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Gay & Bisex

il padrone 4pt. (la fine)


di Berto747
04.03.2022    |    4.802    |    2 8.6
"MI hanno trasferito, devo cambiare regione..."
Passarono i giorni, i mesi e gli anni. La mia sottomissione non cambiò
Continuavo a farmi scopare dal mio padrone ogni volta che potevo, ogni tanto si andava a trovare i suoi amici, si erano di gran lunga diradate le visite a Francesco e a sua moglie, e anche con Christian e il Riccio, se andava bene, ci si incontrava pochissime volte, se andavo in montagna.
Un giorno, era il mio compleanno, ed il mio padrone mi volle fare un regalo.
Oltre al regalo, mi disse che doveva dirmi qualcosa di importante, ma prima il regalo.
Lo raggiusi a casa sua, dove mi fece vestire da donna.
Truccato di tutto punto, con un paio di autoreggenti a rete azzurre, un paio di mutandine di pizzo del medesimo colore, scarpe dal tacco alto bianche, minigonna e top rosa mi volle portare nel cinema a luci rosse della città. Nei cinema di quel genere c’ero già stato parecchie volte, ma in quello in particolare no. Mi avevano riferito che era un posto molto libertino, in cui si poteva fare sesso tra le poltroncine senza tani problemi.
Ad eccezione mia, che di femminile avevo solo i vestiti, tutti i presenti erano uomini.
Questi, quando entrammo in sala, si voltarono tutti a guardarmi.
Mi sentivo un po’ a disagio, guardai il mio padrone e lui, dopo avermi sorriso rassicurante, mi strizzò una natica, alzandomi vistosamente la minigonna inguinale, che a malapena arrivava a coprirmele.
Ci sedemmo nella fila di posti centrale in corrispondenza del corridoio e, dopo avermi detto di stare tranquillo, qualunque cosa capitasse, Claudio si alzò e si andò a mettere a qualche fila di distanza.
Nel frattempo continuava ad arrivare gente alla spicciolata, senza, tuttavia, arrivare a riempire il cinema, che, anzi, era per la maggior parte vuoto. Un uomo pelato e grasso, sulla cinquantina, si sedette alla mia destra a qualche poltrona di distanza.
Un altro, sulla trentina, si mise a due sedili da me alla mia sinistra.
Un terzo, un vecchio, si sedette dietro di me.
Si spensero le luci ed iniziò il film.
La pellicola e la sensazione di essere osservato accesero immediatamente la mia eccitazione, facendomi inturgidire il cazzo, che usciva prepotentemente dalle mutandine.
Gettai uno sguardo da una parte e dall’altra e vidi che entrambi gli uomini si erano tirati fuori il cazzo e avevano cominciato a segarsi.
Io alzai leggermente la minigonna per toccarmi ma non ebbi neppure il tempo di iniziare.
Il vecchio alle mie spalle allungò le mani sul mio petto, palpandomi da sopra il top e i capezzoli.
Mi voltai col capo verso di lui, che si protese in avanti, leccandomi il collo e dandomi dei piacevolissimi brividi.
Come mi rivoltai verso lo schermo, i tizi che avevo ai lati, si spostarono di posto venendomi vicino.
Mi afferrarono le mani portandole sulle loro nerchie dure e pulsanti.
Cominciai a segarli lentamente mentre il vecchio mi scopriva il petto.
Il trentenne, allora, si chinò su di me succhiandomi un capezzolo. L’altro mi mise una mano sulla coscia e risalì sotto la gonna. Quando trovò il mio pisello non si scompose ma sorridendo disse: “Sei un frocetto… E bravo… Veh che bella troietta che abbiamo qui…”
Mi prese la testa e me la abbassò, mettendomi il suo cazzo in bocca.
Cominciai a spompinarlo di gusto nonostante sapesse di urina. Il vecchio si sporse dal mio schienale per vedere meglio. Il trentenne, allora, che continuavo a segare, con le dita cominciò ad esplorare il mio buchetto.
