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La Saga di Giuliana - IN UNGHERIA (parte seconda)


di Antolaro
13.12.2021    |    4.419    |    2 9.6
"Donna italiana qui è molto ammirata e loro detto di essere contenti di fare affari con me..."
GIULIANA 3: IN UNGHERIA (seconda parte)
Nei giorni successivi mi sono dedicata completamente a lui, annullandomi dietro ogni suo desiderio che era anche mio piacere.
Trascorriamo due giorni felici, sempre in giro come fidanzatini e sempre pronti a baciarci e, appena capita l’occasione, anche ad osare di più, come quando ci siamo appartati nel giardino pubblico e lui, coperto dai cespugli e dagli alberi mi ha presa lì sul prato.
Sono felice come una bambina.
Adoro stare con Lucas, presa completamente da lui e, in questo momento, di mio marito non me ne frega più assolutamente nulla.
Non so se mi ha cercata (non l’ho acceso il cellulare e non ho alcuna intenzione di accenderlo), né se io sono disposta a perdonarlo dopo lo scherzetto che mi ha combinato.
Sicuramente lo amo ancora, ma adesso non voglio proprio pensare a lui, voglio solo dedicarmi al mio ritrovato ricercatore.
Con Marie ci siamo visti poco e senza mai riuscire a ripetere i giochi del primo giorno, per cui il mercoledì sera Lucas mi propone di andare a trovarla nel locale dove lavora.
Accetto con entusiasmo: l’idea di ritrovare le sue carezze e di verificare se è stato solo un piacere solo casuale quello dell’altro giorno, mi eccita molto.
In queste giornate, per facilitare eventuali assalti di Lucas all’aperto, ho sempre indossato gonne (a volte anche senza nulla sotto), ed anche quella sera ho una gonna sul ginocchio con una camicetta trasparente.
Sotto, però, indosso biancheria molto sexy: reggiseno bianco a balconcino di pizzo e merletti che mette in risalto in mio pezzo forte, le tette; tanga bianco anch’esso ornato di pizzi e merletti.
Il reggiseno, sotto la camicia trasparente, fa davvero un bell’effetto.
Appena Marie ci vede, mi fa subito sentire quanto io le sia mancata, mi riempie di baci, mi presenta a tutti.
Qualcuno fra i vecchi baristi si ricorda di me della mia performance dello scorso anno, quando ero qui per lavoro e, sotto i fumi dell’alcool e anche per far colpo su Lucas, mi sono scatenata a ballare come una forsennata, fin quando non mi sono accorta che nella foga una tetta era uscita fuori e tutti guardavano solo me.
Stasera dovrei essere imbarazzata davanti a queste persone, alcune elle quale forse si ricorderà di me e di ciò che ho fatto, ma non lo sono per niente.
La serata va avanti tranquilla ed io appena posso mi scateno a ballare con Lucas, che, a differenza di mio marito che è davvero un orso anche nel ballo, si muove decisamente bene.
Ho sempre la sensazione di avere gli occhi di tutti addosso, ma forse la mia è una sensazione e mi guardano solo perché sono vistosamente straniera.
Il tempo passa, io ho bevuto ancora una volta decisamente troppo, così come anche Marie che appena può si siede al nostro tavolo e ne approfitta per coinvolgermi in carezze sempre molto audaci.
Verso l’una il locale, anziché svuotarsi come successe lo scorso anno, tende sempre di più a riempirsi.
All’improvviso, come ad un segnale convenuto, le cameriere, tutte giovani e graziose e le entreneuse del locale, fra cui Marie, si mettono al centro della sala e si liberano dei loro corti gonnellini e dei grembiulini, rimanendo con il reggiseno e un microscopico tanga, mettendosi a ballare mentre tutte le persone presenti nel locale, maschi e femmine, intorno a loro.
Poi, a seguire, noto che a turno viene stretta in cerchio un’ospite del locale, quindi condotta sulla pedana, verso il centro della sala.
Le ragazze scelte, ogni volta accettano l’invito e, una volta in centro, senza smettere di ballare, con la musica che cresce di volume e con tutti intorno che battono le mani, la prescelta si libera dell’indumento di sopra rimanendo in reggiseno.
Chiedo a Lucas cosa stia succedendo e lui, divertito, mi dice che il locale è un po’ cambiato dallo scorso anno, è diventato molto più audace, per cui ora il mercoledì, le clienti vengono qui anche per lasciarsi andare a questo gioco.
Non tutte ovviamente accettano di denudarsi, e poi qualcuna più timida o più furba, sapendolo, ha indossato appositamente un capo più, per cui dopo l’esibizione anziché in reggiseno, resta magari in top.
Rimango un po’ perplessa: non è che questo gioco riguarderà anche me? Anche perché ho indosso solo la camicetta, per quanto trasparente e sotto ho un reggiseno a balconcino che lascia intravedere quasi tutto.
“Lucas, senti, ma non è che poi vengono anche da me e vogliono che lo faccia anch’io, vero?”
“Verranno sicuramente, è da quando hai esso piede nel locale che tutti guardano la bella straniera e pregustano questo momento. Credo che ti stiano lasciando il privilegio di essere l’ultima. Tu, però non ti devi sentire obbligata a fare niente che tu non voglia”.
“Perché non me lo hai detto prima?”
“Perché, cosa sarebbe cambiato?”.
Non sono arrabbiata, però mi dà fastidio non essere preparata alle cose, essere presa alla sprovvista.
Come previsto, finito il giro, alla fine vengono anche da me.
Io, anche se ho bevuto molto, mi vergogno molto, per cui non ci penso proprio ad assecondarli.
Allora è Marie che mi viene vicino, mi prende per mano e mi fa alzare, sussurrandomi nell’orecchio “Dai è solo un gioco, lasciati andare e poi tu hai le carte in regola per batterle tutte”.
Batterle tutte? Batterle chi? Batterle a cosa?
Non faccio in tempo a chiederglielo, perché mi ritrovo da sola al centro della pedana con le luci addosso e tantissime persone, uomini e donne, che mi battono le mani.
Inizio quasi meccanicamente a muovermi e prendo a ballare con ritmo sempre crescente, quindi dopo un po’, sollecitata da tutto il gruppo intorno a me, inizio ad aprire i bottoni della camicetta iniziando dal basso! .
