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Cruising sulla A1: un incontro inatteso


di leatherbootsfetish
02.03.2023    |    16.338    |    32 9.7
"“mmhhhh … porca puttana che bello” Giocai sotto la cappella gonfia e sul frenulo con la punta della lingua mentre lui irrigidiva i muscoli perdendo..."
Quella sera stavo guidando verso casa. Nonostante il freddo era una di quelle sere nelle quali gli ormoni circolano impazziti e, complice la musica che usciva dall’autoradio, stavo fantasticando all’inseguimento delle fantasie più libidinose.
Manco a farlo apposta, quel giorno indossavo un paio dei miei calzoni preferiti e così mentre tenevo una mano sul volante, con l’altra mi accarezzavo lentamente l’interno cosce beandomi del contatto con quel morbido e liscio materiale. Chi mi conosce sarà ormai a conoscenza della mia ossessione per i pantaloni in pelle e gli effetti che questo materiale ha su di me. Sa anche che sotto di essi è per me moralmente inaccettabile indossare qualunque tipo di intimo. Quei pantaloni accolgono morbidamente il mio pacco e quando li indosso ho quasi la sensazione di essere nudo.
Li avevo abbinati a un morbido golf di cachemire a collo alto indossato a pelle e, ovviamente, un paio di stivali.

In questo stato mentale sapevo anche che, per una ragione o per l’altra, quel weekend non avrei trovato nessuno ad attendermi all’arrivo e quindi l’unica possibilità che mi restava era quella di bastarmi da solo, magari aiutato da qualche video o rivista o, perché no, qualche racconto intrigante trovato su questo sito.
La soluzione me la offrì il cartello che indicava l’approssimarsi di una delle mie piazzole di sosta preferite lungo l’autostrada del sole nella quale mi reco ogni volta che ho un po’ di tempo a disposizione.
Nel corso di questi anni qui ho sempre trovato ciò di cui ero alla ricerca, sia nell’area riservata ai camion che, soprattutto, nell’ampio parcheggio immerso nel verde dedicato alle vetture situato poco distante. La disposizione appartata dei parcheggi e le grandi zone alberate che completano quel luogo a ridosso dell’autostrada sembrano essere state disegnate apposta per facilitare questo tipo di incontri.

Improvvisamente impaziente ed eccitato, schiacciai l’acceleratore per arrivare il prima possibile e misi la freccia entrando direttamente nell’area riservata alle vetture.
Le macchine parcheggiate non erano ancora molte ma sapevo che il parcheggio si sarebbe animato di lì a poco. E poi ho imparato che quando si fa cruising non bisogna avere fretta.
Così fermai la macchina nel solito posto dal quale potevo tenere d’occhio tutto il parcheggio, mi sistemai comodo sul sedile e mi misi in attesa tenendo d’occhio ogni movimento.
Dopo un po’ il parcheggio si animò. Mi sono sempre divertito a osservare le dinamiche di questo fantastico gioco. Il movimento delle macchine che avanzano a passo d’uomo con i guidatori che scrutano all’interno delle altre vetture alla ricerca del compagno di giochi della serata, i segnali, gli sguardi d’intesa, gli accordi taciti e, talvolta, l’appartarsi delle coppie.

In mezzo al movimento di tutte quelle persone ansiose che si spostavano da un posto ad un altro impazienti di trovare il compagno di divertimenti giusto, mi focalizzai improvvisamente su una grossa station wagon blu che era rimasta parcheggiata a lungo nel medesimo posto e dal quale ogni tanto scendeva un uomo alto e magro dai capelli più sale che pepe. Era vestito in maniera molto giovanile con dei jeans che fasciavano le gambe lunghe e una giacca attillata di velluto che copriva una semplice camicia. Usciva per fumare una sigaretta coprendosi con un cappotto e nel frattempo si guardava intorno alla ricerca di qualche cosa, ma si vedeva che non era a suo agio.
Quel signore aveva qualcosa che mi incuriosiva e mi intrigava ed io non sono mai stato molto selettivo in termini di età. Anzi, le persone più mature si sono dimostrate in più occasioni degli amanti straordinari.

