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Il piacere


di dioneo
16.11.2010    |    29.819    |    0 7.8
"Ci dirigemmo a piedi verso casa, quartiere San Lorenzo, arrivati, oltre ad un suo amico, nello studio c'erano 5 ragazzi che dipingevano, disse, si..."
-- La storia che racconto è autobiografica al 99 per cento, ha inizio quando ancora facevo le superiori e ha per oggetto me aspirante artista e mia zia Monica, una creatura di una bellezza la cui esmesuranza non trova sostegno nell'impossibilità della parola; il suo corpo perfetto, dalla punta dei piedi a quella dei capelli si erge una figura magra e slanciata, ma i piedi a mio avviso sono la sua virtù più sublime, di una forma pulita e delicata, che nessun uomo nel guardarli non potrebbe non provare quello che io provo; le dita ben disegnate, la pianta forma un arco tanto preciso che anche adesso che ne scrivo, nel ricordo, ho un'erezione...

Ero all'ultimo anno di scuola, non ho frequentato un istituto d'arte e la passione per il disegno e le arti plastiche che negli anni scolastici si era consolidata mi spinsero a prendere in considerazione di iscrivermi all'accademia di belle arti. Sebbene dotato, il timore di non superare i test d'ingresso che nel mio caso, non provenendo da un istituto abilitato erano obbligatori, mi gettavano spesso in uno stato di profondo sconforto.
Da autodidatta qual'ero per ovviare al senso di smarrimento cui il pensiero mi conduceva, i miei genitori mi esortarono a prendere delle lezioni pratiche, ma Salerno sebbene abbia tante qualità in questa proprio non riusciva a soddisfare le mie aspettative.
Fu allora che proposi ai miei di considerare la possibilità offerta da Roma, mia zia sorella di mia madre, diplomata all'accademia di belle arti, tra le altre cose, ormai una fotografa affermata a livello nazionale, impartiva lezioni pratiche di disegno, pittura e (incisione da chi richiesto). Il no a questa domanda fu la risposta che più volte udii in quel mese di novembre, la motivazione della categoricità dei no andava ricercata nei miei scarsi rendimenti scolastici e la perdita dei giorni di scuola avrebbe certamente compromesso la mia promozione. all'ennesimo attaco d'ira, mia madre si convinse e mi concesse di passare parte delle vacanze di natale a Roma. La notizia mi rasserenò, il 19 dicembre ero già in treno direzione stazione termini! Non conoscevo Roma più di tanto ne tanto meno mia zia, più volte era venuta a trovarci quando ero piccolissimo poi soltanto d'estate, adorava la costiera amalfitana e anche quando era da noi era persa in giro a divertrsi, ma la comune passione per l'arte era stata quelle poche volte il nostro tres d'union.
Arrivato a Roma, tra la folla della stazione intravidi uno cappellino viola, non avrebbe potuto non essere il suo, avvicinandomi a poco a poco vidi nitidamente quella splendida donna che mi sorrideva, una creatura di 34 anni fisico asciutto, slanciato viso angelico, era ancora più magra di come la ricordassi.
ci dirigemmo a piedi verso casa, quartiere San Lorenzo, arrivati, oltre ad un suo amico, nello studio c'erano 5 ragazzi che dipingevano, disse, si esercitavano per i test d'ingresso, dopo le presentazioni di rito e quattro chiacchiere chiesi se potevo mettermi all'opera, attaccò un foglio al cavalletto, si mise dietro di me e tenendomi le mani sulle spalle, spiegò cosa dovevo fare, poi sedette sul divano con Caio. dopo un'oretta circa il tempo per i ragazzi finì, e mentre mettevano a posto le proprie cose, disse a me che avrei potuto continuare.
Alle 21 la cena era pronta e la serata si concluse con una bella abbuffata per tutti e tre; mentre zia e Caio l'amico di cui sopra accennato rimasero a chiaccherare di foto e vernissage, io mi diressi stanco in camera da letto. Dopo una mezz'ora circa sentendo il rumore di una porta che si chiudeva e credendo mia zia rimasta sola scesi giù per cercarla, volevo ringraziarla per la disponibilità; mi diressi nello studio e non ricevendo risposta alla camera da letto, era chiua ma distintamente sentii quello che stava accadendo, mi avvicinai all'occhiello della serratura, la luce era accesa, un'amalgama di corpi nudi che si contorceva, mia zia era tanto bella quanto amante del piacere, la carne di lui affondava nel suo ventre, si guardavano eccitati, io guardavo le natiche aperte di lei che ora si offrivano fumanti alla lingua di lui, le allargò il culo, la pelle era tesa, il suo buco morbido e violaceo veniva ripetutamente sodomizzato dalla sua lingua, succhiato torturato; tirai giù i pantaloni presi in mano il cazzo, non potevo resistere, quell'immagine di lei inginocchiata a quattro zampe, le natiche aperte, il culo alzato, cominciai a segarmi, in breve giunsi al punto di non ritorno,lei si alzò sedendosi sulla sua bocca, aprì le labbra facendogli cadere il suo sputo sulla faccia, tremai e in uno sbuffo di piacere arrivai sulla porta. Pulii frettolosamente e corsi in camera da letto, riconquistata la calma meditai di ritornare ma l'ansia non me lo concesse. In preda a