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Gay & Bisex

Il padrone 3pt.


di Berto747
04.03.2022    |    4.981    |    0 9.2
"Poi Carlo mi fece piegare in avanti e mi spinse quel paletto di metallo nel culetto, dove si bloccò..."
Finalmente tornò il mio padrone e ripresi a farmi scopare da lui più o meno tutti i giorni, alternando le visite a Francesco e a sua moglie.
Una mattina il mio dirimpettaio mi disse che avevamo avuto un invito a casa di suoi amici e che saremmo dovuti stare là almeno una notte.
Mi organizzai e non vedevo l’ora che mi desse il via.
Arrivò il giorno della partenza. Il mio padrone mi fece vestire da ragazza o, meglio, da troietta. Avevo due stivali bianchi col tacco alto, calze a rete rosa, mutandine di pizzo e minigonna cortissima azzurra, un top smanicato rosa e una parrucca nera con due bei codini. Depilato a dovere e truccato, sembravo davvero una ragazza.
Il viaggio non durò tanto. Dopo un’oretta di statale sugli Appennini, arrivammo in una villa enorme e isolata.
Dopo aver suonato il campanello, essere entrati nel giardino e parcheggiata l’auto davanti al portone di casa, entrammo.
Ci accolse Carlo, l’amico del mio padrone. Era un uomo di 60 penso, pelato, dal viso completamente glabro, fisico tonico, si vedeva che lo teneva allenato sicuramente in palestra. Salutò il mio signore con una calorosa stretta di mano ed un bacio sulla guancia poi si rivolse a me: “Tu devi essere la nostra sorpresa… Claudio – indicò il mio dirimpettaio – ci ha parlato tanto di te… Ma fatti salutare per bene!” Mi abbracciò, stringendomi entrambe le natiche con le mani sotto la minigonna e mi cacciò la sua lingua in bocca. Non opposi ovviamente resistenza.
Ci portò, subito, nelle nostre stanze per farci sistemare, dicendoci di raggiungerlo nel salone al piano di sotto il prima possibile.
Pochi minuti dopo eravamo in uno splendido salotto, arredato con mobili antichi.
Davanti a me seduti su un divano c’erano Carlo e sua moglie Alma, una signora tra i 50 e i 60 anni, con i capelli vaporosi, corti, bianchi, né troppo grassa né troppo magra. Le rughe del volto le dipingevano un’aria di sdegno. Era vestita con un abito nero leggero lungo con uno spacco laterale vertiginoso e aveva un paio di scarpe dal tacco alto rosse. Accanto a loro, in piedi, completamente nudo, con un collare dal quale pendeva una catena argentata, stava un ragazzo di colore, che, seppi più tardi, essere loro figlio adottivo Andrea. Dietro il divano un’ampia vetrata offriva una vista splendida sul giardino, dove sgambettava un magnifico alano enorme.
Claudio salutò con un baciamano Alma e dopo essersi scambiati i convenevoli, fu fatto accomodare su una poltroncina accanto ad Andrea.
La signora fissò il suo sguardo su di me, mettendomi in soggezione mentre suo marito si alzava per posizionarsi alle mie spalle.
“Mmmhmm… E così tu saresti la nostra sorpresa… - Disse lei. Poi rivolgendosi a Carlo – Fa ciò che sai…”
Lui mi prese per i fianchi, mi alzò la minigonna e mi sfilò le mutandine. Poi prese da un tavolino una coda pelosa terminante in un cuneo di metallo argentato.
Me lo porse, ordinandomi di insalivarlo bene con la lingua.
Ubbidii sotto lo sguardo attento di Alma. Poi Carlo mi fece piegare in avanti e mi spinse quel paletto di metallo nel culetto, dove si bloccò.
Alma aprì le gambe e mise un piede sul divanetto, liberando, grazie allo spacco della gonna, una vagina dai peli candidi e disse: “Ora, mio bel cagnolino vieni qui a quattro zampe.”
Mi trovai, così a leccare la figa di Alma, dalla quale pendevano le grandi labbra flaccide, che tremolavano ad ogni tocco della mia lingua.
“Bravo… Così…” Mi incitava, muovendo voluttuosamente il bacino.
Nel frattempo Carlo e Claudio si erano spogliati e stavano venendo segati dal negretto.
Alma raggiunse l’orgasmo velocemente e, sorridendomi, schiacciata la mia faccia con la sua vagina, mi disse: “Bevi…”
Un getto di piscio mi arrivò addosso, sciogliendo parte del trucco.
Tutti risero della scena.
Poco dopo ci spostammo in una camera da letto molto grande.
Carlo si sdraiò supino di traverso ed io fui fatto salire su di lui per un 69.
