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Gay & Bisex

19. L’amico di famiglia


di Sergioone61
04.03.2008    |    42.605    |    7 8.8
"Gli dico che non è assolutamente necessario e che mi ha fatto piacere poterlo aiutare..."
Come vi ho già raccontato lavoro per un’agenzia pubblicitaria. Il lavoro è davvero interessante e mi da la possibilità di viaggiare, spesso anche all’estero, aiutato dal fatto che parlo molto bene l’inglese grazie a mio padre che mi ha mandato a studiarlo da quando avevo 5 anni.

Per questa ragione, la mia conoscenza della lingua inglese, una sera mio padre mi annuncia che un nostro amico di famiglia vorrebbe sapere se ho un po’ di tempo disponibile per il figlio, per dargli qualche ripetizione di inglese. Il ragazzo deve fare la maturità ed ha già perso un anno ed il premuroso genitore vorrebbe essere sicuro che questa volta il pargolo ce la faccia.
All’inizio faccio un po’ di resistenza, in effetti sono molto impegnato, ma alla fine acconsento almeno ad incontrare il ragazzo.

Da quasi 3 mesi mi sono trasferito a vivere da solo in un piccolo, ma delizioso monolocale. E, dopo un paio di giorni, mi decido a chiamare il collega di papà per fissare un appuntamento con il ragazzo. Il padre mi fa tutto uno spiegone della situazione poi mi passa il figlio, Flavio, perché ci accordassimo. Il ragazzo sembra un po’ imbarazzato, mi dice che ci eravamo già conosciuti qualche anno fa, ma per quanto frughi nella memoria proprio non lo ricordo. Comunque combiniamo per il sabato mattina successivo.

Sabato. Alle 10:30 mi suona il citofono. Vado a rispondere, è Flavio il mio aspirante studente. Ovviamente me ne ero completamente dimenticato! Gli apro e gli dico di salire. Mi infilo alla svelta una tuta ed attendo che arrivi. Beh, il ragazzo non è affatto male. Castano chiaro con i capelli leggermente mossi che fanno delle simpatiche onde sulla fronte e che lui continua inutilmente e spostare con la mano. Alto più o meno come me (io sono 1,78), magro, ma ben strutturato anche se non sembra un fanatico della palestra. Occhi tra il verde ed il nocciola ed una bocca piena e carnosa.
Mi stringe la mano con una certa forza, bene, non mi piacciono le persone che ti appoggiano la mano in mano senza stringere.
Ci sediamo. Gli offro un caffè che mi alzo a preparare mentre continuiamo a chiacchierare. Mi racconta quali sono i suoi problemi. Gli dico che purtroppo non ho molto tempo, ma che se per lui va bene potremmo vederci un paio di sere a settimana. Se per lui non è un problema preferirei a casa mia. Lui accetta con gratitudine. Ci accordiamo per la iniziare il martedì successivo.

Martedì. Eccoci alla prima lezione. Dopo un oretta di verifiche mi rendo conto che Flavio in effetti non ha gravi problemi con l’inglese, ha solo bisogno di un po’ di pratica e di superare la paura di sbagliare. Infatti è bravissimo nello scritto e con la grammatica, ma quando si tratta di fare conversazione si impappina e sbaglia in maniera grossolana. Cerco di spiegargli che lui commette il tipico errore di tutti: pensa in italiano, cerca di tradurre mentalmente e poi di parlare. Il modo giusto, ma anche quello più facile, è invece quello di cercare di pensare direttamente in inglese.
Facciamo qualche esercizio, poi lo lascio tornare a casa. Ci rivedremo giovedì.

