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Gay & Bisex

31. Ai bagni pubblici.


di Sergioone61
18.02.2009    |    54.938    |    9 9.1
"Lo osservai mangiare, doveva essere affamato, perché nonostante cercasse di mantenere un certo contegno ingurgitava tutto a grande velocità..."
Come sapete vivo a Torino, e qui ci sono molti posti dove fare battuage.
Uno di questi è un bagno pubblico nei pressi di Via Garibaldi.
Ci si accede da una scala che scende sotto il piano strada, all’ingresso c’è una parete con gli orinatoi e sui due lati due bagni chiusi.

Ci sono stato parecchie volte, la maggior parte senza grande successo, qualche volta un pompino veloce, ma poco di più.

Una volta però…..

Era un pomeriggio alla fine di ottobre e faceva già piuttosto freddo. Ero in giro per shopping, ma senza troppa convinzione. Passai vicino ai bagni e decisi di dare un occhiata. Scesi le scale e mi infilai in uno dei bagni chiusi a fare pipì. Finito uscii fuori e mi fermai a fumare una sigaretta. C’erano i soliti vecchi che mi fissavano ed io cercavo di non incrociare i loro sguardi.
Finita la sigaretta decisi di uscire: non era giornata.
Una volta in strada stavo per incamminarmi verso Via Garibaldi quando vidi un ragazzino che sostava vicino alle cabine telefoniche.
Gli passai accanto, era davvero carino. Stretto nel suo giubbotto di jeans, che a dire il vero sembrava un po’ troppo leggero per la stagione, e con lo zucchetto di lana calato fino agli occhi scuri e intensi. Occhi che mi fissarono quando gli passai accanto.
Continuai attraversando la strada prima di voltarmi. Mi stava ancora fissando. Invece di imboccare Via Garibaldi rimasi a passeggiare di fronte ai bagni.
Il ragazzino continuava a guardarmi. Lo guardai anch’io, lui si voltò e scese nei bagni. Un minuto e lo seguii.
Scese le scale lo vidi appoggiato al muro di fronte ai due bagni chiusi. I vecchietti se lo mangiavano con gli occhi, ma lui teneva la testa bassa.
Comincia a passeggiare nel breve spazio tra il muro ed i bagni, ogni volta sfiorandogli il braccio, ed ogni volta ci guardavamo.
Finalmente i vecchietti si allontanarono.
Allora mi misi alle sue spalle appoggiato anch’io al muro e lentamente appoggiai la mano sul suo culetto fasciato dai jeans. Lui non si mosse. Continuai a palparlo per qualche secondo, poi mi infilai in uno dei bagni lasciando socchiusa la porta.
Non passo molto tempo che la porta si scostò e lui entrò chiudendola dietro di sé.

Ci guardammo e gli sorrisi. Anche lui fece un mezzo sorriso timido. Poi si avvicinò e cominciò a carezzarmi il cazzo da sopra i pantaloni. Si dava da fare, ma non sembrava a suo agio. Non mi guardava. Dopo un po’ gli fermai la mano e gli chiesi:“Senti, fai marchette?” Lui alzò gli occhi e mi rispose:”No. Però se puoi darmi qualcosa…per comprare le sigarette….” Poi abbassò gli occhi quasi vergognandosi. Subito riprese a tastarmi il cazzo. Aprì la cerniera e infilata la mano nei miei boxer lo afferrò iniziando a segarmi. Era molto più basso di me, quindi gli vedevo la nuca dove spiccava una vertebra. Allungai la mano e l’accarezzai. Lui dovette interpretare il gesto come un invito e subito si abbassò prendendomi l’uccello tutto in bocca e cominciando a succhiare. Era bravo anche se un po’ frettoloso. Osservavo la testa muoversi su e giù, ed intanto gli accarezzavo il culo, infilando le mani nei jeans. Succhiava con grande fervore ed in breve mi portò vicino all’orgasmo. “Sto per venire….” Subito si allontanò e finì il lavoro di mano facendomi sborrare sul pavimento.
Mi stavo ancora rimettendo il cazzo nei pantaloni che lui già se ne usciva.
Lo seguii di corsa su per la scala.
“Ehi! Aspetta!” Dovetti rincorrerlo ed afferrarlo per un braccio.
“Aspetta!” ripetei. “Non vuoi le tue sigarette?” “Non importa.” “Ma te le sei guadagnate.”
Tirai fuori il portafoglio e feci per dargli 5 euro, poi lo guardai, teneva la testa bassa e le braccia lungo il corpo. Gli misi la mano sotto il mento e gli sollevai il viso. Quegli occhi scuri erano ora velati di una tristezza profonda. “Come ti chiami?” Chiesi. “Alessandro.” “E da dove vieni?” “Da Napoli.” Sorrisi. “Ecco perché il tuo accento mi era familiare! Anche la mia famiglia è originaria di Napoli.”
Sorrise appena un po’. “E che fai a Torino?” Lo incalzai. Sollevo la testa e mi guardò fisso. “Cerco lavoro, come tanti. Ma non se ne trova, e uno deve pur mangiare…!” Ora nel suo sguardo non c’era più tristezza, ma una rabbia amara ed a stento trattenuta.
Gli lascia prendere fiato. Poi con il tono più dolce che riuscii a fare gli chiesi dove stava. Abbassò di nuovo la testa e mi disse che aveva una stanzetta in una pensione vicino alla stazione, ma non aveva più soldi per pagare e quindi probabilmente avrebbe dovuto andare a dormire alla stazione.