Prese a succhiarmi il cazzo voracemente mentre io leccavo e ciucciavo con gusto il suo.
Il mio padrone mi si mise di fronte e mi schiaffò in bocca anche il suo pene.
Avere la bocca piena con due bei cazzi era una sensazione bellissima ma il meglio doveva ancora arrivare.
Una volta che ebbi bagnato per bene la nerchia del mio padrone, senza tanti complimenti, la appoggiò al culo di Claudio, penetrandolo mentre io tornai a succhiargli il cazzo mentre veniva inculato come una troia.
Ad un certo punto entrò nella stanza Alma, con un corpetto rosso lucido, dal quale spuntava un fallo di gomma enorme. Nella mano stringeva il guinzaglio di Andrea.
Mi venne dietro e, dopo avermi sfilato la coda, mi inculò stantuffandomi con forza il dildo nel sedere.
Dopo poco, passando la catena su una spalla e piegandosi in avanti su di me: “Andrea! Scopa la mamma!”
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e penetrò la fica della madre, scopandola fortissimo e dandole il ritmo per la mia inculata.
Mi sentivo sventrare da quel fallo di gomma e soffocare dal cazzo di Carlo, sul quale il mio padrone mi spingeva la testa, ficcandomelo in gola.
Nel frattempo il padrone di casa mi dava un piacere incredibile, limonando col mio pene.
Dimenavo i miei fianchi come un infoiato, esaltato dalla magnifica inculata e dal fantastico pompino.
Sentivo il cazzo di Claudio gonfiarsi sempre di più e vibrare nella mia bocca finchè non liberò un fiume liberatorio di sborra direttamente nella mia gola.
Poco dopo il mio padrone tolse la nerchia dal suo culo e me la schiaffò, così com’era, in bocca. Il sapore e l’odore del culo del marito di Alma erano forti e intensi e per costringermi a ingoiarlo mi tirò per i capelli della parrucca: mi diede tanto di quello sperma che mi uscì perfino dal naso.
Nel frattempo Andrea non cessava di scopare con vemenza sua madre, che urlava di piacere come una baldracca continuando a perforarmi il culetto col fallo di gomma.
Ad un certo punto, mentre il figlio le riempiva la figa di seme, lei ebbe un orgasmo e, allo stesso tempo anche io venni nella bocca di Claudio. Ci abbandonammo uno sopra l’altro per riprendere fiato.
Restammo così per qualche minuto.
Poi Alma si alzò e con tono autoritario mi ordinò di ritirarmi nella mia stanza per darmi una ripulita. Là avrei trovato anche qualcosa da mettermi.
Tornato nella mia stanza, dopo una bella doccia, indossai quello che mi avevano lasciato: degli stivali bianchi col tacco alto, un reggiseno composto soltanto da due triangolini microscopici blu lucido.
Quando tornai nel salone per la cena Alma mi fece accomodare al mio posto, proprio a fianco di suo figlio adottivo, Andrea. Mangiammo insieme e in uno strano silenzio. Mi accorsi che il cane, Lothar, era in un angolo con la sua ciotola, anche lui stava mangiando. Era un cagnone enorme, un alano, con la stazza di un vitello. C’era qualcosa di strano, mi accorsi che stava molto attaccato alla sua padrona Alma, era quasi morboso più che riverente. Poi mi accorsi che Lothar aveva una erezione, e il suo pene canno era enorme. La cosa mi incuriosì, perché sembrava che si fosse eccitato alle carezze della padrona. Andrea, si avvicinò al mio orecchio e mi disse “Sei sorpreso per il cane? Non ti preoccupare, è addestrato, sai Carlo non riesce a soddisfare la mamma e quindi lei trova divertimenti alternativi.” Ecco spiegato il comportamento del cane, Alma praticava sesso con il cane. Mi sembrava una cosa non bella e poco pulita, ma se a lei andava bene così…però mi stava venendo un dubbio. In tutta questa strana serata, mi sembrano tutti molto tranquilli, e un sospetto mi assalì. Alma smise di carezzare la testa del suo cagnone e cominciò a toccargli il pene. Era veramente grosso, sembrava quello di un cavallo. Non riuscivo a fare a meno di guardarlo. Alma si accorse di questo e mi disse, con tono accusatorio “ti stai eccitando?” abbassai e risposi, mentendo, di no. Intanto Claudio e Carlo si stavano masturbando reciprocamente. Poi ci trasferimmo in un’altra zona del salone dove c’era un’altra tavola e un enorme divano. Claudio si sdraiò sul tavolo, e Carlo mi prese per l’uccello ormai duro e voglioso. Lo usò quasi come un guinzaio, per rimanere in tema, e mi accompagno a mettermi sopra al mio padrone