Quando sentii il cazzo che avevo in bocca diventare durissimo smisi di spompinarlo e cominciai a ciucciare quello alla mia sinistra.
I tre parlavano tra loro a bassa voce e qualcuno dovette sentirli, dal momento che, attorno a me ritrovai un gruppetto di persone con i peni turgidi, le cappelle lucide e bagnate.
Fui letteralmente trascinato giù dai sedili e fatto inginocchiare mentre attorno a me si affollavano nerchie di tutte le dimensioni che pulsavano e fremevano per farsi segare e ciucciare.
Ed io li accontentavo, li succhiavo avidamente, li masturbavo, chi piano, chi veloce, baciavo quei glandi fradici e promettenti.
Qualcuno sborrò subito addosso a me e sporcando gli arredi.
Arrivò il custode, pensai di essere nei guai, invece si limitò solo ad ammonire di non schizzare sulle poltroncine.
Il vecchio, quindi, mi afferrò per un braccio e mi portò nei cessi, dove fummo seguiti dagli altri due e dal mio padrone.
Il primo mi mise contro al muro, leggermente piegato in avanti, messosi un preservativo , mi inculò a freddo. Aveva una bella cappella grossa e larga, che accolsi dentro di me senza sforzo.
Mi inculò furiosamente mentre mi raddrizzavo per sentirlo meglio dentro di me.
Muovevo i fianchi velocemente mentre lui mi leccava il collo, dandomi brividi di piacere.
Il quarantenne mi venne davanti, mi abbassò a 90 e mi infilò il suo pene in bocca, chiavandomi la testa con movimenti rapidi, forti e profondi.
Godevo come un matto a farmi scopare davanti al mio padrone, che mi guardava con aria compiaciuta, accarezzandosi il pacco gonfio.
Il trentenne si segava lentamente osservando la scena.
Allungai una mano e presi a masturbarlo.
Il vecchio grugnì mentre il suo pene pulsante eiaculava dentro di me.
Non appena si fu tolto, il terzo, prese il suo posto, inculandomi molto velocemente e in profondità.
Aumentando il ritmo di chiavata era più rapido anche quello del pompino che stavo facendo al tizio sui quarant’anni, che ben presto mi venne in bocca e sulla faccia.
Anche il trentenne non ci mise molto a schizzare, estrasse il cazzo dal mio culo e, toltosi il preservativo, mi obbligò a bere tutto il suo seme, cosa che feci volentieri.
Rimasi in bagno con il mio padrone.
“Non sei ancora venuto…” Notò. Andò alla porta e fece entrare altre tre persone, che avevo spompinato in sala: tre anziani, con i peni eretti e grinzosi.
Il primo mi mise in ginocchio tra due lavandini presenti, con il mento sopra alla ceramica, e: “Apri la boccuccia… Bravo… Sì… Il nonno ti dà da bere…”
Si mise a pisciarmi in bocca e sul viso. La sua urina si mischiava allo sperma, che avevo sul viso e si riversava tutto nel lavandino.
Quando finì, si sedette in uno dei cessi sulla tazza, mi prese di spalle e mi penetrò.
Nel frattempo, mentre cavalcavo quella nerchia dura e fradicia, ciucciavo e segavo avidamente gli altri due, che si scambiavano commenti in dialetto su di me.
Più mi offendevano e più mi muovevo velocemente fino a che non venni.
Non passò troppo tempo che mi sborrarono addosso e nel culo, lasciandomi solo col mio padrone e con dello sperma da tutte le parti.
Mi pulii alla bell’e meglio.
Infine il mio padrone mi portò a casa sua dove mi lavai e mi cambiai.
Gli chiesi quale era la cosa importante che doveva dirmi.
“Sai che io lavoro per una grande multinazionale, e ci spostano continuamente. MI hanno trasferito, devo cambiare regione.”
Non volle scoparmi quella sera, traspariva in lui un senso di rammarico.
Mi lasciò così, dopo avermi trasformato nella più grande troia del quartiere.
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