Ormai è quasi un mese che impartisco ripetizioni di inglese a Flavio. Direi che siamo diventati amici. Ora so molte più cose di lui. Ha quasi 20 anni, li compirà il prossimo aprile. Al momento non ha la ragazza. Ama la musica pop e le moto.
Durante l’ultima lezione, Entrando in casa nota che ci sono gli sci appoggiati al muro, si sofferma a guardarli e fa un fischio di approvazione. Lo guardo e lui: “Gran begli sci!” “Grazie, nuovi appena presi. Domenica vado a provarli con alcuni amici a Cervinia.” “Anch’io scio. Magari qualche volta organizziamo.” “Perché no.” Rispondo, più per cortesia che per altro. Partiamo con la nostra lezione, ormai Flavio è decisamente migliorato, ed anche i suoi voti lo dimostrano. All fine della serata mi sento di dirgli che non credo siano più necessarie altre lezioni. Mi ringrazia con calore e dice che vorrebbe sdebitarsi in qualche modo. Gli dico che non è assolutamente necessario e che mi ha fatto piacere poterlo aiutare.
Ci salutiamo. Soliti convenevoli, gli chiedo di farmi sapere come andranno gli esami, lo saluto e gli dico di portare i miei saluti al padre.

Passano alcuni giorni. Una sera squilla il telefono. E’ il padre di Flavio, che vuole ringraziarmi personalmente per l’aiuto dato al figlio che poi mi passa perché ha una cosa da dirmi. Flavio arriva al telefono e dopo le solite chiacchiere di convenienza dice.”Senti, visto che anche a te piace sciare volevo sapere se ti andrebbe di venire con me un week-end nella nostra casa in montagna. E’ un posto bellissimo e ci sono delle magnifiche piste. Poi sarebbe un modo per sdebitarmi per tutto il tempo che hai dovuto sopportarmi.” All’inizio faccio un po’ di resistenza, poi ripensandoci, rispondo che in fondo un bel week-end di relax mi servirebbe proprio. “Hurrà!” Esclama felice decidiamo per il fine settimana successivo. Ci accordiamo per trovarci il sabato mattina alle 07:00 passerà lui a prendermi sotto casa.

E’ il giorno della partenza. Ho preparato tutte le mie cose e sono nell’androne ad aspettare il mio giovane amico. Arriva poco dopo al volante della sua suzuki vitara, certo il babbo non gli fa mancare nulla. Carico tutto il bagaglio e fisso gli sci al porta sci. Poi salgo a partiamo.

La località è praticamente sconosciuta si trova in Val Gerola (Valtellina) e per via della strada tortuosa e stretta non è raggiungibile dai pulmann quindi non è infestata dalle solite orde di sciatori della domenica. Un punto a favore.

Posteggiamo l’auto sotto un delizioso chalet in legno, con i balconi in legno che in primavera sono sicuramente ornati di gerani fioriti. L’interno è caldo ed accogliente, arredato in tipico stile montanaro tutto legno e tessuti scozzesi, c’è anche un bel camino nel soggiorno.
Ci sistemiamo. Flavio mette in frigo tutta una serie di piatti già fatti di cui la mamma ci ha riforniti per evitare che dovessimo cucinare.
“Beh, che si fa? Andiamo a sciare?” Dico. “Certo!” risponde. Mi accompagna nella camera dove dormiremo entrambi. Sistemo la mia roba, poi preparo tutta l’attrezzatura da sci. Flavio fa lo stesso. Poi mi siedo sul letto e comincio a spogliarmi. Rimango con i boxer aderenti. Mi volto e vedo che Flavio mi sta fissando. Gli sorrido. Si riscuote. Anche lui è in mutande e l’occhio mi cade sul pacco che è davvero interessante e poi su un culetto tondo e sodo che intuisco dietro gli slip. Ci infiliamo le tute e presi gli scarponi scendiamo le scale. Afferriamo gli sci e ridendo ci precipitiamo fuori verso le piste.