Rimasi in silenzio per un paio di secondi: “Alessandro, mi sa che ti serve ben più di un pacchetto di sigarette. Hai mangiato?” Fece cenno di no con la testa.
Ricordavo che all’angolo c’era un locale che vendeva la pizza al taglio. Lo presi sotto braccio e lo trascinai dentro. Gli chiesi cosa voleva e scelse una fetta di pizza margherita, lo guardai e dissi che mi sembrava poco. Dovetti insistere, ma alla fine prese anche una fetta di pizza al salamino ed un arancino di riso, ed una coca.

Lo osservai mangiare, doveva essere affamato, perché nonostante cercasse di mantenere un certo contegno ingurgitava tutto a grande velocità.

Terminato di mangiare uscimmo. Ormai era buio. Io dovevo tornare a casa. Mi ero messo in tasca 50 euro e salutandolo glieli infilai in mano. Lui guardò e disse che non poteva accettare. Gli carezzai il viso e gli dissi: “Fra compaesani ci si deve aiutare.” Poi gli scrissi il mio numero su un foglietto dicendogli di chiamarmi se avesse avuto bisogno. Lo preso e se lo infilò in tasca. Poi si incammino lungo la strada, dopo qualche passo si girò e salutò con la mano. Risposi al saluto e me ne tornai a casa.

Passarono alcune settimane e mi ritrovai a passare per i bagni. Non avevo intenzione di andarci, ma mentre camminavo riconobbi il dolce Alessandro e fu uno shock!
Era davvero male in arnese. I jeans erano sporchi così come il piumino che indossava, molto consumato e scucito in più punti.
Mi avvicinai e lo chiamai. Si voltò ed appena mi vide fece per allontanarsi, ma io svelto lo fermai.
“Alessandro! Ma che è successo..?”
Prese fiato e tossì. “I soldi sono finiti e non ho più un posto dove stare e non riesco a trovare un lavoro…” parlava in fretta con la voce bassa. “Dormo alla stazione, ma mi hanno rubato tutto e mi sono rimasti solo questi vestiti. Il piumino me lo hanno regalato al ricovero…” Sembrava un fiume in piena.
“Vieni.” Gli dissi.
Quella sera ero solo. Mia moglie era via per lavoro, quindi avevo tutta la serata davanti.

Per prima cosa ci incamminammo lungo il mercatino che si svolge lì nei pressi ed acquistammo degli abiti nuovi: un paio di jeans, una camicia ed una felpa, magliette e boxer, calze, un paio di scarponcini, ed un giubbotto imbottito. Di mio ci aggiunsi una cappellino ed una sciarpa ed uno zainetto dove mettere tutto.
“Adesso devi mangiare qualcosa.”
Mi guardò fisso poi disse: “Perché fai tutto questo?” “Perché voglio aiutare un amico.”

Lo portai in una trattoria che conoscevo lì vicino. Se la volta prima era affamato questa volta doveva essere digiuno da molti giorni. Mangiò con gusto, facendo il bis un paio di volte.