Quando finisco di aprire i bottoni, come una vera professionista, allargo di scatto i bordi della camicetta facendola scivolare dalle spalle, senza accorgermi che il ballo di prima, aveva fatto uscire una tetta completamente fuori dalla prigione: deve essere un’abitudine, in questo locale le mie tette tendono ad essere libere.
Naturalmente questa visione scatena l’entusiasmo degli spettatori: si alza un boato di approvazione e di sorpresa.
Quando me ne accorgo è troppo tardi, mi rimetto a posto e continuo a ballare: in fondo posso permettermi anche questa piccola trasgressione che mi sta anche eccitando, cosa che d’altra parte ognuno può vedere, dal momento che mi rendo conto che dall’eccitazione, il capezzoli cono diventati duri ed eretti e si vedono benissimo anche da sotto l’impalpabile reggiseno.
Decido allora tornare al tavolo, dove Lucas mi accoglie con un sorriso ed un bacio mentre mi rivesto.
“Sei stata bravissima ed hai fatto intravedere a tutti quanto siano belli i tuoi tesori”.
Sono contenta che Lucas abbia apprezzato questo momento di follia.
Per festeggiare riprendiamo a bere champagne.
Dopo quasi un quarto d’ora si fa silenzio in sala e tutti stanno a sentire un signore che al centro della sala prende a parlare.
Non capisco nulla ovviamente, ma all’improvviso sento, pur storpiato dalla pronuncia, il mio nome, quindi applausi da parte di tutti che si fanno intorno al nostro tavolo gridando a modo loro il mio nome.
“Vuoi spiegarmi cosa succede, per favore?”
“Niente, com’era facile prevedere hai semplicemente vinto la gara ed ora vogliono che ti esibisca”.
“Non ho capito, l’ho già fatto, mi pare, no? Senti adesso basta, una volta per tutte, spiegati bene: quale gara e quale esibizione?”, gli chiedo visibilmente agitata.
Inizio ad essere un po’ nervosa, anche se l’alcool fa effetto nella mia testa e le gambe tremano un po’.
“Semplice, tu hai vinto la gara fra tutte e sei stata eletta ‘Miss Serata’, per cui tutto ciò che abbiamo consumato stasera è gratis, però per poter usufruire del premio tu ti dovrai esibire cantando o ballando, ma soprattutto denudandoti. E’ l’usanza, loro eleggono la migliore che poi, per ringraziarli, fa uno striptease in cambio delle consumazioni di tutta la serata”.
“Sei pazzo! spogliarmi qui davanti a tutti? Se avessi voluto fare la spogliarellista lo avrei fatto a 18 anni non alla mia età”
“E’ semplicemente un gioco, nessuno ti obbliga, ovviamente, quindi sta a te decidere. Però devo dire che prima lassù ti muovevi davvero bene, chissà che effetto faresti ballando nuda”.
“Nuda?”
“Perché tu come pensi di spogliarti, vestita? Dovresti rimanere solo con gli slip, secondo regolamento”
“No, io non ci penso affatto a spogliarmi”
“Te l’ho detto, non è obbligatorio”.
“Ma tu vorresti che io mi spogliassi davanti a tutti?”
“No, quello che io vorrei è che tu ti lasciassi andare, e non ti preoccupassi sempre di quello che possono pensare gli altri. A volte sembri così disinvolta, sicura di te, altre volte, invece, ti lasci sopraffare da stupidi pudori. Diciamo poi che in parte l’hai già fatto, visto che tutti prima hanno avuto modo di ammirare il tuo seno. Insomma, decidi tu, ricorda però che qui nessuno sa chi sei e che ti trovi lontana dal tuo mondo, per cui puoi anche permetterti di essere più disinvolta”.
Intorno a noi, gli altri continuano a chiamarmi, incitandomi, credo, a salire sulla pedana.
Ho la chiara sensazione che Lucas sia eccitato dal fatto di poter esibire la sua bella compagna straniera.
Ho promesso di fare tutto ciò che voleva, per cui, anche se non me lo ha chiesto espressamente, decido di assecondare il suo desiderio.
Mi alzo e fra l’ovazione generale, mi dirigo verso il centro della sala.
Malgrado abbia bevuto tanto, non so se avrò il coraggio di andare fi no in fondo.
Ancora una volta Marie si avvicina a me, sfiorandomi con le sue labbra, poi mi sussurra: “Brava, chiudi gli occhi e pensa che ci siamo solo io e Lucas a vederti, ti guardiamo, ci eccitiamo e poi stasera continuiamo”
Le luci si abbassano, la musica parte lenta, suadente, io vedo tutti intorno a me quasi in adorazione, attendendo un mio gesto, un mio movimento.
Seguo il consiglio di Marie, chiudo gli occhi ed inizio a muovermi lentamente seguendo la musica.
Riprendo ad aprire i bottoni
Piano piano il ritmo mi travolge, inizio a sbottonare nuovamente la camicetta poi mi m! uovo portando le braccia in alto tra i capelli. Facendo questo movimento, la camicetta si apre completamente lasciando scoperto le mie tette a stento trattenute dal reggiseno.
Un movimento brusco delle braccia e le tette schizzano fuori.
Parte un applauso convinto.
Adesso ho aperto gli occhi e vedo tutti davanti a me: è elettrizzante la sensazione di sapere che sono io la causa della loro eccitazione, li ho in mio pugno, aspettano trepidanti i miei movimenti, è una sensazione di potere assoluta.
Allora afferro il bordo della gonna e lo tiro su, lasciando intravedere il bianco del tanga che risalta ancora di più le mie gambe abbronzate.
Un altro applauso sottolinea questo gesto.
Mi riassale un rigurgito di imbarazzo e di vergogna, ma penso a ciò che mi ha detto Lucas e vado avanti.
Forse è arrivato il momento di togliere qualcosa, mi dico, così apro la zip della gonna che cade a terra, mi giro di spalle e l’esile striscia del tanga sottolinea, ma non copre, le rotondità del mio culetto.
Sento di avere un grande potere nei loro confronti, potrei chiedere loro qualsiasi cosa, loro la farebbero.
Prendo a muovermi in modo naturale e molto seducente, come se in vita mia non avessi fatto altro che spogliarmi su di una pedana davanti a un centinaio di persone entusiaste! .