Claudio. Mi misi seduto sul suo cazzo eretto e durissimo, con la mano guidai quell’arnese all’entrata del mio culetto, e lo feci entrare. Cominciò a stantuffarmi con violenza, mentre Alma si era appartata in un angolo con il suo cane e si faceva scopare da esso. Quella visione mi eccitò ulteriormente, non avevo mai visto una scena del genere. Guardai Andrea e il suo cazzone eretto, e lo invitai a entrare pure lui dentro di me. Non se lo fece ripetere due volte, si mise su una sedia, per trovarsi alla giusta altezza, prese un po' di lubrificante, lo spalmò tra il cazzo che mi stava fottendo e l’ano, impuntò la sua grossa verga e cominciò a spingere. Era grosso, comincia ad urlare dal dolore ma Andrea continuava a spingere. Poi un dolore ancora più forte, avvertii come se si fosse rotto qualcosa. Mi resi conto che la grossa cappella di Andrea era entrata, si fermò un attimo in quella posizione, così da farmi abituare, e poi mi penetrò fino in fondo. Io urlavo sia di dolore che di piacere. Cominciarono a scoparmi insieme. E per insieme intendo come se fosse un unico grande cazzo. Erano sincronizzati nel movimento, si muovevano all’unisono. Ora il dolore stava passando lasciando il posto al piacere. Dal mio cazzo fuoriusciva sborra a getto continuo, a causa dei miei continui orgasmi. Le pareti del mio sfintere si erano abituate a quello sfregamento. In tutto questo non vedevo Carlo, ma eccolo che appare. È davanti a me, con in mano il dildo che aveva indossato Alma poche ore prima. Ora il mio sguardo si fisso sul mio padrone, era uno sguardo quasi terrorizzato. Claudio si accorse di questo e mi strinse a sé con le braccia, in modo che non potevo muovermi. Nel mentre i due stavano ancora dilaniandomi il culo, e io continuavo a venire come una fontana. Carlo si portò dietro di me, e i due si fermarono improvvisamente.
Giro lo sguardo e, sulla parete alla mia sinistra, c’era un grande specchio, in cui rifletteva la scena in cui ero, e lo vidi. Si era posizionato dietro ad Andrea e con il dildo in mano, lo stava puntando verso il mio culo già ampiamente occupato.
Sento che la dilatazione aumenta ancora, ma non è data dai due cazzi che si stanno ingrossando ulteriormente, ma dal dildo in mano a Carlo che lo stava infilando tra i due già presenti. Questa volta è solo dolore, urlo, ma non si ferma, e continua a entrare. Sento che le pareti stanno cedendo ancora di più e, guardando il mio padrone arrapato, mi metto a piangere dal dolore. Riprendono a scoparmi, ora sono in tre, a ogni movimento urlo dal dolore, non rattengo più nulla, e dal mio uccello fuoriesce sperma e urina che inondano il ventre del mio padrone. Finalmente i due si fermano e sento un fiume di sperma che mi riempie le viscere, mentre Carlo continua a muovere avanti e indietro il dildo. Ne avevano veramente tanto da scaricare, sembra non finire più, sono come due fiumi di sborra che si riversano dentro di me. Escono quasi all’unisono, strappandomi un urlo misto di dolore e di dispiacere. Quando furono fuori di me, sentivo solo Carlo che continuava a muovere il dildo, ma era come se ci fosse un dito. Poi anche lui lo estrasse e la sensazione di vuoto e di fresco si fece largo nel mio ano è indescrivibile. Carlo salì sulla tavola e si mise davanti al mio viso. Mi ordinò di aprire la bocca. eseguì, tirando fuori anche la lingua, e cominciò a masturbarsi. Poco dopo, con un grugnito animalesco, venne dentro la mia bocca. anche lui in maniera copiosa, ma avendo la lingua fuori, riuscì a non perderne nemmeno una goccia.
Mi aiutarono a scendere dal tavolo, e una volta a terra, facevo fatica stare in piedi, dal mio culo dilatato, fuoriscì tutto lo sperma che mi avevano scaricato, colando lungo le mie cosce fino in terra.
Alma intanto aveva finito di farsi scopare dal suo alano, e mi sembrava soddisfatta.
MI guardo allo specchio e l’immagine che vedo riflessa è il ritratto della troia più putrida e schifosa in assoluto.
Posso tornare in camera. Faccio visibilmente fatica a camminare.
Ero sfinito e con il culetto dolorante. Fatta la doccia, mi sdraiai nudo sul letto a pancia in giù e mi assopii.
Non so quanto tempo passò ma fui svegliato da Alma, che entrò nella mia stanza, accendendo la luce del comodino.
La guardai assonnato e stupito.