Uscimmo dalla trattoria. Alessandro camminava silenzioso con il suo zainetto in spalla. Poi si fermò, mi guardò e disse: “Se vuoi conosco un posto dove possiamo stare tranquilli…”
Lo guardai con tenerezza. “Alessandro, non c’è bisogno. Non devi fare nulla per sdebitarti. Non era questo il mio obiettivo.”
Si avvicinò e mi abbracciò stretto. Anch’io lo strinsi.
“Non so ancora quanti anni hai?” “21” rispose. Potrebbe essere mio figlio pensai.
“Ma la tua famiglia?”
Si staccò e riprese a camminare. “Siamo 8 figli, e mio padre ha un lavoro saltuario. Non posso tornare a casa. Devo resistere e sperare che le cose migliorino. Ma è dura.”

Mentre camminavamo mi diressi verso un albergo ad ore che conoscevo vicino a Porta Palazzo.
“Hai bisogno di un posto caldo dove passare almeno una notte.”
Arrivammo davanti all’albergo, presi una camera, lì non fanno domande.

Salimmo in camera. Andai subito in bagno e riempii la vasca di acqua bollente. L’albergo era attrezzato di tutto ed Alessandro trovò il necessario per radersi e lavarsi i denti. Poi lo sentii infilarsi nella vasca.
Io intanto avevo acceso al tv e mi ero seduto sul letto.

Dopo mezz’ora uscì dal bagno avvolto nell’accappatoio bianco. Ora era bellissimo. Dimostrava molti meno dei sui 21 anni.
Attraverso l’accappatoio vedevo il torace, che nonostante la situazione manteneva una discreta forma.

“Beh, la camera è pagata fino a domattina, fatti una bella dormita. Hai sempre il mio numero vero? Chiamami se sei nei guai.”
Mi alzai e feci per uscire, ma Ale mi fermò: “Devi proprio andare….”
“A dire il vero no. Ma pensavo volessi riposare.”
“Sì, ma mi piacerebbe se restassi un po’ a farmi compagnia.”
Lo guardai, sembrava un cucciolo. “Va bene, se ti fa piacere. Però tu ti metti a letto.”
Mi avvicinai al letto e lo scoprii invitandolo ad entrare. Ale si voltò dandomi le spalle e si tolse l’accappatoio restando nudo. Ammirai le chiappette tonde e rosee. Poi si infilò nel letto ed io gli rimboccai le coperte fino al mento.
Poi andai a sedermi sul fondo del letto e ci mettemmo a guardare la tv.

Dopo qualche minuto disse: “Vieni a stenderti anche tu.”
Mi andai a sdraiare accanto a lui. Ale si avvicinò ed appoggio la testa alla mia spalla. Non potei fare a meno di posare la mano sui capelli e cominciare ad accarezzarli.
Continuammo a guardare la tv per una mezzora. Sentivo il respiro lento e regolare. Sembrava si fosse addormentato. Decisi che sarei andato a casa. Cercai di spostarmi piano, piano per non svegliarlo, ma appena mi mossi disse: “Dove vai? Via ?”
Gli sorrisi carezzandogli il viso. “Vado a casa a dormire…”
“Perché non stai qui. Possiamo dividerci il letto….”
“Ale, ti ho già detto che non mi devi niente….” “Lo so. Ma mi farebbe piacere se restassi. Per favore.”
Ci pensai su ed alla fine decisi di restare.

