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Il cinema noir che mi piace


di Berto747
01.12.2022    |    14.635    |    15 9.7
"Probabilmente non se lo aspettava, ma apprezzò..."
Giro ancora un po’. Mi avvicino all’ingresso del cinema, mi allontano subito simulando un errore di percorso. L’ingresso è “riservato”. Vinta l’emozione entro.
La cassiera mi fissa.
“Un biglietto.” Gli dico.
La cassiera strappa il biglietto, poi mi guarda e accenna un sorriso malizioso.
Cosa pensa, si vede la mia voglia? Odore di incenso e muffa. Si sentono sospiri ed esclamazioni in inglese. Scosto il lembo pesante della tenda ed entro. Buio totale escluso lo schermo. Nel buio mi muovo a tentoni e raggiungo una fila di posti. Mi siedo sulla seconda poltrona lasciando libera quella a fianco.
Gli occhi si abituano. Mi accorgo di essere seduto molto avanti. Troppo. Cerco di rilassarmi trovando una posizione comoda.
Sullo schermo una brunetta viene rigirata e trivellata da due energumeni di colore. Sto scomodo e mi sistemo meglio sulla poltrona. Con la coda dell’occhio vedo che qualcuno si avvicina si ferma appoggiato alla colonna e poi si allontana. Mi sento osservato. Non ho il coraggio di abbassarmi i pantaloni come volevo fare qualche istante prima. Guardo fisso il film ascoltando i rumori nelle file dietro. Non ci vuole molta fantasia per capire quel che succede. Improvvisamente sento sospirare ed un uomo si siede accanto a me. Il cuore mi schizza in gola. Resto fermo con le gambe appoggiate allo schienale della poltrona di fronte. Non succede nulla. Anche lui guarda il film.
Sento una mano che comincia ad accarezzarmi la gamba. Parte dall’esterno coscia molto lieve.
Immobile. Sto immobile, altrimenti magari se ne va. La mano si fa più sicura e passa all’interno.
L’uomo si spinge oltre e mi sfiora il pube. Cerca l’apertura sulla patta ma si scontra con la tenacia del jeans.
lo tocco anche io, vediamo come reagisce. La mia mano si avventura sui suoi pantaloni. L’uomo sembra apprezzare. Con un gesto eloquente mi chiede di abbassare la gamba e di aprire la patta. Comincio a respirare forte ma obbedisco. Mi prende in mano il cazzo e lo tasta per bene e con un colpetto deciso me lo scappella. Sono quasi paralizzato. provo anche io a cercare il suo, ma trovo la sua mano. È grande con dita ruvide. Gliele accarezzo e sento che lui comincia a masturbarmi. Prima lentamente con delicatezza poi improvvisamente con una grande sicurezza, quasi fosse il suo.
“piano… se no vengo subito”. Ma le parole non mi escono dalla bocca. Ne esce invece un gemito che immagino si sia sentito in tutto il cinema. Penso alla faccia della cassiera che sghignazza. Vengo. Stringo la sua mano mentre lui continua a menarmelo tirandolo in basso verso il pavimento.
“continua non ti fermare che poi lo faccio io a te… se vuoi te lo succhio…” Le parole mi escono in automatico insieme ai gemiti.
Improvvisamente si alza e se ne va lasciandomi accasciato sulla poltrona. Sono smarrito e deluso. Mi ricompongo velocemente. Non so nemmeno chi sia, non l’ho nemmeno guardato in faccia.
Continuo a guardare il film, la mia attenzione era comunque focalizzata su quei gran cazzi che venivano spompinati e che andavano e venivano in figa e culo.
Le immagini non tardarono a produrre il loro effetto.
Il mio cazzo cominciava a irrigidirsi di nuovo e la mente a vagare immaginando situazioni erotiche sempre più eccitanti.
Mi sistemai meglio sulla poltroncina e cominciai a guardarmi attorno con maggiore attenzione.
C’era più gente adesso.
Taluni si alzavano, rimanevano alcuni istanti in piedi e poi uscivano dalla sala per poi ritornare dopo pochi minuti.
Evidentemente non ce la facevano più e quindi dovevano andare in bagno a scaricare il loro seme.
Altri invece vagavano attorno alla sala, sedendosi per qualche istante qua e là per poi rialzarsi e andare verso il fondo dove delle ombre si intravedevano muoversi nell’oscurità.