Passiamo una giornata fantastica. La sera torniamo a casa stravolti. Ci scaldiamo qualcosa delle pietanze fornite dalla mamma di Flavio. Restiamo un po’ chiacchierare mentre riordiniamo. Poi andiamo in camera, siamo stanchi e l’idea è di mettersi subito a letto, guardare un po’ di tv e dormire subito.
In camera mi spoglio e mi infilo nel letto sotto il piumone. Flavio mi guarda e dice: “Ma non porti il pigiama?” “No. Mai. Non mi piacciono. Alla fine si arrotolano dappertutto e poi non riesco a dormire.” “In effetti hai ragione.” Anche lui si spoglia, lo osservo mani dietro la testa e torace in bella vista. Toglie la felpa, poi i pantaloni, lembi di pelle occhieggiano da sopra gli slip, le gambe sono senza peli tranne che sui polpacci. Poi sfila la maglietta e si volta, sorride, anche davanti è completamente glabro, solo una sottile linea di peluria bionda scende dall’ombellico infilandosi negli slip. Si infila anche lui sotto il piumino senza pigiama e se lo tira fino al collo. Accende il tv. Per un po’ seguo il tg, poi inizia un film insulso. Con la coda dell’occhio sbircio il mio giovane amico e lo scopro più di una volta intento a fissarmi.
Il film è noioso ed iniziamo a chiacchierare del più e del meno. Inevitabile che si arrivi a parlare di sesso. Domando se posso fumarmi una sigaretta. Flavio dice di fare pure. Per non riempire la stanza di fumo apro un poco la finestra e getto il fumo fuori. Ma per farlo devo stare sul letto di Flavio, visto che la finestra è proprio al di sopra. Finito di fumare rimango seduto sul suo letto e continuiamo a parlare. Gli racconto alcune delle mie esperienze. Poi dico: “Alla tua età solo sentire parlare di certe cose me lo faceva venire subito duro.” Lui mi guarda, arrossisce, poi risponde: “Infatti è così. A sentire i tuoi racconti mi è venuto duro….” “Ma dai!” Allungo una mano e l’appoggio sul piumone dove immagino abbia l’inguine e sento l’uccello che sotto lo strato di piume è dritto e duro. Ridacchio. “E bravo il nostro Flavio. Sei ben messo lì sotto!” Arrossisce di nuovo, ma non si muove. La mano è sempre posata sul suo uccello. Continuo a dire scemenze come se niente fosse ed intanto muovo piano la mano accarezzandogli il cazzo. Lui si muove appena per assecondare il mio massaggio. Poi gli domando: “Hai mai avuto esperienze con altri ragazzi?” Diventa addirittura paonazzo. “Mi vergogno.” Risponde. “Mah che!” dico io, “Tutti abbiamo esperienze di quel tipo. Non c’è nulla di strano.” Mi racconta di una volta con un suo cugino, quando avevano 14 anni e si erano fatti una sega a vicenda. Mentre racconta sento che il cazzo gli è diventato ancora più duro. Non so se per il ricordo e per il mio massaggio. “E ti piacerebbe riprovare?” domando. Mi guarda imbarazzato, poi fa cenno di sì con la testa. Allora mi sposto, sollevo le coperte e mi infilo nel letto accanto a lui. Flavio si scansa per farmi posto. Mi guarda “Spegniamo la luce però.” “Ok.” Allungo una mano e spengo la luce. Sento il suo corpo caldo accanto al mio. Flavio non si muove. Con le mani scivolo sul suo giovane petto fino a sfiorargli un capezzolo, poi lo accarezzo piano, girando intorno alla punta che si è fatta dura. Flavio ha il respiro corto. Ogni tanto lascia andare un sospiro. Scendo ad accarezzargli lo stomaco che subito si contrae. Passo l’ombellico e scivolo verso il basso seguendo la lieve e morbida peluria. Sono all’elastico degli slip. Infilo le dita e piano scendo fino al cazzo che è già pronto in fremente attesa. Gli avvolgo l’asta con le dita e