Così scesi dalla macchina con il mio pacchetto di sigarette in mano e mi avviai verso la station wagon con fare indifferente. Bussai leggermente al finestrino e lessi la sorpresa sulla sua faccia.
“Buonasera”, dissi. “Non è che avrebbe da accendere?”
Sapevo che, essendo appena sceso dalla mia macchina dotata di accendino sul cruscotto questa era la cosa più stupida da chiedere, ma volevo che il messaggio fosse chiaro e che non si sentisse minacciato in alcun modo.
Aprì la portiera e mentre cercava l’accendino all’interno della tasca dei jeans mi offrì la possibilità di guardarlo meglio.
Nonostante fosse diversamente giovane (avrà avuto tra i 50 e i 60 anni) aveva ancora un fisico asciutto sottolineato dall’abbigliamento giovanile che indossava. Gli occhiali tondi incorniciavano vivaci occhi scuri.
Le espressioni del suo volto erano però tipiche del novellino senza alcuna conoscenza degli usi e costumi del car sex. Sembrava assolutamente fuori contesto e la cosa mi incuriosiva e mi intrigava allo stesso tempo. Così decisi che volevo saperne di più.
“Mi fa compagnia?” dissi indicando la sigaretta.
Lui accettò imbarazzato e scese dalla macchina accendendosene una a sua volta, cercando di dimostrare una sicurezza che non aveva. Sembrava uno scolaretto alla prova d’esame ed io sentii un’immediata simpatia nei suoi confronti.
Mentre parlavamo del più e del meno faceva continuamente cadere gli occhi sul cavallo dei miei pantaloni cercando di fare a finta di niente, per poi riportarli nei miei con fare imbarazzato.

Sembrava proprio un brav’uomo e così gli dissi: “Senti, capisco perfettamente il tuo imbarazzo. Si vede che non sei abituato a questo ambiente e, se tu me lo consenti, vorrei darti una mano”.
Mi guardò e mi fece un leggero segno con la testa e mi rispose sorridendo imbarazzato: “Vengo spesso in posti come questo e passo ore a guardare quello che fanno gli altri, ma non ho mai avuto il coraggio agganciare nessuno”.
“Fa freddo, andiamo nella tua macchina” gli dissi. “Ho bisogno di sapere perché sei qui e che cosa stai cercando”
Ci sedemmo all’interno della sua macchina e si lasciò andare a poco a poco cominciando a raccontare della curiosità che si era reso conto di provare verso le persone del nostro stesso sesso e di tutti i dubbi e le incertezze alle quali stava cercando di dare risposte.
Era una persona positiva e solare e sorrideva sempre. Aveva tanto entusiasmo e tanta voglia di sperimentare, ma per età o per timidezza non riusciva a lasciarsi andare.

“Sei un bell’uomo” gli dissi. “Hai mai avuto rapporti con altri uomini?”
“Da quando mia moglie mi ha lasciato qualche volta ci sono andato molto vicino, ma non ho mai avuto il coraggio di fare l’ultimo passo”.
Gli presi la mano e me la misi sulla guancia. “Lasciati andare, tocca, accarezza, sperimenta, esplora tutto quello che vuoi. Qui siamo solo tu ed io e nessun altro può vederci” gli dissi con tono rassicurante.
La sua mano cominciò ad accarezzarmi la barba e il collo per poi scivolare sui miei pettorali tastandone la solidità.
“Hai un corpo fantastico” mi disse.
“Grazie, ma non hai ancora visto niente”
Gli presi la mano e me la infilai sotto al morbido maglione per permettergli di accarezzarmi direttamente la pelle e i capezzoli.
Lui andò in visibilio e infilando sotto anche l’altra mano per accarezzarmi petto e addome, cominciò a prendere confidenza. Seguiva i rilievi del mio corpo e si fermò a lungo sui capezzoli turgidi.
La mia bocca era vicinissima alla sua e così gli presi la testa tra le mani e lo baciai piano sulle labbra. Lui rispose chiudendo gli occhi e abbandonandosi completamente a quel bacio. Così gli infilai la lingua in bocca cominciando a limonarlo lentamente. Gli mordicchiai le labbra, giocammo con le lingue e lo baciai sul collo per poi scendere a sbottonargli la camicia e mordicchiargli i capezzoli con i denti, per poi succhiarglieli e giocarci con la lingua. Si rilassò completamente quando gli ficcai la lingua nell’orecchio e gli mordicchiai il lobo. Tenendogli la testa tra le mie mani l’ho riempito di baci ovunque mentre l’eccitazione cominciava a impossessarsi di entrambi.