Incuriosito e voglioso, mi alzai e mi mescolai alle ombre.
Andai in fondo alla sala dove avrei potuto osservare meglio la situazione. Ormai gli occhi si erano abituati al buio.
Mi appoggiai al muro e cominciai ad osservare quello che accadeva davanti e attorno a me.
Da qui la prospettiva cambiava abbastanza.
Vidi cose interessanti accadere nelle file davanti a me.
Il pubblico era rappresentato esclusivamente da maschi arrapati.
Ma non tutti erano lì per apprezzare le gesta erotiche della bella figliola che sullo schermo continuava la sua maratona.
Infatti potevo notare che, alcune delle ombre, che prima mi erano sembrate vagare senza meta andavano a sedersi vicino a spettatori soli, alcuni dei quali forse, come me, non aspettava che quello.
Infatti se alcune delle ombre si rialzavano dopo pochi minuti, altre, invece si fermavano, iniziando movimenti inequivocabili.
Stavo osservando le scene quando mi sentii urtare la spalla, una due tre volte.
Non c’è alcun dubbio, era voluto.
Mi sforzai di non guardare al mio fianco, ma sentivo la sua presenza.
La voglia era tanta per cui decisi di rispondere al segnale.
Lentamente avvicinai il mio fianco al suo, le spalle si toccarono.
Per qualche istante rimanemmo entrambi immobili, come per realizzare la situazione.
Ben presto però, non ricordo chi per primo, iniziammo a muoverci con movimenti lenti, spalla contro spalla, per qualche momento, quasi per avere una conferma ai nostri desideri.
Il mio cazzo era ormai nuovamente in tiro e me lo sentivo stringere dai calzoni.
Improvvisamente sentii la sua mano calda sulla mia patta.
Per qualche istante restò immobile, poi iniziò un lento massaggio alla mia asta, alle mie palle, attraverso la stoffa.
Lento e profondo.
Non lo avevo ancora guardato e mi sforzavo di evitare il suo sguardo.
Mi eccitava enormemente il fatto che uno sconosciuto si prendesse cura del mio arnese con tanta passione e mestiere.
Stavo quasi per venire quando interruppe il massaggio.
Evidentemente sapeva bene quando fermarsi.
Per verificare le sue intenzioni feci scivolare la mano dietro a lui, gli strinsi una chiappa e iniziai a palparlo.
Lo sentii muoversi, evidentemente gradiva, accavallò la sua gamba sinistra alla mia e iniziò a scivolarmi sopra, con movimenti lenti e continui.
Ben presto lui fu davanti a me, il suo culo ormai era a livello del mio cazzo il quale si era sistemato nella fessura delle chiappe, anche se ancora separati dalle rispettive stoffe.
Sempre più eccitati iniziammo a muoverci, a strofinarci fino a quanto, non potendo più resistere gli sussurrai nell’orecchio
“Ho voglia di te.”
Voltò leggermente la testa e mi rispose
“Ho voglia anch’io, andiamo in bagno? ”
Fino a quel momento non avevo ancora guardato in viso il mio occasionale partner, nel voltarsi lo vidi per la prima volta.
Quale sorpresa, era un maschione nero, di circa 20 anni.
La situazione mi eccitava ancora di più, se ancora fosse stato possibile.
Non vedevo l’ora di prenderlo in mano, palparlo, prenderlo in bocca e in culo.
Gli risposi “Andiamo. ”
Mi allontanai da lui e mi avviai verso l’uscita della sala, una secondaria, diversa da quella dove ero entrato, con un piccolo antro prima delle tende, nascosto rispetto alla sala.
Era completamente al buio, se non per la solita piccola scritta luminosa “exit”.
Non è certamente il luogo più comodo e tranquillo, ma meglio di niente.
Entrai con fare indifferente, alcuni uomini erano di fronte all’orinatoio.
Alcuni per espletare le loro normali funzioni altri per svuotare le palle ormai doloranti dal succo.
Entrai nella toilette, come uno che per pudore vuole evitare di mostrare i propri genitali agli altri, socchiusi la porta alle mie spalle ed attesi.
Molto poco, a dire la verità.
Sentii spingere la porta, debolmente, guardai fuori.
Era il mio maschio nero.
Velocemente aprii la porta e lo feci entrare, richiudendo subito dopo.
Ora lo potevo vedere bene.
Come ho detto avrà avuto circa 20 anni, alto 1 e 75, molto scuro, con i capelli ricci, un fisico che si intravedeva sotto gli abiti veramente a posto, muscoloso.