Tolgo il reggiseno ormai inutile, tenendo su ancora la camicetta e prolungando così il gioco del seno che si intravede e poi sparisce coperto dalla camicia.
A questo punto, devo decidere se smetterla qui o andare avanti.
L’eccitazione di questo nuovo gioco nel quale ho il ruolo principale, mi eccita, per cui decido di provare a vedere fin dove sono capace di reggerlo.
Apro la camicia, coprendomi subito il seno con le braccia.
Cerco inutilmente lo sguardo di Lucas, c’è troppa gente e poi la luce puntata su di me, all’inizio soffusa, è stata gradualmente aumentata di intensità, mettendo ancora più in risalto il mio corpo nudo ed impedendomi di vedere bene le persone intorno.
Quindi allargo le braccia facendo scendere il mio seno prorompente, la camicetta resta aperta e tutti ora vedono la mia nudità.
Adesso la gente intorno a me sembra impazzita dal piacere ed a me eccita moltissimo sapere che sono io la fonte del loro piacere.
Rimango solo con le mutandine.
Tutti intorno a me sembrano fuori controllo ed infatti immediatamente dopo sento una mano sul culo.
Questo mi fa improvvisamente riprendere contatto con la realtà: cosa ci faccio io lì completamente nuda ad esibirmi su di una pedana, circondata da maschi sbavanti e femmine invidiose.
Io sono una professoressa universitaria, sono proprio impazzita, dunque?
Essere allegre e disinibite, va bene, ma quello che sto facendo è davvero troppo.
Chiudo immediatamente la camicetta sul mio seno, cercando di recuperare la gonna.
Alcuni scalmanati, approfittando di quella situazione, provano a toccarmi.
La cosa mi mette paura, cerco di sottrarmi a quegli abbracci senza riuscirci; Lucas e Marie, per fortuna, arrivano a salvarmi, mi prendono sottobraccio e mi portano fuori da lì, nuda come sono.
In machina, mentre rientriamo alla sua villa, ripenso a quella eccitante sensazione di potere che avvertivo mentre mi sentivo padrona di tutti gli occhi presenti in sala.
“Certo che li hai proprio fatti andare fuori di testa: non avevo mai assistito ad una scena così, eppure tutte le settimana c’è qualcuna che vince il titolo e si spoglia. Ma tu li hai fatti andare via di testa tutti quanti. Sei stata meravigliosa. Vero Marie?” dice Lucas.
Marie annuisce col capo.
“Sai cosa stavo pensando mentre mi spogliavo? Che gli uomini sono decisamente dei bambini, forse anche stupidi: gli uomini, basta che vedano una donna si lasciano prendere completamente. Stasera mi sono accorta che sarebbe potuto succedere di tutto intorno a loro, ma loro guardavano solo me. E’ bello sentire i loro sguardi appesi su di te. Potresti fargli quello che vuoi, loro non se ne accorgono neanche. Ecco perché le donne tante volte mandano in rovina gli uomini”.
“Beh, fortuna non è sempre così” dice Lucas
“Quasi sempre, però. Infatti io ho un’idea”.
“E allora?” mi fa Lucas, visto che io ho smesso di parlare.
“Tu quando lo devi incontrare quell’arabo, dopodomani?”
“Sì, ma cosa c’entra?”
“Bene, verrò anch’io e mi metterò addosso un vestito da fargli perdere la testa, così si distrae e tu avrai più facilità di vincere. Che ne dici?”
“Dico che è una sciocchezze! Ci mancherebbe altro che ti porti con me. Purtroppo è una faccenda seria. E poi finisce che magari distrai anche me e sai che risate”.
“A me sembra proprio una buona idea” fa Marie.
“Dai, questo è forse l’unico modo che ho per poterti aiutare, quanto al fatto che tu possa distrarti, beh, a te farò passare la voglia per un po’ con una cura intensiva prima dell’incontro: non ti si alzerà nemmeno con una gru!”
Insomma, lui continua a dire di no, io, aiutata da Marie, continuo ad insistere a tal punto che Lucas alla fine non può che arrendersi e accetta di portarmi con sé.
Quasi per ringraziarlo di aver accettato il mio aiuto, allungo una mano sulle sue gambe, tocco l’oggetto del mio piacere, poi faccio scivolare la zip, entro con la mano e tiro fuori il trofeo, che già sta dando segni di apprezzare questo mio interesse.
Quindi, mentre lui procede a velocità moderata, mi chino su di lui e lo prendo completamente nella mia bocca, poi lecco la cappella e quindi do una leccatina alle sue palle. Poi mi rialzo e gli chiedo se devo smettere o se è in grado di continuare a guidare, lui mi ordina di non smettere quello che sto facendo.
Vedo Marie, che seduta dietro non può intervenire, alzarsi il gonnellino e iniziare a toccarsi.
Allora mi chino nuovamente su di lui e continuo a leccargli l’uccello diventato ormai durissimo.
Dopo qualche minuto mi accorgo che sta per venire ed accelero i colpi aiutandomi anche con la mano, poi un fiotto caldo mi schizza in gola.
Di solito non mi piace farlo, ma non voglio sporcare i suoi pantaloni, per cui decido di far cadere neanche una goccia del suo piacere.
“Beh spero proprio che tu non ti sia spompato, perché arrivati a casa voglio anch’io la mia parte” dice Marie sorridendo
Come promesso, il giorno fatidico la mattina mi faccio scopare da Lucas in tutti i modi, lasciandolo davvero senza più forze.
Nel primo pomeriggio, poi, presto molta cura e attenzione alla mia toilette, indossando una gonna con un grande spacco e una camicetta ricamata sotto la quale decido di non indossare nulla: al momento opportuno, aprirò un paio di bottoni e farò vedere all’arabo uno spettacolo che gli farà perdere la testa: purché non sia gay, penso tra me e me.
Quindi andiamo alla villa! di questo arabo: un’abitazione sfarzosa e con arredamenti al limite dell’incredibile, kitsch, qua e là, ma piena, in ogni caso, di cose ricche e costosissime.
Veniamo accolti dall’imprenditore arabo, abbastanza giovane e con degli occhi molto affascinanti, che fa gli onori di casa in modo perfetto, trattandoci con tutte le gentilezze possibili..
Dopo qualche convenevole in ungherese, del quale non capisco nulla, si siedono al tavolo per iniziare la partita.
