva fatto la figura dello scemo, del moralista e perché no, dell’ ignorante che non accetta situazioni nuove, diverse e atipiche. Che cretino, si disse.
Era passata circa un’ ora, erano ancora là? Decise di tornare indietro , se loro avessero perdonato il suo comportamento da novellino impaurito, se non l’ avessero trovato ridicolo, irrimediabilmente ridicolo e giudicante, se avesse avuto insomma una seconda possibilità, non avrebbe deluso le attese. Con questa idea risuonò il campanello.

p.s. come nel precedente mi farebbe piacere leggere dei commenti.
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