piano comincio a masturbarlo. Risalendo con il pollice sfioro la punta della cappella e strofinando il buchino raccolgo le gocce di liquido che fuoriescono. Scendendo con l’anulare ed il mignolo gli solletico le palle tonde e sode. Piano gli abbasso gli slip, lui inarca la schiena, li faccio scivolare lungo le gambe fino a sfilarglieli. Risalgo accarezzando quei giovani muscoli, i polpacci, poi le coscie. Gli prendo i coglioni in mano massaggiando. Emette un respiro profondo. Torno ad avvolgergli il cazzo ed a masturbarlo lentamente. Sono sdraiato di lato e ho il cazzo duro dentro i boxer, mi avvicino e lo appoggio sul fianco di Flavio cominciando a muovermi. Flavio ha un fremito. Sento la sua mano che mi accarezza la pancia, poi scende piano ad accarezzarmi il cazzo da sopra i boxer. Intanto io alterno il movimento sulla sua mazza con leggeri massaggi sotto le palle vicino al buchetto. La sua mano sale e si infila nei boxer afferrandomi l’uccello. La posizione non è delle più comode. Mi sposto e mi sfilo i boxer. Mi abbasso, gli accarezzo le spalle ed il collo. Mi avvicino lentamente e gli sfioro le labbra con le mie. Sento il suo respiro uscire caldo. Allungo la lingua e comincio a leccargli le labbra, piano, piano, Flavio apre la bocca ed io infilo dentro la lingua trovando subito la sua. Iniziamo a baciarci. Poi lo afferro mi metto sopra di lui e ci abbracciamo. I nostri cazzi strusciano uno accanto all’altro schiacciati tra i nostri corpi. Flavio mi afferra le natiche e mi attira a se inarcando il bacino. Mi stacco e lo bacio sul collo, poi sul petto. Mi soffermo a succhiargli i capezzoli. Poi scendo leccandolo fino all’ombellico. Continuo seguendo la sottile linea di peluria fino a sentire il cazzo che vibra sotto il mio viso. Lo bacio sulla punta, poi con la lingua gli stuzzico il buchetto ed il frenulo leccando via le goccioline di liquido chiaro che cominciano ad uscire. Flavio si è immobilizzato. Ha il respiro corto e ansimante. Piano mi faccio scivolare in bocca quel bel bocconcino ed inizio a succhiarlo e leccarlo. Incredibilmente mi cresce in bocca ancora di più. “Sì, sì, continua. E’ bellissimo!” mormora nel buio. Smetto. Torno indietro e lo bacio di nuovo. Poi mi giro sotto il piumone, mi metto sopra di lui e riprendo a succhiargli il cazzo. Ora il mio uccello è sopra la sua faccia. Prima lo afferra con le mani ed inizia a masturbarmi. Poi sento che timidamente mi lecca la punta della cappella. Mi abbasso in po’ e glielo infilo in bocca. Lui è inesperto, ma si impegna a ripetere quello che io sto facendo a lui. Inizio a muovermi facendogli scivolare il cazzo in bocca. Intanto gli lecco le palle e lo spazio tra i coglioni e il buco di quel bel culetto tondo. Mi fermo e mi giro. Mi metto a cavalcioni sul suo petto e gli porgo il cazzone. Subito lo prende in bocca e riprende a succhiare. Lo sento che intanto si sta masturbando. Tolgo il cazzo dalla sua bocca mi sollevo, mi sposto e gli sussurro:”Leccami il culo!” Sento che è sorpreso. Poi inizia timidamente a leccarmi le chiappe, ma io mi sposto fino a sentire la lingua nel solco e finalmente sul buco. Premo verso il basso, lui fa scorrere la lingua sul mio buchetto ed il cazzo mi diventa di marmo. Mi rigiro. Gli sollevo le gambe e con la lingua comincio a solleticargli il buchetto. Dopo un paio di leccate ansima e sento il suo cazzo durissimo sotto il mio petto. Gli infilo la lingua nel buchetto, sento un gemito. Poi mi inumidisco un dito e piano lo infilo nel buco. Continuo a leccare buco e dito fino