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Cuoio cubano


di DesiderioImpuro
18.01.2022    |    6.401    |    4 8.8
"I due mi pregarono di continuare, ma sapevano che ogni azione aveva le sue conseguenze e questo doveva essere chiaro ad entrambi..."
Quell'incontro era nella mia testa ormai da alcuni giorni, ed ogni volta che ci pensavo tra le mie cosce mi ritrovavo un caldo pasticcio di umori.
Ultimamente mi ero lasciata andare a sperimentare, il sesso mi aveva accarezzato i sensi con molti colori seducenti ma ora avevo bisogno di ritornare al "mio" nero.
La coppia mi aspettava nel colorito bar sotto il nostro Hotel nel centro de l'Avana.
Era stata l'elegante biondina a contattarmi.
Il web è una sfacciata portinaia, e quando sul mio profilo di coppia aveva visto che le nostre vacanze avevano la stessa meta il fatto di essere dall'altra parte del mondo aveva reso più semplice condividere l'oscenità di ciò che mi aveva chiesto.
Come d'accordo mi sedetti al bancone di legno dove un cubano di mezza età fingeva di farsi da fare.
Il bar a quell'ora del pomeriggio era quasi deserto e non mi fu difficile scorgerli seduti ad un tavolo di fianco ad un vecchio Juke box degli anni sessanta.
Sotto il mio bicchiere c'era un biglietto con il numero della loro stanza.
Nulla era scontato, se non mi fossero piaciuti semplicemente me ne sarei alzata e me ne sarei andata senza fare troppi complimenti.
I nostri occhi si incrociarono in un intreccio lento e perverso, pochi battiti di cuore ed il suo compagno insieme allo sgargiante bar caraibico erano diventati semplice rumore di fondo.
Lentamente la osservai mentre le dita eleganti scivolavano sotto il tavolo, poi con un gesto sinuoso e carico di malizia la vidi sfilarsi l'intimo e sussurrare qualcosa all'orecchio del suo uomo che sembrava già troppo sudato ed eccitato da ciò che stava accadendo.
La vidi alzarsi, il suo corpo elegante svettava su due tacchi generosi che compensavano il fatto che non fosse altissima.
Poi senza una parola passò di fianco al bancone dove ero seduta e vi appoggiò le sue mutandine nere appallottolate.
Appena le presi tra le dita il suo profumo mi aggredì i sensi ed il fatto che erano completamente fradice mi tolse ogni dubbio su ciò che stava per accadere.
Appena la porta si richiuse alle mie spalle la vidi sul letto.
Era praticamente nuda, indossava ancora le calze ed il reggiseno, che lasciava sfacciatamente esposti i capezzoli già trasformatisi in due chiodi di carne.
Avevo chiesto al suo uomo di farmela trovare già pronta, l'aveva bendata con una fascia di raso rosso che accentuava il contrasto con la sua pelle candida.
Le sue cosce erano spalancate ed ancora bagnate dal minuzioso lavoro di lingua che gli avevo ordinato di fare.
La pala appesa al soffitto mescolava stancamente l'aria umida della stanza.
Lanciai un sguardo d'intesa all'uomo che si andò a sedere sulla poltrona nell'angolo opposto del letto a baldacchino posto al centro della suite.
Era paonazzo nel suo completo bianco sartoriale di lino.
Evidentemente preparare la sua donna per me lo aveva eccitato al limite di quanto potesse sopportare, ma di questo a me sinceramente non importava nulla.
Sul sito gli avevo scritto che avrebbe potuto assistere, ma solo a patto di eseguire tutte le mie richieste e di promettermi che non avrebbe oltraggiato il nostro gioco sborrandosi addosso come uno scolaretto che stava spiando dal buco della serratura.
Quando salii sul letto il rumore la fece trasalire, probabilmente da dietro la benda si aspettava che le mie labbra sfiorassero le sue, oppure che la toccassi tra le cosce che erano già visibilmente fradice, ma quando le presi i polsi per legarla alla testata del letto un suo brivido mi fece capire che aveva intuito cosa stava per accadere.
Il profumo del cuoio emanato dal corpetto e dagli stivali che indossavo si andava lentamente mescolando con l'odore dolciastro della sua eccitazione.
Una volta immobilizzata iniziai lentamente ad accarezzare il contorno dei suoi capezzoli con il manico della frusta, intanto che le mie labbra si avvicinavano al suo orecchio.
"Bagnala..."
Gli ficcai in bocca il manico della frusta senza troppi complimenti salendo sopra di lei senza curarmi troppo di non farle male.
Iniziò docilmente a spompinare la frusta come la brava vacca che era.
I movimenti erano lenti e volgari con la lingua che lavorava come se si fosse trattato di un cazzo vero.
Lascia scorrere la mano libera fra le sue cosce con movimenti sempre più decisi fino quasi a fistarla.
"Mmmhhhh!!!"
Quando anche il pollice si fece largo tra le sue cosce la biondina mi ricompensó con un mugugno bagnato ed osceno, contraendo il suo corpo esile sotto di me.
Con la coda dell'occhio vidi il porco che l'aveva accompagnato che stava lentamente masturbandosi guardando la scena cone avrebbe fatto un bambino appena entrato in un negozio di giocattoli.
"Ora mi alzo e me ne vado!"
Abbassai la benda e vidi i suoi occhi trasfigurati dal piacere trasformarsi in uno sguardo pieno di astio per il suo uomo.