Mi sorrise e lo ricambiai.
“Posso iniziare io? ” chiesi, ricevendo un cenno di assenso con la testa.
Appoggiai la mano al suo petto iniziando un leggere palpeggiamento.
Sentivo i suoi muscoli ben delineati.
Piano piano iniziai a scendere, massaggiando palpando ed iniziando a slacciare i bottoni della camicia.
Ben presto il suo petto e gli addominali erano in bella vista.
Era ben fatto, leggermente palestrato, con i muscoli ben delineati e completamente glabro.
Mentre con una mano continuavo il massaggio, l’altra la infilai nei calzoni, slacciandoli e facendo scendere la zip.
Il suo cazzo non era ancora completamente in tiro, ma era già di notevoli dimensioni.
Lo si poteva intravedere attraverso un paio di slip piuttosto attillati.
Non era ancora venuto il momento di scoprilo, l’attesa eccita maggiormente.
Appoggiai la mano sulla patta degli slip e glielo presi in mano, attraverso il tessuto.
Benché ancora semiduro aveva già raggiunto delle dimensioni considerevoli, e il sacco delle palle si preannunciava altrettanto importante.
Il ragazzo cominciava ad apprezzare le mie attenzioni, lo vedevo muoversi con movimenti flessuosi, chiudere gli occhi ed emettere leggeri gemiti di piacere.
“Vuoi che continui? ” gli dissi
“Certo, prendilo in bocca. Voglio fotterti, sborrarti in gola.”
Non me lo feci ripetere due volte, con un movimento rapido e deciso gli abbassai gli slip fino alle ginocchia.
Così mi trovai il suo arnese a pochi centimetri dalla mia faccia, in tutto il suo splendore.
Aveva un cazzo che benché semi moscio era già almeno di 18cm, con la cappella scoperta, circonciso e con grandi coglioni rasati e pochi peli attorno alla base del cazzo.
Il colore della pelle lungo l’asta era di un bel colore scuro, come la pelle che ricopriva il resto del suo corpo, mentre la cappella era più chiara, di un colore strano, una specie di miscuglio di fragola e cioccolata, invitante, sembrava dicesse “prendimi in bocca”.
Non lo feci attendere un istante.
Presi la cappella fra le labbra, solo la cappella ed iniziai lentamente ad esplorare con la lingua attorno al glande, lungo il frenulo e nella fessura che porta al buchino in cima.
Il mio partner sembrava gradire il trattamento, non parlava ma emetteva flebili gemiti. “aah, aaah, hummm”.
Io ero ancora completamente vestito e sentivo il mio cazzo premere contro la patta dei pantaloni, ma non potevo smettere, era troppo bello avere quell’asta in bocca.
Era venuto il momento di andare più a fondo e così iniziai il pompino vero e proprio, su e giù per l’asta, cercando di farmelo entrare tutto ma era praticamente impossibile, sotto l’azione della mia bocca l’asta aveva preso tutto il suo vigore raggiungendo almeno 22cm.
“Dai continua così, prendilo tutto, adesso ti scopo in bocca” mi disse.
Fu allora che mi prese per la nuca e cominciò a guidarmi in lento su e giù lungo il suo arnese.
Facevo fatica ad ingoiarlo tutto, ma non potevo fare nulla, era lui che guidava.
Per cui cercavo di fare il possibile per prenderlo tutto, più in fondo possibile.
Stringevo le labbra attorno all’asta, succhiavo e lo sentivo crescere ancora di più in bocca, se ancora fosse possibile.
“Ti piace vero prenderlo in bocca, vuoi sentire il sapore della mia sborra? ” mugolò.
Non potendo rispondere dato che lui continuava a scoparmi in bocca, risposi nell’unico modo possibile.
Lo ingoiai ancora più a fondo e con una mano gli presi la sacca dei coglioni e la strinsi in modo leggero ma deciso tirandola in basso.
“Bene, puttana. Non è ancora il momento ma ti stai guadagnando il premio. Succhiami le palle.” Disse lasciando la presa.
Finalmente libero mi soffermai ancora per qualche istante attorno al glande e poi lo tirai fuori dirigendomi verso i suoi coglioni.
Li aveva, rasati e molto grandi, tanto da non poterne prendere che uno alla volta in bocca.
