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Prime Esperienze

La prima volta - Cap. 3


di Movimento1974
29.03.2016    |    6.987    |    0 9.5
"L’hai preso in bocca e hai messo la lingua proprio sotto la cappella” “Si” “E poi avevi un ritmo perfetto con la mano che andava su e giù..."
Impiegai due ore per percorrere i 100 km che ci separavano dalla prima tappa, due ore di torture continue della mia piccola che arrivò anche a sdraiarsi di fianco sul sedile col culo ben in vista e rivolto verso di me. “Sto cercando una posizione più comoda” disse. Ebbi modo di notare il colore delle sue mutandine, nere, ma non mi concesse niente altro, neanche una carezza in mezzo alle cosce per sentire quanto quel gioco la stesse eccitando.
Giunsimo alle 11 nel paesello dove ogni anno veniva organizzato uno dei più importanti mercatini di Natale dell’intera regione. Di natalizio c’era ben poco in quel mercatino, solo qualche bancarella di addobbi e fuochi pirotecnici, per il resto solo abbigliamento a buon mercato e cianfrusaglie che si impacchettano per regalarle e costringere gli altri a farti fare la stessa cosa. Mi interessava poco del mercatino, l’unica mia preoccupazione era far passare velocemente la giornata cercando di calmare lo stato di perenne eccitazione in cui mi trovavo. Ma anche la confusione di quel mercato non riuscì a distogliermi dai miei pensieri su di lei perché, la stronza, approfittando della bella giornata andava in giro tenendo il cappotto in mano e il vestito che indossava, anche se non era affatto sexy o volgare, aveva il pregio di mettere in evidenza e con eleganza la sua siluette e le sue forme suscitando in me anche un pizzico di gelosia oltre che di eccitazione. Si fermò anche ad una bancarella che vendeva biancheria intima per comprare qualcosa di rosso per la fine dell’anno e vederla armeggiare con quelle mutandine, anche se molto volgari e per niente eccitanti, mi fece ulteriormente andare fuori di testa. Era una ragazzina ancora e anche sotto i vestiti portava cose da ragazzine, niente di particolarmente audace. Mutandine di cotone colorate e qualche volta azzardava un perizoma senza alcuna pretesa, ma più per la praticità, diceva lei, che per farmi eccitare. Per me era ugualmente un piacere dare una sbirciatina a quegli orsetti, gattini o cagnolini che c’erano stampati sopra dopo avergliele tirate giù fino alle ginocchia mentre iniziavo toccarle la figa prima di scoparmela da qualche parte. La scopavo da dietro, all’impiedi, e quelle mutandine che andavano poi a finire sulle sue caviglie impacciandola nei movimenti e impedendogli di aprire le gambe come avrebbe desiderato, contribuivano a farmela sentire più mia, più sottomessa, prigioniera mentre con una mano la tiravo per i capelli e con l’altra le tenevo le natiche aperte per guardare le labbra della figa che si aprivano avvolgendo l’asta del mio cazzo ad ogni su e giù. Perdevo ogni freno quando facevamo l’amore. Abbandonavo l’abito del ragazzo dolce, premuroso e innamorato e diventavo rude quasi violento. E a lei non dispiaceva, anzi, tutt’altro, alcune volte subiva anche lei la mia stessa trasformazione. Frasi come “Sono fradicia”, “Mi sto aprendo tutta”, “C’ho un lago tra le cosce”, “Fammi sentire questo cazzone”, “oooooohhhh…Sborra anche tu” assieme a rantoli e sospiri, assecondavano le botte che le davo col cazzo scandendo il ritmo della cavalcata. Eravamo più che complici, avevamo una perfetta sintonia e non temevamo di rivelarci l’un l’altro i nostri desideri e le nostre inclinazioni. Per questo non fu difficile riuscire a convincere quella ragazzina, poco più che 18enne, a provare a darmi anche il culo cosa che, per quelli della mia generazione, niente aveva a vedere con l’amore romantico tra due adolescenti ma era una pratica riservata alle attrici delle cassette porno o a qualche attempata porcona come quella che mi aveva iniziato, e continuava ancora ad istruirmi, su come far godere una donna. Ma questo la mia piccola non lo sapeva e non glie l’ho mai rivelato.

Più tardi, dopo più di due ore di bancarelle, arrivammo al ristorante. L’eccitazione si era un po’ sopita per via dei morsi della fame, capirete, erano quasi le 14… Sedute nella sala c’erano solo un paio di coppie di anziani e una allegra famigliola con tre bambini pestiferi. Uno dei due vecchi che stavano pranzando per tutto il tempo non fece altro che guardare la mia piccola al punto che stavo per alzarmi e andare a spaccargli quella faccia da laido porco che si ritrovava. Perché, ve lo dico a scanso di equivoci, sono molto ma molto geloso. Ordinammo tutto a base di pesce e iniziammo a chiacchierare.
“Non mangi le ostriche” mi disse lei dopo che iniziarono a servirci gli antipasti
“No amore, mi fanno un tantino schifo sai?”