Mi spoglia e con indosso solo i boxer mi infilai sotto le coperte.
Subito Alessandro si accoccolò accanto appiccicandosi al mio corpo. Non passo molto e sentii la sua erezione sulla mia gamba. Scesi piano con la mano e gli carezzai il cazzo, poi lo strinsi nella mano e cominciai a masturbarlo. Sentii la sua mano percorrermi l’addome ed infilarsi nei boxer, poi il cazzo avvolto dalla sua mano calda. Mi girai su un fianco e avvicinai il mio viso al suo, nella penombra della luce del tv vedevo quei grandi occhi scuri. Sorrisi e lui ricambiò. Gli accarezzai le labbra con un dito e lui lo baciò. Avvicinai le labbra alle sue e ci baciammo, all’inizio solo sfiorandoci le labbra, poi le bocche si schiusero e le nostre lingue si incontrarono, dolcemente.
Intanto continuavamo a stringerci i cazzi. Poi presi a baciarlo sul collo e sul petto glabro, sulla pancia piatta ed infine sulla punta dell’uccello che si ergeva con il glande scoperto ed umido. Tirai fuori la lingua e gli leccai tutto intorno alla cappella, poi piano me lo feci scivolare in bocca e lentamente comincia a succhiare.
Sentii Alessandro genere. Andai avanti per un po’. Poi lui mi afferrò la testa e mi sollevo baciandomi con ardore. Poi anche lui percorse il mio corpo fino ad arrivare al cazzo durissimo. Lo leccò per tutta la lunghezza soffermandosi sulla cappella e sui coglioni, che prese in bocca uno per volta stuzzicandoli con la lingua. Lo fermai e giratomi mi posizionai per un bel 69 e così fu. In breve ci affondavamo i rispettivi cazzi in fondo alle nostre bocche ed era tutto uno schiocco e un risucchio. Mentre mi succhiava con le dita mi titillava il buco del culo. Comincia a fare altrettanto. Poi mi succhiai il dito e lentamente lo infilai nel roseo buchetto. Ale ebbe un fremito. Continuai per un po’ a succhiargli il cazzo ed a leccargli il buco del culo. Poi lui si sollevò si voltò e mi disse “Dai scopami!” “Sei sicuro?” “Sì. Ti voglio sentire dentro!”
Lo feci sdraiare supino, gli sollevai le gambe e scesi a leccargli il buchetto infilando la lingua. Ale mi aveva afferrato i polsi e li stringeva. Mugolava e sospirava. Mi tirò un braccio. Sollevai gli occhi e lo vidi fissarmi, poi disse “Dai, ti prego sfondami! Non ce la faccio più!”
Presi dal comodino del lubrificante e lo spalmai tra quelle fantastiche chiappe ed anche sul mio uccello.
Gli sollevai le gambe appoggiandomele sulle spalle ed avvicinai la punta del mio cazzo al buco del culo, l’appoggiai e cominciai a spingere. All’inizio sembrava non riuscisse ad entrare, poi con una spinta più forte sentii la cappella risucchiata dentro l’ano. Ale ad occhi chiusi ansimava con la bocca semi aperta. Spinsi ancora un po’ ed entrai per metà. Alessandro inarcò la schiena mugolando. Poi mi afferrò le chiappe e mi attirò dentro di se, fino a farsi entrare il mio uccello fino in fondo. Restammo fermi un paio di secondi. Poi mi abbassai e lo bacia lui mi abbracciò stretto e mi sussurrò in un orecchio “Dai ora scopami! Spingi! Fammelo sentire tutto!” Inizia a muovermi dentro di lui. Ale ansimava al ritmo delle mie spinte. “Si! Si! Dai spingimelo tutto dentro!” Aumentai il ritmo e la forza delle spinte. Sentivo il cazzo stretto in quel tunnel bollente. “Dai! Fottimi! Lo voglio tutto!”
Sfilai il cazzo e cambiammo posizione lo feci sdraiare su in fianco mi posizionai dietro di lui, gli sollevai una gamba e tornai ad impalarlo, mentre lui si segava l’uccello. “Aha! Si! Così! Spingi, spingi, di più!” “Si! Lo senti? Lo senti quanto è grosso e duro!” “Si lo sento! Lo sento, spingilo fino in fondo! Sbattimi!” “Ora te lo do tutto!” Inizia a cavalcarlo con forza sempre maggiore. Si sentiva lo schioccare della mia pancia sulle sue chiappe. Ora gli davo della gran botte ed Ale ansimava e mugolava ad ogni spinta. Sentivo la sborra salire. Con una spinta lo infilai più che potevo ed inizia a scaricargli nel culo un sborrata senza fine.

Restammo fermi per un po’ sentivo colare la mia sborra tra le gambe. Mi ripresi e vidi che Ale si stava ancora masturbando. Estrassi il cazzo quasi moscio, lo gettai sul letto e mi abbassai a prendergli il cazzo in bocca, venne quasi subito inondandomi di sborra calda e dolce, che bevvi con gusto.

Finita l’eccitazione riempimmo la vasca e ci infilammo nell’acqua calda lo tenevo appoggiato al mio petto e ci siamo coccolati per più di un ora. Poi l’acqua si era raffreddata ed uscimmo.
Una volta asciugati ci infilammo nel letto e dormimmo abbracciati fino al suono della sveglia del mio telefonino.
Per fortuna Alessandro non si svegliò. Mi vestii piano ed uscii dalla camera lasciandolo dormire.

Alla reception pagai per un'altra notte e per una abbondante colazione.

Avevo lasciato ad Ale il mio numero chiedendogli di chiamarmi per farmi sapere come stava, ma non mi ha più chiamato. Spero davvero che sia riuscito a trovare una sistemazione. Intanto mi tengo stretto questo tenero e sensuale ricordo.

A presto.

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