Contemporaneamente con entrambe le mani gli presi le chiappe, con un dito cercai la fessura e il buco del culo.
Trovatolo, con decisione glielo infilai dentro.
Probabilmente non se lo aspettava, ma apprezzò.
Infatti, grugnì di piacere. Lasciai le palle per tornare al cazzo, dopo tutto non aveva ancora rispettato la promessa, doveva ancora venirmi in bocca.
Ricominciai di nuovo un pompino, curando in particolare la cappella.
Le mie attenzioni al cazzo e al culo portarono il mio maschione nero vicino al momento fatidico.
“Sto per venire. Voglio sborrarti in gola. Ti piacerà il mio succo. Aahh, aaahhh, vengo… vengoo... vengo…” disse.
Venne con diversi fiotti di sborra bollente, leggermente salati, abbondanti tanto da fare fatica a inghiottire tutto.
Dopo essere venuto rallentò i movimenti, forse appagato.
Ma non volevo dargli tregua.
D’altra parte non capita tutti i giorni di trovare uno stallone simile.
Così non lasciai il suo cazzo e continuai la mia opera, sperando che si riprendesse velocemente, per finire il lavoro che mi aspettavo da lui. Provate ad immaginare cosa.
Lo volevo in culo.
Ben presto sotto i colpi della mia lingua il suo arnese si riprese. “Adesso devi farmi godere tu. Mettimelo in culo.” Dissi.
Lasciai la presa, mi slacciai i calzoni e me li abbassai con gli slip.
Il mio cazzo era teso in modo spasmodico, perdeva ancora qualche goccia di sperma per l’esperienza di prima e non era ancora pronto per godere.
“Forza, mettimelo dentro. ”
Non se lo fece dire due volte.
Sputò un po’ di saliva nel palmo della mano ed inumidì con mano esperta il buchetto del mio culo e l’asta del suo cazzo.
“Adesso ti faccio vedere io cosa vuol dire prendere in culo il mio arnese” disse e senza attendere un istante appoggiò la cappella sul buco del culo e iniziò a spingere, lentamente ma in modo deciso.
Dopo una breve resistenza, il mio sfintere cedette sotto la pressione ed accolse il suo cazzo.
Solo la cappella all’inizio, dentro e fuori, per farmi morire di voglia.
Poi all’improvviso mi impalò completamente, con un solo colpo, fino in fondo.
Gemetti, ma non gridai anche se il dolore mi faceva impazzire. Iniziò a scoparmi, su e giù, dentro e fuori, il suo massaggio alla prostata stava facendo il suo effetto.
Il mio cazzo era diventato duro come non mai.
Mi piaceva essere fottuto da quel maschio nero.
Lui allungò la sua mano davanti a me, prese in mano il mio arnese e iniziò a masturbarmi, seguendo in ritmo della sua scopata.
“Ti piace essere scopato, ti piace il mio cazzo, vero?” disse.
“Si, mi piace, sei uno stallone. Continua, vai, spingi di più.” Risposi.
Il ritmo aumentò, i colpi diventarono più frequenti e più profondi, mi sembrava che mi stesse distruggendo la prostata sotto quei colpi frenetici. La sua mano scorreva su e giù lungo il mio cazzo, soffermandosi sulle palle, massaggiandole.
“Sto per venire, adesso, ti riempio le budella, vengoo… vengooo… sborro… ahh, ahhh, ahhhhh… ”
Sentii lunghi fiotti di sperma caldo riempirmi le viscere, mentre le sue spinte rallentarono.
Lo tirò fuori, gocciolante.
“Ma tu non hai goduto ancora” mi disse.
Mi fece girare e me lo prese in mano, iniziando una nuova sega, dapprima lentamente poi sempre più velocemente, fino a quanto non potei più resistere e schizzai diversi fiotti di calda sborra contro le pareti del cesso.
“Ne hai avuto abbastanza” mi disse.
“Per il momento si” risposi.
“ma sei insaziabile, ti ho fatto due seghe e ti ho impalato per bene!”
Era lui, quello della prima sega, quindi. Ero contento e soddisfatto.
Ci risistemammo e, all’uscita dalla toilette, ci siamo dovuti quasi fare largo tra tutti quelli che erano presenti. Dai vari buchi della porta hanno assistito alla scopata.
Sul pavimento vari schizzi di sborra, abbiamo veramente dato uno spettacolino molto eccitante a quanto pare.
Un bacio per salutare il mio uomo nero.
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