“Effettivamente sono un tantino viscide”
“Si, e anche il sapore non è che mi faccia impazzire”
“Pare che siano afrodisiache”
“Si, così dicono”
“Ma tu oggi non ne hai bisogno vero?”
“No, decisamente no”
“Lo sentivo in macchina quanto eri eccitato”
“Perché adesso come pensi che stia?”
“Fai sentire…..”
E allungò la gamba schiacciandomi le palle con la scarpa. L’espressione di dolore che si stampò sul mio volto mentre pestavo i pugni sul tavolo la fece sorridere.
“Scusami amore, ma ho sbagliato mira….non è che sia abituata a questo tipo di scarpe. Ma non sbaglierai mira anche tu stasera vero?”
“Guarda, se continui così arriverò distrutto stasera”
“Non è che farai come quella volta che volevi fatto il pompino? ”
“Eh?????”
“Si, sei durato solo 10 secondi nella mia bocca”
“Cavolo, era il primo che mi facevi..e ancora la figa non me l’avevi data”
“Eri arrapato come ora?”
“No, ora lo sono di più”
“Mi sa tanto che dovrei farti scaricare un pochino, altrimenti farai cilecca stasera”
“Pensavo, ma sai che sei stata brava quella volta nonostante non avessi mai fatto un pompino?”
“Si? Davvero?”
“Si, giuro. L’hai preso in bocca e hai messo la lingua proprio sotto la cappella”
“Si”
“E poi avevi un ritmo perfetto con la mano che andava su e giù. Anche quando hai iniziato a baciarmela da sopra. Eri così naturale, spontanea, come se piacesse anche a te”
“Ne avevo davvero voglia. Mi avevi fatto diventare un lago in mezzo alle gambe con quella mano che sembrava avere 10 dita”
“E’ piaciuto anche a te allora”
“Ma quanta ne avevi? Che m’è colata anche tra le tette dopo che sei venuto?”
“Guarda, anche quella volta ho sbagliato mira. Avrei voluto schizzarti solo sulle tette, ma tu eri così attaccata e presa a spompinarmi che non ho fatto in tempo a spostarmi e ti sono venuto in faccia. Com’eri porca tesoro”
“Non è stata tutta farina del mio sacco però. Sonia mi aveva detto di stare attenta a quando stavi per venire perché altrimenti avrei bevuto un sacco della tua roba”
“Sta Sonia inizia a starmi sulle palle”
“Dai, lo sai che con lei ci diciamo tutto…”
“Si, cazzo, però lei è na porca”
“E’ più grande di me, quindi certe cose le ha fatte prima. Con chi ne devo parlare? Con te? Così poi mi prendi in giro? E poi è lei che viene a confidarsi con me, mica attacco Io il discorso”
“Tesoro, ho l’impressione che Sonia qualche volta ti si voglia fare pure a te”
“mmmm.. e perché no? Ti piacerebbe vederci mentre lei mi lecca la figa? Chi sa se è brava quanto te”
Rimasi interdetto, certo l’idea non è che non mi stuzzicasse, anche perché Sonia aveva un bel personalino nonostante non facesse quasi nulla per metterlo in mostra. Riuscii solo a dire
“ma……”
“Dai che scherzo….però scommetto che ci stavi già fantasticando su questa cosa”
“Mmmm…..e perché no?”
“Comunque te lo devo dire che mi ha detto del ragioniere��
“Cosa?”
“Dice che si diverte a torturarle il culo”
“Come?”
“Dice che la fa mettere sdraiata con la pancia sulle sue gambe, le abbassa le mutandine e inizia a infilargli uno o due dita dentro”
“Dentro la fica?”
“Noooo, nel sedere. Dice che vuole sentirla venire con il culo”
Non so se riuscite ad immaginare la scena, credo di no perché non avete idea di come sia fatta Sonia. Beh, 20 anni, capelli lunghi e ricci, abbastanza alta, faccia da secchiona con occhialetto modello Cartier, rotondo, tette non esageratamente grandi ma due belle gambe e un gran bel culo. Ci credo che al ragioniere sia venuta la fissa per quel culo. Il ragioniere poi è un tipo sulla 30ina, ben piazzato, molto distinto, chiaro di carnagione e dai modi rigorosi e formali, almeno con me che l’ho visto si e no un paio di volte a casa di Sonia. Insomma immaginavo quel bel culo aperto, con lei poggiata sulle gambe di questo qui seduto su una sedia con le braghe calate mentre le infilava due dita in culo con lei che gridava. No, non gridava, nella mia fantasia lei godeva, le piaceva farsi aprire il culo in quel modo, ricevere quelle attenzioni particolari mentre con una mano si martoriava la figa gocciolante. E infatti, non c’ero andato molto lontano
“Ma lei dice che se non si tocca non riesce a venire...”
Immaginatevi il mio cazzo adesso……



“E poi deve prenderglielo anche in bocca mentre lui la tocca dietro inginocchiata in quel modo”
“E lei????”