I due mi pregarono di continuare, ma sapevano che ogni azione aveva le sue conseguenze e questo doveva essere chiaro ad entrambi.
"Ora per colpa tua la tua donna dovrà barattare il piacere con il dolore...
quante frustate merita la tua sfacciataggine?
Avanti, scegli la sua pena e se non la riterrò consona me ne andrò da quella stessa porta da cui sono entrata."
Dentro di me le palline che mi ero introdotta prima di vestirmi stavano facendo il loro sporco lavoro e l'eccitazione della mente si mescolava lentamente con quella del corpo.
"Avanti porco!"
Con un cenno gli feci cenno di avvicinarsi mentre mi mettevo con la fica all' altezza del viso della donna.
"Dieci possono essere sufficienti signora?"
Dieci frustate, forti e decise... potevano essere un eternità, ma quello volevo fosse più che altro un monito per far capire ad entrambi che ero io a condurre il gioco.
Gli porsi la frusta ancora fradicia del miele di sua moglie e gli ordinai di iniziare.
Ogni frustata era sempre più decisa, lei doveva tenere il conto mentre la sua lingua lavorava tra le mie cosce, poi dopo i primi momenti di incertezze i colpi iniziarono a tormentare seni e cosce in modo sempre più spietato.
Le urla della donna soffocati dal mio sesso appoggiato contro le sue labbra mi sembravano essere diventati musica.
La costrinsi a togliermi le palline dalla fica usando la bocca, dopodiché le liberai i polsi e le ordinai di mettersi con il culo oscenamente esposto a carponi sul letto.
Ordinai al suo uomo di allacciarmi con le sue mani tremanti la cintura del grosso strap-on di gomma nera che mi ero portata.
I segni della frusta erano ancora chiaramente visibili, tatuaggi di potere che decoravano il corpo di quella che ormai era la mia femmina.
Ordinai al maschio che ormai era al mio servizio di iniziare a stimolarla con un vibratore che con il cui ronzio rompeva un silenzio così denso che quasi si poteva tagliare con un coltello.
Mi posizionai dietro di lei accarezzando delicatamente i segni delle frustate come una padrona farebbe con la propria cagna, fino a che la mia mano afferrò con decisione un folto ciuffo di riccioli dorati.
Venne sfacciatamente, sporcando il letto e suo marito con un orgasmo copioso e osceno, un piacere intenso che nasceva dalla vibrazione di ciò che le stava tormentando il clitoride ma che esopratutto era esploso in quel modo per effetto di ciò che la sua mente aveva capito che stavo per farle.
Poi, accompagnati dal suo rantolo strozzato i venti centimetri di mandingo nero che avevo tra le cosce gli sprofondarono in culo fino ai coglioni.
"Uuuarh! Si! Ti supplico..."
La cagna tentò di dirmi qualcosa ma tutto ciò che riuscì a fare fu aprirsi il culo con le mani come per invitarmi a scoparla ancora più forte.
Me la inculai per una ventina di minuti, la donna dietro ormai non opponeva più alcuna resistenza, completamente sfondata dalla decisione dei miei colpi.
Dopo alcuni orgasmi, ormai in fase refrattaria accettava il supplizio al suo clitoride con una serie di versi afoni che erano cibo delizioso per la bestia che albergava nella mia mente.
"Ora dobbiamo essere certi che lo stronzo di tuo marito non si sfoghi dopo che me ne sarò andato sei d'accordo tesoro?"
Un cenno di assenso ed un sorriso dipinto su di un volto che ormai non aveva più un ombra di trucco mi fecero capire che non ne aveva ancora avuto abbastanza.
"Ora da brava lecca..."
Sentii la sua lingua avida danzarmi tra le labbra prima di dedicarsi alla parte più sensibile del mio giglio.
Il suo uomo intanto come gli era stato ordinato aveva acceso una lunga candela di cera rossa la cui luce riempiva la stanza con riflessi quasi innaturale.
"Sei stato bravo, capirai che ormai lei è mia...ma voglio concederti un premio!"
La bellissima biondina era a carponi sul letto, mi tolsi dalle carezze della sua lingua e mi portai dietro di lei di fianco a suo marito.
Il buco del culo era ancora sfacciatamente aperto, slacciai il corpetto nero di cuoio e lascia uscire il mio seno generoso.
"Ora gli sborri dentro..."
Non aspettai nemmeno la risposta, gli tirai fuori il cazzo tozzo e nodoso dai pantaloni ed iniziai a percorrerne la lunghezza con movimenti sempre più decisi.
Il porco durò dieci colpi, poi riempì di latte la schiena ed il buco del culo della sua donna sotto il mio sguardo severo.
"Ora passami la candela, questa bella sborrata te la tieni dentro fino a domattina, e stanotte lui non ti dovrà nemmeno sfiorare"
La donna fece un gesto di assenso, accompagnato da un sommesso "si padrona" prima che le mie unghie sulla schiena solcassero la strada per un sottile fiume di cera bollente.
"Uaaarg..."
Le tappai la bocca con le stesse mutande che mi aveva dato al bar.
"Ora alza bene il culo che te lo chiudo..."
Le lasciai colare la cera calda in modo da sigillargli fica e culo, poi mi avvicinai alla sua bocca e le nostre labbra si fusero in un bacio intenso e selvaggio.
Richiusi la porta alle mie spalle, ogni scena che avevo vissuto mi stava già accarezzando la mente in tutta la sua oscenità, ma ero certa che quelle calde notti cubane mi avrebbero regalato molte altre emozioni travolgenti e perverse .
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