a che scivola dentro e fuori senza problemi. Flavio è abbandonato nell’estasi di chi prova per la prima volta una stimolazione anale. Gli prendo di nuovo il cazzo in bocca e lo succhio. Subito sento la sua bocca avvolgere il mio e pompare con frenesia. Così stimolato in breve le dita diventano due. Ansima sempre più anche se ha sempre il mio cazzone infilato in gola. Mi fermo, mi giro “Ti piace?” domando. Mi risponde un mugolio. Mi stacco e scendo verso il basso, mi posiziono gli sollevo le gambe e riprendo a leccarlo e ad infilargli le dita nel culo. “Oho! Sì! Continua ti prego è bellissimo!” Sussurra. Mi alzo, appoggio il cazzo tra quelle due chiappette tonde e comincio a strusciarlo sul buchetto. Si irrigidisce. Lo accarezzo. “Non avere paura. Vedrai ti piacerà.” Gli punto la cappella sul buco ed inizio a spingere piano. Lui si ritrae. Sputo sul mio cazzo e gli spalmo la saliva sul buco. Appoggio il cazzo e spingo. Un piccolo lamento. Spingo di più e finalmente la cappella entra. Flavio fa un gridolino. Mi fermo. Ansima, ma non si ritrae. Ricomincio a spingere entro un altro po’, lo sento che si lamenta. Spingo ancora dopo aver di nuovo lubrificato con la saliva. Ancora un po’. Ecco sono dentro. Mi fermo dando modo all’ano di abituarsi. Mi abbasso e lo bacio. Alcune lacrime gli sono scese lungo il viso. Ora ha il cazzo moscio. Lo afferro e comincio a masturbarlo. In breve torna duro. Piano comincio a muovermi. Il viso di Flavio è una maschera di smorfie. Sfilo un po’ il cazzo poi torno ad infilarlo lentamente. Un sospiro. Ora l’uccello di Flavio è durissimo. Inizio a pompare e sento che mi segue, solleva il bacino per venirmi incontro. Aumento la velocità. Flavio ansima. “Ti piace?” “Sì!” risponde con un filo di voce. “Lo senti?” “Oho sì! Lo sento fino allo stomaco.” Continuo a sbatterlo per un po’ fino a che lo sento ansimare al ritmo delle mie inculate. Tiro fuori il cazzo. Spalanca gli occhi e mi guarda. Mi metto supino. Poi lo trascino sopra di me. Capisce subito e si siede sul mio cazzo durissimo infilandoselo in culo. Ancora qualche smorfia, ma in un attimo è tutto dentro. Poi comincia a sollevarsi ed a riabbassarsi lentamente. Ha gli occhi chiusi. Si lecca le labbra, poi le mordicchia. “Lo vuoi ancora?” “Oho sì! Lo voglio! Lo voglio tutto dentro!” Gli afferro le natiche e comincio a muoverlo su e giu, sempre più velocemente. Ora geme e salta sul mio cazzo. Sempre più veloce. Sto per venire. “Dove la vuoi la sborra?” “Oho! Sparamela nel culo! Riempimi tutto! Voglio sentirti godere!” Comincio a dare colpi di bacino. Geme e si lamenta, sospira una serie di Sì. Altri due colpi, lo infilo fino in fondo e gli sparo dentro una serie di bordate di sborra calda. Flavio si sta masturbando velocemente. “Stai per venire?” “Sììì!” “Vieni qui!” Gli sfilo il cazzo dal culo e lo faccio sedere sul mio petto, gli prendo il cazzo in bocca e lo succhio. Bastano un paio di passate e sento che mi spara in bocca una sborrata fenomenale, è buona e calda e tanta. Non riesco ad ingoiarla tutta, un po’ mi cola fuori sul mento. Mi tolgo il cazzo di bocca lo attiro a me e lo bacio. Lui ricambia, poi mi lecca la sborra dalla faccia e ce la scambiamo in bocca.
Stanchi ci sdraiamo uno accanto all’altro.
“Ti è piaciuto?” domando. “Oho sì.” Risponde. Poi aggiunge. “Anzi, credo che avrò bisogno di qualche altra ripetizione quando torneremo a Milano.”
Bene penso. Quando torneremo a Milano avrò molte cose da insegnargli.

(continua)

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