Poi mi staccai e tenendo gli occhi fissi nei suoi gli chiesi: “Adesso cosa vorresti fare”
“Sei così giovane” disse. Poi, molto imbarazzato, aggiunse: “E sotto quei pantaloni lucidi sembra esserci qualcosa di bello che vorrei poter vedere e toccare”
Allora gli presi un polso e premetti la sua mano sul mio pacco.
“Serviti da solo a tuo piacimento. È tutto tuo e puoi farne tutto quello che ti senti di fare” gli dissi con il mio sorriso più rassicurante.
La mano cominciò a scorrere velocemente tra quelle morbide pieghe per poi aumentare la pressione e mentre gli davo il via libera allargando le gambe il mio cazzo si svegliò e cominciò a crescere.
“Adesso fai da solo. Io ti vengo dietro” gli dissi mentre sentivo la mia eccitazione che aumentava.

Cominciò ad accarezzarlo da sopra per un paio di minuti sentendolo crescere e, ne sono sicuro, godendo del contatto con la pelle liscia dei pantaloni.
Poi sbottonò la patta e infilò la mano per poi impugnare timidamente il mio membro caldo. Credo volesse prendere confidenza perché lo teneva semplicemente in mano, saggiandone la consistenza.
Io trovavo quel contatto eccitante e piacevole, a conferma che il mio cazzo non fa distinzioni di età o sesso.
A bassa voce gli sibilai: “Sei fantastico e me lo stai facendo diventare duro come il marmo. Lo senti come cresce? Tiralo fuori, così prende un po’ d’aria e potrai vederlo da vicino”.
Mentre usava entrambe le mani per tirarlo fuori sembrava un bambino il giorno di Natale ma una volta che se lo ritrovò pulsante tra le dita si fermò incerto su come proseguire.
Era arrivato il momento che prendessi l’iniziativa. Allungai la mano sulla sua coscia e risalii lentamente fino all’incrocio delle sue gambe percependo un cazzo durissimo sotto i suoi jeans morbidi. Dopo averglielo accarezzato a lungo da sopra la stoffa guardandolo negli occhi, glieli aprii velocemente, infilai la mia mano dentro le mutande e cominciai a massaggiarglielo piano affinché percepisse il calore della mia mano e si concentrasse sulle sue emozioni. Ma mi resi conto che dovevo andarci piano per evitare che, eccitato com’era, arrivasse al termine troppo rapidamente.

Così riportai le mani sul suo viso facendole scorrere sulle guance e quando gli infilai un pollice in bocca cominciò istintivamente a succhiarlo con passione.
Diciamolo, il car sex è trasgressivo e molto eccitante ma non è certo la sistemazione più confortevole. D’altra parte, pensai che essendo la sua prima volta fosse troppo presto per spostarci all’aperto, seppure nascosti in mezzo al verde. E poi fuori faceva veramente troppo freddo. Ma quell’uomo mi piaceva un casino ed ero decisamente eccitato.

“Andiamo sul sedile posteriore così staremo un po’ più comodi”. Ci risistemammo i vestiti alla bell’è meglio e andammo dietro. Facendo qualche acrobazia gli sfilai i jeans e le mutande e allungai la mano riprendendomi il suo cazzo tra le dita. Lui teneva gli occhi chiusi godendosi il momento.
“Guardami” gli dissi. “Se non guardi godi solo a metà”.
Mi chinai su di lui, gli diedi un paio di baci morbidi sulla punta e dopo averglielo insalivato per bene me lo imboccai fino ad arrivare ai peli pubici notando che, nonostante non avesse più vent’anni, ce l’aveva incredibilmente duro e pulsante. Sorrisi tra me e me quando mi resi conto che stava trattenendo il respiro per godersi completamente quelle sensazioni e continuava a gemere.
“È bellissimo. Hai una bocca così calda”
Lo succhiai in punta godendomi il sapore di quelle prime gocce che fuoriuscivano incontrollate.
“mmhhhh … porca puttana che bello”
Giocai sotto la cappella gonfia e sul frenulo con la punta della lingua mentre lui irrigidiva i muscoli perdendo completamente la testa.
“Odddiiiooo”
Poi cominciai a succhiare lentamente senza perdere di vista il suo viso.
Reclinava indietro la testa mentre facevo scorrere le mani sul suo corpo sottile anche se non più tonico. Mi piaceva prendermi cura di lui accarezzandogli i folti peli dell’addome e del petto per poi arrivare a torturargli i capezzoli con le dita.