Io mi siedo di lato vicino a Lucas, mettendomi in modo che l’arabo possa vedermi bene.
Le prime partite scorrono tranquille con vincite alternate.
Poi, improvvisamente, Lucas comincia a perdere.
Decido di entrare in azione ed inizio ad accavallare le gambe, facendo in modo che lo spacco faccia vedere quello che a un uomo di solito fa perdere la testa.
Contemporaneamente, la camicetta, sino a quel momento rigorosamente abbottonata, si ritrova, quasi per caso, aperta fino all’incavo del seno, che adesso comincia da essere generosamente esposto.
L’arabo non sembra lesinare gli sguardi verso di me, fino a che mi rendo conto che alla fine, dopo qualche tempo, guarda più spesso me che le sue carte.
Per fortuna non sembra proprio essere gay, anzi pare apprezzare il mio fascino.
Sono davvero felice per essere riuscita a catturare il suo sguardo e comincio a sperare che per il mio amore le cose si mettano meglio.
Però, malgrado l’arabo sia completamente preso nella mia trappola e segua con interesse i movimenti delle mie gambe, continua a vincere, fino a che Lucas ha perso ormai una cifre davvero enorme: altri 80 milioni di fiorini, che sommati a quelle di prima, fanno salire il debito di Lucas a quasi 190 milioni di fiorini: oltre 500 mila euro.
Ormai è quasi sera, Lucas è distrutto, sa di aver perso ogni cosa e di non aver più nulla da giocare.
Quindi sento parlare l’imprenditore e Lucas guardando dalla mia parte, non capisco nulla, ma vedo Lucas agitarsi, fino ad arrabbiarsi del tutto.
Gli chiedo cosa succede.
“Nulla, nulla. Andiamo” mi fa lui.
“Ma dove andiamo, hai perso un capitale”.
Allora l’arabo, si rivolge a me nella nostra lingua.
“Io ho detto a suo sfortunato amico che lei è una davvero bellissima donna d’Italia. Io guardato lei tutta la sera, le carte hanno vinto per me, perché io distratto da sua bellezza. Così ha voluto Allah. Io ho detto anche a suo amico se lui ha soldi per pagare suo grande debito, lui detto di no. Io sono uomo di affari, non voglio perdere quanto ho vinto, così visto che lui non ha soldi, allora io ho detto lui di fare ancora una partita sola: se lui vince cancello tutto suo debito, se perde io vinco una notte con bella italiana e suo amico è ancora senza debiti”.
Faccio un salto sulla sedia.
“Cosa!!!”
“Non preoccuparti, cara, lascia stare questo porco, tu non c’entri nulla, a costo di dover chiedere l’elemosina!!”
Essere messa in palio come posta per una partita, non l’avrei mai pensato.
Mi sento, però, come un’eroina dei romanzi d’appendice, il destino del mio amato dipende da un mio sacrificio.
La reazione indignata di Lucas è una dimostrazione di attaccamento a me che mi dà la forza per compiere il mio estremo gesto d’amore, così, mentre lui continua ad inveire nella lingua sconosciuta contro l’arabo, mi alzo lentamente e con decisione dico al padrone di casa che accetto.
La scena si immobilizza, sia Lucas che l’arabo smettono simultaneamente di parlare e indirizzano i loro occhi verso di me.
“Non te lo permetterò mai!”
“Lo so tesoro, ma tengo troppo a te per vederti rovinato. Poi, in ogni caso, non è detto che debba succedere, magari vinci e risolviamo tutto!”
Seguono discussioni, minacce, ma ormai ho deciso di immolarmi sull’altare del sacrificio per amore.
“Adesso sapremo riprende l’arabo se bella italiana sarà mia schiava per una notte”.
“Che vuol dire schiava?” faccio io.
“Vuol dire che se io, con l’aiuto di Allah, vinco ancora, lei per questa notte farà tutto quello che io voglio”.
A me questo fatto dell’aiuto di Allah, comincia ad urtarmi i nervi, mi viene di pensare di rivolgermi al nostro Dio per ingaggiare una gara tra onnipotenti, ma credo che sia blasfemo e sacrilego ragionare in questi termini, per cui dico solo che accetto.
L’arabo sembra ancora una volta interessato più alle mie gambe che alle carte, ma Allah, purtroppo, non si distrae neanche questa volta, per cui dopo pochi minuti la partita finisce con l’ennesima vittoria dell’arabo che tutto contento dice a Lucas, in italiano perché io possa comprendere: “O hai con te 190 milioni di corone o tua bella amica resta con me questa notte”.
Lucas abbassa la testa sconfitto e disperato, mi guarda inebetito senza trovare la forza di dire niente, mentre io mi avvicino a lui consolandolo “non preoccuparti, penserò sempre a te ed il sacrificio sarà più dolce”.
In realtà sono abbastanza agitata, oltre che pentita per ciò che ho deciso di fare, cerco di consolarmi scherzando sul fatto che, comunque, la mia valutazione è di oltre 500 mila euro!
Lucas non vorrebbe abbandonarmi, ma viene ‘gentilmente’ accompagnato alla porta.
Non so bene cosa aspettarmi in questa serata, o meglio, immagino certamente che lui vorrà delle prestazioni sessuali di tutti i tipi, ma è quell’aggiunta che ha voluto fare che mi preoccupa un po’ ‘schiava per una notte’.
Certo che se pensa a cose sado-maso, si sbaglia di grosso, odio la violenza ed il dolore.
Forse dovrei dirglielo prima che sia troppo tardi, ma ho sentito l’auto di Lucas andare via.
Quanto meno il suo enorme debito è annullato e lui potrà guardare al futuro senza la spada di Damocle che aveva fino a oggi pomeriggio.
Adesso sono decisamente nervosa ed anche impaurita, da sola con uno sconosciuto di cui non so niente, con l’ingrato ruolo di schiava.
Avrei dovuto essere più riflessiva, prima di votarmi al sacrificio totale.
Mentre questi pensieri mi attanagliano, lui, l’arabo, è assolutamente tranquillo, sembra non avere fretta.
Ha parlato al telefono per qualche minuto con qualcuno, poi ha chiamato il suo assistente e ci ha fatto portare da bere.
“Può stare calma bella signora, io voglio che anche lei si diverta in questa notte magica”.