sensazioni contrastanti nel giro di poco mi addormentai. Il mattino seguente mi risvegliai intorno alla 10 con un ansia incredibile, scesi in cucina, non c'era, la casa era vuota, la sua camera da letto aperta. Dopo un pò ritornai al quadro della sera precedente; dopo qualche ora sentii aprire la porta, eccola ancora più bella del giorno prima, conoscevo la sua intimità, il suo calore, quel profumo che ora la rivestivano di nuove sensazioni. con voce rotta dall'imbarazzo, rispose che era uscita per lavoro, si tolse le scarpe prese una sigaretta e sedette vicino a me, mi rassicurò, ero visibilmente teso; nel contempo fissavo a sgurdo basso i suoi piedi; dopo avermi spiegato l'importanza di ritrarre figure tridimensionali mi chiese di sceglire una delle statue presenti nello studio, ma alla mia titubanza aggiunse , sistemate le luci mi misi all'opera attaccai il foglio, la guardavo ma non mi appariva solo il suo volto, la vedevo inginocchiata a quattro zampe, le natiche aperte, il culo alzato, ripercorrevo mentalmente il suo corpo soffermandomi su i suoi piedi che ora mi si mostravano nella loro perfezione sebbene imprigionati tra le calze. Ero immobile fissavo quei piedi che sfioravano i miei, mia zia mi riportò all'ordine, , mi ridestai iniziai a disegnare, mi sentivo uno scolaro al primo giorno di scuola. Mentre cercavo di fare quello per cui ero andato a Roma, si tolse le calze tirò a sè le ginocchia poggiando i piedi sull'estremità del cuscino, mi voltai lentamente a guardarli, la tentazione era enorme sebbene a fatica cercassi di contenermi, comiciai a disegnare non riuscivo, il mio cazzo che fino a quel momento era congelato nella paura si scongelò nella mutande, sentivo il suo calore crescere contro il mio inguine, i suoi piedi nudi stesi a pochi centrimetri da me, le sue ginocchia leggermente aperte, sentivo che stavo arrivando disse, aveva trovato lo sperma davanti alla porta, tremai per un attimo ma allo stesso tempo mi sentii sollevato, quell'ansia che portavo dentro non era più un segreto e lei non sembrava turbata, spiegai quanto era accaduto e rivelai l'enorme desiderio che avevo di toccarle i piedi, sorrise stese le gambe portando i piedi accavallati sul mio ginocchio, mi voltai lentamente a guardarli, cominciai a toccarli era una sensazione bellissima, lei sembrava tranquilla mi guardava divertita, li portai alla faccia li leccai morbosamente, prima che me ne rendessi conto mi stava chiedendo di tirarlo fuori e di farmi una sega davanti a lei;ero fuori di me, mi inginocchiai ponendomi difronte al suo corpo i piedi sul volto e con una mano tirando fuori il cazzo cominciai a masturbarmi. Mia zia stava giocando con me si divertiva, mi tirò a se piegando le ginocchia, tenevo un piede in bocca l'altro spinto sul petto, passò una mano tra le cosce, prese il mio cazzo e con lentezza cominciò a segarmi ,il contatto con la sua mano fredda è una sensazione che non so descrivere, poi a muoverla più in fretta accostando il cazzo alla figa; mi scostò alzandosi in piedi tirò giù i pantaloni e contemporaneamente gli slip, le sue gambe lunghe e magre la sua figa pelosa, si avvicinò apri la bocca passando la lingua sulle mie labbra. Mi tolsi la maglia, sfilai la sua e l'abbracciai forte, teneva il mio cazzo in mano continuando a segarmi, si scosto mi sputò in bocca, avevo la sua saliva sulle labbra come se mi avesse sborrato in faccia, ancora molto stretti si inginocchiò, mi prese in bocca l'uccello, la strinsi tra le mie coscie mi sembrava di morire. Si alzò mi spinse sul divano sedendosi su di me sputo sul cazzo e delicatamente s'impalò, immobile in quegli attimi d'incoscienza assecondavo il suo movimento avanti e indietro, con ritmo lento e costante cercava di strofinare il clitoride contro il mio basso ventre. Prese la mia mano la portò tra le coscie e accompagnato dal suo movimento cominciai a massaggiare quello che sembrava un minuscolo pene, il movimento di mia zia cosi quello della mia mano si fece più veloce e spasmodico, cercai di controllare il piacere ma in pochi attimi arrivai nel suo ventre senza poterla scostare, drizzò la schiena s'irrigidì, chiuse il cazzo in una morsa, mia zia stava godendo, sentii chiaramente i muscoli pelvici che stringevano il cazzo che stava perdendo rigidità, mia zia arrivò con il mio piacere, continuò a muoversi rallentando il movimento, si avvicinò aderì il suo seno al mio petto, quel corpo caldo mi fece ritornar duro il cazzo che fradicio era ancora nella sua figa, mi bacio delicatamente, mi sei arrivato dentro...lei si sollevò rimanendo seduta sulle mie gambe lo sperma mi scorreva nell'inguine, ci guardammo compiaciuti, il mio cazzo era di nuovo duro e toccando con una mano la sua figa con l'altra iniziai a segarmi...I giorni successivi passarono tra studi e scopate, a settembre di quest'anno mi sono diplomato all'accademia di belle arti di Roma, e sebbene in questi anni romani sono stato quasi sempre fidanzato, almeno due volte al mese ritornavo da mia zia..
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