A un certo punto si agitò e mi disse preoccupato: “Non resisto più. Spostati, sto per venire”.
Mi ero reso conto che non ce la faceva più, così serrai le labbra e lasciai che scaricasse tutte le sue voglie represse nella mia bocca.
Quando mi ritirai su e lo guardai sorridendo, vidi la faccia di un uomo felice e completamente appagato.
“È stato incredibile. Non ho mai goduto così tanto in vita mia” mi disse tutto entusiasta.
Lo baciai per fargli sentire il sapore della sua sborra e, guardandolo negli occhi da vicino, gli sussurrai con un tono complice. “È stato bellissimo anche per me, ma adesso è il tuo turno”.
Il cambiamento era evidente; aveva preso confidenza e adesso si fidava di me.
Così cercò di ripetere le pratiche appena imparate, ma gli mancava l’esperienza e tutto aveva quindi un che di meccanico. Io gli parlavo e cercavo di guidarlo affinché si concentrasse più sul piacere reciproco che sulla tecnica.

Si fermò spesso con il mio cazzo in mano a guardarlo, quasi incredulo di poter finalmente dare libero sfogo alle sue voglie. Lo accarezzava piano facendo scorrere le dita per tutta la lunghezza. Infine, impugnatolo con determinazione, cominciò a menarmelo su e giù lasciandosi guidare, rallentando o accelerando il ritmo sulla base dei miei suggerimenti.
“Leccamelo piano. Voglio sentire la tua lingua scorrere sul mio cazzo e sulle palle”
Lo appoggiò sul palmo della mano e fece scorrere la lingua per tutta la lunghezza, lavorandolo sulla punta.
“Adesso prova a prenderlo in bocca. Succhialo, fammi sentire la lingua … ma fai attenzione ai denti”. Se lo mise in bocca senza esitazione cominciando così il suo primo pompino.
A quel punto sentii che stava diminuendo l’ansia da prestazione e cominciò a lasciarsi andare al suo istinto, dimostrandosi il porcello che speravo che fosse.
“Sei bravissimo. Mi stai facendo godere come un maiale” gli dissi rantolando.
Quando sentii che mi stavo avvicinando all’orgasmo lo fermai e gli dissi con un filo di voce: “Manca poco, è bene che ti prepari”
Mi confessò con un po’ di imbarazzo che non se la sentiva di ingoiare e io capii perfettamente. Così presi in mano le sue mutande e cominciai a menarmelo velocemente. Rimase a guardarmi con uno sguardo libidinoso mentre riempivo le sue mutande della mia sborra.

“Queste adesso sono mie” gli dissi esausto. “Voglio tenermi qualcosa di te. E tu vedrai come è bello non averle addosso sotto ai pantaloni”.
Lo guardai rivestirsi e mentre mi ritiravo su i pantaloni sistemando il cazzo al loro interno gli chiesi di raccontarmi tutte le sensazioni che aveva provato.
Non la smetteva più di parlare scendendo anche nei particolari più intimi mentre continuavamo ad accarezzarci e a toccarci, ridendo e scherzando come vecchi amici.
Gli passai di nuovo la mano sul pacco e notai che il suo uccello, finalmente libero da qualunque costrizione, si stava imbarzottendo nuovamente.
Ma si era fatto tardi e c’era ancora un bel pezzo di strada da fare per tornare a casa.
“Voglio rivederti” mi disse.
“Anch’io, ma la prossima volta ti chiederò di più”
Così, prima di salutarci, ci accordammo per rivederci in quello stesso posto, e pochi giorni fa quando sono arrivato all’appuntamento la station wagon blu era già parcheggiata lì ad aspettarmi.

Ma questa è un’altra storia…
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