“Dice che quando si tocca con questo trattamento ha degli orgasmi fortissimi e prenderlo dietro le piace…..ma….ma ti sei accitato? ”
“Beh, tesoro, pensare alla tua amica presa in questo modo da quel porco un po’ mi ha eccitato…come se ce ne fosse stato bisogno poi”
Si fermò li il discorso, anche perché stavolta voleva essere solo una confidenza, nella sua ingenuità non pensava che sarebbe riuscita ad eccitarmi parlandomi delle porcate subite da quella sua amica così poco appariscente e per la quale, apparentemente, non avevo mai dimostrato alcun interesse.
Il pranzo continuò fino a quasi le tre del pomeriggio e dopo il caffè la mia piccola mi chiese di andare a fare due passi sulla spiaggia che era giusto davanti al ristorante. Passammo circa un’ora tra coccole e abbracci seduti su una delle panchine di un lido estivo. Il mare piaceva ad entrambi e la malinconia del mare d’inverno era qualcosa di struggente per noi due giovani innamorati. Il tempo si stava mettendo al brutto però, da un bel pezzo le nuvole avevano oscurato il sole e le prime gocce di pioggia ci indussero ad abbandonare quell’idillio.
“Amore”- mi disse “vai in macchina che io torno un attimo al ristorante perchè devo andare in bagno”
“Va bene, inizio a mettere in moto, ma non impiegarci una vita come il tuo solito”
Ci vollero 10 minuti e poi la vidi scendere le scale del ristorante abbottonata in quel delizioso cappottino così morbido come morbide erano le sue forme e tutto il suo corpo. Era bellissima ragazzi, il sogno di ogni adolescente. Slanciata, con le forme perfette, un seno stupendo e un culetto all’insù, rotondo, che svettava su due gambe fantastiche. Non era un fisico da top model il suo, non mi sono mai piaciute quelle cose secche con le gambe così magre da poterci infilare una mano in mezzo alle cosce. Il suo fisico era morbido e tonico allo stesso tempo, aveva di tutto e di più nei posti giusti. Il viso poi…..un ovale perfetto, bocca sensuale e occhi da gatta, ingenuo e sexy allo stesso tempo incorniciato perfettamente dai suoi lunghi capelli castano scuri. Era la liceale che tutti quanti noi ci saremmo voluti scopare. Ed era mia, ero stato io a sverginarla prendendola sul sedile posteriore della 500 in un pomeriggio di primavera. La feci sdraiare comoda e iniziai a leccarle lentamente la figa stando inginocchiato fuori dall’auto. Prima iniziai a baciarle l’interno delle cosce titillandola tra le gambe, passai poi, tenendole la figa aperta con due dita, a leccarle il clitoride raccogliendo tutto il suo nettare con labbra e la lingua. Quando iniziai a penetrarla dolcemente con due dita mentre con la punta della lingua giocavo con quel bottoncino durissimo che le stava dando tanto piacere, lei perse il controllo e disse ”Prendimi adesso”.
Fu come se mi avessero dato un cazzottone sotto il mento e per qualche istante persi il contatto con la realtà facendo tutto in maniera automatica, come se non fossi coinvolto in quella faccenda, cosa che però mi permise osservarla sdraiata sul sedile, con gli occhi chiusi, mentre con una mano continuava a toccarsi per darsi piacere e con l’altra toccava il seno destro che aveva liberato mentre ero stretto con la testa tra le sue cosce. La tirai un po’ più indietro, col culo sul bordo del sedile, le aprii un po’ di più le gambe e iniziai a far scorrere la mia cappella su e giù lungo la spacca procurandole un forte orgasmo quando iniziai a strofinargliela sul clitoride. Era quello il momento. Le misi per bene le gambe sulle mie spalle, tenendola stretta come in una morsa, spostai con le mani il cazzo al centro di quel caldo lago e con un paio di colpi le fui dentro. Sentì dolore, anche perché ero veramente duro quella volta. Aspettai qualche secondo affinchè lei si riprendesse e iniziai lentamente a muoverlo su e giù cercando di allargare meglio quello stretto pertugio. Non durò più di 20 secondi la scopata, lo tolsi quasi immediatamente anche perché non avevamo preso nessuna precauzione e lei mi sembrava che si stesse divertendo poco con quel palo di cane che riuscii ad affondare dentro fino all’attaccatura dei coglioni. Lo tolsi fuori e le sborrai sulla pancia segandomi mentre cercavo di tenere l’asta quanto più possibile a contatto con le gradi labbra o col pelo della figa. Fu una sborrata lunghissima che le riempì l’ombelico e andò a finire sul seno che usciva dalla camicetta sbottonata e fin sopra il mento. Devo essere sincero, è stata la più bella sborrata della mia vita.
Le diedi un bacio sulla fronte, l’abbracciai teneramente, e la lasciai sola per ricomporsi e darle tempo di pensare a ciò che avevamo fatto. Trascorse un’eternità fino a quando lei non mi chiamò per abbracciarla e mi strinse forte dicendomi: “Adesso dimmi che mi amerai per sempre”
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