Non posso fare a meno di notare che, malgrado mi abbia ‘vinto’, continui a trattarmi con molto rispetto e deferenza e mi da ancora del lei: non è da tutti, anzi è da persona molto distinta.
Glielo faccio notare aggiungendo anche che non conosco ancora il suo nome.
Dice di chiamarsi Alì Reza e si lascia andare ad una dotta disquisizione sull’origine romana del mio nome, quando gli dico che mi chiamo Giuliana.
Finalmente decidiamo di darci del tu.
Decisamente comincio a sentirmi più a mio agio, una persona così colta e raffinata, non può essere un violento; magari sarà anche u n grande amante e la nottata piacevole
Quindi, preceduta dalla presenza di un cameriere, viene annunciata la cena.
Ci trasferiamo in un salone grandissimo, bello e sfarzoso.
Qui in una conversazione sempre piacevole, consumiamo la nostra cena frugale nella quantità, ma incredibilmente buona, saporita e gustosa.
“Ora devi prepararti per la serata”.
Quindi batte le mani ed entrano due giovani neri aitanti e a torso nudo e con una specie di asciugamani sotto.
“E’ l’ora della purificazione. Va’ a lavare tuo corpo da tutte le impurità”.
Scortata da quei due armadi, vengo accompagnata in un’altra sala, al centro della quale, come nei film, c’è una grande vasca, quasi una piccola piscina.
Aspetto che le due guardie del corpo mi lascino sola, ma queste, non solo non se ne vanno, quanto anche si avvicinano a me.
Caccio un urlo e Alì Reza accorre subito. Gli spiego quello che stava succedendo e lui rimprovera aspramente i due, poi, probabilmente ricevute le loro giustificazioni, si rivolge a me:
“Tu non preoccupare, questi due non fanno te male, ma è loro compito aiutarti nella purificazione di tuo corpo. Tranquilla, loro hanno un compito ben preciso. Affidati a loro e non avere paura a mostrare loro il tuo corpo, loro non hanno anima, sono come animali: tu hai vergogna se ti guarda un cane?”
Quindi senza aggiungere altro e senza darmi la possibilità di replica, si allontana.
Resto da sola con i due energumeni che, con tutta la buona volontà, non riesco proprio a vedere come cani.
Chissà qual è il loro compito? Maledizione, avrei dovuto chiederglielo.
Rassegnata, permetto loro di aprire la mia camicetta e di togliermi la gonna.
Le mie tette sono schizzate fuori, mentre uno dei due si è chinato a togliermi le mutandine.
Non c’è morbosità nei loro gesti, non c’è alcun intento malizioso nel toccarmi.
Quindi prendendomi per le mani, mi fanno entrare nella grande vasca e, proprio sul bordo, con un gesto, prima uno, poi l’altro, tolgono gli asciugamani denudandosi.
Resto senza parole, anche perché i loro membri, ancorché mosci, hanno dimensioni davvero ragguardevoli.
Altro che cani, se proprio voleva trovare un paragone con animali, doveva chiamarli asini.
Iniziano a versarmi acqua addosso, poi con delle spugne morbidissime prendono a massaggiarmi.
E’ molto piacevole, sembra che sia io ad avere due schiavetti tutti per me.
Mi vengono idee strane su come utilizzare i miei due cagnoloni, ma so che non tocca a me decidere come far sviluppare la serata.
Quindi uno dei due si allontana per qualche istante e ritorna con un tubetto ed un rasoio.
Capisco facilmente quali sono le intenzioni: non ho una folta peluria e solitamente le i peli superflui, lasciando giusto una strisciolina intorno alle labbra, anche perché poi i peli ricrescendo in quel punto mi fanno male.
Evidentemente il mio ospite mi vuole completamente glabra, per cui non provo neanche a protestare, rassegnata ormai al mio ruolo di ‘schiava ubbidiente’.
Sparge, quindi, di sapone il mio pube e poi, con l’aiuto dell’altro che mi tiene le gambe aperte, toglie via ogni pelo. Però è davvero bravo, dovrei chiamare lui quando faccio queste operazioni.
Guardo la mia immagine sullo specchio della parete di fronte e mi piaccio con il sesso senza alcun pelo, vedo anche i cosi enormi dei due ragazzi.
Noto, però, con una punta di delusione che i loro notevoli membri, malgrado abbia mi abbiano massaggiato il corpo prima e toccato ripetutamente il sesso adesso, non danno assolutamente segni di vita.
Forse non gli piaccio, non mi trovano bella.
Quindi riprendono il massaggio con acqua e spugna, però adesso sembra più mirato, infatti uno sta massaggiando l’interno coscia, risalendo con estenuando lentezza verso il mio pube glabro.
L’altro, invece, sta massaggiando il seno, soffermandosi, però, sempre più spesso all’altezza dei capezzoli, zona nella quale io sono estremamente sensibile.
Infatti, uno strano languore mi pervade.
Sarà la strana e quasi indisponente indifferenza dei due, i cui membri, ancorché voluminosi, continuano a cadere mosci sulle loro cosce, sarà che l’atmosfera sembra quella di mille e una notte, sarà che i tocchi cominciano ad essere impertinenti e stuzzicano la fantasia, comunque inizio ad eccitarmi e a desiderare di toccare quegli uccelli così incitanti.
Non resisto e, nel girarmi, sfioro casualmente l’uccello di uno dei due, che imperturbabile continua a fare il suo lavoro come se niente fosse.
Allora ci riprovo, questa volta con più intenzione ed ancora nessuna minima reazione in lui, sembra quasi che gli abbia toccato un dito del piede.
Adesso, quasi piccata, lo tocco direttamente iniziando a massaggiarlo e questa volta, malgrado la sua espressione rimanga imperturbabile, una evidente reazione la mostra il suo uccello che incomincia a crescere.
Soddisfatta, allungo l’altra mano per toccare l’altro senza, però, mollare il primo.
Anche l’altro sotto i colpi diretti della mia mano si ingrossa, ma è incredibile come sui loro volti non traspaia nulla.
Devono avere anni di abitudine a mascherare le loro emozioni.
Anche le loro mani, però, adesso mi toccano in modo diretto, hanno lasciato le spugne per massaggiarmi direttamente con le mani.
Sento le loro mani sul mio sesso e sulle mie tette e sento i loro enormi uccelli crescere a dismisura nelle mie mani.