“Ho pensato che questa potrebbe farti comodo… Resta così, che te la metto.” Ed aprì una boccetta di crema. Ne prese un po’ con le dite e cominciò a spalmarmela sul mio buchetto sfondato.
Le sue dita percorrevano il solco tra le natiche, indugiando attorno e dentro il mio ano, per poi passare al perineo e al mio scroto, premendo per stimolare dall’esterno la prostata.
Nonostante la stanchezza, il mio pene si inturgidì per il lavoro delle mani della padrona di casa.
“Bene… Ora voltati.” Disse con tono fermo.
Mi misi supino e lei fissò il mio cazzo.
“Hai proprio un bel uccello…” Disse, prendendolo con una mano, e cominciò a segarlo delicatamente su e giù.
Finalmente, quando raggiunsi l’erezione completa, si sedette accanto a me e, dopo aver avvicinato il suo viso al mio glande, prese a succhiarmelo vigorosamente e con gusto.
Sembrava una idrovora: il suo risucchio era davvero potente e violento e mi faceva quasi male.
Mi contorcevo tra il piacere e una strana sensazione di fastidio finché non smise.
Mi spinse a sdraiarmi e messasi a cavalcioni sul mio viso, mi schiaffò la sua fica in bocca.
Sapevo già cosa fare: tirai fuori la lingua e leccai la sua vagina già fracida.
Lei afferrò con le mani i miei capelli e si mise a muovere freneticamente il bacino avanti e indietro per sentire ancora meglio le mie leccate.
“Bravo porcellino! Fa’ sentire alla mamma la lingua! Leccami stronzo!” Cominciò ad urlarmi.
Mi colava in bocca copioso i suoi umori e mi mancava il respiro, soffocato dalle quelle grandi labbra slabbrate.
Fortunatamente raggiunse presto l’orgasmo e scivolò col bacino sul mio corpo fino ad arrivare al mio cazzo.
“Vuoi entrare dentro di me, vero? Vuoi scopare la mamma, eh? Porco! Dimmi che mi vuoi scopare!”
“Sì… Voglio scoparti…” Dissi.
“E come vorresti fare?” Mi chiese mentre cominciava a strusciarsi sul mio pene sempre più duro.
“Voglio mettertelo dentro…”
“Pregami. Pregami di darti la mia fica.”
“Ti prego, padrona. Ti prego: dammi la tua fica.”
Ridendo, prese il mio cazzo in mano e lo guidò dentro di sé.
Si erse su di me e si mise a cavalcarmi.
Io pieno della visione del suo corpo vecchio ma non brutto che si muoveva, stritolandomi il cazzo con la sua fica, le afferrai le tette, che ballonzolavano su e giù.
“Bravo il mio piccolo porco! Chiavami! Mettici più forza, frocetto!” Più mi insultava e più mi eccitavo.
Raggiunse ben presto un altro orgasmo e in quel momento entrò Andrea in camera.
Era nudo col suo bel cazzo nero già eretto.
Alma si tolse da me. Mi ordinò di togliermi dal letto e fece mettere al mio posto il figlio.
Subito si mi se a cavalcarlo come una dannata mentre mi urlava: “ti piace? Segati frocetto! Segati guardando questa nerchia che mi apre in due!”
Io non feci altro che ubbidire.
“Vieni Frocetto! Vieni dietro e laccami il culo mentre mi scopa!”
Io mi appoggiai con un braccio al letto, nel frattempo con l’altra mano continuavo a segarmi. Avvicinai il mio viso al bacino di Alma e, seguendo i suoi movimenti veloci e parossistici, iniziai a leccarle l’ano, scivolando, spesso, sull’asta durissima di Andrea ricoperta di umori vaginali.
Dopo un po’, sborrai addosso al letto mentre Andrea la riempiva di sperma.
Alma si levò, si sedette a gambe larghe sul letto e mi ordinò: “Puliscimela con la lingua, porco!”
Io, inginocchiatomi, continuai a usare la lingua, raccogliendo e ingoiando ogni goccia dei suoi umori misti al seme del figlio con gusto.
Poi Alma mi ordinò di pulire con la lingua la nerchia sporca di sperma del figlio.
Il ragazzo venne da me e mi spinse il suo grosso cazzo moscio in bocca.
Lo ripulii per bene e una volta ingoiato ogni grumo di seme, Andrea prese, ridendo a crepapelle, a schiaffeggiarmi il viso col suo pene grande e flaccido.
“Che bello schiavetto che ha Claudio… - Osservò Alma – Già… Proprio una troietta fatta e finita…”
E mi lasciarono solo.
Finalmente potei dormire e la mattina dopo, ancora dolorante al culo, io e il mio padrone ripartimmo per tornare a casa.
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