Una febbrile eccitazione mi assale, al punto da perdere ogni controllo di me stessa ed ogni residuo pudore.
La mano di uno dei due continua a strofinare le labbra del mio sesso senza, però, decidere ad entrare dentro come sto ardentemente desiderando.
Dio come sono eccitata!
La voce di Alì Reza mi sorprende mentre sto meditando di inginocchiarmi per prendere in bocca quegli uccelli.
“Bene, vedo che miei due collaboratori hanno svolto bene il loro lavoro, ti hanno tolto quei brutti peli e sono riusciti a rilassarti e a eccitarti. E’ vero che donne italiane molto calde. Poi devo riconoscere che tuo corpo è saggiamente dotato di giuste curve. Davvero bella”.
Arrossisco violentemente, provo a coprirmi con le mani il mio sesso così esposto, mi sento come un ladruncola sorpresa a rubare la marmellata in un grande magazzino.
E meno male che non ho fatto ciò che stavo pensando di fare, ti immagini la vergogna?
Adesso uno dei due, i cui uccelli sono tornati tristemente mosci, mi porge un accappatoio e mi asciuga ben bene.
Poi me lo toglie e l’altro mi cosparge con profumi molto forti.
Sono di nuovo nuda, fortemente imbarazzata e con un’eccitazione repressa, davanti al padrone di casa, che, immagino, ora reclamerà il suo premio.
Invece, mi prende la mano e mi dice: “Vieni, andiamo di là, ci sono amici che aspettano solo te”.
“Come amici - faccio io - che scherzo è mai questo?”.
“Non preoccupare, sono uomini di affari ungheresi cui ho promesso notte di fuoco con bella italiana, in cambio di affari per me molto buoni”.
“Ma stai scherzando? Sono completamente nuda, non erano questi i patti!”
“Tu promesso essere mia schiava per una notte, le schiave fanno quello che io dico”:
“Ma non immaginavo questo”.
“Se tu non vuoi, puoi andare e domani tuo amico ha grande problema con soldi, tanti soldi che deve dare a me”.
Sono confusa, pensavo ad un maiale che mi volesse tutta per sé, era preparata a anche a richieste bizzarre, purché non violente, ma non immaginavo che sarei stata usata per favorire affari, come una squillo qualsiasi.
D’altra parte ero già entrata nell’ottica di essere l’eroina che salva il mio amato Lucas, per cui tirarmi fuori, proprio adesso che crede di essere salvo, sarebbe come pugnalarlo due volte.
“Va bene, fammi mettere qualcosa addosso, però”.
“Non è necessario, stai benissimo così”.
“No, aspetta” provo a replicare, ma lui quasi mi trascina di là.
Quindi aperta una porta, entriamo in un altro salone, con divani e tappeti, dove ci sono 4 uomini tutti ben vestiti.
Non smetto di coprirmi con le mani, al riparo da quegli sguardi che mi stanno squadrando.
Scambiano qualche parola con l’arabo, poi si avvicinano e, togliendomi le mani poste a copertura del mio pudore, guardano ogni punto del mio corpo, soffermandosi proprio lì, sul mio sesso più nudo che mai.
Chiudo gli occhi per la vergogna; poi sento il padrone di casa che parla ancora con loro, quindi si rivolge a me:
“I signori davvero entusiasti per tua bellezza. Donna italiana qui è molto ammirata e loro detto di essere contenti di fare affari con me. Ti lascio in loro mani”.
Detto ciò, gira le spalle e se ne va.
Mi sento abbandonata, sola, tutta nuda in mezzo a quattro maniaci sconosciuti che non parlano la mia lingua e che mi scrutano in ogni particolare.
Parlano tra di loro in ungherese senza che io li capisca, fanno anche qualche risolino che mi infastidisce, quindi uno si avvicina e mi tocca il culo, ripetutamente, con sempre maggiore insistenza.
E’ come una segnale per gli altri che si avvicinano a me baciando ogni parte del mio corpo.
Poi smaniosamente si denudano e mi trovo davanti 4 uccelli mezzi mosci, ma bramosi di essere messi alla prova.
Mi fanno sedere su un tappeto, quindi in rapida successione e a volte contemporaneamente, mi infilano i loro uccelli in bocca.
Li sento crescere nella mia bocca, di solito è una sensazione che mi piace, ma adesso provo solo fastidio.
Non vedo l’ora che finisca, ma accontentare 4 cazzi, non sarà facile.
Adesso mentre due stazionano davanti a me infilandomi i loro cazzi in bocca, gli altri mi toccano da tutte le parti.
Sotto l’azione di quei tocchi e con l’eccitazione repressa di poco fa, sento rinascere una voglia ben nota.
Sentirmi lì a disposizione di sconosciuti che dispongono del mio corpo come meglio gli pare, e in più essere costretta a farlo per salvare il mio amore, mi fa sentire strana, e mi eccita inaspettatamente.
Mi fanno inginocchiare e sento un uccello poggiarsi su di me, poi, trovato il varco entra.
La mia figa sembrava non aspettasse altro ed inizio a mugolare per quanto me lo consentano gli uccelli nella mia bocca.
Adesso sono tutt’e tre schierati davanti a me e tutti pretendono attenzioni.
Cerco di aiutarmi, per quanto posso, con le mani per evitare di soffocare.
Poi uno si sposta dietro e prende il posto del suo amico, quindi a turno si alternano dentro di me senza che, però, nessuno si decida a venire. In compenso sono io a venire un paio di volte.
Dopo un po’, quando comincio ad essere stanca, uno dei quattro si sdraia sulla schiena e mi invita a sedermi su di lui: è la posizione che preferisco stare sopra, comandare le operazioni.
Ovviamente gli altri non mollano la mia bocca che però non è capace di ospitarne 3 come vorrebbero loro.
Allora uno di loro si alza e si porta dietro.
Temo di sapere quali siano le sue intenzioni, infatti sento il suo uccello poggiarsi sul culo.
Non provo neanche a protestare (a che servirebbe?) e cerco di aggiustarmi meglio per evitare dolore.
Ma è tutto inutile, perché quello senza alcuna grazia, appena trova il buchetto inizia a spingere con forza per farlo entrare, facendomi un male cane.
Per nulla preoccupato dalle mia grida, continua fintanto ché riesce ad infilarlo tutto dentro.
Il dolore non smette, anche perché lui inizia a stantuffare come un pazzo uniformandosi al ritmo di quello sotto e senza avere alcun rispetto per il mio povero culetto.
Sento davvero molto dolore, ma la comprensione non sembra essere una dote di cui questi maiali sembrano dotati.
Mi sento piena come non ero mai stata, la cosa da una parte inizia ad eccitarmi, anche perché il dolore finalmente accenna a diminuire, e sembra prevalere sull’umiliazione profonda per essere considerata poco più che una cosa, una cagna da scopare senza ritegno.
Un getto caldo e ormai inatteso mi riempie improvvisamente la bocca, poi quasi di seguito anche l’altro scarica nella mia gola, fino quasi a soffocarmi.
Finalmente, era ora, temevo non venissero più.
Sento che anche quello sotto sta per cedere e devo confessare che anche io sono a un passo da un altro orgasmo.
Come previsto dopo qualche secondo quello sotto viene ed io quasi subito dopo.
Continua a menare colpi solo l’uccello piazzato nel mio culo anche se però adesso provo tutt’altro che dolore e mi piace sentirlo completamente dentro e sentire le sue palle che sbattono violentemente sulla mia figa.
Va avanti ancora un po’, ma quando viene lancia un urlo che quasi mi spaventa.
Quindi stremato di accascia su di me, usandomi come materasso e senza far uscire il suo uccello dal mio culo dolorante.
Devo confessare che mi piace questa situazione, sentire il peso dell’uomo su di me ed il suo uccello che va smosciandosi, ancora dentro.
Gli altri nel frattempo hanno iniziato a rivestirsi e dopo un po’; sento che anche l’ultimo mi molla per rimettersi in ordine.
Io rimango lì, stesa pancia a terra e con le gambe oscenamente larghe, ma non m’importa, sono troppo stanca.
Sono così stanca che, rimango in quella posizione anche quando sento arrivare Alì Reza che parla con i suoi ospiti, poi escono tutti dalla stanza ignorandomi completamente.
Meno male, provo a rilassarmi e mi addormento.
E’ passata più di mezzora dalla loro uscita ed io sto riposando sempre nella stessa posizione, poi sento un solletico fra le gambe, mi sveglio credendo di sognare, ma quando il solletico riprende, alzo la testa e vedo dietro di me Alì Reza che con una piuma mi sta accarezzando le labbra del sesso.
“Non ti muovere da questa posizione, è meraviglioso vedere la così bella porta di tuo paradiso. Senza i brutti peli è pulita, pura, quasi come donna vergine”.
Arrossisco a questo complimenti così diretti.
Lui continua ad osservare la mia figa senza più dire nulla, io continuo a non muovermi e la cosa comincia ad imbarazzarmi molto, ma non mi sposto, come mi ha chiesto lui.
Poi sento le sue dita che sfiorano il mio sesso ed un brivido profondo mi percorre la schiena.
“Tu molto brava, loro contenti e firmato grandi affari con me. Vieni dobbiamo festeggiare”
Quindi mi aiuta ad alzarmi e mi riaccompagna nella sala della vasca.
Questa volta mi concede di lavarmi da sola, mentre lui sul bordo non smette di guardarmi, mettendomi ancora una volta in forte imbarazzo.
“Ora tu lavi anche me”.
Così dicendo si libera degli indumenti e resta nudo mostrando un uccello di ragguardevoli proporzioni.
Entra in acqua, prendo una spugna e inizio a passargliela sul corpo.
Quando arrivo a sfiorargli l’uccello, questo ha una reazione violenta e subito si impenna.
Capisco che è arrivato il momento di dover accontentare il padrone di casa e di pagargli direttamente la vincita, quindi decido di non aspettare che sia lui a chiedermelo e gli tocco direttamente l’uccello.
Lo sento vibrare, diventare sempre più teso, lui reclina un po’ la testa e socchiude gli occhi; il respiro si fa più affannoso, sino a quando, quasi con impeto, mi fa girare, mi piega in avanti e mi infila il cazzo nella figa.
Cos’è questa frenesia? Resto sorpresa, mi sbilancio, provo ad appoggiarmi al bordo della piscina con l’acqua che mi ostacola i movimenti, ma non i suoi che incurante dell’acqua inizia a spingere dentro di me.
E’ come una furia, ha una forza animalesca che mi spaventa anche un po’.
Cerco sempre di appoggiarmi per non cadere sotto la spinta dei suoi colpi.
Sento l’acqua entrare nella mia vagina spinta dal movimento del suo membro ed è una sensazione strana ma assai eccitante.
Poi dopo un po’ lancia un piccolo urlo e sento che libera il suo sperma dentro di me.
Continua per qualche istante a spingere, poi dirada i colpi, infine si ferma.
Adesso mi gira, mi fa inginocchiare e mi piazza il suo uccello tutto sporco davanti alla bocca.
Vuole che glielo pulisca in quel modo.
Rassegnata lo faccio aiutandomi anche con l’acqua, ma sotto l’effetto della lingua, il suo uccello, anche se è appena venuto, subito si rianima e dopo pochi secondi è di nuovo in tiro, bello, grosso più che mai.
E’ incredibile, non avevo mai visto un uomo con una capacità di ripresa così immediata.
Le sue mani sulla mia testa, mi spingono verso un pompino che, a questo punto, giudico più che meritato vista la sua reazione, per cui raddoppio l’impegno.
Poi mi fa alzare, mi prende in braccio, mi porta fuori della piscina, mi adagia su dei cuscini e bagnati come siamo, mi infila la sua testa fra le gambe.
Ci sa fare anche con la lingua, riesce a farmi venire dei brividi profondi, sento che le labbra del mio sesso si ingrossano, lui continua assaporando i miei umori, poi mi solleva le gambe fin quasi sopra lesta, punta il suo grosso uccello sul buchetto e prova a spingere dentro.
Anche lui, oh no!
Mi fa male, lui se ne accorge e smette, mi mette in una posizione migliore e ci riprova.
Visto che mi tocca, provo ad alzarmi sulla schiena per favorire la penetrazione e, questa volta, il suo uccello facilmente entra nel mio povero culo.
Poi si ferma, come per raccogliere le forze, quindi sempre con estrema delicatezza, riprende a spingere, fino ad infilarlo tutto completamente dentro.
E’ grosso, lo sento dentro e mi fa anche un po’ male, però devo confessare che mi piace la delicatezza usata, soprattutto se confrontata con la brutalità del maiale che prima ha abusato del mio culo.
Questa volta i colpi sono più lenti, prolungati poi lui mi chiede di toccarmi.
Resto senza parole: che c’entra questo, adesso; poi mi ricordo che sto facendo la schiava e che devo solo ubbidire, così allungo una mano e inizio a toccarmi.
L’ho già fatto così, ma solo davanti a Gabriele e mai con estremo piacere (in fondo è una cosa così intima che è bella farla quando sono sola con me stessa).
Questa volta però, superato l’imbarazzo iniziale, mi piace e inizio a farlo con sempre più convinzione.
Adesso lui ritma di più i colpi ed anche io accelero alla ricerca di un piacere che so come trovare, fino a quando non riuscendo a trattenere un grido, vengo senza ritegno, con tutta la forza di cui sono capace e con la pienezza di un godimento assoluto.
Stimolato dai miei fremiti, Alì Reza si sfila dal mio culo e mi piazza il suo affare davanti alla faccia.
Echecazzo!
Il passaggio diretto dal culo (per quanto sia il mio) alla bocca un po’ mi fa schifo, però conosco anche il mio ruolo e so che devo fare ciò che vuole, allora lo prendo in bocca e dopo pochi colpi di lingua, sento il suo fiotto caldo riempirmi la faccia, fino a quando dopo un ultimo spasmo, si accascia al mio fianco.
Durante quella notte Alì riesce a venire altre due volte, mostrando una capacità che non immaginavo assolutamente un uomo potesse avere.
Poi, all’alba, mi ringrazia per avergli concesso quella notte magica, infine mi chiede: “Questa notte davvero indimenticabile per me. Potrò sperare di averne altre? Io posso fare di te donna molto ricca.”
Ovviamente gli dico che, per quanto sia stato piacevole stare con lui (se solo non ci fossero stati quei viscidi uomini d’affari), non sono una puttana, per cui non mi concedo per soldi, ma faccio l’amore quando ho voglio di farlo e con chi ho voglia di farlo.
Se ho accettato quella situazione questa notte è stato solo per salvare il mio amico.
“Io so perché tuo amico perso tanti soldi: lui uomo molto fortunato ha una donna come te, non può avere fortuna anche con carte”.’
Mi mette a disposizione un autista e mi fa accompagnare con la sua auto.
Io chiedo all’autista di accompagnarmi all’indirizzo di Marie: non sopporterei di vedere la faccia di Lucas adesso.
A quest’ora lei dorme, quindi devo bussare alla sua porta ripetutamente.
Quando apre mi guarda con aria interrogativa.
Le dico solo che cerco un posto dove dormire questa ultima parte di nottata e lei senza fare ulteriori domande mi precede nella sua stanza e mi indica il lato del letto dove sistemarmi.
Mi spoglio ed entro nel letto sistemandomi vicino alla mia amica.
E’ bello sentire il calore di una persona amica, così ci addormentiamo abbracciate.
L’indomani le spiego tutto e le dico anche che adesso mi sentirei profondamente a disagio davanti a Lucas e che, quindi, preferirei non vederlo.
E’ meglio lasciarci con il ricordo del trasporto di ieri, piuttosto che con l’imbarazzo che ci sarebbe oggi.
Lei dice di comprendere.
Il mio aereo è nel tardo pomeriggio, però in ogni caso i miei vestiti sono alla sua villa e devo andarli a recuperare: non posso fare a meno, quindi di tornare da lui.
Allora Marie mi accompagna da Lucas a far le valigie.
Lui non c’è, grazie al cielo, meglio così.
Prendo tutto quanto, scrivo un bel biglietto di addio nel quale cerco di spiegare il mio stato d’animo e vado da Marie.
Lei in serata mi accompagna all’aeroporto, ci baciamo a lungo, così semplicemente davanti a tutti, come fosse la cosa più naturale del mondo, poi le chiedo di andare, perché odio gli addii.
Intorno a noi sguardi incuriositi.
Più tardi, mentre aspetto che chiamino il volo, vedo davanti a me Lucas, che mi guarda senza sapere cosa fare.
Dio che tenerezza che mi fa, mi alzo e lo abbraccio.
Lui mi chiede scusa per ciò che mi ha costretto a subire, io gli dico che è stata una mia scelta quella di provare a salvarlo, ma adesso deve fare in modo che il mio sacrificio non sia stato vano, per cui mi faccio promettere solennemente e giurare su quanto di più caro lui ha, che da oggi in poi lui chiude con il gioco.
Lui promette, poi mi avvicino a lui e lo bacio con passione e foga.
Probabilmente non lo rivedrò mai più, ma resterà per sempre il mio bel ricercatore ungherese e so che mi mancheranno il suo sguardo, i suoi tocchi delicati e forti contemporaneamente, il suo modo di baciarmi, il suo modo di fare l’amore.
Lo so perfettamente, mi mancheranno, ma so anche che adesso non potrebbe più essere come prima.
So che gli devo anche quei momenti di trasgressione, gli unici che ho avuto con mio marito complice e consenziente.
Il viaggio di ritorno è quasi un lampo se paragonato a quello dell’andata.
In taxi mentre torno a casa, accendo il cellulare che comincia a emettere suoni all’impazzata, scaricando tutti i messaggi accumulati in questi giorni.
Quindi, prima che io possa controllarli, squilla: è Gabriele.
“Ma dove sei stata, sono giorni che provo a chiamarti e a mandarti messaggi, ma a casa non ci sei, il cellulare è staccato. Io sto tornando in anticipo, domani mattina sarò lì, mi vieni a prendere in aeroporto, ho voglia di vederti. Poi dobbiamo organizzare questo benedetto viaggio in Ungheria”.
Il mio buon vecchio maritino.
Ecco quello di cui ho bisogno adesso, un po’ di sana normalità, di tranquillo tran tran.
Mi ha cercato, dunque, non solo, ma torna anche prima del previsto apposta per me.
Forse sono stata cattiva con lui, decido che non saprà mai di questa mia fuga.
“Certo che ti vengo a prendere. Solo che ho cambiato idea, in Ungheria non ho più voglia di andare. Forse è meglio se ce ne stiamo un po’ da soli io e te da qualche parte”.


* * * F I N E * * *
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